2. BELGIUM
\ + 14 giorni \
ricordi quei giorni in cui
l'uno senza l'altro sembravamo due morti
forse è meglio che vai oppure mi scordi
perché sei una bella musica ma sbaglio gli accordi
▶️Indelebile, Fasma
La casa che Max ha affittato per il nostro soggiorno in Belgio è di gran lunga meno appariscente di quanto mi aspettassi.
Non si trova in centro, e questo primo aspetto già mi stupisce perché so quanta poca voglia abbia Max di spostarsi per andare a fare la spesa.
Che poi, per lui far la spesa di per sé è già un peso non indifferente.
In secondo luogo, tutte le stanze dell'appartamento sono arredate in modo abbastanza scarno, con mobili strettamente necessari e nessun soprammobile ad adornare le mensole ruvide.
I muri sono dipinti di colori neutri e tenui, come il beige o l'arancio chiarissimo, mentre i mobili sono prevalentemente grigi e bianchi. L'unico dettaglio che fa apparire la casa accogliente è un vaso di ortensie lilla posto al centro del tavolo, che dona un tocco di vivacità all'ambiente.
Girovago per la casa senza una meta precisa e osservo ogni minimo dettaglio, cercando di imprimermelo nella mente per ricordarmelo nei prossimi giorni. Dopodiché torno in cucina, dove trovo Max ancora intento ad ispezionare la stanza, nello specifico immerso nel frigorifero.
<<Dobbiamo stabilire delle regole.>>affermo, facendolo sobbalzare ma attirando la sua attenzione su di me.
Max annuisce, poi si appoggia una mano sul cuore dicendo:<<Regola numero uno, guai a te se mi fai ancora spaventare in questo modo.>>
<<Ero seria.>>affermo, sollevando gli occhi al cielo e incrociando le braccia al petto.
<<Anch'io! Non posso rischiare la vita ogni volta che entri in una stanza, quindi niente comportamenti strani.>>dice sarcastico lui, chiudendo la porta del frigo che era rimasta aperta.
<<Dice quello che aveva la testa ficcata nel frigorifero.>>controbatto, sfilandogli davanti per andare a prendere una penna e un foglio di carta.
Nel giro di meno di un'ora finiamo di stilare tutte le regole, che vanno dalla divisione del cibo alla cucina, dai lavori domestici al pagamento degli approvvigionamenti, con tanto di clausole e postille a fine pagina come un vero documento ufficiale.
Mentre osserviamo fieri il nostro lavoro, Max annuncia:<<Stasera siamo a cena da mia madre. Vuole conoscerti a tutti i costi il prima possibile.>>
Sbarro gli occhi e punto il mio sguardo su di lui in modo minaccioso.<<E me lo dici ora?>>
Mi alzo di scatto dalla sedia e mi precipito in quella che abbiamo stabilito che sarà la mia stanza, con passi corti ma veloci. Apro in fretta la valigia, alla disperata ricerca di un vestito elegante da indossare stasera.
Max mi raggiunge lentamente e, giunto sulla soglia della stanza, si appoggia allo stipite della porta con le braccia incrociate e con una calma decisamente fuori luogo, specialmente se paragonata ai miei movimenti nervosi.<<Sicuramente avrai qualcosa dentro quell'enorme valigia.>>dice in tono pacato.
<<Non ho niente, devo per forza andare a fare shopping.>>esclamo dopo aver tirato fuori pressoché ogni vestito dalla valigia, ovviamente senza averne trovato uno che facesse al caso mio. Mi volto all'indietro e guardo Max come se non avesse via di scampo, ma lui si accuccia al mio fianco e inizia a mostrarmi tutti i miei vestiti che lui ritiene opportuni. Li boccio tutti, dal primo all'ultimo, anche un po' per il gusto di vederlo cedere alla mia richiesta. Che è esattamente ciò che fa, ovviamente non senza molteplici proteste, come del resto mi aspettavo.
E così ci ritroviamo a girovagare per le strade della città belga che ci ospita, che è la stessa in cui Max è cresciuto e che quindi conosce alla perfezione. Ci soffermiamo spesso davanti alle vetrine di negozi d'abbigliamento e, di tanto in tanto, quando uno dei due scorge un capo che gli interessa, entriamo anche.
Alla fine della giornata mi ritrovo con tre borse in mano: una contenente un paio di jeans e una camicia, l'altra un tailleur bianco -che probabilmente indosserò stasera- e un'altra ancora un top sportivo e un paio di sneakers nere.
<<Come farai a portare a casa tutta quella roba?>>mi chiede Max non appena rientriamo nell'appartamento, rendendosi effettivamente conto di tutto ciò che ho comprato.
Alzo velocemente un sopracciglio, sorridendogli in modo complice.<<Ho i miei segreti.>>
<<Io non ti pago la tassa supplementare per il bagaglio, giusto perché tu lo sappia.>>mi avvisa già lui, alzando le mani.
<<Non ne avevo dubbi.>>confermo, ed entrambi sogghigniamo.
***
La casa della madre di Max, Sophie, si rivela essere un'enorme villa dotata di un rigoglioso giardino esterno e di una veranda, abbellita con un dondolo e qualche poltrona bianca di vimini. Due alte colonne in stile greco delimitano il patio, a cui si accede tramite tre scalini realizzati in pietra chiara.
Io e Max ci scambiamo un'ultima occhiata prima di suonare il campanello, la cui melodia riecheggia in tutta la casa, seguita da un dialogo tra due voci femminili di cui però non riesco ad identificare l'argomento.
Poco dopo aver sentito lo scatto della porta d'ingresso che si apre, davanti a noi compare vispa la figura di Sophie, che ci accoglie con un sorriso smagliante e abbraccia prima suo figlio e poi me.
Alla destra della porta si erge uno specchio vintage -eppure paradossalmente in sintonia con la modernità della casa- appoggiato su una superficie in marmo, su cui sono disposti un paio di oggetti, tra cui un raffinato svuota tasche marrone. Sophie ci fa strada attraverso il corridoio d'ingresso verso la sala da pranzo, al cui centro campeggia un lungo tavolo già imbandito e circondato da numerose sedie rivestite di velluto rosso. Ad illuminare la stanza c'è un grande lampadario apparentemente di cristallo, dotato di una miriade di luci di diverse dimensioni poste nei tanti bracci.
<<Vado un secondo a dare un occhiata alla carne, ma nel frattempo accomodatevi.>>ci avvisa Sophie, facendo un cenno verso il tavolo e sparendo poco dopo in cucina.
Max tira indietro la sedia e accenna ad essa per invitarmi a sedermi, ma io esito e lo guardo con stupore. Ed è proprio durante quei secondi di esitazione che sentiamo dei passi frettolosi dietro di noi, ma non facciamo in tempo a girarci che una chioma bionda riempie le nostre visuali, e due braccia sottili ci uniscono in un bizzarro abbraccio.
<<Finalmente siete arrivati!>>esclama la ragazza, con la voce alterata dall'entusiasmo. Quando scioglie l'abbraccio, riesco finalmente a vederla in volto, e di conseguenza ad indentificarla come la sorella di Max: Victoria.
Non l'ho mai incontrata prima d'ora, eccetto per qualche volta in cui ci vedevamo di sfuggita nel paddock, ma anche lei sembra conoscermi, a giudicare dall'enorme sorriso che riserva non solo a suo fratello ma anche a me.
<<Maxie, mi sei mancato tanto. Scusami se non sono venuta alle scorse gare ma il lavoro è tanto in questo periodo. Mi farò perdonare nei prossimi mesi, magari verrò in Belgio a inizio settembre.>>annuncia Victoria, e Max annuisce semplicemente.
Poi lo sguardo della bionda passa su di me e, dopo avermi squadrata da capo a piedi e ritorno, afferma:<<Tu devi essere Emily.>>
Faccio per ribattere che no, il mio nome non è Emily, che in realtà mi chiamo Rachel e non conosco nessuna Emily. Ma un'occhiataccia impercettibile che Max mi lancia mi fa ricordare che solo per oggi non sono io, ma devo fingere di essere qualcun'altra, nello specifico la sua fidanzata.
Quindi annuisco e sorrido alla bionda, che mi stringe cordialmente la mano.<<Piacere, io sono Victoria, ma sicuramente mi conosci già.>>
La sua stretta è amichevole ma allo stesso tempo salda e decisa, e mi rendo conto che rispecchia appieno la sua personalità.
Victoria sembra una di quelle ragazze che, se le dai corda, potrebbe rimanere a parlare con te anche tutta la notte. Di cosa, non importa: lei troverà sempre un argomento su cui soffermarsi.
Un dettaglio che mi salta subito all'occhio è la sua scrupolosità nel notare i dettagli, nell'osservarmi da capo a piedi più volte. E per questo ho la forte impressione che sospetti qualcosa riguardo alla situazione tra me e Max.
Effettivamente, visti da fuori, l'unica cosa che potremmo mai avere in comune con una coppia è il divorzio. Victoria sembra accorgersene senza particolari difficoltà perché, dopo aver saettato a lungo lo sguardo tra me e suo fratello, si sofferma su di me ed esclama:<<Ma tu non sei la fidanzata di Charles Leclerc?>>
Il cuore inizia a battermi forte nel petto, mentre tutte le parole mi muoiono in gola. Non ho idea di come rispondere alla sua domanda retorica senza mettere nei guai Max, ma per fortuna non devo farlo, perché lui accorre immediatamente in mio aiuto.
<<Ti spiego dopo, Vic.>>la avvisa infatti, avendo sentito i passi della madre farsi sempre più vicini. Poco dopo Sophie fa il suo ingresso in cucina, con in mano un vassoio contenente tante fette di arrosto mischiato con della verdura di vario genere.
Ci accomodiamo tutti a tavola e la cena prosegue tranquillamente, come se fossimo davvero una famiglia.
Sophie e Victoria non sono né troppo invadenti né noiose, cosa che apprezzo davvero molto. Non mi costringono a mentire troppo, solo ciò che serve per far sì che almeno Sophie creda che io e Max stiamo davvero insieme, dato che Victoria ormai ha capito che è tutto solo una messa in scena. Ovviamente, come mi ero già immaginata, hanno voluto approfondire di più la "relazione" mia e di Max, e noi le abbiamo accontentate con delle risposte esaustive che avevamo già programmato di propinarle in caso avessero chiesto.
Al termine della cena, Max si offre di aiutare la madre a sparecchiare il tavolo, quindi i due spariscono in cucina, lasciando me e Victoria da sole in sala da pranzo.
<<Non sei realmente la sua ragazza, vero?>>mi domanda retorica, come se sapesse già la risposta.
Scuoto la testa.
<<Lo immaginavo. Siete troppo distanti, e poi non mi sembri il tipo da tradire il tuo ragazzo proprio mentre è in coma.>>mette in evidenza con fare di chi sa più cose di quante dovrebbe, bevendo anche l'ultimo sorso di vino che era rimasto nel suo bicchiere. Dopo averlo riappoggiato sul tavolo, chiede ancora:<<E il tuo nome non è nemmeno Emily, vero?>>
<<No, mi chiamo Rachel.>>
L'atmosfera nella stanza diventa improvvisamente opprimente, come se un peso mi stesse per schiacciare. Ed è meglio togliermelo subito di dosso.
<<Puoi per favore...>>inizio a chiedere, ma Victoria mi interrompe con un vago gesto della mano.
<<Mamma non saprà niente, tranquilla.>>
Le sorrido per ringraziarla, dopodiché, vedendo Max entrare nella stanza, mi alzo in piedi e lo affianco, prendendo poi la mia borsa e il cappotto. Per aumentare la fiducia della madre, che ho l'impressione ci raggiungerà tra poco, mi avvicino di mezzo passo a Max, il quale regge il gioco senza esitare, spostandosi a sua volta verso di me fino quasi a far combaciare le nostre braccia.
<<Vic, senti...>>comincia a spiegare l'olandese, ma la sorella lo ferma, col medesimo gesto che aveva usato con me, ma questa volta scuotendo anche la testa.
<<So già tutto Maxie, non devi dirmi niente. Anche se potevi dirci la verità fin da subito, portare qui Rachel non è stato sbagliato e capisco le tue ragioni. Però stai attento, mi raccomando. Sai meglio di me quanto siano imprevedibili e onnipresenti i giornalisti.>>gli rammenta Victoria, accarezzandogli amorevolmente il braccio.
<<Certo, lo so. Grazie Vic.>>la ringrazia Max, tirandola a sé in un abbraccio.
Rimango a guardarli, sognando nella mia mente quanto sarebbe bello se anche io e mio fratello fossimo stati sempre così legati. Il nostro periodo di lontananza è stato tanto lungo quanto duro da affrontare e, insieme alle numerose discussioni, ha totalmente distrutto il magnifico rapporto che avevamo prima.
Si, due settimane fa mi ha promesso che non se ne sarebbe più andato, ma poi alla fine l'ha fatto.
L'ultima volta che l'ho visto è stata sabato nel paddock, quando ho scoperto che l'avevano assunto come fotografo nel mondo della Formula Uno. Ma a partire dall'incidente di Charles di domenica, non l'ho più sentito. Nel momento del bisogno lui mi ha abbandonata, di nuovo, come aveva fatto mesi fa.
Invece Max vuole bene a sua sorella, come lei ne vuole a lui, e non si permetterebbe mai di lasciarla da sola.
So che non è benefico per me paragonare il rapporto che abbiamo io e mio fratello con quello che hanno Max e Victoria, ma non posso evitarlo.
Paradossalmente, però, non li invidio. O meglio, non in senso negativo.
Vorrei semplicemente che io e Gabriel fossimo come loro, o almeno più legati l'uno all'altra, ma sono molto felice per Max e Victoria. Si meritano tutto l'affetto che si donano reciprocamente.
Quando Sophie torna in sala da pranzo parliamo ancora un po' dei programmi che abbiamo per i giorni seguenti, poi io e Max decidiamo di comune accordo di tornare a casa.
<<Vieni a trovarci più spesso cara, ti aspettiamo quando vuoi.>>mi congeda Sophie, stringendomi in un veloce abbraccio per poi fare lo stesso con il figlio. Vedo che gli sussurra qualcosa all'orecchio, ma non riesco a capire cosa perché Victoria attira la mia attenzione su di sé dicendo:<<Sono felice di averti conosciuta, ci vediamo nel paddock.>>
Anche lei mi lascia un tenero abbraccio, per poi salutare a dovere anche suo fratello.
<<Finalmente è finita, è stato uno strazio.>>si sfoga Max dopo essere usciti dall'enorme casa, aprendomi la portiera della sua auto e aspettando che mi accomodi sul sedile per richiuderla. Fa il giro della macchina ed entra anche lui nell'abitacolo, per poi accendere il motore e partire.
<<Dai, sono gentili. E poi mi hanno anche cucinato il mio piatto preferito.>>esclamo, entusiasta di aver mangiato un arrosto così buono dopo tanto tempo. Di solito, quando sono a casa da sola ordino il cibo già pronto, e raramente lo cucino io, a meno che non sia qualcosa che non richiede una cottura. Ma devo ammettere che ogni tanto mangiare qualcosa di fatto in casa non mi dispiace affatto.
<<Pura casualità.>>dice con un sorrisino malefico, ed io faccio immediatamente due più due.
<<Come facevi a sapere che amo l'arrosto?>>
<<I social hanno i loro vantaggi. Ho sprecato mezza giornata a sfogliare tutte le tue storie in evidenza per trovare un piatto che adorassi, poi ho scoperto che ce n'erano decine nella cartella "food".>>spiega Max, ampliando ulteriormente il suo sorriso e guardandomi per una manciata di secondi.
Rido, immaginando il momento in cui ha scoperto che aveva sprecato ore a cercare ciò che voleva mentre ce l'ha sempre avuto sotto il naso.
<<Rach, ho una cosa da chiederti.>>esordisce di punto in bianco Max, fingendo di concentrarsi meticolosamente sulla curva che stiamo affrontando. Sorvolo sul soprannome che mi ha attribuito, perché so che se mi ci soffermassi riporterei alla mente le volte in cui Charles mi ha chiamata in quel modo, e farebbe dannatamente male.
<<Spara. Purché non sfiori quell'argomento.>>rispondo, mettendomi subito sulla difensiva al fine di evitare spiacevoli episodi come quello accaduto pochi giorni fa fuori dal locale di Monaco.
Max scuote la testa.<<Non ha niente a che fare con quello. Volevo farti una proposta.>>inizia, poi si blocca di colpo.
Giro il capo nella sua direzione per incentivarlo a proseguire, e lui sembra prendere il coraggio dal mio sguardo prima di parlare.<<La Red Bull cerca nuovi ingegneri, e dato che tu sei specializzata proprio in quell'ambito mi chiedevo se potessi unirti a noi. Ovviamente solo se lo vuoi.>>
Mi aspettavo davvero qualsiasi cosa da Max, tranne questa.
Come può pensare che lascerò il mio team proprio nel momento più difficile per cambiare scuderia? Non lo farei mai, per nessun motivo al mondo.
L'offerta potrà avere un miliardo di clausole più convenienti, ma non abbandonerò il mio team. Non ora, non quando so che ne hanno più bisogno.
<<Al momento no, ma ti ringrazio per la proposta.>>rispondo, cercando di essere il più cordiale possibile ma allo stesso tempo di chiarire la mia posizione.
<<Immaginavo.>>commenta, annuendo con un sorriso che appare tutt'altro che felice.<<In ogni caso, sappi che avremo sempre un posto libero per te.>>
Dopo quella frase, l'argomento cade e ci concentriamo sulle indicazioni stradali che lui finge di non conoscere per non mettermi a disagio, anche se capisco benissimo che le sa a memoria.
In poco meno di dieci minuti arriviamo a casa e, una volta entrati, Max si butta di peso sul divano, il telecomando già tra le mani e la tv che gli illumina il volto nel buio della stanza.
<<Non dormi ancora?>>chiedo, entrando in cucina e trovandolo nella stessa posizione di prima, anche dopo essermi lavata i denti ed aver indossato il pigiama.
Max alza le spalle con nonchalance, senza mai staccare lo sguardo dallo schermo del televisore che però non sembra suscitare grande interesse in lui.<<Domani posso anche svegliarmi tardi.>>
<<Come vuoi. Io vado, buonanotte.>>
<<'Notte.>>
Ovviamente, come previsto, per un'ora e mezza non riesco a chiudere occhio.
Ripenso incessantemente a due settimane fa, a quel dannato incidente, a quelle terribili immagini che sapevo mi sarei ricordata in eterno, ma che mi sono ostinata a guardare ugualmente.
Sento ogni giorno di più la mancanza di Charles e spero davvero che si risvegli il prima possibile, perché al momento sto semplicemente sopravvivendo.
Sopravvivo perché in fondo so che un giorno lui tornerà da me, ci riabbracceremo, ci baceremo di nuovo, e faremo l'amore per tutta la notte, come facevamo un tempo. Potremo nuovamente toccarci, sfiorarci, e dirci quelle cose che solo sotto le lenzuola abbiamo il coraggio di confessarci.
Sopravvivo per rivivere tutto questo, un giorno.
Chiudo gli occhi, provando per l'ennesima volta a prendere sonno, ma d'improvviso un rumore proveniente dal corridoio mi giunge alle orecchie. Una porta che sbatte.
Mi metto a sedere sul letto, facendo meno rumore possibile per ascoltare cosa succede.
Un profondo silenzio pervade l'appartamento per i successivi minuti, dando all'ambiente un'aria ancora più cupa e angosciante. L'unica soluzione che mi viene in mente è quella di uscire dalla mia stanza e andare a controllare chi o cosa abbia prodotto quel rumore, ovviamente il tutto senza attirare troppo l'attenzione.
Ma proprio mentre mi sto alzando, un nuovo rumore attira la mia attenzione. Questa volta proviene dalla camera vicino alla mia, quella di Max, ed è un suono martellante, scandito.
Quando realizzo che è la testiera del letto che batte a ritmo contro il muro, non riesco a trattenere una risata.
Ma la cosa ancora più divertente è che il mattino dopo Max si comporta normalmente, come se avesse dormito tranquillamente per tutta la notte. E questo succede anche durante i due giorni che trascorriamo lì, senza che nessuno dei due sfiori mai l'argomento "cosa succede di notte".
Fino all'ultima sera, quando decidiamo di concederci qualche ora di relax dopo la lunga passeggiata fatta durante la giornata per riuscire a visitare tutte le principali attrazioni della città. Montiamo due sdraio sul terrazzo, accomodandoci sopra, con un calice di vino bianco a testa in mano e qualche salatino adagiato sul tavolo basso davanti a noi.
<<Quindi è vero ciò che ha detto tuo padre, che cambi ragazza ogni sera.>>esordisco di punto in bianco, girandomi giusto in tempo per ammirare la sua reazione. Il panico negli occhi, le labbra semiaperte e la mano che corre veloce ad afferrare il calice di vino, bevendone poi un ampio sorso.
<<Puoi ammetterlo, non ti giudicherò.>>dico, passandomi il pollice e l'indice sulle labbra per simulare una cerniera.
<<Ho bisogno di svagarmi, e le mie ex sono un'ottima distrazione.>>confessa finalmente lui, facendo spallucce e prendendo un altro sorso dal suo calice di vino.
Annuisco, dimostrandogli che per quanto mi riguarda la conversazione può anche terminare qui. E infatti chiudiamo l'argomento, per poi aprirne un altro decisamente più divertente, almeno per me.
<<E così per tua sorella sei Maxie.>>lo prendo in giro, però sorridendogli.
Lui alza gli occhi al cielo, palesemente divertito dalla situazione.<<Mi chiama così da quando siamo bambini, anche se lei è più piccola di me. È alquanto imbarazzante.>>
<<Io lo trovo carino, mi dà un motivo in più per sfotterti.>>dico, e lui sogghigna insieme a me.
Finiamo la nostra apericena e andiamo a dormire relativamente presto, poiché domattina avremo il volo che ci riporterà a casa. O meglio, a quanto pare solo io resto coricata tranquillamente nel letto per il resto della notte, a giudicare dalla testiera del letto di Max che sbatte ripetutamente.
Sospiro profondamente, cercando di addormentarmi ma sapendo già che i miei pensieri mi condurranno sempre lì, nello stesso punto, a rivivere quello stesso incubo che mi tormenta da due settimane.
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