gelosia
Gelosia
La festa stava procedendo alla perfezione, gli invitati si stavano divertendo, il vino era buono e il cibo era tanto e i musicisti suonavano con i flauti musiche celestiali che rallegravano gli animi più tenebrosi, persino quello di Clito il Nero.
Ero disteso su uno dei letti, al fianco di Alessandro che discuteva allegramente con Perdicca su un fatto apparentemente esilarante, dato il modo in cui rideva, talmente tanto da farsi uscire le lacrime, probabilmente anche aiutato dal vino, ma io non ero interessato alla conversazione infatti me ne stavo lì, tranquillo, beandomi della vista del suo viso sorridente e gioendo per il suono della sua risata.
Mi sentivo un tantino inquietante, ma in quel momento decisi di mettere da parte le mie preoccupazioni sulla mia sanità mentale per concentrarmi solamente sull'essere divino che avevo di fianco ed ero così perso in quella visione che sussultai leggermente quando quest'ultimo esclamò
-signori, cosa fate lì seduti?! Voglio che tutti ballino!
Così l tutti si alzarono e i servi si affrettarono a spostare i letti ai lati della sala.
Gli invitati si erano disposti in cerchio, e io, preso dalla curiosità, mi feci largo a suon di gomitate e i breve tempo raggiunsi il centro.
In mezzo al cerchio c'erano una ventina di ballerine mezze nude che si stavano esibendo in una danza tipica orientale, e ad ogni giravolta le loro vesti semitrasparenti si sollevavano, mostrando agli ospiti tutti i doni che Afrodite gli aveva donato.
Alcune, osservandole bene, avevano tratti orientali, con la pelle più scura e gli occhi neri, altre avevano i capelli biondi e la pelle candida come il latte, questo mix di etnie non fece altro che aumentare l'eccitazione e la lussuria che già aleggiava nella sala.
Ad un tratto, chiedendomi che fine avesse fatto, cercai Alessandro con lo sguardo e subito lo intercettai che osservava attento le ballerine, una in particolare non la perdeva mai di vista, era un' ateniese di nome Tais, con lunghi capelli biondi e un corpo da dea, la conoscevo perché era famosa in tutta la Grecia per essere una delle donne più belle del mondo, e in quel momento vedere Alessandro così preso dalla ballerina mi fece stringere il cuore in una morsa dolorosa.
Poco dopo le ballerine iniziarono a trascinare gli invitati al centro del cerchio con loro e tutti iniziarono a ballare sul suono dei flauti.
Io rimasi in disparte, con il mio calice di vino, ad osservare attento la sala, quando ad un tratto vidi dei ricci biondi familiari e subito riconobbi Alessandro intento a ballarep con Tais, cingendole i fianchi con le braccia e muovendo il bacino a tempo di musica.
Alessandro ad un certo punto, probabilmente sentendo il peso del mio sguardo su di sé si voltò verso di me e mi guardo prima con un'espressione confusa e poi, come se avesse capito qualcosa, la sua espressione cambiò e sul suo volto si fece spazio un sorrisetto divertito con un velo di malizia.
Colto sul fatto distolsi velocemente lo sguardo, arrossendo appena, guardando con molto interesse il soffitto, dopo un po' però la curiosità ebbe il sopravvento e volsi di nuovo lo sguardo verso la coppia.
Ciò che vidi mi fece strabuzzare gli occhi: Alessandro aveva entrambe le mani sui glutei della bionda e si muoveva con ancora più decisione di prima, tutto questo guardandomi dritto negli occhi e con un sorrisino malizioso stampato in volto.
Mi sentii avvampare, ma non ebbi tempo di vergognarmene perché mi si avvicinò improvvisamente un bellissimo enunco, dai capelli corvini e le spalle larghe, era più alto di me di diversi centimetri e aveva iniziato a strusciarsi su di me e a tirarmi vero l'improvvisata pista da ballo;
stavo per oppormi quando lo sguardo mi cadde di nuovo sul viso del biondo e per un secondo lo vidi rabbuiarsi.
Interessante.
Allora, in un impeto di coraggio portai entrambe le braccia ai lati del collo del giovane e iniziai a muovere i fianchi imitando i movimenti eseguiti qualche minuto prima da Alessandro e quando riportai lo sguardo alla coppia, incrociai immediatamente i suoi occhi nocciola che mi fissavano con uno sguardo di sfida e iniziò lentamente a baciare e a mordere il collo della ballerina, non abbandonandomi con lo sguardo neppure un secondo.
Voleva la guerra.
E avrebbe avuto la guerra.
Non era l'unico che sapeva giocare.
L'enunco intanto, incoraggiato dai miei movimenti, si era avvicinato di più aveva avvicinato il viso al mio collo, cominciando a baciarmi lentamente la clavicola. Chiusi gli occhi e aprii leggermente le labbra in un'espressione di piacere, inclinando il collo per dare al ragazzo più accesso e quando riaprii gli occhi sapevo esattamente dove guardare e il mio sguardo si incatenò immediatamente al suo.
Aveva le narici allargate e la fronte leggermente corrucciata, mi fissò per un istante negli occhi per poi volgersi alla bionda, avvicinando lentamente il suo viso al proprio e azzerando poi la distanza baciandola con foga.
Mi congelai sul posto, fermo a fissare la scena, quando ad un tratto Alessandro, ancora intento a darsi da fare davanti a me, aprì di scatto gli occhi piantandoli nei miei.
Mi riscossi e mosso da un impeto di rabbia o di gelosia, o forse tutte e due, mi girai, in modo che la mia schiena aderisse completamente al petto del moro e iniziai ad ondeggiare i fianchi spingendoli verso i suoi e inarcando il collo all'indietro, in un chiaro segno di sottomissione, sentii subito qualcosa di duro che premeva sul mio fondoschiena e a quel pensiero mi morsi il labbro inferiore, perché non era lui che volevo e pensai di finirla lì con quella stupida cosa che stavamo facendo quando notai i suoi occhi allargarsi e farsi scuri per il desiderio, infatti inconsciamente mordendomi il labbro avevo lasciato la goccia che aveva fatto traboccare il vaso e Alessandro, lasciata Tais da sola in messo alla sala si stava dirigendo a grandi falcate verso di noi.
Non feci in tempo a spalancare gli occhi che sentii la sua mano chiusa in una morsa ferrea attorno al mio polso e venni trascinato via dalla stanza in un battito di ciglia.
Provai a ribellarmi senza troppa convinzione e lui non si preoccupò neanche di rispondermi, finché non arrivammo nella sua stanza e in qualche secondo mi ritrovai bloccato contro il muro.
-non farlo mai più.-
Mi sussurrò ad un centimetro dalle labbra.
-oh giuro su gli dei che ammazzo chiunque ti tocchi.
-ma hai iniziato tu.-
Raplicai con un sorriso malizioso anche se leggermente incerto
-beh ma tu sei solo mio.-
Ringhiò
-e chi l'ha detto?
In quel momento parve un po' interdetto come se fosse colpito dalla mia risposta.
-beh..ecco..-
- Alessandro, sono tuo da quando ti ho posato gli occhi addosso per la prima appena sono arrivato a Pella, in quel momento ho capito che non sarei mai stato di nessun'altro.
Gli confessai così i miei sentimenti, guardandolo e sperando che i miei occhi gli dicessero tutto ciò che non ero mai riuscito a dirgli a voce.
Apparentemente così fu perché qualche secondo dopo sentii le sue labbra sulle mie e le sue mani sui miei fianchi e mi dimenticai come si respira, perdendomi nelle sensazioni che quel bacio a lungo bramato mi regalava.
Ci staccammo quando fummo entrambi senza fiato, perdendoci uno negli occhi dell'altro e il tempo in quel momento parve fermarsi, eravamo solo io e lui, Alessandro ed Efestione, non il re e il generale, senza guerre e ballerine a dividerci, soltanto noi.
E così sarebbe stato, fino alla fine, perché nessuno dei due, dopo quella notte di passione ambita così fortemente da entrambi, riuscì più a stare senza l'altro per troppo tempo, ora che conoscevano la sensazione delle labbra dell'altro sulle proprie non riuscirono più a rinunciare ai loro corpi uniti in una passione infuocata, ai suoni che provocava la loro unione, che li facevano fremere ancora di più, e alle carezze dell'altro sulla propria pelle, facendo sembrare qualunque altro essere vivente insignificante ai loro occhi.
Un legame talmente forte che nemmeno la morte li separò a lungo.
Quando uno se ne andò per sempre, l'altro resistette otto mesi, per poi cedere ad una morte più dolce di una vita senza lui.
FINE
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