Capitolo 8: Giusto o sbagliato?
Per questo capitolo mi sono affidato a @BloodRoses04 come Beta Reader, andate a dare un'occhiata al suo profilo.
E godetevi la lettura.
La casa dei Blight era una delle più grandi di tutta Bonesborough. C'era da aspettarselo essendo i Blight una famiglia tanto influente, i prodotti della Blight Industries era risaputo fossero di ottima qualità- nonostante molti appartenenti alla congrega degli abomini li considerassero mezze ferraglie- e questo aveva fatto crescere i loro guadagni di anno in anno.
I Blight erano invidiati da tutti, avevano qualsiasi cosa potessero desiderare: soldi, fama, potere politico addirittura. Ma soprattutto, i Blight avevano una famiglia perfetta. I due figli maggiori, per quanto potessero far danni ovunque passassero, avevano una propensione naturale per le illusioni- il che risultò strano dato che nessuno dei genitori aveva mai dimostrato particolare affinità a tale materia- e chissà se un giorno, uno dei due, non fosse diventato capo della congrega degli illusionisti. Se solo si impegnassero di più ci riuscirebbero, sosteneva la madre, Odalia.
Ma Amity. Oh, Amity Blight era completamente su un altro piano. Fin da piccola aveva dimostrato grandi capacità nella magia, quella degli abomini nello specifico, come suo padre, Alador Blight. Ma non era solo questo a rendere Amity la figlia perfetta. Era elegante, composta, intelligente, obbediente. L'ultima era qualcosa che i genitori apprezzavano particolarmente, e che i gemelli deridevano altrettanto.
Insomma, cosa c'era da non invidiare della famiglia Blight?
Edric ed Emira avrebbero risposto tutto, dai genitori severi dalle pretese irraggiungibili, alle ridicole regole di etichetta Blight (avere amici dello stesso ceto sociale era una delle tante). Ma Amity non trovava nulla di male nell'operato dei suoi genitori. Se la sgridavano per un voto troppo basso era per il suo bene, perché sapevano che poteva fare di meglio. Se le impedivano di uscire con streghe che non fossero ai suoi livelli era per il suo bene, avrebbe finito per distrarsi. Se non la consolavano mentre piangeva era per il suo bene, non era certo più una bambina. Tutto era per il suo bene. Certe volte non capiva le scelte dei suoi genitori ma non per questo si sentiva in diritto di contestarle, è così che funziona la famiglia, si diceva, i genitori comandano e i figli obbediscono.
Per tutte queste ragioni Amity aveva deciso di svegliarsi presto, persino prima del solito, per arrivare in classe e poter parlare con il suo professore per chiedere compiti extra. I suoi genitori avevano notato un leggero calo nei suoi voti- una A al posto della solita A+ negli ultimi due compiti- e l'avevano ammonita in modo severo la sera prima, perciò Amity sapeva fosse il momento di correre ai ripari. Nessuno aveva mai visto i genitori Blight arrabbiati, ed Amity si augurava non succedesse mai. Non era uno spettacolo piacevole.
Ovviamente la scuola era vuota, la campanella stava dormendo profondamente con una sorta di cerotto su un lato della... testa? Corpo? Amity non si era mai chiesta quale fosse la terminologia corretta, all'Hexside non si studiava nulla inerente ai demoni, e anche se si fosse fatto la giovane Blight l'avrebbe definita una perdita di tempo.
Amity immaginò che non fosse arrivato nemmeno il suo professore, non ancora per lo meno, ne approfittò per vagare per i corridoi, come faceva quando non voleva passare il tempo con Boscha e Skara- più spesso di quanto si potesse pensare-, le piaceva il silenzio e di tanto in tanto non era del tutto contraria a curiosare nell'aula di pozioni o ascoltare i ragazzi che si esercitavano nell'aula di musica. Ovviamente non avrebbe mai studiato più di una materia- non era certo come quei delinquenti dei multi corso- ma, dopo non poche valutazioni, si era detta non ci fosse nulla di male nell'osservare.
Senza accorgersene i suoi piedi l'avevano portata al terzo piano, non c'era molto da vedere lì, oltre a diverse aule vuote c'era la seconda stanza di pozioni, che era però in fase di ricostruzione dopo l'ultimo incidente con una pozione di ghiaccio, a quanto aveva sentito Amity. Un'aula dove gli studenti di costruzioni tenevano le loro sculture migliori: quelle che di solito venivano esposte durante le visite di controllo svolte dalla congrega dell'imperatore. Una stanza dove i professori si riunivano all'ora di pranzo, uno sgabuzzino per le scope ed un bagno.
Da una delle aule vuote Amity sentì rumore di risate, insolito che qualcuno fosse lì a quell'ora.
"Shh, non dovresti ridere, sono seria" Era una voce femminile.
Amity se ne sarebbe dovuta andare, sapeva che doveva andarsene. Eppure le sue gambe non sembrarono ascoltare il suo cervello. Avvicinandosi alla porta dell'aula sentì una seconda voce, anch'essa femminile ma dal tono più grave.
"Oh, andiamo, giuro che non è male come pensi." Disse l'altra continuando a ridacchiare.
Amity sbirciò da una fessura, la stanza era polverosa, come se fosse stata pulita l'ultima volta mesi fa, per terra c'erano alcuni cuscini, una candela quasi del tutto consumata e vari sacchetti di snack. Due ragazze erano vicine ad una vecchia lavagna mezza rotta, una teneva un gesso in mano mentre l'altra la osservava con aria incerta. Sulla lavagna c'erano alcuni disegni confusi e diverse scritte più simili a scarabocchi che Amity non riusciva a decifrare da quella distanza.
"Sicuro, hai detto così anche l'ultima volta." Disse la prima che Amity aveva sentito parlare, aveva i capelli lunghi, molto lisci di un comune biondo cenere, portava la divisa con le maniche ed i pantaloni blu, simbolo studiasse la magia di guarigione.
L'altra ragazza aveva i capelli corti raccolti in una coda, di un colore molto simile a quelli della prima, lei studiava illusioni, con la divisa azzurra.
"Vedrai che andrà bene, ci abbiamo lavorato tutta la notte, no?"
Sembravano entrambe più grandi di Amity, forse sui sedici o diciassette anni. A guardare meglio quella con i capelli più corti ad Amity sembrò di averla già vista parlare con Edric nei corridoi. Se davvero erano amiche dei gemelli probabilmente stavano organizzando come fare un qualche tipo di danno, il che era provato anche dal piano scarabocchiato sulla lavagna. Peccato fosse impossibile da leggere, in caso contrario Amity sarebbe già andata a riportare il fatto e mettere in guardia il preside Bump. Probabilmente fu quella la ragione per cui rimase ad origliare, magari avrebbe scoperto cosa quelle due stessero organizzando.
"Mh, mi fido, ma perché proprio l'aula di pozioni?"
Ecco un altro indizio, pensò Amity.
"Un amico ha un compito oggi pomeriggio, e diciamo che sono in debito."
La ragazza dalla divisa blu diede un'occhiata di rimprovero all'altra ragazza, per poi fissare lo sguardo sulla porta.
Amity si ritrasse subito, rimase in silenzio immobile. Dalla stanza non proveniva più alcun suono.
"Che guardi?" Chiese la voce della ragazza dai capelli corti.
"Ho visto qualcosa di verde, credo ci sia qualcuno."
Ovviamente aveva notato i suoi capelli, una delle cose che Amity capiva meno delle scelte dei suoi genitori era proprio questa cosa di avere i capelli dello stesso colore, abbinati era il termine che usava sua madre.
Amity sentì dei passi avvicinarsi così, in parte presa dal panico, andò a chiudersi nello sgabuzzino delle scope. Era tutto impolverato e pieno di cianfrusaglie, ma andava bene se serviva a nascondersi.
"Non c'è nessuno qui, hai le visioni o cosa?" Disse la voce della strega dai capelli più corti.
"Pensavo di aver visto qualcosa..." Per qualche secondo Amity non sentì nulla e sperò non si fossero messe a cercarla nel frattempo "Fa nulla, chiudi la porta a chiave questa volta."
Appena si sentì il rumore della chiave che dava una mandata Amity tirò un sospiro di sollievo ed uscì dallo stanzino polveroso. Si chiese se fosse stata una codarda a nascondersi, poteva sempre affrontare le due streghe direttamente. Ma ne sarebbe valsa la pena? E se fosse finita nei guai anche lei? I suoi genitori non ne sarebbero stati affatto felici.
Si scosse il pensiero dalla mente e scese le scale per tornare al primo piano, meglio restare in classe, e rimanere il più lontano possibile dall'aula di pozioni. Avrebbe aspettato il suo professore esattamente come aveva programmato fin dall'inizio, avrebbe chiesto compiti extra e sarebbe andata avanti con la sua giornata. Senza cacciarsi nei guai.
---
L'aspettato incidente nell'aula di pozioni si presentò due ore dopo l'inizio delle lezioni, Amity non lo vide in prima persona, ma ovviamente Boscha, che era nell'aula durante l'accaduto, aveva registrato un video. A volte Amity si chiedeva se posasse mai il suo scroll.
Il video, oltremodo sfocato, mostrava l'aula ricoperta da uno spesso strato di melma bordeaux e piena di fumo dello stesso colore- forse era per quello che il video risultava così sgranato nonostante lo scroll di Boscha fosse uno degli ultimi modelli-.
"Chi è stato?!" L'inquadratura si spostò di colpo per riprendere la professoressa coperta di melma e dall'espressione più furiosa che Amity le avesse mai visto addosso.
"Ha funzionato!" L'inquadratura si spostò ancora per riprendere la ragazza dai capelli corti che Amity aveva visto quella mattina, aveva le braccia sollevate in segno di vittoria, vicino a lei la ragazza dai capelli più lunghi cercava di passare inosservata mentre una piccola folla di curiosi era andata a controllare a cosa fosse dovuto il baccano.
La ragazza dalla divisa azzurra abbracciò e sollevò l'altra in preda all'entusiasmo "Siamo fortissime!"
Subito arrivarono i guarda corridoi con i loro uncini a punta arrotondata, non ci misero molto a prendere entrambe le ragazze e mentre quella dai capelli corti continuava ad esultare per la riuscita del piano l'altra protestava sostenendo di non aver nulla a che fare con l'accaduto.
Il video si concludeva con Boscha che diceva "Benvenuti all'Hexside." Anche lei era ricoperta di melma ma non ne sembrava molto infastidita, la professoressa stava chiedendo i compiti e Boscha "li aveva lasciati a casa", perciò l'incidente era capitato a fagiolo.
"È stato un miracolo." Sostenne Boscha dopo aver mostrato il video alle sue amiche con un velo di soddisfazione.
Amity non poteva immaginare che quell'incidente si sarebbe ripercosso anche su di lei, in un modo che la ragazza non poteva nemmeno lontanamente immaginare.
Era appena suonata la campanella a segnalare l'inizio della quarta ora, Amity si era seduta in uno dei posti in prima fila nell'aula di abomini che si stava velocemente riempendo. Come al solito il posto di fianco a lei rimase vuoto: nessuno voleva stare tanto vicino al professore, ma ad Amity andava bene così.
Il professore entrò, come sempre sorretto dal suo abominio, e prese immediatamente a fare l'appello. Subito prima che arrivasse al terzultimo cognome della lista la porta si aprì di colpo e da lì ne emerse una ragazza che Amity conosceva, e che probabilmente l'intera scuola aveva almeno sentito nominare ormai.
"Scusi il ritardo!" Esclamò, la sola ed unica, Luz Noceda con il respiro affannato.
Il professore la guardò scettico, controllò alcuni fogli e riprese a guardare l'umana.
"Credo tu abbia sbagliato classe." Disse il professore dando una seconda occhiata a quello che probabilmente era il registro.
Luz scosse velocemente il capo "avrei avuto pozioni, ma l'aula è... non in ottime condizioni." Altroché, pensò Amity "Comunque, ho chiesto al preside Bump dove potessi andare per quest'ora, e ha detto che l'aula di abomini andava bene."
Il professore annuì "prendi posto."
Sorprendentemente non erano in pochi a studiare abomini, probabilmente la maggior parte dei compagni di Amity avevano scelto quella materia pesando fosse facile per poi scoprire che richiedeva tanto impegno quanto le altre.
Luz, l'umana, si guardò intorno cercando un posto libero, presumibilmente verso il fondo della classe, ma si accorse subito che l'unica sedia vuota fosse vicino ad Amity, il che non la elettrizzava affatto. E lo stesso valeva in senso opposto, ovviamente.
L'umana si sedette riluttante vicino alla strega dai capelli verde lime spostandosi verso il lato più esterno del banco e creando una barriera tra di loro usando un paio di quaderni ed un portapenne. Amity al contrario rimase immobile, non era certo così infantile.
Si dice che la curiosità uccise il gatto, è solo un modo di dire, ovviamente, ma Amity credeva che fosse un buon modo di pensare, era meglio non immischiarsi in affari altrui. Eppure, certe volte, l'istinto aveva la meglio su di lei (come quando sbirciava gli studenti di altre classe esercitarsi). L'aveva sempre affascinata... no, non era il termine giusto... aveva sempre trovato strano che un'umana potesse studiare ad una scuola di streghe, gli umani, si sa, non possono fare magia.
Solo per la sua sete di conoscenza Amity aveva allungato lo sguardo per vedere cosa stesse facendo la sua compagna di banco- scriveva dei normali appunti mentre il professore parlava- e sempre per la sua sete di conoscenza si era soffermata a leggere cosa fosse scarabocchiato sul suo quaderno. Erano solo delle frasi brevi, alcune erano seguiti da punti di domanda, altre da piccoli asterischi con scritto chiedere spiegazioni a Eda, altri ancora avevano degli approfondimenti presi dal libro di testo che la ragazza teneva sotto mano.
Una cosa che Amity notò, solo dopo aver riletto gli appunti dell'umana, era il modo strano in cui la ragazza teneva il braccio, sollevato dal banco. O il modo in cui la mano tremava stringendo la penna. Come se le facesse male.
Forse, guardando meglio, Amity era riuscita a notare un segno simile a quelli lasciati dalle ustioni sul palmo della ragazza. Non ebbe il tempo di verificarlo però. Luz ritirò velocemente entrambe le braccia avvicinandole al petto come stesse cercando di nasconderle.
"Cosa guardi?" Sussurrò Luz con un tono, a primo impatto appena infastidito, ma ascoltando meglio si poteva sentire la sua voce tremare di preoccupazione.
"Cosa ti fa pensare perda il mio tempo a guardare te?"
Anche se a dire il vero erano passati diversi minuti dall'ultima volta che aveva capito una parola di quello che il professore stava dicendo, troppo impegnata a sbirciare gli appunti dell'umana. Anche se non l'avrebbe mai ammesso.
Luz non rispose. Riprese la penna in mano rivolgendo nuovamente la sua attenzione al professore.
Ma Amity, ovviamente, non riuscì a fare lo stesso.
Tornò a guardare la sua compagna di banco, avrebbe voluto verificare i suoi sospetti sulle presunte ustioni ma pensò che non fossero affar suo dopotutto. Guardò le maniche della divisa scolastica- Luz era non solo l'unica umana, ma l'unica studentessa a studiare ogni materia- poi i capelli corti e disordinati, le orecchie tondeggianti, completamente diverse da quelle a cui la giovane Blight fosse abituata.
Amity non era sicura di cosa stesse cercando quando posò lo sguardo sugli occhi nocciola della ragazza, ma la prima cosa che notò furono le occhiaie sottostanti, come se non dormisse da diverse notti.
E proprio in quel momento Luz si girò nuovamente a guardarla.
Le due incrociarono lo sguardo qualche istante prima che Amity abbassasse la testa fingendo di star prendendo appunti.
"Ti ho vista, mi dici cosa vuoi?" Luz sembrava esasperata.
"Nulla, è che non ho mai visto un'umana studiare magia." La parola 'umana' le uscì dalla bocca come veleno e suonò come uno dei peggiori insulti che si potessero sentire.
"Ne ho abbastanza..." Mormorò l'umana.
Per un secondo Amity immaginò che la sua compagna di banco volesse fare qualcosa di concreto, lanciarle qualcosa addosso magari- provarci per lo meno- o dirlo al professore.
"Scusi, posso uscire?"
Amity si girò a guardare Luz, sembrava davvero sfinita.
"Mancano venti minuti, puoi aspettare." Replicò il docente in modo severo.
"Non mi sento bene."
Per quanto fosse solo una scusa Amity ci avrebbe potuto credere, l'umana sembrava star cadendo a pezzi.
"Oh, in tal caso." Luz si alzò recuperando il materiale dal banco "Amity, accompagnala in infermeria."
Questo era un risvolto che Luz non aveva sicuramente programmato, si bloccò sul posto guardando il professore con aria scioccata.
"Può andarci da sola." Protestò Amity altrettanto scioccata.
L'insegnate roteò gli occhi "qualcuno la deve accompagnare, non voglio risponderne se per caso svenisse cadendo giù dalle scale." Spiegò con tono annoiato.
Era chiaro Luz volesse fare almeno un'altra obiezione, ma Amity glielo impedì portandola fuori dalla classe trascinandola per il polso. Avrebbero solo perso tempo a discuterne. Ed Amity non amava sprecare qualcosa di tanto importante.
"Che fai? Ahia!" Amity lasciò subito la presa sul polso della ragazza, si era scordata della possibile ustione.
Un lato di lei avrebbe voluto scusarsi, ma decise di ignorare il pensiero.
"Senti, umana, non pensare che lo faccia per qualche motivo particolare, voglio rientrare in classe il prima possibile, quindi prima ti devo accompagnare in infermeria."
Amity prese a camminare controllando che Luz la stesse seguendo- se ben da una certa distanza, lo stava facendo-.
L'infermeria si trovava al primo piano, bastava scendere le scale e la porta sarebbe stata subito lì davanti, dopo essersi assicurata che qualcuno- presumibilmente una curatrice- l'avesse vista Amity sarebbe tornata in classe e, se fosse stata fortunata, non si sarebbe persa nulla di troppo importante.
L'infermeria non era spaziosa, i metri quadrati necessari per farci stare due letti, uno scaffale, una scrivania e due sedie- una su ogni lato della sopracitata scrivania-.
La stanza era vuota, illuminata solo dalla luce del sole che filtrava da due alte finestre.
"C'è nessuno?" Chiamò Luz nonostante la palese assenza di anima viva.
"Ma andiamo!" Esclamò Amity esasperata trattenendosi appena dall'arruffarsi i capelli con la mano.
Luz si guardava intorno incerta, aveva fatto qualche passo all'interno della stanza, come stesse cercando qualcosa in particolare. Fu proprio in quel momento che Amity ebbe la possibilità di osservare meglio i palmi di Luz, ancora incerta su cosa avesse visto pochi minuti prima.
"Hai delle brutte ustioni lì." Fece notare Amity indicando la mano di Luz, la ragazza ritrasse subito entrambe le mani nascondendole contro il petto. Di nuovo.
"Se gli umani potessero fare magie non sarebbe un problema per te." Schernì la strega alzando le spalle
"Io posso fare magie!"
Per qualche secondo Amity guardò l'umana con un filo di curiosità per poi riprendere un'espressione disinteressata.
"Continua a ripetertelo."
"Ti faccio vedere cosa posso fare." Mormorò Luz infilando violentemente una mano in tasca per poi estrarla quasi all'istante digrignando i denti per il dolore.
Ad Amity venne l'istinto di avvicinarsi per aiutarla in qualche modo, ma di nuovo si trattenne dal farlo dandole un'occhiata da "come immaginavo".
"Non ho tempo da perdere." Sibilò Amity andando verso lo scaffale in cui venivano tenute le bende per le ingessature e alcuni prodotti per far guarire più velocemente le ossa rotte.
Amity era abbastanza sicura che, se avesse provato, sarebbe riuscita ad usare una magia di guarigione sull'umana, l'aveva visto fare più di una volta, anche dai suoi fratelli, ma lei studiava abomini e non avrebbe mai infranto le regole per una semi-sconosciuta che le stava solo facendo sprecare tempo e che probabilmente si era scottata in una maniera stupida. Gli umani sono così fragili.
Dopo aver trovato ciò che stava cercando- un paio di garze e dell'estratto di una pianta di cui non ricordava il nome- la giovane strega si avvicinò all'umana prendendole bruscamente il polso, ma facendo attenzione a non toccare l'ustione.
Luz, presa alla sprovvista, si trattenne appena dal saltare all'indietro, gelò sul posto qualche breve istante prima di ritirare la mano e guardare Amity con uno sguardo terrorizzato.
Ad Amity non sfuggì la reazione esagerata, forse ho sottovalutato la situazione, rifletté alzando le mani per mostrare le garze e l'ampolla di liquido rosato.
"So cosa sto facendo, serve per alleviare il bruciore." Spiegò Amity con un tono più calmo.
"Va bene..." Annuì l'umana allungando la mano verso la strega.
Amity ebbe finalmente la possibilità di osservare meglio l'ustione, non aveva mai capito bene la differenza tra i gradi delle ustioni- soprattutto perché non se n'era mai procurate- ma le sembrava solo un'ustione di primo grado, se fosse stata più grave immaginava sarebbe stato impossibile anche solo reggere una penna.
La pelle del palmo e del polso era arrossata ma non gonfia, il che era un buon segno dalle poche conoscenze mediche che Amity possedeva, ma l'ustione sembrava andare più in su, oltre il polso arrivando al braccio.
"Puoi tirare su le maniche?" Chiese la strega bagnando un pezzo di cotone con l'estratto rosa.
L'umana obbedì arricciando le maniche con attenzione e delicatezza fino ai gomiti.
Le ustioni arrivavano poco sotto la piega del gomito. Sembravano dolorose e una parte del cervello di Amity si chiese come diavolo avesse fatto a procurarsi lesioni simili.
"Quell'affare rosa, brucia?" Domandò Luz indicando il pezzo di carta macchiato di rosa.
"Perché dovrebbe? È solo un estratto, non prende fuoco."
Luz cercò invano di soffocare una risata mentre la ragazza di fronte a lei la osservava confusa. Aveva forse detto qualcosa di divertente?
"No. Intendo, pizzica, fa male?"
"Parli in modo strano," osservò Amity "no, comunque, non dovrebbe."
Il condizionale non aiutò Luz a calmarsi ma fece del suo meglio per fingere la cosa non le importasse più di tanto.
Al contatto, il pezzo di carta tenuto da Amity, era freddo e bagnato, per nulla doloroso. La ragazza dai capelli color lime passò il fazzoletto su tutta l'area ustionata con cautela.
"A quanto ho sentito nemmeno la donna Gufo può più fare magie, è per questo che non ti ha curata?" Chiese Amity, la curiosità prese il sopravvento e le parole le uscirono di bocca per errore.
"Non l'ho detto a Eda." Tagliò corto l'umana a bassa voce.
"Mi spieghi perché sei qui?" Di nuovo, la curiosità aveva avuto la meglio su di lei.
"Non è una mia scelta, la porta per tornare a casa è distrutta e non so come crearne un'altra."
"Intendo cosa ci fai all'Hexside, che senso ha studiare la magia senza poterla praticare?"
Ci fu un secondo di silenzio in cui Luz raggiunse la sua tasca con la mano libera, ne estrasse alcuni foglietti con sopra simboli che Amity non riusciva a riconoscere, non somigliavano a nulla che avesse studiato.
Amity lasciò andare la mano di Luz dopo averla fasciata con la garza, la ragazza tirò giù la manica e mostrò uno dei fogli alla giovane strega davanti a lei.
"Questo è un glifo," spiegò con un filo quasi impercettibile di entusiasmo, appoggiò il 'glifo' sulla mano e ci diede un colpetto con l'altra, il foglio si accartocciò trasformandosi in una piccola sfera di luce "e funziona così."
"Pft, persino un bambino saprebbe farlo..." Amity osservò meglio i fogli che Luz teneva in mano, avevano simboli diversi sopra "Ma... non l'ho mai visto fare in questo modo." Ammise dando un'occhiata veloce alla sfera luminosa.
"A me non viene naturale, come per te," spiegò l'umana dando un mezzo sorriso "perciò ho dovuto improvvisare, non è facile, ma sto migliorando."
Amity guardò il pavimento riflettendo su varie cose. Era giusto il modo in cui quell'umana faceva magia? Era giusto che un'umana facesse magia in primo luogo? Ma soprattutto, era giusto che Amity fosse affascinata da questa magia sconosciuta prodotta da disegni e simboli? Era meglio non pensarci probabilmente.
"Meglio che finisca di metterti le garze, così posso tornare in classe." Cambiò discorso la giovane strega riassumendo un tono freddo.
"Va bene." Annuì Luz riponendo i fogli nella tasca.
---
Una volta finito il trattamento medico Amity era sicura non restasse molto tempo prima del cambio d'ora, il secondo braccio era in condizioni leggermente peggiori del primo e aveva dovuto procedere con estrema cautela.
"Ehi... Amity... sai dove posso procurarmi quel liquido?" Domandò Luz in tono incerto.
"Mh... in un qualsiasi banco di curatori al mercato, perché?"
"Potrebbe sempre servire."
Amity era certa ci fosse qualcosa dietro ma evitò di chiedere oltre, non erano affari suoi e non avrebbe dovuto importarle in ogni caso. Si limitò ad annuire rimettendo tutto nell'armadietto.
"Puoi andare." Disse guardando Luz con la coda dell'occhio.
"Sì." Si avvicinò alla porta e l'aprì, ma prima di uscire si voltò di nuovo verso la strega "E, anche se so che non mi sopporti, grazie."
Prima che Amity avesse il tempo di replicare- nonostante non sapesse cosa avrebbe detto- la porta si era già richiusa e Luz era sparita.
Restò confusa per un breve lasso di tempo nel quale il suo cervello aveva finalmente deciso di elaborare l'accaduto, sospirò mentre controllava con lo sguardo di non aver lasciato nulla in disordine, tutto era come quando era entrata se non per qualcosa per terra, un foglio di carta con il simbolo di un triangolo diviso da una linea e sovrastato da un cerchio ed un altro triangolo, tutto ciò inscritto in un cerchio. Era come il foglio che Luz le aveva mostrato. Lo raccolse con cautela, come se avesse paura che solo tenendolo in mano sarebbe potuta finire nei guai. Ma non successe.
"Dovrei tenerlo?" Si chiese a voce alta.
Il suono della campanella le ricordò si trovasse ancora a scuola, infilò bruscamente il foglio in tasca e corse fuori nel corridoio, non aveva intenzione di perdere la classe successiva.
Mentre superava la porta dell'aula un pensiero si presentò, del tutto indesiderato. Si accorse che quell'umana... Luz non sembrava così diversa da lei, o da altre streghe, anzi era... scosse la testa sperando di dimenticarsi ciò a cui stava pensando prima di sedersi al suo banco.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro