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Capitolo 12: a volte è tutto troppo

TW: attacco di panico e menzione di ansia, più sensory overload

Amity era in biblioteca, come tutti i pomeriggi in cui non doveva aiutare i suoi genitori a presentare una nuova invenzione della Blight Industries.
Nessuna era a conoscenza del fatto che Amity Blight, la studentessa più diligente che si fosse mai vista, leggesse ai bambini non per i crediti scolastici, come usava dire se qualcuno faceva domande, bensì per il semplice fatto che adorasse i bambini. Era strano ammetterlo perché i bambini a cui leggeva le favole erano tra i più irrequieti, ma Amity li trovava adorabili, anche quando diventavano esuberanti.
E questo era un segreto che si sarebbe portata nella tomba.
Quel giorno stava leggendo una favola sull'amicizia, di quelle che i bambini adoravano. Tutti la ascoltavano mentre recitava la favola in rima, non le serviva nemmeno leggerla tanto l'aveva ripetuta.
Quando chiuse il libro e disse "ed è la fine della storia" con un insolito sorriso sulle labbra i bambini si alzarono, soddisfatti, e si dileguarono verso i loro genitori che li stavano già aspettando sulla porta.
Amity non lo notò subito, ma, in effetti, uno dei bambini si era fermato per abbracciarla, o meglio, per abbracciarle le gambe data la piccola statura.

"Arrivederci, Miss Amity, grazie della storia" disse con un tono molto basso che spesso destabilizzava le persone sentendolo uscire da un bambino tanto piccolo, Amity ormai si era abituata.

"Grazie a te, Braxas, a presto" rispose Amity mettendogli la mano sulla testa per salutarlo.

Braxas corse fuori e prima che Amity potesse dirgli di fare attenzione a non inciampare, vide una persona che sperava di non vedere più, almeno per un po': lì sulla porta, che la guardava con uno sguardo indeciso tra confusione e ammirazione, c'era Luz l'umana.
Amity si sentì le guance scottare dall'imbarazzo di essersi fatta vedere mentre si comportava... come? Da persona normale?
Non lo sapeva come, ma era imbarazzata di essersi fatta vedere così.

"Tu..." sibilò infastidita.

"Amity," l'umana sembrava più allegra dell'ultima volta, anche se Amity cercò di non notarlo "leggi libri... ai bambini"

"Vuoi dirmi cosa vuoi? Così posso tornare al mio lavoro" Luz si guardò attorno, sembrava sul punto di far notare come non ci fossero più bambini a cui leggere storie. Amity avrebbe risposto che il suo lavoro non consisteva solo in quello. Si era fatta un intero copione su quello che avrebbe detto, ma Luz abbassò lo sguardo.

Amity cercò di leggere il suo linguaggio del corpo, era rigida e teneva i pugni chiusi, ma allo stesso tempo sembrava... tremasse?

"Qualcosa non va?" Chiese prima che potesse fermarsi.

"La luce qui è un po' forte..?" Disse sfregiandosi gli occhi, Amity non si era mai posta il problema- dopotutto serviva una luce forte per riuscire a leggere-, ma forse lo era davvero.

Amity sospirò, non ho più dignità da perdere si disse, prima di chiedere "vuoi... uscire?" Luz annuí senza dire nulla ed Amity decise che, per quella volta, l'avrebbe accompagnata, e poi sarebbe rientrata.

———

Luz non aveva idea che le fosse preso con le luci, di colpo era tutto troppo luminoso, tutto troppo rumoroso. Era tutto troppo, le erano venute le lacrime agli occhi, il che era stupido perché non era davvero triste, non in quel momento.
Non sapeva che stava succedendo e nel suo stato confusionale si era fatta accompagnare fuori dalla biblioteca da una strega che la odiava. Quasi tanto quanto Luz odiava B... lui.
Una volta fuori si aspettava che Amity iniziasse a parlarle, farle domande... e non era certa di potersi contenere dal risponderle male. Non sapeva perché ma era nervosa, era... sovrastimolata? Aveva già sentito quella parola, significava quello che stava provando? Cosa voleva dire?

Luz si sedette su un gradino, in disparte, in modo che nessuno la potesse notare, si reggeva la testa perché tutto girava, e le faceva male, voleva solo che smettesse.
Senza accorgersene iniziò a girarsi l'orecchino destro tra le dita, non bastava, non sapeva come calmarsi.

Alzò la testa, sentendo qualcosa di fianco a lei, vide una sorta di sfera viola dall'aspetto morbido, tenuta dalla mano di Amity, alzando la testa Luz vide la strega con un'espressione indifferente, non la stava nemmeno guardando.

"È un... serve per calmarsi" disse.

Luz prese la sferetta con un certo distacco, in effetti era morbida, fatta di quella che poteva essere definita la controparte delle Boiling Isles della gomma. Anche a casa aveva delle cose del genere, stimming toys che aveva comprato più per curiosità che per necessità. A volte li usava per calmarsi, quando i bulli della scuola la prendevano di mira, ed era costretta a chiudersi in bagno. Non voleva pensarci.
Luz si passò la palla di gomma tra le mani, respirando sempre più lentamente, solo dopo si accorse di star seguendo il respiro di Amity. Quando la strega inspirava Luz inspirava, e quando espirava, lei espirava. Non sapeva se Amity la stesse aiutando volontariamente o meno, ma non le importava nemmeno, doveva calmarsi, e pensare a meno cose possibili.

Potevano essere passati pochi secondi o diversi minuti quando Luz alzò nuovamente la testa, aspettandosi di non vedere più la giovane strega dai capelli verdi, e di fatti non la vide, non dove si aspettava almeno. Ora era seduta di fianco a lei, con un'espressione rassegnata e i capelli sciolti: stava giocherellando con il suo elastico.

"Grazie," biascicò Luz guardandosi la punta delle scarpe "non serviva" aggiunse.

Quando alzò la testa, Amity la stava fissando e i loro sguardi si incrociarono per un breve istante, prima che entrambe si girassero nuovamente "posso dirti una cosa?" chiese Amity, sembrava avere un tono sincero, e Luz annuì quasi inconsciamente.

———

Amity si stava chiedendo cosa le fosse preso, perché non riusciva a stare in silenzio, cosa le era saltato in mente, "posso dirti una cosa", era andata fuori di senno. E ora l'umanità la stava guardando con quegli occhi nocciola, grandi quanto quelli del titano su cui era formata l'isola. Doveva improvvisare.

"Una mia... amica quando è a scuola, a volte, va nel panico, le succedeva spesso e gli insegnanti hanno detto ai suoi genitori fosse ansia, così loro le hanno regalato..." indicò la balli a ancora tra le mani di Luz "per aiutarla... e a volte funziona," non tanto quanto dovrebbe, si disse Amity, ricordando tutte quelle volte in cui era dovuta tornare a casa a causa dei suoi sconvenienti attacchi di panico.

Luz guardò la pallina che teneva tra le mani e sorrise, "grazie," ripetè, al che Amity continuò a mostrarsi impassibile come aveva sempre fatto. Come se nulla la toccasse minimamente. Perché era così, si disse.

"Ora," Amity si alzò in piedi e si rilegò i capelli con l'elastico "torno al lavoro, e tu è meglio torni a casa," cercò di non far trapelare nessun tipo di preoccupazione nella voce, anche se sotto sotto non voleva che quell'umana finisse col farsi del male.

"No," protestò Luz saltando in piedi "devo trovare un libro," Amity alzò un sopracciglio, stupita dal fatto che una come Luz fosse interessata ai libri, se avesse dovuto etichettarla avrebbe detto fosse più simile ad suoi fratelli, disinteressati nello studio e amanti del caos. Ma forse doveva smettere di dare etichette.

"Che libro ti serve?" Si stavano ridirigendo dentro alla libreria, Luz si bloccò davanti alla porta, Amity notò che stesse stringendo l'antistress che le aveva dato e, molto discretamente, creò una sorta di visiera sulla fronte dell'umana. Nessuna delle due disse nulla ma Amity sentiva le guance in fiamme per quanto fosse stato imbarazzante usare i suoi poteri per un'umana. Un'umana che probabilmente non la sopportava più di tanto.

"Non lo so... è stato scritto da un umano..." entrando nella libreria Amity cercò di ricordare qualcosa riguardante gli umani, ma nulla le saltò in mente, nemmeno negli archivi privati del suo capo, Malphas, ricordava di aver letto nulla di simile, ma era anche da considerare che Amity ci fosse entrata solo due volte per riordinare, ed era rimasta sotto gli occhi vigili del suo capo tutto il tempo, dopotutto quei libri erano molto vecchi, e tante persone volevano metterci le mani sopra. E giusto mentre stava pensando a queste cose, Amity vide i suoi fratelli davanti alla stanza dove poco prima aveva letto i libri ai bambini.
Suo fratello Edric aveva una borsa di carta rosa con delle orecchie di coniglio, appoggiato ad una parete, mentre Emira sembrava guardare le copertine dei libri, la loro sola presenza significava guai, ma non poteva certo evitarli.

"Ehi, Mittens," la chiamò suo fratello facendola arrossire, Amity sperò che l'umana non stesse prestando attenzione a loro

"Mamma dice di non dimenticare il pranzo," disse Emira mentre Edric le porgeva la borsa. Amity La strappò dalle mani del fratello fulminando entrambi con lo sguardo, il momento durò poco dato che Edric notò l'umana alle sue spalle.

"Sei l'umana che abbiamo incontrato nello sgabuzzino!" disse Edric passando oltre sua sorella minore, Emira fece lo stesso.

"È vero, che ci fai in una biblioteca tanto noiosa?" Amity notò l'umana stringere la pallina di gomma che le aveva dato, sembrava non essere a suo agio.

"La sto aiutando a trovare un libro, andate forza," li incoraggiò spingendoli verso l'uscita, entrambi si lamentarono ma Amity finse di non accorgersi nemmeno di loro.

"Se vuoi trovare un libro devi cercare sulle sfere di cristallo, c'è un archivio di ogni libro contenuto qui dentro," spiegò Amity accompagnando Luz verso un tavolo con una sfera di cristallo libera.

"Posso... cerco io, che parole chiave mettiamo?" domandò la giovane strega sedendosi dietro alla sfera di cristallo. Guardò l'umana pensare per qualche istante.

"Umano, mondo umano, penso siano quelle più sensate" Amity digitò le parole e trovò tre risultati inerenti, si alzò per lasciare il posto a Luz. Lei si sedette e sfogliò velocemente, leggendo solo i titoli, alla fine sospirò.

"Nulla, non è quello che cerco..." per un attimo Amity si sentì impietosita dal l'umana, ma si disse che non poteva fare nulla per lei. Dopotutto non poteva certo inventarsi un libro che non esisteva- o che per lo meno non era lì.

"Puoi provare con altre parole chiave, magari trovi più risultati," propose Amity, si trattenne dal chiederle se volesse il suo aiuto per farlo, perché non era quello il suo lavoro, doveva ancora sistemare la stanza dei piccoli, che avevano rovesciato molti libri a terra prima di sedersi ed ascoltare la storia.

"Grazie comunque," disse Luz alzandosi dalla sedia "e grazie anche per questo" restituì la pallina anti stress ad Amity, che per pochi istanti non si rese conto della cosa. Quando lo fece Luz si stava già allontanando verso la porta

———

Luz andò a sedersi sui gradini di fronte alla biblioteca, aveva fatto un viaggio inutile, completamente inutile. Pensò a sua madre e si chiese se l'avrebbe più vista, si diede la colpa per tutto quello che era successo, era stata una stupida ad affrontare... scoppiò a piangere ripensandoci. Sentì la sua voce, era certa di averla sentita, ma quando alzò la testa si rese conto fosse solo... un'illusione? Un'allucinazione? Stava diventando pazza?

Si era messa in disparte, perciò si spaventò ed estrasse un glifo di fuoco sentendo la voce di una ragazza di fianco a lei.

La ragazza, vedendo l'umana con una piccola sfera infuocata sulla mano, indietreggiò "siamo solo noi!" esclamò indicando se stessa e suo fratello, i fratelli più grandi di Amity, ne aveva sentito parlare, erano sempre immischiati in qualche tipo di guaio, ma erano anche studenti eccellenti sotto altri punti di vista.

"Stai bene?" chiese il ragazzo facendo un passo incerto verso di lei, Luz spense la fiamma e tornò a sedersi.

"Sto bene," rispose rimettendo i suoi glifi in tasca, i due ragazzi la stavano guardando incerti, si scambiarono un'occhiata e poi sorrisero a tempo.

"Cercavi un libro, e Mittens non lo ha trovato," disse Emira, incrociando le braccia, Edric copiò il gesto ed annuì.

"Ma noi sappiamo dove sono i libri migliori," continuò il ragazzo, Luz li guardò più interessata, se i gemelli potevano sapere dove trovare ciò che Luz stava cercando lei avrebbe fatto il possibile per farsi dare più informazioni possibili a riguardo.

"Possiamo accompagnarti," propose Edric.

"Questa sera," specificò Emira.

"Qui davanti," concluse Edric prima di incamminarsi giù dalle scale assieme a sua sorella. Luz non ebbe il tempo di fare domande, i due ragazzi erano già spariti dentro un vicolo.

Luz scese i gradini lentamente, ripensando a quello che i gemelli avevano detto, chiedendosi se fosse sicuro seguirli, non li conosceva e forse non sarebbe arrivata a nulla, ma se invece avesse trovato quello che stava cercando? Non poteva lasciarsi sfuggire un'occasione del genere, poteva non ripresentarsi più.

Aveva deciso, sarebbe uscita, quella notte, e sarebbe andata alla biblioteca, se avesse trovato dei risultati tanto meglio, e in caso contrario avrebbe solo dovuto ricominciare le ricerche. Era pronta a perlustrare ogni centimetro del Demon Realm a costo di trovare un modo per tornare a casa.

A/N: io sono neurodivergente quindi il sensory overload mi capita spesso, ho cercato di ricordarmi cosa provo quando mi capita, ma la verità è che il mio cervello non ragiona normalmente e l'unica cosa che so è che vado in shutdown mentre tutto il corpo trema, a volte stimmo, per questo ho deciso che Luz ha i miei stessi identici sintomi, ovviamente non tutti sono uguali e il PTSD non è paragonabile all'ADHD, se avete consigli su come migliorare le cose commentate pure.

Aggiungo che, dato che sto scrivendo un racconto vero e proprio, non aggiornerò spessissimo, mi dispiace, ma voglio concentrarmi sul mio sogno, ossia fare lo scrittore, e per fare questo devo impegnarmi e finire il mio racconto.

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