Cap23: Voglia di novità
Quella stessa notte, dopo aver attraversato un labirinto di piccole strade e viuzze costellato da numerose chiese e piazze, i ragazzi giunsero finalmente alla loro prima tappa: il Duplex, uno tra i locali più rinomati e suggestivi di Praga.
Non appena Samuel, Cristian e Max furono difronte ad esso vennero da subito colpiti dalla sua particolare struttura; davanti ai loro occhi esso si presentava, infatti, come un enorme quadrato di vetro che ergeva in cima ad un grande palazzo moderno.
《Wow》- esclamarono all'unisono, travolti dalle luci e dai suoni che da esso provenivano, poi, una volta entrati, si immersero finalmente nella mischia.
Quella notte passò in fretta, tra Mojito e numerosi shot di Tequila, mentre attorno a loro c'era una moltitudine di ragazzi che, almeno dall'apparenza, parevano sapere già chi fossero e dove volessero andare.
Era strano ciò che Max, Samuel e Cristian provavano nell'essere immersi in quella folla, di adolescenti e non, intenti a ballare senza alcun freno, all'un tempo così spensierati ed anche di primo acchito talmente sicuri di sè da sembrare quasi sapere ciò che volessero diventare un domani.
A differenza loro.
Magari la differenza la faceva proprio il luogo in cui loro avevano vissuto per tutta la vita: un paesino immerso nel verde e costeggiato da un fiume destinato a scorrere all'infinito.
Un paesino da cartolina, di quelle in cui il mittente invia al destinatario solo per dire:
" Ehi ciao come và? A me bene! Guarda in che paradiso sono immerso...
Certo, ci sono pochissime attrattive qui in città, il primo centro commerciale dista tanti chilometri da dove alloggio, e per andare in qualche bella discoteca bisogna fare un viaggio di almeno un'ora e mezza... però cavolo, in compenso c'è la signora Marisa, un'anziana del luogo che tiene un piccolo forno e che fa un ottimo pane, poi c'è il signor Arnaldo, veterano della seconda guerra mondiale, che sta sempre seduto su una delle tante panchine che costeggiano il fiume e che se ti prende a tiro e sta a genio ti spiega tutto quanto ha vissuto durante il conflitto, tutte le sue imprese ed anche tutti i suoi rimpianti, poi c'e' Elena una bella ragazza castana dai grandi occhi verdi che ti porta la posta a casa e che bussa sempre due volte e mezzo il campanello per farsi riconoscere.
In questo posto la gente non chiude neanche la porta di casa a chiave ed i ragazzi sembrano divertirsi con poco.
Insomma, qui sì che ci si rilassa alla grande!"
In effetti, quel loro paesino era molto ma molto diverso dalla Metropoli in cui quei ragazzi che li circondavano erano cresciuti.
Lì nessuno conosceva nessuno e nessuno aveva la minima intenzione di conoscere altra gente.
Lì l'unico obiettivo era quello di divertirsi. PUNTO.
E non importava se anche loro, come per Cristian, avevano un padre inesistente ed una madre costantemente stressata ed insoddisfatta, oppure, come per Max, avevano dei genitori in crisi ed un fratellino che sembrava soffrirci parecchio, o come per Samuel, avevano subìto la morte della madre e negli ultimi mesi erano stati costretti a vivere nella stessa casa in cui viveva il padre con la sua nuova compagna e con la figlia di quest'ultima.
Lì l'unica cosa che contava era stare bene con sè stessi; proprio come quel ragazzo davanti alla workstation con i capelli a rasta e con un bicchiere di vodka tra le mani, oppure come quella ragazza poco più avanti di loro intenta a ballare con foga, il cui volto e le cui braccia erano ricoperti di enormi tatuaggi e numerosi pearcing, oppure come quella coppia gay, seduta sui divanetti che fiancheggiavano le grandi vetrate che affacciavano sul centro della città, concentrata a scambiarsi effusioni senza alcun timore e senza che nessuno di quei presenti gli prestasse particolare attenzione.
Era tutto surreale lì dentro, quasi come se il mondo in cui loro tre avevano vissuto per quasi diciotto anni fosse un mondo non reale, mentre la realtà era tutta condensata tra quelle mura, in quei loro coetanei così sereni e spensierati, che parevano aver già capito tutto dalla vita.
Quando il cielo dello stesso nero del cemento iniziò lentamente a cambiare colore ed il sole piano accenò a sorgere, Samuel, ebbe l'irrefrenabile voglia di uscire fuori, laddove il silenzio regnava sovrano.
Aveva, infatti, un estremo bisogno, dopo una notte piena come quella che era appena trascorsa, di isolarsi dalla musica assordante che gli rimbombava, ormai da ore, nei timpani e che quasi sembrava volergli penetrare con forza nelle vene.
Così, prese il suo giubbino dal guardaroba e si recò nel terrazzo aldilà di quelle enormi vetrate circostanti per poter godersi l'albeggiare di un nuovo giorno.
Man mano che si addentrava in quella grande terrazza che dava sulla città riusciva finalmente a sentire sempre meno rumori ed a respirare aria pura.
Si avvicinò ulteriormente al muretto di cemento e ferro che lo separava dal cielo e dai grattacieli circostanti; chiuse gli occhi ed inspirò facendo entrare quanto più ossigeno possibile nei polmoni, poi lo respinse nuovamente fuori.
Riaprì gli occhi puntandoli, ora, sulla città e lasciandosi guidare dal fascino dei palazzi e dall'atmosfera senza tempo che regnava ovunque lì intorno a lui.
Quando il sole finalmente si levò in cielo ed il nero di esso lasciò spazio al chiarore del giorno, Samuel, ripercorse quel tratto di strada che portava alla porta di acciaio dalla quale era uscito qualche minuto prima.
Erano le 6:05 del mattino ormai e mentre la città, lenta, iniziava a svegliarsi, il suo mal di testa era destinato a crescere sempre di più ed il suo sonno iniziava a prendere il sopravvento.
D'altro canto erano quasi ventiquattro ore che non chiudeva occhio e l'alcool, dal canto suo, aveva iniziato ad andargli in circolo facendogli perdere quasi del tutto lucidità e ragione.
Prima che aprisse la porta, si sfregò l'indice sulla palpebra destra e si dette un ultimo sguardo intorno.
Attorno a lui c'erano gruppetti di ragazzi e ragazze ancora palesemente nel pieno delle loro energie, mentre di fianco alla porta, a qualche passo da lui, vi erano tre ragazze intente a parlare tra loro mentre sorgeggiavano drinks e portavano alle loro labbra dipinte di un rosso inteso delle marlboro fumanti.
Avevano tutte e tre la carnagione chiara messa ancora più in risalto dal loro abbigliamento succinto quasi totalmente in black, i loro occhi erano azzurri coperti da un filo di elyner ed i loro capelli lunghi e biondi.
Quando si avvicinò a loro, sorpassandole, la sua attenzione si concentrò in particolare su una di esse.
Quella al centro.
"La più bella del locale"- pensò in quel momento.
I loro sguardi si incrociarono e lei gli sorrise distrattamente formando involontariamente delle fossette improvvise agli angoli delle sue labbra.
《Hi》 esclamò la bionda ragazza dai capelli svolazzanti e dal sorriso determinato.
《Hi》 rispose Samuel.
In quell'istante benedì le ore interminabili delle lezioni di inglese che finalmente parevano iniziargli a servire a qualcosa.
Le si avvicinò e le tese la mano, lei gli pose la sua e gli strinse quella di lui in una stretta decisa.
《I'm Amálie.》
Samuel si perse nuovamente in quel sorriso, continuando a scrutarla attentamente così da poter carpire qualche suo ulteriore particolare.
Avvicinandosi a lei ancora di più notò un velo di lentigini sul suo viso scarsamente truccato ed un neo perfetto posizionato sul suo labbro superiore.
Era eccitante mentre gli parlava ed il modo che aveva di gesticolare lo attraeva parecchio.
《And... they are Brigita and Helena.》 Con l'indice della sua mano visibilmente ben curata indicò le sue amiche che nel frattempo avevano cessato di parlottare tra loro focalizzando per bene la loro attenzione su di lui.
《 I'm Samuel.》esclamò con fare deciso.
《And on the dancefloor there are my friends, if you come with me i present you them. 》le sorrise tirando, all'un tempo, un sospiro di sollievo.
Quella frase gli era uscita fluida e senza troppi intoppi. E sebbene non sapesse se fosse stata grammaticalmente corretta o se avesse comunque sbagliato qualcosa, tuttavia il succo, la ragazza bionda dagli occhi di ghiaccio, lo aveva senza alcun dubbio compreso visto che aveva deciso, assieme alle amiche, di seguirlo all'interno del locale.
Così Amálie, Brigita ed Helena, da quel giorno, divennero le compagne di viaggio di Samuel, Cristian e Max.
Un viaggio breve ma che fu, da loro, assaporato intensamente come forse mai nulla prima di allora.
La seconda sera fu la volta del Karlovy Lázne, uno dei pub più conosciuti della città.
Particolare era la sua struttura che si sviluppava armonicamente su cinque piani, all'interno dei quali si proponevano diversi generi musicali che andavano dalla disco music fino a giungere alla tecno music.
Quella sera, come del resto anche la stessa mattina, i ragazzi la trascorsero assieme ad Amálie, Brigita ed Helena e sebbene continuassero a fare vicendevolmente fatica a capirsi a causa delle difficoltà dovute dalla lingua slava, comunque, riuscirono a parlarsi tra loro scambiandosi qualche parola attraverso un inglese seppure elementare.
La terza notte si recarono, invece, presso uno dei club più popolari di Praga: il club Mecca.
Esso era situato dentro ad una grande fabbrica dismessa a tre piani ed al suo interno si trovavano circa cinque bar.
Il Mecca era un club specializzato nella musica house e techno, ed era riconosciuto a livello internazionale, grazie al fatto che spesso capitava che ospitasse artisti e dj di fama mondiale.
Amálie e Samuel avevano stretto tanto in quei due giorni e spesso capitava che lei poggiasse la sua mano delicata e curata sulla sua gamba o che lui le accarezzasse i suoi morbidi capelli biondi.
Samuel, infatti, si era ripromesso, che in quei giorni lontano da casa, non avrebbe più pensato a Sana e sebbene con un po' di fatica quasi riuscì del tutto nel suo intento.
Necessitava di staccare la spina da tutta quella situazione pesante ed opprimente ed Amálie era una buona distrazione.
Aveva un buon profumo, due occhi profondi ed una voce delicata.
Nonostante ciò, le difficoltà con la lingua erano troppo invalidanti e lei sembrava spesso spaesata e confusa.
La penultima sera, l'ultima che avrebbero trascorso con le ragazze, i ragazzi, si recarono all'Akropolis, un tranquillo bar dove trascorsero la serata a sorseggiare una birra ed ad ascoltare musica in sottofondo.
Quella notte, a differenza delle precedenti, nevicava ed il freddo era assai pungente.
Amálie, l'indomani, sarebbe dovuta partire per un weekend a Dresda e quindi quella fu l'ultima volta in cui lei e Samuel ebbero modo di passare del tempo assieme.
《You're are so beautifull, Samuèl ... Your eyes are so deep and sincere.
I'm so sorry too see you go away from here.》
Gli disse prima di salutarlo, si alzò sulle punte e gli dette un ultimo bacio sulle labbra.
Poi, si voltò con un movimento lento dandogli il suo armonico profilo e scomparve dentro un enorme portone di legno e mattoni, lasciando dietro di sè la scia di un profumo esotico e sconosciuto, proprio come quell'esperienza che avevano condiviso assieme.
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