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cap 24:Poche ore al ritorno

《...Ora tocca a te》esordì, d'un tratto Cristian, mentre col capo accennava a Samuel.

Quella sera, l'ultima del loro soggiorno a Praga, i ragazzi avevano scelto di trascorrerla in quello che aveva il primato di essere il pub più antico della città: il Restaurace U fleku.

《Cosa?》domandò Samuel scuotendo il capo, lasciando chiaramente apparire il suo disorientamento dinanzi a quella domanda secca, così improvvisa, postagli dall'amico che spesso diventava troppo invadente e curioso per i suoi gusti.

《Insomma, ci racconti come è andata con quella gnocca di Amèlie?》sorrise Cristian, mentre, con fare malizioso, portò il polso della sua mano destra, rivolto verso Samuel, dapprima avanti e poi di nuovo indietro, attraverso un movimento rapido e continuato.

Era chiaro cosa intendesse ed era altrettanto chiaro che, come il suo solito, non lo avrebbe mollato finchè non avesse saputo quello che voleva sapere da lui.

Così prima di cercare di formulare una risposta con un minimo di senso compiuto, Samuel si lanciò un'occhiata alle spalle per vedere se qualcun altro, oltre loro, avesse fatto caso a quel gesto il cui significato, quasi sicuramente, era lo stesso lì dentro così come in qualsiasi altra parte del mondo.

In quei momenti, Samuel, stentava a sopportare Cristian perchè era come se godesse nel vederlo in difficoltà.
Non tollerava il modo di pensare che aveva l'amico su talune cose e così, delle volte, faceva un'estrema fatica ad approcciarsi a lui.

Cristian riduceva tutto al sesso, per lui nulla contava al di fuori del sesso e chi non lo praticava non era degno di essere chiamato "uomo".

Questa era una questione già affrontata e riaffrontata tra loro ma il moro dagli occhi verde bottiglia pareva proprio non demordere.

Per lui era naturale uscire con una ragazza qualunque e farsela sul sedile posteriore di una macchina all'interno di un parcheggio qualsiasi.

E forse era anche giusto che fosse così vista l'età e vista la spensieratezza tipica di quegli anni, però con il suo fare da eterno "esperto" delle volte tendeva a mettere in difficoltà gli amici che invece tutta quella esperienza, a differenza sua, non avevano.

Così, Samuel abbassò lo sguardo verso il boccale freddo che aveva tra le mani e si allentò il colletto della sua camicia azzurra.

Si schiarì, poi, la voce.

《Nulla, proprio nulla.》 Borbottò, passandosi all'un tempo la mano umida tra i suoi capelli neri più ingelatinati del solito.

Quella discussione lo metteva estremamente a disagio anche perchè già sapeva che presto avrebbero finito, chissà come, con il parlare di Rossana.

《Non dirmi che stai ancora pensando a Sana! 》intervenne, con il tempismo che lo contraddistingueva da sempre, Max, facendosi scappare, peraltro, una risata divertita nel mentre pronunciava il nome di lei.

Ecco appunto - pensò Samuel, messo sempre più alle strette dagli amici ignari del forte senso di disagio che gli stavano, seppur involontariamente, procurando in quegli attimi che gli parevano essere senza una fine.

《Sana, perchè cosa c'entra Sana?》controribbattè curioso Cristian.

《Nulla, non c'entra N.U.L.L.A. Ragazzi non mi và di parlarne!》sbuffò irritato, tentando, invano, di troncare quella discussione che stava sempre più prendendo una piega da lui troppo difficile da gestire.

《Mi sono perso qualche cosa? Insomma, io so che tu e Sana convivete, punto.
Che c'entra lei, con Amálie o come si chiama la gnocca con cui te la sei fatta in questi giorni? 》chiese Cristian, all'un tempo sgranando gli occhi incredulo.

Samuel abbassò lo sguardo e si fece passare la lingua tra i denti, come se quel gesto potesse dargli la forza di continare quella conversazione sempre più scomoda per uno estremamente introverso come lui.

《Io e Sana ci siamo baciati Cristian.》gli bisbigliò, con un velo di imbarazzo, provando a fingere un'indifferenza che in realtà non aveva quando saltava fuori il nome di lei.
Poi, sollevò il boccale di birra lager scura e ne fece un lungo sorso; la lasciò scorrere dentro di sé fino a quando non sentì allentare, se pur di poco, la tensione di quei momenti ininterminabili.

Lo posò nuovamente.

Piccole goccie scorrevano lungo tutta la lunghezza del bicchiere fino a giungere rapide sul legno massiccio del tavolino dinanzi al quale era seduto.
Ne raccolse un paio e poi con l'indice le portò prima su e poi di nuovo giù, lasciando il segno della sua impronta sul boccale ancora ghiacciato.

《Che bastardo! 》 sghignazzò divertito Cristian.

《Lo sai che per poco qualche anno fa non me la sono fatta?》continuò ad infierire, sempre più ignaro della rabbia che stava generando nell'amico quel suo parlare di lei in quei termini.

《Già, peccato che lei dormisse!》borbottò scoppiando, poi, in una risata fragorosa, Max.

《Non parlo di quel bacio infatti, Max!》replicò repentinamente Samuel, schiarendosi la voce.

Quella sua risposta data così irruentemente, fece andare a Max di traverso lo shottino di Vodka che aveva appena ordinato e così iniziò a tossire, dandosi, in modo del tutto goffo, qualche colpetto sul petto, alla ricerca di aria da fare entrare nei polmoni.

Dunque non c' era stato solo un unico bacio tra loro e questo rendeva le cose ben diverse da quelle che Max immaginava fossero fino a quel momento.

Ma cosa c'entravano assieme Samuel e Rossana?

E perchè l'amico si era così tanto irrigidito nel parlare di lei?

Cristian e Max proprio faticavano a capire cosa stesse tanto tentando di non dire Samuel.

In quel momento il locale esplose in applausi e fischi e la melodia che suonavano i fisarmonicisti, per molti dei presenti orecchiabile e piacevole, per Samuel stava diventando sempre più fastidiosa ed impossibile da sopportare.

《Ma allora state assieme?》domandò Cristian, poggiandosi con i gomiti sul tavolo, sgranando, al contempo, gli occhi come se quella dinanzi alla quale si era trovato quella sera fosse stata la rivelazione dell'anno.

Samuel abbassò lo sguardo e si ammutolì per qualche secondo lasciando gli amici attendere la sua risposta con estrema impazienza.

《No, lei non vuole.》scosse il capo e sorrise con amarezza, tormentandosi i capelli con una mano, dopodichè fece un respiro esageratamente lungo per calmarsi.

Si portò nuovamente la brocca alle labbra e provò a bere l'ultima goccia di birra rimasta al suo interno, chinò il capo verso sinistra facendo comparire sul suo viso una smorfia buffa.

La goccia scendeva con fatica verso le sue labbra e quando finalmente arrivò alla sua lingua lui sorrise soddisfatto.

《Perchè?》chiesero in coro Max e Cristian.

《Bella domanda! Davvero una bella domanda.

Qualche giorno fa abbiamo discusso proprio per questo ed è da allora che non ci parliamo.
Il problema sostanziale, in due parole, per Rossana, è che abitiamo nella stessa casa e questo porterebbe, con un'eventuale nostra probabile rottura, un danno anche alla relazione tra mio padre e sua madre.》mormorò stanco.

Poi deglutii il groppo che gli si era d'improvviso formato in gola.

Ripensare alla situazione che lo attendeva a casa gli creava ancora, nonostante fossero passati un bel po' di giorni, uno stato di malessere generale.

《Che casino!》 borbottò Max.

《Già!》ammise Samuel tamburellando nervosamente con le sue dita sul legno freddo del tavolo.

《E domani come vi comporterete dovendo stare forzatamente assieme prima a casa con i vostri e poi in discoteca con noi?》domandò, ancora frastornato per tutto quanto avesse appena appreso, Cristian.

《Non lo so...ma di certo non voglio pensarci proprio ora!》troncò ormai esausto Samuel.

********

D'altronde come avrebbe potuto confessare agli amici che era da quando erano atterrati a Praga che, infondo, non faceva altro che pensare a lei?

Da un lato non poteva e dall'altro non voleva farlo.

Non poteva farlo perchè era più che certo che loro non lo avrebbero capito: Max per la sua totale inesperienza con le donne e Cristian per la sua assoluta ignoranza verso tutto quanto attenesse alla sfera dei Sentimenti; sentimenti, che suo malgrado, Samuel, aveva iniziato a conoscere con lei.

Dall'altra parte, però, neanche voleva farlo perchè sebbene loro due fossero i suoi più grandi amici, comunque Samuel ci teneva a preservare quella sfera della sua vita, troppo intima e privata per poter diventare oggetto di conversazioni, tra loro, all'interno degli spogliatoi della palestra o davanti a qualche shottino di Gin.

Se li immaginava già mentre lo davano, in sua assenza, per spacciato, per ingenuo o per illuso.

E Samuel non voleva passare per questo e non voleva neanche che si lasciassero scappare dei commenti poco carini su Rossana.

Tutto quello che dovevano sapere lo avevano saputo, il resto doveva rimanere solo suo. Suo e di lei.

Tra l'altro, era quasi certo che ora Sana si stesse frequentado con l'attore, visto che facebook pululava di articoli dedicati a loro.
Lei aveva fatto la sua scelta in quei giorni in cui erano stati lontani, aveva scelto l'altro a lui, quindi ora cosa avrebbe dovuto fare di più?

Certo era stato doloroso vederla fianco a fianco con lui in quella foto rimbalzata ovunque in quel periodo ed il dolore che aveva provato nel guardarli assieme era paragonabile al dolore che si prova quando si ha un paletto conficcato nel cuore mentre alla sua estremità c'e' chi lo gira e lo rigira con veemenza.
E questo gli era servito per capire che se fosse continuata così, se avesse, cioè, continuato a percorrere quella strada così tortuosa e piena di curve si sarebbe di certo schiantato e fatto in mille brandelli e questo, di riflesso, avrebbe potuto fare del male a lei, a suo padre ed a Felicia.

Ora che la ferita iniziava a sanguinare, Samuel iniziava a comprendere perfettamente che tra loro non poteva esserci nulla se non una dannata amicizia e forse questa consapevolezza faceva ancora più male del paletto conficcato nel cuore, ma, in questo caso, almeno, quel dolore atroce lo avrebbe provato da solo senza trascinare all'interno del suo vortice ogni singolo membro della sua nuova famiglia.

Diresse, poi, lo sguardo verso i vetri ombrati della finestra che dava sulle viuzze del centro storico, illuminate solo dalle luci flebili dei lampioni art decò che costeggiavano i marciapiedi ormai gremiti di persone.

La gente passeggiava serenamente lungo il Ponte Carlo, inebriandosi dell'aroma morbido di cannella e di chiodi di garofano che impregnava quell'atmosfera senza tempo regnante dappertutto lì in quella città.

Per qualche istante provò un senso di invidia nei loro confronti.

Samuel avrebbe tanto voluto godersi quel contesto spettacolare ed inaspettato in cui era immerso da giorni, caratterizzato da tante stradine piccole e luccicose, da molti negozietti di antiquariato e dal calore delle vecchie locande posizionate lato via, ma purtroppo, rispetto a quelle persone che stava ammirando da lontano, gli mancava qualcosa a cui da sempre ambiva, ma che raramente aveva provato nella sua breve esistenza: la Serenità.

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