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cap 17: Una notte magica

Quell'abbraccio così improvviso si era rivelato fonte di imbarazzo per entrambi ed ora che ciascuno di loro aveva addosso il profumo dell'altro risultava ancora più difficile ritornare a qualche istante prima di esso.

Samuel si schiarì la voce, le sorrise e poi, senza dire nulla, imboccò le scale per salire su in camera sua.

Lei lo seguì in silenzio.

Quando finalmente furono al primo piano Sana bloccò improvvisamente la sua camminata per affacciarsi alla finestra del corridoio che conduceva alle loro stanze.
Poggiò, poi, la fronte sul vetro che nel giro di qualche istante si appannò nella sua interezza.

Da quel punto si intravedeva il fiume immerso nel verde che poi tanto verde non era più visto che tutto intorno a loro era diventato completamente bianco, ormai: gli alberi lato via, l'erba del loro giardino, i contorni delle abitazioni circostanti e persino il tetto del campanile della città era ricoperto di una coltre di neve soffice.

Da quella prospettiva, se si alzava un po' di più sulle punte, Sana riusciva persino a vedere le sagome delle persone che, lente e serene, lasciavano la chiesa, dopo aver presenziato alla Santa Messa di Natale, per recarsi presso il tepore delle proprie case.

《Te l'ho mai detto quanto la ami?》esclamò d'un tratto rivolgendosi a Samuel che si era fermato qualche metro dietro di lei.

La neve che cadeva lenta e silenziosa nel buio della notte di Natale aveva sempre avuto un nonsochè di magico per lei.

Samuel non le rispose ma in compenso le si avvicinò di qualche passo.

La sua dolcezza, la sua profondità d'animo, la sua bellezza erano tutte qualità che alla lunga avavano iniziato a tormentarlo e lentamente l'avevano sfinito ogni giorno sempre un po' di più.

Ora che lei si trovava lì davanti a lui, con il suo nasino alla francese schiacciato contro i vetri di una finestra appannata, nulla, per lui, poteva essere altrettanto bello ed interessante come quella banale scena con lei da protagonista.

《Sembri una bambina, Rossana》esclamò d'un tratto, posizionadosi di fianco a lei.

Seguirono attimi di silenzio intervallati solo dal suono delle campane che suonavano a festa nonostante fosse notte fonda e dal vociare, sempre più debole, che proveniva dalla loro cucina al piano di sotto.
Così, nella penombra di quel corridoio illuminato solo da una delle cinque applique in ottone e vetro diamantato, Samuel si prese del tempo per osservarla attentamente mentre lei continuava a scrutare il mondo che calmo si addormentava immerso nella magia del Natale.

Bip.Bip. BIP. Bip Bip.

Il silenzio di quegli attimi venne bruscamente interrotto dal suono del telefono di Samuel, che dopo averlo preso dalla tasca dei suoi jeans si affrettò ad aprire quella bustina che lampeggiava con insistenza sul suo display.

Da Cristian

" Martini, io e gli altri ragazzi ci vediamo all' 1:30 davanti al BarCentral e da lì ci muoviamo verso qualche discoteca tipo UpandUp oppure l'Africana...
Ad ogni modo fatti trovare lì che stasera spacchiamo...me lo sento."

Riposò il cellulare in tasca ed indietreggiò di qualche passo da Sana -che sembrava non essersi accorta di nulla- così da poterla guardare meglio: il suo profilo delicato rifletteva alla luce flebile della luna, le sue labbra erano leggermente curvate verso l'alto ed i suoi occhi parevano totalmente persi in qualche punto lì fuori da quella finestra.

Avrebbe potuto scrutarla per ore, instancabilmente.

Era lì difronte a lui, bella e pura come sempre e questo a Samuel bastava.

Non se ne faceva nulla dell'UpandUp, dell'Africana o di qualsiasi altra discoteca tra le più in voga della costa sud-est della penisola, non gli interessava nulla di "spaccare" come diceva Cristian, non gli interessava nulla di rimorchiare delle fighe da paura con minigonne inguinali e tacchi a spillo altissimi.

Non aveva voglia di svegliarsi il giorno dopo e non ricordare neanche il nome della tipa con cui aveva limonato la sera prima ed anche se era già capitata una cosa del genere qualche tempo prima... ora non voleva che questo potesse accadere di nuovo.

Ora a lui bastava quella ragazzetta di un metro e qualche centimetro, con quella tuta blu cobalto e quei capelli legati in una coda perennemente disordinata, con quel viso pulito e quell'espressione da eterna bambina.

Questo era ciò che voleva.

Nessun Mojito, nessun Cosmopolitan, nessun shottino di Vodka, Gin e Wiskey da calare giù, nessuna musica ad altissimo volume che fracassasse i timpani e nessuna cubista strafiga che si dimenava mezza nuda su un cubo qualsiasi di una discoteca qualunque.

Ma solo lei, quella ragazzina con il viso attaccato alla finestra che guardava sognante la neve che lenta e silenziosa cadeva riscoprendo di bianco tutto ciò che trovava lungo il suo tragitto.

Prese il cellulare e rispose al messaggio di Cristian

A Cristian

"Non sono dei vostri, sarà per la prossima"

Lo riposò nella sua tasca e rimase a guardarla fin quando lei non si voltò sorridendogli come solo lei sapeva fare, così si incamminarono assieme verso le loro camere.

《Ci vediamo domani?》esclamò Sana con un tono più squillante del solito non appena giunse a destinazione.
Poi con la mano spinse lentamente la porta di camera sua fino a che questa non si spalancò del tutto.

《Aspetta un attimo qui!》le bisbigliò Samuel, afferandole il braccio e stringendolo forte nella sua presa, tirandola all'un tempo verso di sè.
Poi, si diresse verso camera sua e quando, pochi istanti dopo, ricomparve le pose uno scatolino verde tiffany.

《Questo è per te!》le sussurrò con evidente imbarazzo.

《Cosa?》rispose titubante lei, faticando a comprendere il perchè di quel pacchetto tra le mani di lui: il suo regalo lo aveva già avuto e quella scatolina aveva un qualcosa di familiare per lei, anche se di primo acchito faceva fatica a capire cosa.

《Stamattina quando tu sei uscita, io sono entrato in camera tua in cerca di qualcosa che potesse aiutarmi a capire quali fossero i tuoi gusti.
Io non ho mai fatto un regalo a nessuno, Sana, ...quindi credimi se ti dico che davvero non avevo alcuna idea su cosa comprarti.》
Abbassò lo sguardo grattandosi, in segno di palese imbarazzo, il capo.

《Così ho frugato un po' tra le tue cose e già che ci sono voglio chiederti scusa.》

Poi prese un respiro forte e si sforzò di sorridere, tentando di smorzare la forte tensione che stava provando in quegli istanti che a lui parevano esageratamente interminabili.

《E niente...》riprese.

《Tra le tante cose che ho visto c'è stata una cosa che subito mi ha fatto pensare a te.》ammise spostando lo sguardo altrove evitando di incrociare gli occhi di lei che intanto lo scrutavano con fare dubbioso e confuso.

《Così sono andato in giro per la città, cercando qualcosa che almeno gli si avvicinasse
ma nulla di quello che vedevo tra le vetrine era così, come dire..., bello.》

Poi, si fermò per prendere fiato.

Si avvicinò un po' di più a lei che nel frattempo continuava ad osservarlo nel vano tentativo di cercare di comprendere cosa stesse, con tanta fatica, tentando di dirle.

《Quindi, ora, in questo pacchetto c'è qualcosa che è già tuo, ma che da oggi, se tu vorrai, sarà anche un po' mio!》

Il cuore gli batteva sempre più forte e le mani gli iniziarono a sudare.

Apri!》le sussurrò.

Lei sciolse il nastrino e quando finalmente aprì lo scatolino vide quella collanina,

la sua collanina.

《Non capisco...》ammise.

《Quando ho aperto quel cassetto, strapieno di collane ed oggettini vari,
questo ciondolo mi è subito saltato all'occhio, insomma, l'ho subito notato tra tutto il resto.
Questa stellina così piccola e lucente l'ho subito associata a te, Rossana!》le disse d'un fiato.

《Sa-Samuel》provò ad interromperlo lei con voce tremante.

Da un lato Sana temeva ciò che sarebbe potuto accadere una volta che lui avrebbe deciso di proseguire, ma, dall'altro, l'emozione per quel momento così surreale ed inaspettato cresceva prepotentemente in lei.

《Non lo so, non so spiegarti》continuò lui imperterrito.

《L'ho subito notata tra tutto il resto, proprio come, qualche tempo fa, ho notato te tra tante!》avanzò di qualche passo verso di lei.

I loro sguardi si incrociarono, i loro visi si avvicinarono e le dita delle loro mani si sfiorarono.

Sana abbassò lo sguardo, tradendo, sul volto, un forte imbarazzo: le sue guance erano diventate d'un tratto più rosse e più calde di quache minuto prima.

Sana, ho provato a fingere che non provassi nulla per te, ho provato a lottare con tutte le mie forze per evitare di provare quello che provo quando mi sei accanto.

Ma ora non ce la faccio più!》

Prese la sua mano e la strinse forte tra le sue.

Lei lo lasciò fare non avendo nè la forza nè la voglia di respingerlo ancora.

Io-voglio-stare-con-te!》le disse, questa volta, scandendo bene le parole.

Poi si avvicinò ancora di più al suo volto mentre con le mani le cinse i fianchi.

Il suo respiro era sempre più accelerato ed il suo cuore sembrava scoppiargli dentro al petto.

I loro sguardi si incrociarono per qualche attimo fino quando lei non provò a sfuggire al suo tentando di abbassare il viso, movimento che però fu bloccato prontamente da lui che così le impedì di sottrarsi alla sua presa.

Subito dopo, delicatamente, iniziò ad accarezzarle la guancia disegnandoci su con il pollice dei piccoli cerchi concentrici.

I loro respiri divennero sempre più affannati e le loro labbra sempre più desiderose di ritrovarsi.

La spinse piano verso il muro, si chinò verso destra ed iniziò a baciarle lentamente la guancia mordendola delicatamente di tanto in tanto.

Più sentiva le labbra di lui su di sè e più le sue gambe le iniziavano a tremare.

Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal momento: era così vicina a lui che poteva persino sentire il suo soffio addosso ed annusare il suo inconfondibile odore.
Quando lui si avvicinò, involontariamente, al suo orecchio e lei percepì il suo respiro affannato e caldo contro la sua pelle credette definitivamente di impazzire.

Samuel si spostò piano sulle labbra ed iniziò a darle piccoli baci casti chinandosi prima verso destra e poi verso sinistra a ritmo costante.

Poi si allontanò di poco da lei, la guardò per qualche secondo, la vide lì, tra le sue mani, con le guancia un pò più rosse e gli occhi chiusi.

Ritornò allora alle sue labbra disegnandone il loro contorno con la lingua e quando lei lentamente le socchiuse lui finalmente assaggiò il suo sapore.

Si avvicinò a Sana ancora di più spingendola, questa volta, con più forza verso il muro e premendo con più foga il suo corpo contro quello di lei.

Sana ansimò.

Prese, ancora, dapprima la sua mano sinistra portandola verso il muro e poi fece lo stesso anche con la sua mano destra.
Avvicinò ancora di più il suo corpo a quello di lei fino a quando non si unirono in un incastro perfetto.

《Io...io non so, se è giusto quello che stiamo facendo, Samuel》gli bisbigliò Sana con voce tremante, scostandosi di qualche centimetro dal suo viso.

《Shhhh 》le sussurrò, poggiando il suo indice sulle labbra umide di lei.

《Lo so che forse non è giusto, ma mi sta piacendo tanto!》le sorrise.

Poi riprese da dove aveva interrotto.

Così, quella notte, assaporarono insieme, per la prima volta, il gusto della novità,
il gusto della dolcezza ed il gusto dell'amore.

L'amore che solo a quell'età si può conoscere in quel modo così puro ed incontaminato.

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