cap 15: Vigilia di Natale.
Era la mattina del ventitrè Dicembre e mentre il sole, tiepido ed incostante, entrava dalle fessure della persiana della camera di Samuel lui continuava a girarsi ed a rigirarsi imperterrito nel letto faticando, però, a trovare una posizione comoda.
Era già da parecchio che fissava il soffitto di camera sua mentre con la mente ripercorreva tutte le parole dette ed ascoltate e tutte le emozioni provate il giorno prima.
Più pensava a quanto gli avesse confidato Sana e più la ricordava fragile e piccola tra le sue braccia.
Ricordava ogni cosa della sera precedente, ricordava mentre l' aveva stretta a sè,
ricordava i singhiozzi di lei contro il suo petto, ricordava il profumo dolce dei suoi capelli.
Samuel quella mattina si sentiva parecchio turbato, qualche ora prima, infatti, avrebbe voluto prenderla, asciugarle le lacrime e poi baciarla.
Avrebbe voluto assaggiare il sapore amaro di quelle lacrime per poi assaporare l'essenza dolce delle sue labbra.
Ma non era andata esattamente come lui avrebbe voluto: lui la baciò teneramente sulla fronte, poi, però, si chiuse la porta alle spalle e ritornò stremato in camera sua.
Ora, mentre percepiva lo scorrere lento ed inesorabile delle ore, si trovava a chiedersi ossessivamente come avrebbe dovuto comportarsi con lei, specie dopo tutto quello che li aveva uniti la sera precedente.
Avrebbe dovuto fingere che nulla fosse accaduto per non metterla a disagio?
oppure le avrebbe dovuto preparare il caffè macchiato proprio come piaceva a lei
così da farle capire quanto importante fosse diventata di punto in bianco per lui?
Aveva l'impressione che quelle domande gli rimbalzassero come delle palline di ping pong dall'emisfero sinistro a quello destro del suo cervello ininterrottamente.
Si alzò di scatto dal letto restandoci seduto per qualche istante.
Da quella prospettiva aveva difronte a sè la porta.
Più la fissava e più faceva fatica a trovare il coraggio di aprirla.
Cosa avrebbe dovuto dirle non appena l'avrebbe incrociata giù in cucina?
Sentiva il suo cuore scoppiargli dentro al petto.
Aveva paura di rivederla ma allo stesso tempo ne aveva una voglia matta.
Quella sensazione di malessere si faceva a mano a mano sempre più intensa.
Provò a premere forte l'indice ed il medio di entrambe le mani contro le tempie per alleviare quel loro pulsare così irregolare e veloce ma più passavano i minuti e più il mal di testa, con cui si era svegliato qualche ora prima, diventava sempre più forte ed insopportabile.
Quando ad un tratto sentì bussare contro la sua porta, quel rumore così veloce ed insistente gli sembrò più assordante e fastidioso del solito, così chiuse d'istinto gli occhi ed emise un breve e debole lamento.
Dopo che finalmente quel suono insopportabile cessò, aprì di nuovo i suoi occhi stranamente più pesanti del solito ed aspettò che la porta si aprisse del tutto.
Lentamente questa si spalancò accompagnata da un flebile cigolio e da dietro di essa Samuel scorse il viso sorridente di lei.
《Ehi, dormiglione !》esclamò Sana
《Affacciati sta nevicando!》gli disse, dirigendosi verso la finestra che dava sul giardino di casa, per poi, senza alcun preavviso, tirare su le veneziane lasciando entrare i colori del mattino in quella camera così buia e silenziosa.
Lui socchiuse le palpebre per cercare di filtrare quel fascio di luce che dritto e prepotente puntava verso i suoi occhi ancora assonnati.
Poi diresse il suo sguardo verso lei.
La guardava mentre si muoveva veloce e serena, la sentiva mentre, con fare indaffarato, gli farfugliava qualcosa destinata però a rimanergli sconosciuta essendo la sua attenzione, in quel momento, rivolta solo ed unicamente verso il suo bianco e contaggioso sorriso.
Quelle fossette lungo i lati delle sue labbra che si formavano ogniqualvolta sorrideva lo avevano sempre fatto impazzire, pensò, mentre con estrema lentezza si dava lo slancio per alzarsi dal suo letto caldo e sfatto.
Per un attimo ciò che lei gli stava dicendo passò in secondo piano.
Poi smise di fissarla e con calma la raggiunse verso la finestra.
Si affacciò sporgendosi un po' di più dal davanzale e da quella prospettiva notò lì, nel suo giardino, Tommaso e Felicia chiacchierare sereni tra loro mentre la neve lenta cadeva giù imbiancando tutto.
Diresse poi la sua attenzione a qualche metro di distanza dai genitori, verso Max e Cristian che in quel momento erano intenti a tirarsi la neve a vicenda, gli scappò un sorriso divertito notando che, come sempre, Max in quella zuffa stava avendo la peggio:
" E' inutile, non ci sa proprio fare" pensò tra sè e sè.
Poi diresse il suo sguardo verso Martina, Marika ed il grande omino di neve che lentamente, tra loro, prendeva forma.
《Cavoli, non me ne ero accorto!》esclamò lui entusiasta.
《Ora scendo!》continuò.
Lei gli sorrise e poi, in silenzio, chiudendosi la porta alle spalle, lo lasciò da solo.
Samuel si fermò per qualche attimo dietro ai vetri imbiancati della finestra osservando
il vialetto che conduceva verso casa sua mentre lentamente si riempiva di neve fitta e soffice.
Tutto lì intorno, d'un tratto, era diventato bianco e magico.
Poi, volse il suo sguardo verso il padre e Felicia, Tommaso rideva e gesticolava come se in quel momento le stesse dicendo qualcosa di buffo e lei seguiva i suoi movimenti, sorridendogli serena.
Spostò, ancora, la sua attenzione verso Sana, aveva le guancia che per il freddo erano diventate un po' più rosse ed il castano dei suoi capelli era intervallato dal bianco della neve che morbida e compatta le si stava poggiando addosso.
Mentre osservava quella scena pensò a quante cose fossero cambiate rispetto a solo qualche mese prima.
Il suo rapporto con il padre,
una casa nuova,
la scuola,
gli amici,
Rossana.
E questo gli bastò per realizzare che in quel momento aveva più di quanto avrebbe mai potuto desiderare.
Una volta che si vestì, si sistemò i capelli ed indossò il giubbino lanciato con stizza sulla poltrona della sua camera dopo la discussione con il padre il giorno prima, Samuel scese giù raggiungendo gli altri in giardino e fu proprio nell'istante in cui uscì dalla porta d'ingresso che impattò con Rossana la quale arrestò la sua corsa tra la neve contro di lui.
Quell'improvviso ed imprevisto contatto con lei gli permise di affondare il viso nei suoi capelli ed, al contempo, di respirarne profondamente lo stesso profumo dolce della notte precedente.
Poi con un'espressione a tratti buffa Sana si staccò da lui e dopo averlo tirato verso di sè gli bisbigliò qualcosa che all'inizio lui, in mezzo a tutto quel baccano, fece fatica a comprendere.
Così si chinò un po' di più verso di lei per cercare di ascoltare meglio la sua voce ormai rauca ed intermittente e quando finalmente la isolò rispetto alle risa divertite di chi li circondava capì.
《Non ho mai riso così tanto!》gli sussurrò, felice.
E lui in quel momento avrebbe voluto risponderle:
"ed io non ho mai pensato che sarei potuto essere così felice solo standoti accanto!"
Ma evitò di sganciare quella bomba e le rispose solo: 《Anche io!.》
Così mentre il mondo fuori era in movimento tutti loro erano fermi e poco importava che fuori facesse freddo, che nevicasse o che piovesse.
Tutto ciò di cui avevano bisogno, quel giorno, era lì, in quella casa.
Ventiquattro Dicembre
Quella mattina tutto sembrava più calmo del solito, nella casa regnava il silenzio e dalla strada provenivano piccole grida felici di bambini che giocavano nel parco qualche metro più avanti.
Samuel si voltò verso la sveglia sulla quale lampeggiava in rosso l'ora: erano già le 11:00 e lui come sempre era in ritardo sulla sua tabella di marcia.
Si alzò lentamente dal letto e tirò su la persiana, la neve piano piano stava inziando a sciogliersi al sole e per le strade iniziava a crearsi una piccola folla di turisti attorno alle bancarelle posizionate lato via.
Si sgranchì e fece una decina di addominali come il suo solito, poi, si guardò allo specchio ed il suo riflesso continuava a convincerlo poco: aveva da un po' di tempo un'espressione di stanchezza sul volto che proprio non voleva andare via.
Si lavò la faccia con acqua fredda e si passò le mani umide nei capelli cercandogli una forma più consona che lo rendesse quantomeno più presentabile.
Uscì da camera sua e scese le scale che conducevano verso il piano di sotto, poi, entrò in cucina.
Le persiane erano socchiuse e nell'aria c'era un ottimo profumo di caffè appena fatto.
Si sedette sulla poltrona difronte alla vetrata che affacciava in giardino e tirò un respiro di sollievo.
Era tutto perfetto, pensò.
Si guardò intorno e nonostante la cucina quella mattina fosse più disordinata del solito comprese quanto amasse quella casa così calda e ormai così familiare.
Ciò che amava di più era soprattutto quando in quella casa regnava il silenzio ed essendo conscio che con lo svegliarsi del resto dei coabitanti quella sensazione di pace sarebbe svanita presto decise di assaporarsela fino in fondo.
Quegli attimi di calma profonda svanirono, però, non appena sentì il cigolio delle scale ed il rumore dei passi leggeri e svelti addentrarsi verso la cucina, così si alzò dalla poltrona e si sedette difronte alla TV accendendola.
《Io scendo per fare le ultime compere, a te farebbe piacere ricevere qualcosa in particolare stasera?》gli domandò Sana non appena lo scorse dall'altra parte del tavolo, poi gli si sedette di fianco.
《Perchè noi due dobbiamo farci un regalo per Natale?》le chiese interdetto Samuel, mentre con lo sguardo scrutava ogni suo minimo movimento sperando in una sua improvvisa risata fragorosa accompagnata da un " Suvvia, sto scherzando! ".
《Ma che domande!》gli sorrise, poi si diresse verso la porta di casa, l'aprì ed uscì fuori lasciando dietro di sé la scia del suo profumo.
"Ma perchè proprio a me?" borbottò.
Si alzò dalla sedia, spense la TV e posò sul lavabo la tazza di caffè ancora semipiena.
Salì di nuovo al piano di sopra con uno stato d'animo ben diverso da quello con il quale si era svegliato poco prima.
Prima di entrare in camera sua si affacciò nella camera di Sana e non resistette alla tentazione di entrarvici: aveva urgentemente bisogno di spunti che lo ispirassero su cosa regalarle.
Non aveva la minima idea di quali fossero i suoi gusti.
Certo, era palese che amasse tutto quanto fosse l'elegante e lo chic, ma non disdegnava neanche lo stile sportivo ed il rock.
Iniziava a provare una estrema voglia di chiamarla per annullare tutto, per dirle che non voleva alcun regalo da lei e che anche lui si sarebbe comportato altrettanto.
Tuttavia, dopo un'iniziale momento di titubanza, decise di desistere, anche se era da un po' che le cose tra loro iniziavano ad andare per il verso giusto, l'equilibrio raggiunto era tuttavia assai precario e qualsiasi cosa avrebbe potuto innescare fraintendimenti a catena e molteplici liti.
Così frugò nei cassetti dell'armadio, nella scarpiera e negli scaffali delle borse.
Ma nulla sembrava averlo colpito in modo particolare.
Passò, poi, alla toletta e notò che aveva tantissimi profumi, così ne spruzzò uno a forma di stella nell'aria e ricordò che era lo stesso che aveva addosso quando la baciò a casa della nonna.
Aprì, poi, un cassetto, di quelli piccoli quasi invisibili, che sbucavano dal comò e lì vide una collanina, tra le tante, piccola e lucente con un ciondolo a forma di stella.
Quella collanina così delicata e semplice, pensò, potesse aiutarlo nella scelta del suo regalo per lei.
Così, poco più tardi scese per le vie della città ed entrò in gran parte dei negozi in centro in cerca di qualcosa anche solo simile alla collanina che stringeva forte tra le mani.
Ma tutto era o troppo grande, o troppo costoso, o troppo eccessivo e nulla rispecchiava Sana come quella stellina.
La gente per strada correva indaffarata e distratta, i bambini urlavano felici, gli alberi lungo il viale erano illuminati da piccole lucine intermittenti, le canzoni di Natale risuonavano per le vie della città ed i fiocchi di neve cadevano, lenti e soffici, sui passanti.
Le ore erano trascorse veloci e la mattina aveva lasciato, presto, il posto al tardo pomeriggio, Samuel aprì la mano nella quale stringeva tanto ardentemente quella collana ed iniziò a pensare che forse non avrebbe trovato nulla che gli si avvicinasse.
Si tolse il cappello di lana nero che aveva indosso, vi scrollò la neve che lo aveva quasi del tutto ricoperto e poi sbuffò. Oramai sarebbe dovuto rincasare a breve ed ancora non aveva la più pallida idea di cosa comprarle.
Alzò gli occhi verso l'orologio del campanile che in quell'istante segnava le 18:30 poi si girò intorno notando che gran parte dei negozi avesse già chiuso.
Fu proprio allora che, preso dallo sconforto del momento, si ricordò il perché avesse sempre odiato tanto fare regali.
Lo considerava un inutile spreco di tempo e di energie visto che si rischia di diventare pazzi in cerca di qualche cosa che poi, la stragrande maggioranza delle volte, non corrisponde neanche lontanamente al gusto del destinatario e finisce, così, sepolta in un cassetto della biancheria o peggio ancora in qualche bidone della spazzatura.
Oramai era allo stremo, aveva freddo e fame ed era anche molto demotivato e stanco.
Così proprio mentre stava per tornarsene a casa vide, come per magia, una piccola libreria nascosta in un grande vecchio portone di legno.
Da quella distanza riusciva a sentire persino le musichette dei presepi animati che erano posizionati, secondo un ordine crescente, in vetrina.
Decise di entrarvici.
Quella libreria sapeva di antico, di storia, del tempo che lentamente ed inesorabilmente era passato.
Era piccola ed accogliente e le scaffalature erano tutte accuratamente ricoperte da luminosi e vivaci addobbi natalizi.
Non appena fu dentro si tolse il cappello e si avvicinò al bancone.
《Buonasera giovanotto ha bisogno di una mano?》gli chiese un'anziana signora con due grandi occhi vispi nascosti dietro a degli ingombranti occhiali neri, non appena lo vide entrare.
Samuel le sorrise con imbarazzo.
《Vorrei vedere qualcosa di carino per una ragazza》
《Speciale?》gli chiese curiosa la vispa signora.
Samuel non le rispose, ma l'espressione di imbarazzo sul suo volto fu subito colta dalla signora che si lasciò scappare un sorriso divertito.
《Vieni qui, da questa parte, ho tutto ciò che potrebbe fare al caso tuo.》 esclamò indicando con il suo indice ossuto ed a tratti tremante uno scaffale su cui vi erano tanti oggettini piccoli e luccicanti.
Tra quelli, Samuel, notò un portachiavi di cristallo a forma di stella che alla luce assumeva sfumature di colori diversi.
Lo raccolse, lo girò tra le mani ed osservò il riflesso arcobaleno che da questo proveniva.
Lo acquistò ed una volta salutata la vispa signora tornò a casa.
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