cap 10: Il primo bacio.
Il giorno dopo Samuel e Sana si incontrarono nel cortile della scuola.
Sana quella mattina gli aveva a stento rivolto un saluto e Samuel, non appena la ebbe vista, aveva da subito percepito che qualcosa in lei fosse diverso.
La osservava mentre parlava con le amiche, all'apparenza sorridente e gioiosa come sempre, tuttavia, dagli sguardi fugaci e distaccati che ogni tanto gli indirizzava lui capì che si stava man mano chiudendo a riccio nei suoi confronti e solo questo pensiero bastò per farlo alzare di scatto dalla gelida panchina sulla quale era seduto per poi avvicinarsi a lei che, dopo il suono stridulo della campanella, aveva iniziato ad incamminarsi verso il cancello della scuola.
《Ti posso parlare?》le bisbigliò, fermandosi alle sue spalle.
Lei si voltò verso di lui senza dargli alcuna risposta.
D'un tratto, in quel momento, un freddo vento di dicembre si alzò portando con sè le foglie del giardino circostante che lentamente iniziarono a volare su in cielo formando un vertice di colori e profumi, il cielo ombrato, iniziò a minacciare pioggia ed in lontananza si iniziarono ad udire i primi tuoni ed a percepire piccoli bagliori qua e là tra le nuvole scure.
Rossana socchiuse gli occhi per evitare che qualche granello di terra potesse entrarvici e trattenne il respiro oramai quasi nauseata da quel forte ed insistente profumo d'erba appena tagliata.
Lo vedeva lì difronte a lei, con lo sguardo basso ed i suoi capelli neri un po'piu ribelli, da quella distanza percepiva perfino il suo profumo fresco e deciso, poi puntò il suo sguardo sulle sue labbra, erano belle, pensò.
Dannatamente belle.
Chiuse gli occhi per qualche istante ricordando che quelle sue labbra così morbide e soffici, qualche ora prima, si erano posate sulle sue, che il respiro di lui si fosse mescolato al suo e che il suo profumo fosse rimasto imprigliato tra le maglie del maglione che aveva indosso la sera precedente.
Doveva costringersi a non ricordare quanto fosse stata bella la sensazione di averlo a pochi centimetri da lei e soprattutto doveva costringersi a non ricordare quanto quel bacio così spontaneo e puro le fosse piaciuto da matti.
《Sana, ci sei?》le chiese notando il suo silenzio.
Quel silenzio iniziò a provocare forti emozioni contrastanti in lui.
Perché ce l'aveva con lui?
E soprattutto, perché quel suo silenzio iniziava a pesargli così tanto?
Il giardino ormai era deserto ed intorno a loro era rimasto solo qualche insegnante ritardatario che si affrettava a valcare il portone della scuola ed in cielo v'era uno stormo di rondini, che in modo alquanto ordinato e silenzioso, si dirigeva verso sud.
Sana abbassò lo sguardo non appena udì Martina e Marika chiamarla dalla finestra della sua aula, poi si voltò verso di loro e si sforzò di sorriderle, da lì aveva una visuale completa della classe e la classe, tutta, aveva lo sguardo puntato su di loro.
Quella situazione in cui loro due erano al centro dell'attenzione dei compagni la metteva parecchio disagio sapeva già che, poi, avrebbe dovuto dare delle spiegazioni alle amiche e proprio non le andava di affrontare quell'argomento con nessuno.
Il fatto che lui l'avesse baciata e poi se ne fosse andato l'aveva fatta sentire usata da chi oramai si fidava ciecamente.
Al solo pensiero della delusione che aveva provato la sera prima le salì un senso di rabbia e smarrimento così forte da portarla a voltargli le spalle in silenzio, per poi dirigersi verso il cancello.
Fu dopo quell'ennesimo comportamento atipico di lei, che Samuel decise di insistere per capire cosa le fosse preso.
La afferrò per un braccio e con forza e sotto gli occhi divertiti ed a tratti dubbiosi di tutti, la trascinò verso la panchina sulla quale era seduto fino a qualche secondo prima.
《Ahi, Samuel ma che vuoi?》 si ribellò lei, mentre cercava di togliere la mano grande di lui dal suo braccio quasi dolorante.
《Ti ho mandato un messaggio ieri sera, perchè non mi hai risposto?》le domandò, stringendo ancora di più la presa.
《L'ho visto stamattina!》gli rispose, abbassando di colpo il suo sguardo quasi come se, in quel momento, si sentisse in colpa verso di lui per il suo atteggiamento scostante e freddo.
《E perchè stamattina mi stai evitando?》controribattè lui.
Poi, smise di puntare i suoi occhi in quelli di lei ed iniziò a guardare altrove, quella domanda lo fece sentire d'un tratto, fragile.
《È una tua impressione》gli urlò, indietreggiando sempre più da lui.
《Dici? io credo che ci sia qualcosa sotto, sei stranamente pensierosa e silenziosa,
ti ha forse infastidita che me ne sia andato ieri senza avvisarti?》le chiese,
poi, lasciò definitivamente la presa.
Indietreggiò qualche passo da lei ed infine provò a chinarsi per guardarla meglio negli occhi.
《No! Non è per questo!》abbassò di colpo il tono della voce che divenne, in quel momento, a tratti incostante.
《E allora per cos'è?》le domandò, con insistenza, Samuel.
Provava a puntarle gli occhi nei suoi ma lei continuava ad evitare il suo sguardo.
Si era piano assentata e sembrava non ascoltare più ciò che lui le stava dicendo.
Sana, dal canto suo, non sapeva cosa avrebbe potuto rispondergli.
Lui credeva che lei non si fosse accorta di nulla la sera prima.
Come avrebbe dovuto dirgli che in realtà aveva sentito tutto?
Come avrebbe dovuto dirgli che l' aveva delusa andandosene via da lei dopo quel bacio?
Era confusa, delusa e frastornata e quel miscuglio di sensazioni la indussero a non riuscire più a trattenere il pianto.
Aveva troppe emozioni sotto pelle e faticava a tenerle ferme lì in bilico.
Le lacrime le iniziarono a scorrere sul viso mentre lei, con il polsino della sua camicetta bianca, provava ad asciugarsele una ad una evitando accuratamente di farsi scorgere dagli amici in quello stato.
Poi si lasciò cadere sulla panchina, sfinita.
Samuel, rimase impietrito davanti a quella scena così inusuale, non l'aveva mai vista piangere così tanto e questo lo matteva parecchio a disagio.
Le si sedette difianco e sul viso tradiva un'espressione di preouccupazione e confusione.
La guardava mentre provava a tirare indietro le lacrime che prepotenti continuavano imperterrite a bagnare le sue guancia rosse.
I suoi capelli, raccolti in una grande coda, lasciavano scoperto il suo viso poco truccato e che mai come allora la faceva sembrare più bambina e soprattutto più indifesa del solito.
《Sana, che hai?》le chiese, mentre con dolcezza avvicinava il suo volto a quello di lei.
Era a disagio e parecchio in difficoltà.
Se c'era una cosa che odiava più di tutto era proprio vedere piangere qualcuno davanti a lui, il pianto stranamente lo metteva in difficoltà, non sapeva come gestirlo e soprattutto cosa fare o dire per consolare qualcuno in difficoltà.
Lui che calcolava tutto nei minimi dettagli, lui che sapeva sempre cosa fare e dire, quando vedeva piangere un amico, un conoscente ma anche un estraneo, rimaneva inerte quasi come se temesse che ogni suo gesto ed ogni sua parola fosse fuori luogo.
Con Sana ancora di più.
Lei che non piangeva mai, lei che rideva sempre, ora era lì davanti a lui in lacrime.
E per di più lui ne era la causa sebbene faticasse a capirne il motivo.
《Non avresti dovuto farlo!》gli urlò lei, esausta.
《Cosa? Mi dici cosa? andarmene senza avvisarti?》le domandò, alzando di poco il tono della voce.
《No, baciarmi senza chiedermi il permesso!》gli urlò, tra un singhiozzo e l'altro.
Dopo aver udito quella frase, Samuel, rimase immobile su quella fredda panchina faticando a trovare le parole da dirle ed anche quelle da non dirle.
Rimase interdetto e privo di forze e di energie perchè fino a qualche istante prima non aveva la minima idea che Sana si fosse accorta di quel bacio, invece, lei aveva sentito tutto e quel bacio, ora, non era più solo un suo piccolo segreto come si era ripromesso la sera prima.
《Cosa? ma l'hai sognato, forse!?》le rispose, provando a fingere di non capire.
《Non provare a dirmi che me lo stia inventando, Samuel, le tue labbra erano sulle mie!》gli urlò, alzandosi di colpo e puntando i suoi occhi umidi in quelli di lui.
Samuel, degludì, e cercò di soppesare le parole di lei.
Oramai era chiaro che lei se ne fosse accorta e fingere di non capire sarebbe servito ad inasprire ulteriormente gli animi tra loro.
《Ok, scusa... credevo dormissi. Perchè non mi hai allontanato, Sana?》
Le bisbigliò imbarazzato, poi di colpo abbassò lo sguardo.
《Non lo so!》si risedette, stremata, difianco a lui.
《Ma perché piangi così tanto? era solo un un bacetto, Sana.》
Provò a smorzare la tensione ma quella sua affermazione così affrettata ebbe l' effetto opposto su di lei.
Dopo aver udito quella frase tutte le cellule nervose di lei iniziarono a rimbalzare da una parte all'altra del suo corpo.
Sana alzò lo sguardo verso di lui mentre con le mani stringeva con rabbia i pugni.
Inspirò, cercando di trovare un minimo di tranquillità nella parte più profonda di lei, ma il training autogeno, quella volta, sentiva non sarebbe servito a nulla.
Quella risposta così superficiale da parte sua non se la sarebbe mai aspettata e soprattutto non proprio ora che si stava mostrando a lui così vulnerabile e fragile.
Raccolse, tutte le forze che aveva e si alzò, nuovamente, ormai furiosa, dalla panchina.
《Samuel, forse tu sei abituato a baciare in giro...
Difatti, la tua reputazione da bello e dannato ti ha sempre preceduto,
ma io avevo deciso di darti una chance, cercando di andare oltre le apparenze, specie con te...
Ed avevo creduto che tu, non eri quello che apparivi di essere, ma eri molto-molto di più.
Purtroppo, però, devo ricredermi.
Forse, per te sarà stato solo un bacetto.
Forse, per te sarà stato uno dei tanti baci sprecati che hai regalato senza cuore,
forse per te non è significato nulla.》
Si fermò prendendo un respiro più forte.
Stava urlando ed ormai tutti li stavano ascoltando ma a lei, questo, importava poco.
Sul volto dei compagni di classe, l'espressione divertita aveva lasciato spazio ad un'espressione di curiosità mista a preoccupazione.
Samuel, la guardava mentre gli urlava contro presa dall' ira che la stava assalendo.
Lei era lì davanti a lui ed in quel momento era irriconoscibile.
《...ma quello per me era il mio primo bacio...
e tu me l'hai rubato, classificandomelo, poi, come uno dei tanti!》gli urlò esausta, si asciugò le ultime lacrime e poi si allontanò veloce da lui.
Samuel restò d'un tratto fermo e le sue parole gli si bloccarono in gola, quella rivelazione gli provocò uno strano effetto.
Era bello sapere di essere stato il primo per lei ma era anche brutto sentirsi dire che le aveva rubato un bacio.
Si lasciò cadere sulla panchina e strinse la testa tra le mani.
Quelle parole gli fecero male, più male di quanto si aspettasse.
"Avevo deciso di darti una chance" sentiva rimbombarsi nella testa quella frase
che gli faceva male più di tutto il resto.
Che cosa voleva dire "la tua reputazione da bello e dannato ti precede?" si chiedeva perplesso.
Perché doveva essere classificato così da lei?
In un solo colpo aveva distrutto tutto.
L'aveva persa anche come amica, e questo, oramai, non poteva più permetterselo.
Dopo poco la raggiunse in classe e dopo di allora non ebbe più nè modo nè voglia di parlarle.
Sana, quel pomeriggio lo trascorse con Martina e Marika, assieme decisero di ritagliarsi del tempo per loro visto che era da parecchio che non passavano un pomeriggio spensierato come i vecchi tempi.
Sana tra le tre, era quella più indaffarata e tra il teatro e le riprese del telefilm era quasi sempre irreperibile, poi negli ultimi tempi, tra la ristrutturazione della casa nuova ed i loro genitori lei e Samuel erano quasi sempre assieme e questo la portava a ridurre il tempo per il resto.
Così dopo un pomeriggio passato al nuovo centro commerciale seguirono il cinema ed il BARcentral la sera.
L'argomento "Samuel" era stato da loro accuratamente evitato, Sana era troppo scossa e nervosa dopo la discussione della mattina e Martina e Marika decisero di darle tregua.
Di ritorno a casa, però, Sana vide in lontananza una sagama maschile davanti al suo portone.
Man mano che gli si avvicinava notava dei dettagli sempre maggiori.
Dalla postura rigida della sua schiena, quell' uomo, sembrava nervoso ed in attesa di qualcosa.
Aveva i capelli neri, ma il volto, a quella distanza ancora non era ben visibile.
Indossava un giubbino grigio sbottonato e da sotto era evidente una maglia blu cobalto.
I suoi jeans erano scuri con qualche lieve strappo sulle ginocchia.
Aveva il capo chino e le mani in tasca.
Quando finalmente, gli si fu avvicinata abbastanza, capì che si trattava di Samuel.
Non appena la vide le accennò un sorriso poi lentamente le si avvicinò.
I suoi capelli neri erano mossi dal lieve vento che si era appena alzato ed i suoi occhi erano stanchi.
《Che ci fai qui?》gli chiese, quando furono un po' più vicini.
Lui, si girò dandole il profilo, alzò la testa e con lo sguardo si fermò alla luna che piena
si ergeva, chiara e luminosa, nel cielo.
Poi, inspirò sonoramente, ed espirò piano.
Vedendo che faticava a trovare le parole Sana lo precedette.
《Samuel, la colpa è mia, credevo fossi diverso.》ammise abbassando lo sguardo.
Samuel si voltò verso di lei e senza dire alcuna parola aspettò che lei continuasse.
《Io ho sempre saputo tu chi fossi e cosa facessi.》sbuffò lentamente. Poi continuò.
《Insomma, tu devastavi la classe ogni tre secondi, tiravi calci alle sedie e discutevi con i prof. Come ho potuto pensare, che in questo periodo, fossi cambiato così tanto?》si voltò, di colpo verso di lui, che nel frattempo incassava anche quell' ennesimo colpo.
《Perchè mi stai dicendo queste cose, Sana?》le chiese, a voce bassa.
Poi si chinò per terra, prese una piccola pietra e la tirò più lontano che poteva.
Con lo sguardo seguì il percorso di quel sassolino fino a quando non scomparve nel buio.
《È semplice, Samuel... quello che è successo ieri sera, è un riflesso di quello che sei.
Insomma, parliamoci chiaro, sei stato eletto per due anni il più bello del liceo.
Il giornaletto della scuola ti ha dedicato tantissimi articoli.
Le ragazze quando ti vedono impazziscono.》
《Quello che stai dicendo è tutto vero...ma credevo che tu fossi diversa dalle altre proprio per la tua sensibilità e la tua profondità d'animo.》si fermò per un attimo e si voltò a guardare nuovamente la luna.
Da quell' angolazione, pensò Sana, il suo profilo era ancora più bello.
《Insomma voglio dire, tu mi sei sempre piaciuta, anche quando non ti sopportavo, perchè non ti fermavi mai alle apparenze, per la tua forza e tenacia ed anche perché eri contro le etichette sterili di chi te le affibia solo perché si annoia di andare oltre.》si voltò di colpo verso di lei, la guardò per qualche secondo, poi si girò altrove.
《Quindi? Non capisco cosa c'entri.》gli chiese Sana, con aria confusa.
《C'entra, eccome, se c'entra...
È vero che fino a qualche mese fa combinavo casini in classe ed è vero che il giornaletto della scuola mi abbia dedicato qualche articolo, così come è vero anche che piaccia alle ragazze. Ma questo non fà di me tutte queste cose...
Come vedi, non sono un bullo, nè tanto meno una star del liceo e neanche uno che va a farsi le ragazze in giro.》
Si interruppe per un attimo cercando di trovare le parole per continuare.
《Insomma, guardami, trovo difficoltà persino a parlare...
Come potrei essere come tu mi stai dipingendo? 》
Sana, provò a farfugliare qualcosa ma lui la interruppe subito dopo.
《Ieri...》si fermò per un attimo e si voltò a guardarla.
Poi riprese.
《Non sei stata la sola a dare il primo bacio,
quindi dimmi tutto quello che vuoi, ma non trattarmi così...
come se per me non fosse cambiato nulla!》le disse abbassando lo sguardo.
《Comunque, ti chiedo scusa!》continuò.
Sana lo guardò interdetta ed il viso, d' un tratto, assunse un'espressione colpevole.
Abbassò lo sguardo per evitare di incrociare quello di lui.
Era in imbarazzo e si sentiva tremendamente in difetto nei suoi confronti.
Samuel si voltò a guardarla nuovamente e notò che alla luce della luna piena fosse ancora più bella.
I suoi lunghi capelli avevano assunto riflessi argentei e le sue labbra carnose erano colorate di una tinta che era un mix tra il rosso ed il fuxia.
《Sana, tu mi piaci!》le disse, puntando i suoi occhi in quelli di lei.
Sana lo fissò per qualche frazione di secondo come se faticasse a comprendere fino in fondo quelle sue parole.
《Cosa mi vuoi dire, Samuel? Forse che ora non saremo più amici?》gli chiese, alzando di colpo il tono della voce.
《Questo dipende da te!》si avvicinò un po'di più a lei.
《So solo che non mi sei indifferente! 》le rispose, sfiorandole la guancia col pollice della sua mano.
La sua mano forte era sulla sua guancia morbida.
Ed in quell'attimo il tempo sembrava si fosse fermato attorno a loro.
In sottofondo c'era solo il rumore in lontananza delle auto e qualche risa che proveniva dalle case adiacenti.
Poi prese, voltò le spalle e se ne andò via lasciandola in un mare di dubbi.
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