Capitolo 3
Quattro giorni dopo la festa di Amanda, e il terrore che l'incubo Martin non fosse finito, io ero sempre più stanca e stressata da ogni cosa.
Tanto per cominciare mia madre mi chiamava qualcosa come sei volte al giorno, per assicurarsi che stessi bene. Al lavoro, poi, non riuscivo a concentrarmi per bene a causa dei miei problemi. Mi sentivo sempre agitata, ma allo stesso tempo ero stanca di vivere sotto chiave. Dean mi seguiva praticamente ovunque, e benché apprezzassi l'affetto che mi dimostrava e il modo dolce in cui si preoccupava per me, non ne potevo più... mi sentivo come in gabbia.
Questa motivazione, aggiunta al fatto che avere mia madre in ansia come fossi tornata adolescente mi mandava praticamente in bestia, mi fece fare una cosa non molto carina: mentire a Dean.
Dovevo vedermi con Rachel, per pranzo, ma non volevo, come al solito, il mio ragazzo alle calcagna. Così gli raccontai una bugia dicendo che avevo molto da lavorare e che non mi sarei mossa dall'ufficio. Io e Rachel avevamo già preso appuntamento il giorno prima, ma Dean non sapeva nulla. Sapevo che spostarmi nella zona dove lei lavorava significava portarmelo appresso, ma io avevo bisogno di stare un po' sola con la mia amica, chiacchierare, sfogarmi.
Rachel aveva pochissimo tempo libero, per pranzo, così visto che io ne avevo di più avevo deciso di muovermi per raggiungerla. Ovviamente non avevo detto nulla nemmeno a lei, perché non volevo una ramanzina.
Presi la metro per arrivare prima stando attenta a ogni mio passo e avendo cura di non essere seguita e non rimanere mai sola.
Quando arrivai al Jennis, il locale dove avevo appuntamento con Rachel, tirai un sospiro di sollievo. Non mi sembrava vero di essere arrivata fin lì sana e salva.
Entrai nella tavola calda e la vidi, seduta a un piccolo tavolino mentre controllava qualcosa al cellulare.
Mi avvicinai a lei sedendomi affranta.
«Ehi, biondina!» esordì Rachel, vedendomi.
«Ciao, brunetta» ricambiai io sorridendole.
«E la tua guardia del corpo dove l'hai lasciata? Sta cercando parcheggio?» chiese lei guardandosi intorno alla ricerca di Dean.
«No, a dire il vero non è venuto» feci abbassando lo sguardo.
«Come sarebbe non è venuto?» rispose lei incredula.
«È che non gliel'ho detto, Rachel, ok? Non gli ho detto che mi sarei vista con te né che sarei venuta qui da sola. Per quanto ne sa lui io sono ancora al Wayford a lavorare» dissi con aria mortificata.
«Dio, Jules, ti è dato di volta il cervello? Perché diamine l'hai fatto? Per prima cosa, non è bello mentire al proprio fidanzato. E poi, che credevi di fare? Vuoi metterti di nuovo in pericolo?» mi rimproverò urlando un po' troppo.
«Rachel tu hai perfettamente ragione. Avete tutti ragione, ok? È solo che... mi sento in trappola. Non riesco a fare un passo da sola e mi manca la mia vecchia vita. Cristo, nemmeno fossi il Presidente degli Stati Uniti d'America! Ho bisogno della mia libertà» dissi arrabbiata.
Rachel mi prese teneramente la mano e dopo avermi guardato un istante con tenerezza, disse:
«Tesoro lo capisco, davvero. Ma non puoi mettere in pericolo la tua vita perché rivuoi la tua libertà, capisci che non ha senso? Devi avere pazienza. Vedrai che presto troveranno quel farabutto e tutto tornerà come prima».
«Lo spero davvero» risposi affranta.
«Con Dean invece come va?» chiese con un filo di voce.
«Non bene. Mi sta tartassando dal giorno della festa. Vuole una risposta che io non credo di essere pronta a dargli» feci agitando le mani in aria.
«Parli della convivenza».
«Sì, esatto» risposi e in quell'istante il cameriere venne a prendere le ordinazioni. Eravamo così prese dalla nostra conversazione che non avevamo sfogliato nemmeno i menù, così optammo per il piatto del giorno e una sana acqua naturale.
Quando il tizio andò via, tornammo sul discorso e Rachel mi fece la fatidica domanda, alla quale non sapevo ancora dare una risposta certa.
«Posso chiederti perché hai bisogno di tutto questo tempo per pensarci?».
Rimasi in silenzio per qualche secondo a riflettere e poi feci:
«Io... non lo so, Rachel. Forse perché le motivazioni che lo hanno spinto a chiedermelo non sono le più giuste. Forse perché la cosa un po' mi spaventa, visto che io e lui ci siamo rimessi insieme da pochissimo. E poi c'è Liz... non me la sento di lasciarla di punto in bianco».
«Jules, ti prego, Liz in tutto questo lasciala fuori. È una decisione che spetta a te, si tratta della tua vita. Lei ti è amica, ti vuole bene, vedrai che capirà. Non mi sembra che quando Josh l'ha chiesto a me, io ho cercato prima il tuo permesso» fece Rachel spazientita.
«Ma qui non si tratta di permesso. Non ti sto dicendo che voglio chiedere a Liz prima di decidere. Dico solo che mi dispiacerebbe abbandonarla, visto che lei si è trasferita da me facendomi un favore, dato che ero rimasta senza coinquilina» risposi sicura.
«Abbandonarla? Ti rendi conto che non stai parlando di un cane, vero?» fece la mia amica con ironia, e io scoppiai a ridere. Rachel continuò...
«Senti, prima di tutto, Liz non ti ha fatto nessun favore. Cercava anche lei casa, quindi ci siete andate bene entrambe, e poi... non avevi detto che si era fidanzata? Magari è la volta buona che faccia anche lei il grande passo» sparò la mia amica facendomi l'occhiolino.
«Rachel non posso obbligarla ad andare a convivere solo perché lo faccio io» dissi trattenendo a stento le risa. La mia migliore amica riusciva sempre a mettermi di buon umore.
«Non dico questo, ma magari la tua "partenza"» fece virgolettando «la costringerà a trovarsi un'altra sistemazione. E quale posto migliore se non a casa del proprio fidanzato?».
«Dici?».
«Dico. Ascolta, Jules, non fraintendermi, stare con te è stato bellissimo, ho adorato ogni singolo momento della nostra convivenza e non ti nego che a volte i nostri momenti mi mancano, ma... vivere col proprio uomo è un'altra cosa. Insomma... poter condividere gli spazi, vedere la sua dolcezza nel darti più posto nell'armadio dei vestiti, stare ore a coccolarvi o minuti interminabili a guardarvi, litigare perché ha sbagliato a fare la lavatrice e ti ha rovinato un abito nuovo e fare pace un secondo dopo perché non riesci a stare arrabbiata con lui per più di cinque minuti. E poi... guardare un film o cenare insieme, o fare la doccia insieme. Guardarlo la mattina con l'aria assonata, così virile ma allo stesso tempo così tenero. E poi fare l'amore, ovunque, in ogni angolo dell'appartamento. Ecco, Jules, tutto questo... ne vale la pena. Davvero!».
Ascoltai attentamente ogni singola parola e mi si inumidirono gli occhi. Ero così felice per la mia amica, così fiera di quanto fosse cambiata, cresciuta, maturata. Le volevo un bene dell'anima e vederla parlare della sua vita con gli occhi che le brillavano era una gioia.
«Rachel, non ti ho mai vista così romantica in tanti anni che ti conosco» dissi prendendole la mano.
«Beh, è l'effetto dell'amore» fece lei sorridendo.
«Ascolta. Le cose che hai detto sono bellissime e... non ti nego che una parte di me vorrebbe provarle, è solo che.... E se va male? Se con la convivenza magari verranno fuori altri problemi? Io sono così stanca di soffrire Rachel» dissi abbattuta, e mentre lei fece per rispondermi, il cameriere arrivò con le nostre pietanze.
Rachel ringraziò e io sorrisi, e quando andò via, lei proseguì ciò che stava per dirmi.
«Tesoro, mettiti bene in testa che non sarà la convivenza a rovinare o meno il tuo rapporto con Dean, ok? Se lui si comporterà bene e se entrambi sarete sempre onesti e sinceri l'uno con l'altro, e aperti ogni volta al dialogo e alla discussione, non vi accadrà nulla. Jules il vostro amore è così grande... credo che adesso per voi e...lasciamelo dire, soprattutto per te, sia arrivato il momento di prendervi la parte bella».
«Già» dissi alzando gli occhi divertita.
Io e Rachel pranzammo e andammo velocemente via. Credevo dovesse scappare al lavoro, invece decise di accompagnarmi al Wayford con la sua auto, dopo aver chiamato in redazione per informarli del suo ritardo. Era davvero la migliore! Si era così preoccupata dopo l'incidente, non l'avevo mai vista in quel modo. Lei è una di quelle che ha sempre la battuta pronta, sempre un sorriso per tutti, una che ha sempre affrontato la vita con grinta e ironia. Le lacrime non le si addicevano proprio.
Arrivati al Wayford, Rachel mi abbracciò forte e mi lasciò andare, non prima di avermi detto:
«Buttati amica mia. La vita è una. Non fare mai in modo di avere rimpianti e, soprattutto, non stare troppo lì a pensarci. Scommetto che il tuo dolce cuoricino sa qual è la scelta giusta da fare». Le sorrisi ancora e mi resi conto che nessuno mi capiva e conosceva quanto lei.
In ascensore pensavo felice alle sue ultime parole e immaginai me e Dean a fare tutte le cose che mi aveva descritto Rachel. Misi una mano sul mio cuore e sentii che era a mille.
Ora capivo. Ora era tutto chiaro.
Mandai un sms a Dean per dirgli che volevo vederlo a casa mia quella sera stessa. Ormai era fatta, non potevo più tirarmi indietro. Avevo ascoltato me stessa e preso la decisione più bella di tutta la mia vita.
***
Nella sua mente
Jules mi aveva telefonato per dirmi che quella sera stessa voleva vedermi. La cosa, devo ammettere, mi agitò un po'. Ultimamente le cose non andavano alla grande. Io ero sempre nervoso e in ansia per la storia di Martin, e lei si sentiva oppressa dal mio atteggiamento iperprotettivo.
Il giorno dopo la festa di Amanda e la sorpresa che avevamo trovato al parcheggio, mi ero rivolto a un investigatore privato. Dovevo trovare Martin ad ogni costo!
Ovviamente a Jules non avevo raccontato niente. Dovevo fare tutto da me, proteggerla, tenerla al sicuro.
Quando si fece orario di cena, mi presentai a casa sua. Liz stava andando via e avrebbe dormito a casa del suo ragazzo. Così decisi che io avrei dormito da Jules. Non l'avrei mai lasciata da sola!
Ci sedemmo a tavola e Jules mi servì la cena, ma non avevo molta fame così esordii subito:
«Stasera dormo qui. Visto che Liz è fuori possiamo approfittarne per stare un po' insieme».
«Va bene» disse lei senza contestarmi o parlare per l'ennesima volta delle mie ansie. Era strana.
«È tutto a posto?» chiesi.
«Sì, certo» rispose lei senza guardarmi negli occhi.
«Perché non mi hai detto che Liz avrebbe dormito fuori? Mi sarei organizzato portando qualcosa per la notte» feci duro.
«Me l'ha detto all'ultimo minuto. Era troppo tardi per avvisarti» fece lei ancora con lo sguardo basso, la forchetta che girava svogliatamente il piatto di pasta che aveva davanti.
«Tesoro ma che hai?» feci prendendole il viso e costringendola a guardarmi. «È successo qualcosa o...».
«No, Dean, è tutto a posto. Sul serio. Io... ti ho invitato qui per parlarti di una cosa» disse fissandomi.
«Ok. Che cosa?» sputai fuori in un nano secondo. Mi stava facendo agitare sempre di più.
«Si tratta di quella richiesta che mi avevi fatto e per cui non avevi ancora ricevuto una mia risposta».
«Oh. Ok. Quindi adesso hai deciso?» dissi e la voce mi tremò.
«Sì e... ho pensato che... forse potremmo provarci. Insomma, di sicuro non sarà facile ma... lo affronteremo come abbiamo sempre fatto con tutto il resto» disse guardandomi dritto negli occhi.
«Stai dicendo che vieni a vivere con me?» feci entusiasta come un bambino.
«Sì, Dean, vengo a vivere con te» rispose elargendomi il più bel sorriso del mondo. Ricambiai il sorriso e le saltai al collo riempiendola di baci dappertutto. Lei scoppiò a ridere.
«Ehi, Dean, frena. Dai, fai il bravo, si raffredda la cena così».
«Non mi importa, non ho fame! O meglio... in questo momento ho fame di qualcos'altro» dissi infilandole una mano sotto il vestito e iniziando ad accarezzarla lì. Jules tirò la testa all'indietro e sospirò con forza, affannando.
«Dio, mi fai andare fuori di testa» dissi prendendole il viso e baciandola con foga. Fu un bacio interminabile. Poi mi alzai dalla sedia e costrinsi anche lei a farlo tirandola a me. Mi saltò in braccio e la portai nella sua stanza, adagiandola dolcemente sul letto.
Facemmo l'amore per quasi un'ora e alla fine mi sistemai dietro il suo meraviglioso corpo nudo, abbracciandola forte.
«Ti amo da morire, Jules» le dissi con un filo di voce. La intravidi sorridere e poi rispose:
«Ti amo anch'io».
Rimanemmo così abbracciati a lungo e io stavo quasi per addormentarmi, quando Jules disse:
«Dean, devo dirti una cosa. Faresti meglio a vestirti». La vidi alzarsi e rimettersi velocemente il vestito. Poi si sedette sul letto e rimase a guardarmi con aria colpevole. Che cazzo era successo?
«Che succede?» dissi alzandomi e vestendomi alla bell'e meglio.
«Io ti ho mentito» fece Jules imbarazzata.
«Di che stai parlando? Non verrai a vivere con me?» chiesi nervoso.
«No, non su quello, su stamattina. Io non sono rimasta in ufficio per la pausa pranzo. Mi sono vista con Rachel, vicino a dove lavora. Sono andata lì da sola, con la metro» disse d'un fiato e io la guardai sconvolto. Ero incazzato nero. Come aveva potuto essere così incosciente? Come, con quel bastardo di Martin a piede libero?
C'era un motivo per cui l'accompagnavo ovunque ogni volta, non certo per giocare il ruolo del fidanzato geloso. Dovevo tenerla al sicuro, come faceva a non capire?
Mi alzai silenziosamente dal letto senza dire niente. La fulminai con lo sguardo e uscii dalla stanza dirigendomi in cucina.
Dovevo calmarmi prima di fare guai. Dovevo calmarmi prima di urlarle contro. Odiavo litigare con lei, ma in quel momento... sentivo che era l'unica cosa giusta da fare.
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