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Capitolo 3

           

Il mattino dopo mi ero svegliata di buon'ora per fare colazione. Era il 27 dicembre e faceva un freddo cane. Da lì a poche ore avrei ricominciato a lavorare. Dovevamo darci da fare visto che poi dal 31 al 6 gennaio saremmo stati di nuovo in ferie.

Rachel si alzò un po' dopo di me e ci mettemmo a chiacchierare sulla serata trascorsa e sul ruolo del sesso nel passato di Dean.

La mia migliore amica era fermamente convinta che dovevo mollare la presa. In fondo quella con me, per Dean, era la sua prima relazione e non potevo tenerlo al guinzaglio come quelle orribili fidanzate gelose. Inoltre, il suo passato esisteva e io non potevo cancellarlo. Dovevo accettarlo per ciò che era e prendermi tutto il buono che sarebbe venuto fuori dalla nostra storia d'amore.

Aveva ragione, su tutti i fronti.

Quando finimmo di chiacchierare e andai a vestirmi per la giornata di lavoro, mi arrivò una telefonata: Dean.

Risposi subito con la voce super eccitata:

«Ehi!».

«Ehi!».

«Come stai?» dissi un po' ansiosa, sperando che il battibecco avuto ieri sera non gli avesse fatto cambiare idea su di me e sulla nostra storia.

«Quando ti vedrò, benissimo» fece Dean smielato.

«Ah, sì?» risposi maliziosa.

«Sì. Oggi vai al lavoro?»

«Già. Mi stavo giusto preparando».

«Sì, anche io. Senti, oggi è il primo giorno dopo le vacanze natalizie e non avrò davvero un attimo di pausa. Mi porterò il pranzo al sacco. Ma stavo pensando... sai, io stacco alle 19 e pensavo che stasera potremmo uscire io e te. Da soli» disse e al solo pensiero non stavo più nei panni dalla gioia. Io e lui da soli in qualche posto carino. Wow!

«Dean sarebbe davvero bello! Io finisco alle 18 e posso subito correre a casa a prepararmi. Dove pensavi di andare?».

«Volevo portarti a cena fuori. In un posto elegante».

«Wow. Quindi significa che devo vestirmi bene?».

«Tu vesti sempre bene, Jules».

«D'accordo, ok! Per che ora devo farmi trovare pronta?».

«Passo a prenderti per le 20.00. Va bene per te?».

«Sì, benissimo!».

«Perfetto. Allora ci vediamo stasera. Mi farò sentire in giornata con qualche messaggio. Non posso resistere così tanto senza sentirti» disse languido. Dio, mi stava facendo sciogliere. Lo amavo terribilmente, con tutte le mie forze.

«Nemmeno io resisto senza sentirti» dissi sorridendo. Cavolo, che mi aveva fatto quell'uomo? Un incantesimo o cosa? Mi aveva stregato. Non ero mai stata così per nessuno prima d'ora.

«Buono a sapersi. Allora ci sentiamo più tardi».

«D'accordo. A dopo, Dean».

«Ciao, Jules».

Chiusi la telefonata e rimasi per attimi interminabili a fantasticare sulla nostra serata. Sentivo che sarebbe stato tutto magico, perfetto, dolce, romantico... come avevo sempre sognato!

Poi però tornai alla realtà e decisi di finire di prepararmi. Non potevo fare tardi al lavoro. Avrei rimuginato sulla mia splendida serata più tardi. Adesso, dovevo pensare solo alle mie amate bozze.

Quando arrivai alla Families trovai tutti i miei colleghi super indaffarati, ma anche stanchi e assonnati. Era dura riprendere dopo le festività natalizie.

Andai alla mia scrivania e salutai la mia vicina di "banco" Liz.

«Ehi bionda, come sono andate le vacanze?» esordì lei abbracciandomi.

«Molto bene, e a te?».

«Bene. Ho mangiato tanto. Mi sa che ora dovrò mettermi a dieta» fece scoppiando a ridere.

«Non parlarmi del cibo. Mia madre e mia zia hanno cucinato per un reggimento di soldati».

«Allora, com'era la tua Manfield?».

«Bella. Tranquilla come sempre».

«E hai... incontrato qualche vecchia fiamma?» fece prendendomi in giro.

«Sì, un mio ex. Ma ero con Dean!».

«Dean?».

«Sì! E prima che tu me lo chieda, non è venuto lì per me. È una storia lunga ma... non era a Manfield per me».

«Oh! E cos'altro devi dirmi?» disse notando il mio sguardo felice.

«Che ci siamo messi insieme».

«Wow, Jules è meraviglioso! Congratulazioni! Sarai la donna più invidiata di tutto il Wayford, lo sai vero?».

«Può darsi. Ad ogni modo sono felice, Liz. Davvero, davvero felice».

«E si vede».

«Ehi voi due basta chiacchierare, mettetevi al lavoro!» la voce del nostro capo ci fece sobbalzare.

«Subito dottor Foster» rispondemmo in coro e tornammo alle nostre rispettive postazioni.

Presi le bozze che avevo lasciato sulla mia scrivania prima delle vacanze per continuare a correggerle. Sarebbe stata una lunga giornata ma il mio premio quella sera era Dean, il che mi dava una carica pazzesca! "Forza, Jules al lavoro", dissi tra me e me, e iniziai a darmi da fare.

Alle 18.00, il mio lavoro era finito e io corsi a casa a prepararmi per la mia serata con Dean.

Trovai Rachel intenta a cucinare così mi feci una bella doccia, crogiolandomi anche più del dovuto, lavai i capelli con cura e li stirai con la piastra per renderli più setosi.

Quando fu il turno del "cosa mi metto?" chiamai Rachel per un consiglio. Dopo aver buttato via qualche vecchio abito malandato, optammo per un abito di velluto verde petrolio.

Mi truccai accuratamente prima di indossarlo e scelsi degli orecchini semplici ma che risaltavano tra la mia chioma bionda.

Quando fui pronta, Rachel esclamò un sonoro "Wow" e io mi guardai attentamente allo specchio. Sì, mi sentivo bellissima.

Rimanemmo sedute in attesa che Dean passasse a prendermi e Rachel si raccomandò con me sul comportarmi bene e non fare la fidanzata gelosa.

Le promisi che stavolta avrei fatto la brava.

Quando Dean suonò al citofono salutai Rachel e mi chiusi in ascensore. Arrivata al piano terra, prima di varcare la soglia del portone, trassi un profondo respiro. Ero un po' nervosa.

Poi aprii la porta e mi ritrovai davanti Dean, elegantissimo e bello come il sole.

«Ehi» disse baciandomi.

«Ehi».

«Allora, sei pronta?» fece Dean accarezzandomi il viso.

«Pronta!».

«Bene, andiamo» disse, e mi prese per mano conducendomi alla sua auto.

Il viaggio fu breve. Arrivammo al centro di Manhattan e Dean lasciò l'auto a un parcheggiatore vestito di tutto punto. Cavolo, ma quanto era costoso il posto dove stavamo andando?

«Hai venduto un rene per portarmi qui?» feci ironica mentre varcavamo la soglia di un meraviglioso ristorante.

«Volevo che questa serata fosse speciale».

«E ci sei riuscito! Cavolo i parcheggiatori di lusso li ho visti solo nei film» feci sbalordita.

Dean rise e continuò a tenermi per mano finché non arrivammo da un signore anziano che teneva gli ordini.

«Buona sera. Ho prenotato un tavolo per due sulla terrazza. Il cognome è Hockester».

«Certo. Vogliate seguirmi» fece gentilmente il signore e ci accompagnò ad un ascensore dove venne prontamente sostituito da un giovane ragazzo che aveva il compito di scortarci fino alla terrazza.

«Dean... questa cosa è molto romantica ma... non credi faccia un po' troppo freddo per la terrazza?» dissi preoccupata. Volevo sfoggiare il mio vestito e non volevo congelarmi nel tentativo di apparire bella ai suoi occhi.

«Aspetta e vedrai».

Quando arrivammo rimasi sbalordita. Era una meravigliosa terrazza al chiuso, serrata da una bellissima cupola trasparente da cui potevamo vedere il cielo. Era perfetta!

«Il vostro tavolo, signori» fece il ragazzo facendoci accomodare.

«Grazie» rispondemmo entrambi sedendoci.

Quando andò via continuavo a guardarmi intorno meravigliata, sorpresa ed eccitata allo stesso tempo. Non potevo credere che Dean mi avesse portato in quel posto incantevole.

«Allora, ti piace?».

«Dean io lo adoro. È... è... Dio, non ho parole per esprimere quanto sia bello».

«Mi fa piacere».

«Come hai fatto a riservare un tavolo in così poco tempo? Scommetto che questo è uno di quei posti dove per mangiare devi prenotare mesi prima» feci continuando a guardarmi intorno.

«Il mio capo è molto amico del proprietario. Gli ho chiesto un favore».

«Capito» feci e mi resi conto che non avevo ancora tolto il cappotto così mi alzai e lo sfilai via.

Prontamente un ragazzo, che credo fosse lì per quello, venne a togliermelo di mano.

«Glielo metto al guardaroba, signora».

«Grazie» dissi io imbarazzata. Mi sentivo così a disagio in quel posto. Mi sembrava troppo per me.

Quando il tizio andò via, Dean mi squadrò e quando mi rimisi a sedere fece:

«Wow. Jules sei... perfetta! Sei stupenda, sei... sei bella da mozzare il fiato».

«Grazie» dissi arrossendo.

Prendemmo i menu che stavano sul tavolo e iniziammo a sfogliarli. Dean non mi staccava gli occhi di dosso, tanto che a un certo punto non ero sicura se guardasse più me o il menu.

Quando scegliemmo e ordinammo, rimanemmo per un istante lunghissimo a fissarci, tenendoci la mano.

Era tutto così romantico, così dannatamente perfetto.

«Non vedevo l'ora di stare un po' solo con te».

«Anche io, Dean».

«È la prima volta che porto una donna a cena fuori».

«È la prima volta che un uomo mi porta a cena fuori. Almeno in un posto così elegante».

«Sì?».

«Sì. Al liceo, io ed Andrew andavamo sempre alla stessa tavola calda a Manfield e al college ho provato a uscire con qualche ragazzo ma, a parte qualche pub e dei bar, non c'è mai stato niente di tutto questo».

«Mi fa piacere. Significa che sono il primo!».

«Sei sempre il primo» feci ammiccando.

«Già» rispose Dean ridendo, e poi continuò:

«Spero di essere all'altezza. Voglio dire... non ho mai fatto niente del genere e sto facendo il possibile affinché sia tutto perfetto».

«Dean non devi! Tu sei assolutamente all'altezza. E comunque non mi serve che sia tutto perfetto. Voglio dire, lo è... il posto è spettacolare ma... non ho bisogno di tutto questo per sapere che voglio stare con te. Sarebbe andata bene anche una pizza».

«Me lo segnerò per una prossima volta» fece ridendo.

«E... ho visto i prezzi. Sono assurdi. Dovremmo riparlare della storia del "lascia stare ci penso io"» dissi virgolettando.

«Jules ti ho portato a cena fuori. Io ho organizzato la serata, io ho scelto il posto. Quindi togliti dalla testa che ti farò pagare».

«Quindi se la prossima uscita la organizzo io, sta a me pagare?».

«Dipende» disse a fatica.

«Cioè?».

Respirò a fondo, poi disse:

«Posso concederti di offrirmi il biglietto del cinema, se qualche volta vorrai andarci. E di pagare la cena da asporto per qualche serata che faremo in casa. Ma non sempre, non deve diventare un'abitudine».

«Stai scherzando?».

«No, per niente!».

«D'accordo» dissi alzando le mani «mi arrendo, non ho voglia di litigare. Riprenderemo questo discorso in un altro momento. Ma se pensi che tutte le volte che usciremo sarai sempre tu a sborsare, beh scordatelo!».

«Come sei cocciuta, Jules» fece ridendo.

«Sono per la parità dei sessi» sorrisi a mia volta.

«Sei una donna straordinaria» disse riprendendo la mia piccola mano appoggiata al tavolo. Arrossii di nuovo.

«Sono così fortunato ad averti».

«E io ad avere te» dissi guardandolo innamorata.

Dopo attimi interminabili passati a fissarci come fanno i quindicenni al primo appuntamento, arrivarono le nostre pietanze, così tornammo alla realtà.

Mangiammo tanto e fu tutto buonissimo.

Quando, con lo stomaco pieno e il cuore gonfio, decidemmo di andar via Dean mi prese il cappotto e mi aiutò ad infilarlo. Era così galante. Poi mi prese per mano e andammo via.

Durante il viaggio di ritorno, in auto, mentre facevamo il tragitto che mi avrebbe portato a casa, Dean non staccò la sua mano dalla mia nemmeno per un istante, tranne per cambiare le marce, è ovvio.

Fu tutto magnifico, perfetto.

Quando arrivammo sotto casa e lui parcheggiò, rimanemmo un tempo indefinito a fissarci. Nessuno dei due voleva salutare l'altro.

A un certo punto, però, parlai io:

«Grazie per questa serata, Dean, è stata meravigliosa!».

«Grazie a te» disse accarezzandomi e io chiusi gli occhi.

Poi li riaprii e lo guardai. Dovevo scusarmi per ieri, sentivo che dovevo dirgli qualcosa sul mio comportamento infantile.

«Scusa ancora per ieri. Non volevo rovinare la nostra uscita e...».

«Jules, abbiamo già chiarito».

«Lo so, è che volevo solo essere sicura che...».

«È tutto apposto» fece rassicurandomi. Poi gli arrivò un messaggio.

«Chi è?» feci curiosa, ma un secondo dopo mi pentii.

«Scusa, io...».

«Jules tranquilla! È Amanda». Disse porgendomi il cellulare «mi ha inviato una foto dei bambini».

«Che buffi» dissi guardando lo schermo del telefono.

«Sono bellissimi, Dean!» feci restituendoglielo.

«Già» disse lui con gli occhi che gli brillavano.

«E Josh? Avete poi parlato di vostra sorella?».

«Sì. E lui è ancora spaventato. Dice che vuole conoscerla ma che non è ancora pronto. Un passo alla volta... come in tutte le cose».

«Giusto» dissi annuendo.

Poi ci guardammo di nuovo e Dean mi baciò. Fu un bacio interminabile, carico di passione. Non avrei mai voluto distaccarmi dalle sue labbra, ma lo fece lui per scendere sul collo. Mi dava dei minuscoli baci che sembravano morsi. Mi stava facendo eccitare:

«Ehi Dean, frena».

«Perché?» disse senza smettere di baciarmi il collo.

«Perché siamo per strada. Nella tua auto!».

«Hai idea di quanto ti voglio?» disse distaccandosi e tenendomi il viso.

«Anche io ti voglio, Dean, ma non possiamo!».

«Perché no?».

«Perché siamo in auto. Sono le undici e tutte le luci sono accese! Potrebbero vederci».

«Non sarebbe la prima volta che lo facciamo in auto» disse provocandomi.

«È vero, ma... quella volta eravamo in un vicolo isolato. E comunque fummo incoscienti, molto incoscienti. Ci avrebbero potuto arrestare per atti osceni in luogo pubblico».

«Ma non l'hanno fatto».

«Dean! Sei un po' troppo sfacciato lo sai?».

«È che mi manchi... mi manca...».

«Manca anche a me. Ma abbiamo tutto il tempo del mondo per farlo. E poi, come hai detto tu prima, un passo alla volta».

«Giusto» fece, e si ricompose.

«E comunque credevo che la nostra prima volta sarebbe stata un tantino più romantica!» dissi facendo la finta offesa.

«La nostra prima volta? Stai scherzando? Jules abbiamo fatto sesso una marea di volte!» fece ridendo.

«È vero. Ma come coppia non lo abbiamo mai fatto!».

«D'accordo, messaggio ricevuto. Quindi vuoi che sia romantica?».

«Beh sì. Considerando che la mia prima volta l'ho sempre immaginata romantica e che invece è stato tutto tranne che quello, mi sa proprio che me la devi!».

«Touché» disse sorridendo.

«Ti prometto che sarà come hai sempre sognato» disse serio.

«Dean, non c'è bisogno. Stavo solo giocando».

«Anzi no! Sarà molto più che romantica. Sarà perfetta!».

«Ok» dissi un po' imbarazzata, poi Dean mi prese il viso e mi baciò di nuovo.

«Sarà meglio che vada adesso. Domani mi sveglio presto» dissi con poca convinzione. La verità era che sarei rimasta tutta la notte in quella macchina a parlare con lui.

«Sì, certo. Anche io devo svegliarmi presto».

«Grazie ancora per tutto Dean».

«Non devi ringraziarmi».

«Invece sì, ci tengo a farlo».

«Va bene».

«Ora vado davvero. Buona notte, Dean» dissi baciandolo dolcemente sulle labbra.

«Buona notte, Jules».

Andai via con riluttanza. E quando mi richiusi il portone del palazzo alle spalle, mi sentivo già malissimo. Avrei voluto passare ogni istante della mia vita con lui.

Salii a casa e dopo aver raccontato a Rachel tutta la mia incredibile serata, mi svestii e mi misi a letto. Avevo proprio voglia di smarrirmi in un romantico sogno d'amore. Avrei sognato Dean... ne ero sicura!

***

Nella sua mente

Quando la lasciai, mi sentii triste. Stavo così bene accanto a lei. Mi sentivo al sicuro, mi sentivo a casa. A volte non potevo ancora credere all'enorme passo che avevo fatto mettendomici insieme, facendola entrare nella mia vita. Era un salto nel buio per me, ma ero felice. Lei mi faceva stare così bene. Prima di conoscerla non avrei mai creduto di potermi sentire così.

Ripensai alla storia della "prima volta" e decisi che avrei organizzato qualcosa di speciale, qualcosa di unico ed indimenticabile.

Jules era perfetta e io avrei fatto qualsiasi cosa per regalarle la perfezione che meritava.

Certo non sarebbe stato facile, non ero abituato a certe cose. Forse avrei chiesto consiglio a Josh.

Chiusi gli occhi e mi passai la lingua sulle labbra... sentivo ancora il suo sapore. La desideravo, forse come non l'avevo mai desiderata prima. L'idea di rifarlo con lei dopo un po' di tempo mi rendeva nervoso, e io non ero mai stato nervoso per il sesso.

Riaprii gli occhi e misi in moto per tornare a casa. Continuai a pensare a lei per tutto il tempo. Cavolo era così che ci si sentiva quando si era innamo... no! Cavolo Dean, no! È troppo presto. "Si ma lei te l'ha detto" disse una stupida vocina nella mia testa. È vero, lei me l'aveva detto ma io non potevo dirglielo, non ora, non quando stavamo insieme solo da pochi giorni. E comunque che diamine potevo saperne io dell'amore? Non ero mai stato con nessuna, non ero mai stato innamorato.

Così decisi di non pensarci più. "Ti amo" non rientrava decisamente nel mio vocabolario. Non ancora, comunque. Un giorno, forse, chissà...

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