.41.
Una volta in piedi, dopo alcuni attimi di silenzio il discorso di Jacob proseguì.
«Durante quegli ultimi mesi passati in comunità, la droga è diventata la mia migliore amica. Me la ricordo ancora, sai, la prima volta che ti ho risposto male...» il ragazzo sorrise amaramente, fissandomi con occhi vuoti, quasi come se quel ricordo stesse prendendo vita nella sua mente. «Tu volevi soltanto sapere come stessi, dato che non parlavamo da un po', e io ti ho letteralmente mandata a quel paese, intimandoti di lasciarmi in pace senza un apparente motivo. Da quel giorno non abbiamo più parlato, e ne ero grato, in realtà. Non sapevo cosa mi stesse succedendo, ma più facevo uso di quella roba, più cominciavo a irritarmi facilmente e a essere violento quando ne ero sotto l'effetto... non volevo che vedessi in cosa mi trasformavo».
L'espressione di puro rimorso dipinta sul suo viso lasciò a intendere quanto anche lui sapesse che per quello, ormai, fosse troppo tardi.
«Quando finalmente siamo usciti da quel posto, come promesso, ho cominciato a lavorare per quei tizi. Ti dissi che avevo trovato un lavoro, e che potevo permettermi la casa in cui saremmo andati a vivere per il primo mese grazie ai soldi che avevo guadagnato svolgendo le mansioni in comunità. Tu, ignara di ogni cosa, ci credesti».
Abbassai il capo al suolo, rendendomi conto di quanto fossi stata talmente ingenua da dare per scontato che mio fratello dicesse sempre la verità: era così chiaro che ci fosse qualcosa di più sotto, eppure, io non l'avevo mai sospettato.
Non l'avevo fatto a sedici anni, mentre a diciannove avevo semplicemente smesso di pensarci, volendo tenere quel momento buio della mia vita il più lontano possibile dai miei ricordi.
«La vita da spacciatore era una vera merda. Potevano chiamarmi in qualsiasi momento, e io dovevo lasciarti sola per andare a consegnare, la maggior parte delle volte di notte. Ero abbastanza grande da affrontare questo peso da solo, ma a volte assistevo ad alcune scene che è semplicemente impossibile dimenticare: solamente facendomi, riuscivo a non pensarci» Jacob si morse il labbro inferiore, camminando lentamente lungo il ristretto perimetro del garage poco illuminato, «ero contento che tu stessi bene, ma non potevo fare a meno di pensare a quanto mi stesse costando renderti felice. Giorno dopo giorno, cominciai ad abusare di quelle sostanze sempre di più, e ciò mi incattivì, mi fece rivoltare contro di te. Mi facevo una striscia e pensavo a quanto mi stessi sacrificando per te, pensavo a quale incubo stessi vivendo solamente per farti stare bene... cominciai a chiedermi perché diavolo continuassi a farlo».
Il ragazzo dalla pelle olivastra passò una mano tra i suoi capelli corvini, prendendo un lungo respiro.
«E sì, Amber, ho cominciato a odiarti e trattarti male, ma non eri tu il problema. Il problema era quella fottuta roba di cui mi facevo: mi ha rovinato la vita».
Quando proferii parola per la prima volta dopo tanto tempo, la mia voce suonò incredibilmente incrinata.
«Q-quindi hai... hai smesso di farlo?»
Al suono delle mie parole Jacob si voltò verso di me, scrutando la mia espressione per qualche attimo, e tramite quell'unica ispezione sentii improvvisamente il mio corpo tremare: non importava cosa mio fratello mi avrebbe rivelato del suo passato, la reazione che avrei avuto nell'istante in cui le nostre pupille si sarebbero incontrate, purtroppo, sarebbe sempre stata la stessa.
«Ci sto arrivando, Amber. Lasciami finire, per favore» rispose con una pacatezza incredibile, prendendo un lungo respiro.
«Dopo due anni, festeggiammo finalmente il tuo diciottesimo compleanno. Non ero più in me» confessò, con voce grave, dandomi i brividi, «ma avevo ancora la speranza che tutto sarebbe finito presto. Ti ricordi quel giorno in cui sono tornato a casa con un occhio gonfio e pieno di lividi?»
Annuii, cercando di mantenere la calma, riportando alla mente il terribile momento in cui vidi mio fratello per la prima volta ridotto in quelle condizioni.
«Ecco. Quel giorno sono andato dal capo per dirgli che non avrei più continuato a lavorare per lui, che volevo uscire da quel giro infernale» Jacob ridacchiò, scuotendo la testa alle sue stesse parole. «Mi ha fatto capire, pestandomi a sangue, che non sarei mai uscito da quella situazione. Finché sarei servito, avrei dovuto continuare a lavorare per loro. Fu per questo che, il giorno dopo il tuo compleanno, scappammo da Brixton trasferendoci qui, a Londra, nella speranza di non essere rintracciati. In quegli anni avevo guadagnato abbastanza soldi da poterci mantenere: così, una volta ottenuta la speranza di una nuova vita, cercai in tutti i modi di trovare un lavoro vero e di smettere di drogarmi. Ma i miei sbalzi d'umore causati dall'astinenza non fecero altro che peggiorare la situazione, oltre che a rendermi ancora più violento nei tuoi confronti. In poco tempo non trovai altra soluzione se non quella di ritornare sull'unica strada fossi capace di percorrere, nel mondo dell'illegalità, con la differenza che, a quel punto, creai un giro di spaccio tutto mio. E fu da quel momento che cominciai ad avere una nuova dipendenza: i soldi».
Jacob bloccò i suoi passi, stringendo con una mano il tavolino posto al centro della stanza e prendendo a fissare il suolo con sguardo perso.
«Più ne facevo, più ne volevo, e la stessa cosa succedeva con la droga; il mio cervello era talmente bruciato che le mie priorità erano diventate altre, non mettevo più il nostro benessere al primo posto, solo il mio. Credevo di aver dedicato fin troppo tempo ad assicurarmi che tu stessi bene, quindi sono passato da un estremo all'altro: se prima mi preoccupavo solamente di te, da quel momento in poi la mia unica preoccupazione sarei stato io stesso. Nei pochi momenti di lucidità che avevo osservavo tutto ciò che facevi, mi assicuravo che stessi fisicamente bene... poi, riprendevo a farmi» fece una pausa, ponendo le dita sulle palpebre chiuse, «non ho mai smesso di volerti bene, Bibi, ma la droga e i miei brutti giri mi hanno pian piano portato ad allontanarmi da te. Quel giorno- il giorno in cui ti ho portata... su quella dannata strada...» Jacob mi guardò e io abbassai il capo verso il pavimento, incapace di sostenere il suo sguardo mentre mi parlava del momento in cui la mia vita aveva preso una piega totalmente differente.
«Amber, quel giorno stavo più male del solito, credevo di poter scoppiare da un momento all'altro e per non pensarci mi sono spinto troppo oltre, mischiando ogni tipo di sostanza pesante nel mio organismo, indipendentemente da cosa fosse: avrei fatto di tutto, pur di non sentire più quel peso sul petto e quella voce dirmi che stavo sbagliando tutto, che ero ancora in tempo per cambiare tutto. So che non è una fottuta giustificazione, dannazione, so di avere sbagliato ogni cosa nella vita, ma quel giorno ero fuori di me, non sapevo e neppure capivo cosa stessi facendo... non so cosa mi è preso quando, parlando coi miei amici di come fare più soldi, mi sei venuta in mente tu. Tu sei sempre stata una grande ispirazione per me, sapevo quanto fossi pura: se solo in quei giorni non mi fossi spinto oltre ogni limite con la droga, se solo fossi stato lucido, non avrei mai preso quella maledetta decisione. Ho pregato di ritrovarti lì, il mattino dopo, ho pregato che nessuno ti avesse portata via da me, ma tu semplicemente non c'eri. Sei scomparsa nel nulla. E io sono uscito fuori di testa».
Una lacrima rigò il mio volto al ricordo di quella notte; la notte in cui mio fratello mi aveva voltato le spalle, deciso a lasciare che qualcuno mi facesse del male solo per ottenere un maggiore profitto.
«Era colpa mia, tu sei sparita ed era tutta colpa mia. Da quel momento in poi ho cominciato a ridurmi male ogni giorno, non volevo sentire più niente e nessuno, volevo soltanto trovarti, sapere se stessi bene... mi sentivo uno schifo vivente, sentivo di non meritare più di vivere per ciò che ti avevo fatto. Giurai sul nostro stesso legame di sangue che, se mai ti avessi rivista, se mai ti avessi riavuta di nuovo con me, non avrei più bevuto, non avrei più fatto uso di droghe, avrei smesso con questi giri di merda, ti avrei trattata come meriti...» il suo tono parve farsi più profondo, «e poi ti ho vista lì, dietro quel fottuto albero in cui c'è incisa la nostra promessa. E ancora una volta ti ho spaventata, seppure non avessi avuto cattive intenzioni, ma non avrei mai potuto aspettarmi una reazione diversa, dato quello che ti ho fatto. Comunque, per quel che ne vale, ho tenuto fede al mio giuramento».
A quelle parole spalancai gli occhi e, coraggiosamente, li puntai in quelli scuri e distrutti di Jacob: lo aveva fatto davvero?
Aveva davvero deciso di lasciarsi alle spalle quelle sostanze stupefacenti dopo avermi vista ancora una volta, proprio come aveva promesso?
«Sì, Amber, ci sono riuscito... dopo averti incontrata sotto quell'albero quella sera, ho smesso di farmi. Non è stato affatto facile: nel primo periodo passavo da un terapista all'altro, cercando qualcuno che potesse aiutarmi davvero. L'astinenza fa male, ti logora dentro: è come avere una voce in testa che ti ripete costantemente quanto ti manchi quella sensazione. Ma poi penso a te, a come la droga mi abbia rovinato la vita, e a come io l'abbia rovinata a te... e mi passa ogni fantasia» concluse, sorridendo malinconico.
Dopo tutte quelle rivelazioni respiravo a fatica: non potevo credere a ciò che avevo appena sentito.
Non avevo mai provato ad andare oltre la violenza di Jacob, non avevo mai provato a leggere tra le righe il suo comportamento: mi ero semplicemente messa in testa che, da un giorno all'altro, il mio fratellone fosse cambiato, che fosse diventato un violento e una persona orribile, e che non avrei mai riavuto indietro quel Jacob che avevo sempre amato e stimato. Non mi ero mai chiesta se lui stesse bene, se fosse sereno e felice.
E in quel momento, mi sentii una sorella terribile per non aver mai capito che, dietro a quel suo rapido e radicale cambiamento, si nascondeva una dipendenza cominciata quando la nostra vita era solamente un grande punto interrogativo.
Mi resi conto di aver ripreso a piangere quando cominciai a singhiozzare: sembrava che ormai non sapessi fare altro.
«È tutta colpa mia» dissi d'un tratto, spiazzando il ragazzo di fronte a me che sicuramente di tutto si aspettava, meno che quella mia affermazione.
Jacob si avvicinò a me per poi, per la seconda volta, abbassarsi alla mia altezza.
«Ma che dici, Amber?» mi rivolse uno sguardo preoccupato; sembrò capire all'istante che stessi per avere una crisi.
Non ero pronta ad affrontarne un'altra, dopo così tanto tempo.
«Se solo- se solo avessi cercato di capirti, invece di dipingerti c-come un mostro...
Tu non lo saresti diventato!» esclamai tra i singhiozzi, credendo a ogni singola sillaba avessi pronunciato.
Improvvisamente l'aria venne a mancare, e le corde che ancora stringevano i miei polsi dietro la schiena parvero bruciare sulla mia pelle.
«Ti prego, slegami...» lo supplicai con la vista sfocata, sentendomi sull'orlo di un attacco di panico. Il ragazzo sembrò quasi risvegliarsi da un sogno, come se si fosse dimenticato che ero costretta a quella sedia, coi polsi legati.
«Sì, certo» pronunciò, e non mi resi conto di quanto rapidamente Jacob eseguì la mia richiesta fin quando, finalmente, le mie braccia furono libere di muoversi.
«Scusami, Amber, non pensavo che Victor avrebbe...»
Ma io avevo smesso di sentirlo, la sua voce era ormai così lontana: Jacob aveva spesso assistito ai miei momenti di crisi dopo l'abbandono dei nostri genitori, ma non credevo mi avesse mai vista in quelle condizioni, boccheggiando alla ricerca d'aria e in lacrime ma assente, quasi come se la mia mente si fosse dissociata dal corpo.
«Dio, Amber, stai avendo una crisi?» quasi urlò quando mi accasciai a terra: avevo smesso di piangere, ma non riuscivo a far tornare il respiro regolare.
Sentii Jacob prendermi in braccio e poggiarmi di nuovo sulla sedia, mentre tutto ciò che feci fu cercare di accogliere quanta più aria possibile nei polmoni, invano.
«Va tutto bene, Amber, va tutto bene...» mi prese il viso tra le grandi mani; eppure, in quel momento la sua vicinanza non mi spaventò. «Guardami negli occhi, okay? Concentrati. Adesso fai un bel respiro...» prese fiato indicandomi come fare, e io, ancora agitata, lo imitai, «okay, bravissima, e adesso, inspira. Andrà tutto bene, Amber, non ti farò mai più del male, non sono più come prima».
Dopo svariati minuti che parvero delle ore, riuscii piano piano a calmarmi, finché il mio respiro non divenne del tutto regolare, mentre Jacob continuò a ripetermi che sarebbe andato tutto bene, che fosse davvero cambiato, mantenendo comunque una certa distanza tra noi.
Era da anni ormai che mio fratello non mi aiutava a placare una mia crisi, eppure, in quel momento era come se non fosse mai cambiato niente, come se il mio Jake non fosse mai scomparso.
Resosi conto della mia attuale calma, parlò.
«Volevo dirti che... se non ti ho più cercato, dopo quell'episodio al parco, non è perché non me ne importasse più: era perché avevo appena deciso di rivoluzionare la mia vita, smettendo con quella merda. Se avessi provato a cercarti mentre soffrivo l'astinenza non potevo essere certo che non ti avrei fatto del male, e fartene un'altra volta... mi avrebbe ucciso» pronunciò dannatamente serio, fissandomi negli occhi, «mi avrebbe ucciso davvero. E poi, anche se mi duole ammetterlo... sapere che fossi con Parker e gli altri mi rassicurava: anche se ho sempre affermato il contrario, non sarei sincero se dicessi che Louis non è qualcuno di cui potersi fidare. Sapevo non ti avrebbe mai fatto del male. Nonostante questo, però, ho deciso di assumere Victor per assicurarmi che tutto stesse andando bene, che tu stessi bene».
Uno strano luccichio nei suoi occhi catturò la mia attenzione, così simile a una goccia di rugiada che abbandonò la sua iride scura, accarezzando la pelle olivastra del suo viso.
Dall'esatto istante in cui aveva messo piede in quella comunità, Jacob non aveva più versato una lacrima: eppure, in quel momento, mio fratello stava piangendo.
Era dannatamente sincero.
«Non mi perdonerò mai per quello che ti ho fatto, Bibi, e non mi aspetto neanche che tu lo faccia. Però dovevi sapere la verità, dovevi sapere perché sono diventato un mostro, come dovevi sapere che ora ne sono uscito, e ce l'ho fatta solamente grazie a te, anche se tu sei sempre stata ignara di tutto. E non darti la colpa per non avermi capito, Bibi, perché se c'è qualcuno che ha qualche colpa, qui, sono io. Avrei dovuto dirtelo; non mi sono reso conto che così facendo, invece di proteggerti, ti ho solo trascinata con me nel baratro della mia vita travagliata. Spero che un giorno, col tempo, tu possa perdonarmi...» e con questo si sollevò nuovamente in posizione eretta, asciugando il suo viso con le lunghe dita e tentando di ricomporsi.
«Ora sei liberissima di andare, se vuoi. Non sarò certo io a fermarti» concluse, prendendo poi a fissare il pavimento per non farmi notare quanto stesse soffrendo.
Eppure, io lo vidi comunque.
Vidi il suo dolore, perché non potevo più permettermi di ignorarlo.
«Jacob...» cominciai, «sono troppe cose da assimilare, in così poco tempo...» gli dissi, e lui riprese a guardarmi quando mi rispose.
«Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno, Amber. Qualunque sarà la tua scelta, non ti ostacolerò in nessun modo».
Sembrava sincero.
Sembrava veramente il mio Jake, quello premuroso, che mi voleva bene e si prendeva cura di me.
«J-Jake?» mi azzardai a chiamarlo in quel modo, chiedendomi se ancora ricordasse quando, da piccoli, mi rivolgevo a lui con quel diminutivo.
Un barlume di speranza colse i suoi occhi lucidi.
«Sì, Bibi; sono di nuovo io, ripulito dalla testa ai piedi. Pronto a guardarti le spalle, e questa volta per sempre».
Tentennante, mi avvicinai di poco a lui, mentre Jacob non mosse alcun passo, aspettando che fossi io a fare la prima mossa.
Non sapevo cosa stessi facendo, non sapevo se fosse giusto: eppure, quando fui abbastanza vicina da poterlo toccare, poggiai il capo sul suo petto, all'esatta altezza del suo cuore, e chiusi gli occhi.
Era come se il mondo avesse cambiato totalmente prospettiva, come se tutte le cose orribili che Jacob mi aveva fatto stessero cominciando ad acquisire significato, dal momento in cui sapevo cos'avesse subito.
Non c'era giustificazione per il male che mio fratello mi aveva fatto, e nulla sarebbe certo stato dimenticato; eppure, in quel momento, decisi di concedermi un attimo di pace. Mio fratello aveva mantenuto la promessa fatta a sé stesso e aveva deciso di provare a essere una persona migliore, smettendo di assumere sostanze stupefacenti, e dopo aver desiderato per così tanto tempo la redenzione di Jacob, non potevo semplicemente voltargli le spalle dopo tutto quello che aveva passato, dopo quanto si fosse impegnato per tentare di cambiare.
In un primo momento il ragazzo rimase immobile, le braccia sospese in aria quasi a interrogarsi se fosse stato il caso di posarle sulla mia schiena. Poco dopo, però, lo fece.
Jacob circondò delicatamente il mio corpo, stringendomi al suo petto, come se avesse avuto paura che, da un momento all'altro, sarei potuta sparire.
Sentii delle lacrime bagnare il mio collo, segno che Jacob, l'inscalfibile Jacob che non si sbilanciava mai, stesse ancora una volta liberando le sue emozioni.
«Sei sempre stata la mia unica ragione di vita, la mia sorellina da proteggere. Avevo un solo compito nella vita, eppure non sono riuscito a portarlo a termine. Ti voglio bene più di quanto ne voglia a me stesso, e spero davvero che un giorno tu possa perdonarmi» sussurrò al mio orecchio, tra le lacrime.
Mi staccai dall'abbraccio, ancora incredula per le dimostrazioni d'affetto di Jacob, e gli presi il viso tra le mani, fissandolo intensamente negli occhi.
Non vi era più traccia di tutta la rabbia, brutalità e violenza con cui da qualche anno a quella parte mi guardava: il suo sguardo era bensì dolce, abbattuto e totalmente rotto in mille pezzi.
Mio fratello, quello vero, era tornato in vita.
E io mi sarei assicurata che lo sarebbe rimasto ancora per molto.
«Io invece spero che un giorno tu possa perdonare te stesso, perché io, Jake, l'ho appena fatto».
Spazio autrice
Ecco il resto del racconto di Jacob! Cosa ne pensate?
Sembra veramente pentito di ogni scelta sbagliata che ha preso...
Fatemi sapere il vostro parere, ci vediamo al prossimo capitolo!
Piccolo spoiler: pov di Zade🙊
Lasciate una stellina⭐️ se vi è piaciuto!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro