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.38.

Louis

Quando il frastuono della sveglia riempì la stanza imprecai a bassa voce, alzandomi velocemente col busto e allungandomi verso il comodino per spegnerla.
Mi passai una mano sul viso, osservando l'orario sullo schermo dell'oggetto digitale: le otto e trenta del mattino.

Quel giorno sarei dovuto andare all'allenamento che nei giorni precedenti, a causa della profonda ferita che mi era stata inflitta l'ultima volta che avevo combattuto, avevo saltato.

Non avevo dormito granché bene quella notte, e la causa di ciò che era successo tra me e Zade, che aveva coinvolto sentimentalmente anche Amber.

Non avrei mai voluto che soffrisse, e mi sentivo così male per averla lasciata sola il mattino dopo essere stato con lei per la sua prima volta...

Ma quando Zade era entrato in casa e ci aveva trovati in quel modo, sullo stesso divano dove, a detta sua, qualche sera prima si era trovato lui stesso con Amber, non avevo potuto rimanere lì con lei, altrimenti sarebbe stata svegliata brutalmente dall'ira di Zade.

Dal momento in cui era corsa in camera sua, gli occhi lucidi e un'espressione delusa dipinta in volto, non avevo più avuto l'occasione di parlare con lei. In quel frangente, non c'era altro che volessi fare se non chiederle scusa per il comportamento che avevo assunto il giorno precedente, per averla lasciata lì, da sola, dopo aver vissuto un'esperienza così unica per lei.

Decisi di alzarmi nell'immediato per andare da lei: non volevo che si sentisse abbandonata, desideravo sapesse quanto quella notte fosse stata importante anche per me.

Nell'attimo in cui mossi distrattamente la mano sotto il cuscino, però, venni a contatto con quello che al tatto parve essere un foglio di carta piegato.

Aggrottai la fronte e, curioso, tirai fuori da sotto il cuscino quella che scoprii fosse una lettera, indirizzata proprio al sottoscritto.

Aggrottai la fronte, perplesso, e subito la aprii, leggendone il contenuto.

«Louis Parker.
Ti ho amato come non ho mai fatto con nessun altro in vita mia, per questo è stato così difficile giungere a questa triste e sofferta conclusione...
Eppure, l'ho fatto. Vado via, Louis, me ne vado di casa così che tu e Zade possiate tornare com'eravate un tempo, l'uno l'esatta metà dell'altro, due amici inseparabili. Non sopporto più di vedervi così a causa mia.

Sono certa che starete meglio senza di me; in fondo, da quando ho messo piede in questa casa, non ho fatto altro che causare problemi ed essere un fardello per tutti voi.
Un giorno ci rincontreremo, Louis, è una promessa... e ho tutta l'intenzione di mantenerla, proprio come hai fatto tu, quando mi dissi che mi avresti protetta da mio fratello.

Ma per adesso, non c'è cosa più giusta da fare per me che sparire dalle vostre vite: non meritate tutto il dolore che vi ho portato col mio arrivo, non lo avete mai fatto.

Dì a Nolan, Claire, Lincoln e, sì, anche ad Isaac, che non avrei potuto desiderare di avere degli amici più speciali di loro... lo penso sul serio.

E vi prego, abbiate cura l'uno dell'altro, in particolare tu e Zade, perché non c'è cosa più bella, nella vita, di avere un fratello che ti guarda le spalle...
Io non ho mai avuto questa fortuna.

Ti amo, Louis, e sono convinta di aver provato sentimenti forti anche per Zade, in un certo senso...
è proprio per questo che non posso più semplicemente stare a guardarvi mentre vi ferite a vicenda, sapendo che la causa di tutto questo sono io: devo reagire, e l'unico modo per farlo è allontanarmi da voi, così che la pace tanto agognata che finalmente avevate raggiunto prima del mio arrivo possa tornare a regnare tra voi.

Grazie per tutto quello che hai fatto per me, te ne sarò eternamente grata: non dimenticarti che ti amo e che continuerò a farlo, senza limiti e condizioni.
A presto, Louis James Parker».

Rimasi a fissare quella calligrafia in corsivo per minuti interminabili, rileggendo ogni singolo vocabolo pregando di aver letto male, di aver saltato la parte in cui avrei scoperto fosse tutto uno scherzo di pessimo gusto. Le mie mani tremanti non parvero più in grado di reggere il peso di quel semplice foglio di carta, le cui parole scritte in nero su bianco mi piombarono addosso come un proiettile penetrato nella carne.

Non poteva essere vero.

Amber, la donna che amavo con tutto me stesso non poteva essersene andata, con Jacob lì fuori pronto a scovarla e punirla per essere scappata da lui per tutto quel tempo.

Come un fulmine mi alzai dal letto per dirigermi verso la sua camera, ignorando qualsiasi cosa intorno a me: spalancai immediatamente la porta, gli occhi sgranati, scoprendo con orrore che di lei non vi fosse alcuna traccia.

Preso da un attimo di panico cominciai ad aprire ogni singola porta di quella casa, controllando in ogni dove: mi precipitai persino nella stanza di Zade, in quanto nonostante sarebbe stato un colpo al cuore trovarla con lui, saperla al sicuro mi avrebbe fatto sentire decisamente meglio. Ma nella camera dalle pareti grigie del corvino non c'era anima viva.

Inspirai quanta più aria potessi e scesi in cucina, la mia ultima spiaggia, rimanendo qualche istante a osservare il divano del salone, dove proprio la notte prima Amber aveva finalmente espresso i suoi sentimenti, dichiarando di essersi innamorata di me...

Ma non era neanche lì.

Mi passai una mano tra i capelli, non riuscendo a metabolizzare quanto stesse realmente accadendo: in preda allo sgomento tirai un potente pugno al muro. «No, no, no, merda, no!»

«Louis! Diamine, ma cosa ti prende?»

Troppo preso dal panico, non udii i passi di Lincoln e Nolan scendere velocemente le scale e dirigersi verso di me finché uno dei due, ormai al mio fianco, parlò.

Mi girai verso di loro sconvolto, distrutto, per poi, ancora incredulo, pronunciare quelle parole.

«Se n'è andata... Amber se n'è andata» dissi, quasi fossi stato fuori dal mio corpo.

Una pugnalata alle spalle avrebbe fatto meno male di annunciare a voce alta ciò che ancora faticai a realizzare: Amber era lì fuori, sola, senza alcun posto in cui andare; credeva che esporsi a un tale pericolo avrebbe potuto impedire che io e Zade continuassimo a ferirci a vicenda.

No, non poteva essere vero.

«Come sarebbe a dire se n'è andata? Louis, spiegati meglio!»

La voce di Lincoln giunse così distante al mio udito che quasi non riuscii a distinguere del tutto le parole.

Non capii più nulla quando all'improvviso mi ritrovai in ginocchio, al suolo, le mani nei capelli mentre il pensiero del gesto di Amber continuò a tormentarmi: se n'era andata perché non sopportava più i miei costanti litigi con Zade per lei, voleva che provassimo a tornare a essere gli amici che eravamo un tempo.

Mi sentii così orribile...
Era tutta colpa mia.

Le avevo detto che l'amavo, eppure non l'avevo fatta sentire amata, quando al suo risveglio dopo quella singolare notte non ero al suo fianco, bensì a discutere con Zade in un'altra stanza.

Una mano che mi toccò la spalla mi riportò alla tragica realtà, risvegliandomi dal tormento interiore che cominciò a logorarmi.

«Louis, fratello, che cosa ti prende? Ti prego, parlaci».
Il tono di voce di Nolan fu così rassicurante da riuscire a farmi riprendere un minimo dalla crisi che stavo avendo. Era inutile disperarsi, non avrebbe di certo riportato Amber al sicuro.

Fu proprio grazie a questa consapevolezza che decisi di tirarmi su da terra, rivolgendo lo sguardo vitreo verso i miei amici a pochi passi da me: tutto ciò che feci fu porgergli la lettera che avevo trovato sotto il mio cuscino.

Ne lessero il contenuto con grande minuziosità, e notai le loro palpebre spalancarsi una volta compreso dove quelle poche parole andassero a parare.

«Lou...» l'espressione sul volto dalla poca barba curata Lincoln risultò preoccupata quandp pronunciò il mio nome. Scossi la testa.

«È tutta colpa mia» sentenziai, fissando il vuoto, «se ieri non avessi provocato Zade probabilmente lei sarebbe ancora qui, al sicuro. Invece adesso è là fuori, chissà dove, con Jacob pronto a farle del male. Ho fallito... non sono riuscito a proteggerla» rivelai tutto ciò che pensavo, stringendo forte i pugni e mordendomi il labbro inferiore.

«Avanti, Louis, smettila di fare l'anima in pena» sentii pronunciare da qualcuno che scese velocemente le scale. Mi volsi giusto in tempo per vedere la chioma riccia di Isaac fare la sua apparsa in cucina, attirando l'attenzione di ogni presente.

Non lo avevo sentito rientrare quella notte: non sapere quando quel ragazzo si trovasse a casa era diventata un'abitudine, ormai.

Aggrottai la fronte, incapace di cogliere il significato di ciò che avesse appena richiesto. Fu quando il ragazzo dagli occhi smeraldo finalmente giunse dinanzi a me che riprese a parlare, utilizzando un tono di voce calmo e pacato.

«So che sei innamorato di lei, ma non capisco perché tu creda di avere fallito: non è ancora finita, e se ti arrendessi potrebbe finire veramente male per lei. Ho avuto modo di parlarci, è una ragazza davvero in gamba, non sarà così facile trovarla per Jacob. Ma ha ancora bisogno del nostro aiuto, Louis, ha ancora bisogno del tuo aiuto».

Si bloccò per un solo secondo, i suoi occhi non interruppero il nostro contatto visivo neppure per un istante. Non potei fare altro di pensare a quanto quel ragazzo arrogante e strafottente che consideravo ormai come un fratello avesse dannatamente ragione.
Non era ancora finita.
Non lo avrei permesso.

«Ora, dopo aver sentito le mie parole... cos'hai intenzione di fare?»

Le parole di Isaac non avrebbero potuto essere più corrette: non avrei mai potuto arrendermi, non se si trattava di Amber.
Mai.

«La troverò» annunciai a gran voce, correggendomi quasi immediatamente, «anzi, la troveremo... insieme».

Non ebbi il tempo di cogliere le reazioni degli altri, perché poco dopo aver pronunciato quelle parole con decisione la porta di casa si spalancò e sbatté forte contro al muro, rivelando Zade pallido in viso e col respiro corto, segno che avesse corso per svariato tempo.

«Amber...» pronunciò, per poi poggiarsi con le mani sulle ginocchia, sconvolto, nel tentativo di riprendere fiato.

«Se n'è andata, Zade. A causa mia. A causa nostra».

Il moro parve riprendersi alle mie parole, perché riassunse quasi immediatamente una posizione eretta, e la serietà riprese il possesso del suo volto ambrato.

«Dobbiamo trovarla prima che lo faccia quel bastardo» pronunciò duramente.

Ci scambiammo uno sguardo di intesa, intesa che da tempo, ormai, non c'era più.

«è proprio ciò che faremo» affermai, ottenendo da parte di Zade un chiaro cenno di assenso.

Eravamo la causa della sua scomparsa... ma lo saremmo stati anche del suo ritorno.


Amber

Tutto taceva quando, con un sobbalzo, ripresi i sensi.

Impiegai diverso tempo a capire che non mi trovassi più sulla strada desolata che portava a Brixton, bensì in un luogo a me sconosciuto, dalle mura in pietra e l'odore di stantio.

Intontita e completamente terrorizzata mi guardai intorno, scoprendo di trovarmi in quello che aveva tutta l'aria di essere un garage sotterraneo pieno di biciclette, vasi, attrezzi e utensili da officina abbandonati al suolo oppure su un tavolino posto sul fondo della stanza.

A illuminare quello stretto ma lungo spazio era la forte luce di una lampadina che pendeva dal soffitto. Disorientata e col respiro affannoso provai a portarmi una mano alla testa, nel tentativo di placare il dolore che stavo provando, scoprendo però di avere entrambi i polsi legati dietro la schiena.

Un brivido di terrore mi percorse la spina dorsale quando ricordai il perché mi trovassi lì: quella ragazza, Lily, mi aveva seguita, e probabilmente aveva avvisato Jacob della mia ricomparsa.

Ciò significava che lui mi aveva trovata, e quindi che ero spacciata.

Mi era bastato un solo giorno lontana dai ragazzi per farmi scovare dal mio malvagio fratello.

Quant'ero stata stupida e ingenua...

Avrei dovuto porre maggiore distanza tra me e quella ragazza, avrei dovuto ignorare il suo bisogno di aiuto, pensare a me stessa e non mettermi nei guai. Ero stata fin troppo buona con lei: avrei dovuto sapere quanto, nel mondo della criminalità, fosse usuale pugnalare alle spalle chi meno lo meritava pur di rimanere impuniti.

Ero seduta su una sedia di legno, ancora bagnata fradicia a causa della pioggia che si era abbattuta sulla città, ma la mia felpa era scomparsa. Alcune gocce fredde scesero dai miei boccoli biondi, infrangendosi sulla mia schiena nuda, e solo allora mi resi conto di quanto indossare una sola canottiera nera e dei jeans zuppi d'acqua mi stesse facendo tremare, anche se non mi trovavo in quelle condizioni solo per il freddo.

Avevo una paura matta di ciò che di lì a poco sarebbe potuto accadere.

Improvvisamente, una voce fin troppo familiare che parlò alle mie spalle mi fece sobbalzare, aumentando smisuratamente il mio battito cardiaco e facendomi sgranare gli occhi.

Non era possibile.

«Bene, bene, bene. Guarda un po' chi si è svegliata...»

Udii il rumore di passi alle mie spalle e una calda mano posarsi sulla mia schiena infreddolita: trasalii e tentai con tutte le mie forze di scostarmi da quel tocco così delicato, ma allo stesso tempo così sporco, scoprendo però quanto le corde mi tenessero fissa alla sedia su cui ero stata legata.

Colui che mi aveva presa in ostaggio fece scivolare quel suo falso tocco gentile lungo la mia spalla, muovendosi lentamente dietro di me, per poi afferrare un boccolo e cominciare a rigirarselo tra le dita proprio nell'istante in cui avanzò, permettendomi di scorgere la sua figura slanciata.

Indossava un paio di anfibi neri e un jeans attillato dello stesso colore, come la maglietta che copriva il suo petto al di sotto del giubbotto di pelle.

Un sorriso maligno era impresso sul suo volto dai lineamenti scolpiti, così magro da apparire quasi scavato: capelli corvini, occhi che parevano due abbaglianti fari del colore del mare, piercing al lato del naso e al carnoso labbro inferiore.

Conoscevo una sola persona che, pur sorridendo, riusciva a incutermi puro terrore.

Strabuzzai gli occhi alla vista di quel ragazzo, incredula e nel panico più totale, chiedendomi come potesse essere possibile. Mi sarei aspettata chiunque, di tutto, meno che quello.

Meno che lui.

«V-Victor?»



Spazio Autrice

Vi chiedo scusa per la mia assenza, sono stati giorni difficili... ma ora sono tornata, e con una bomba a orologeria pronta a esplodere!

Cosa ne pensate del capitolo?
Secondo voi i ragazzi riusciranno a trovare Amber?

E ve lo aspettate che alla fine a rapirla fosse stato Victor? Non dite di sì, perché ho letto i vostri commenti nel capitolo precedente, furbette😏

Una domanda: c'è qualcuna di voi che segue i BTS? Fatemelo sapere qui sotto💜

Lasciate una stellina⭐️ se il capitolo vi è piaciuto, ci vediamo alla prossima!🖤

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