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.15.

«Il passato non conta, resta solo il presente.»

«È molto lontano il luna park?» domandai poco prima che Zade alzasse il volume della radio.
«No, è a circa dieci minuti da casa». Fu Louis a rispondermi, osservandomi attraverso lo specchietto retrovisore.

Ci trovavamo nella sua auto: lui era alla guida, Zade al posto del passeggero, Nolan e la sua ragazza erano seduti nei sedili posteriori, di fianco a me.

Avevo avuto modo di conoscere Claire il giorno in cui lei e Nolan erano rimasti a farmi compagnia, mentre Louis era a un incontro: aveva ventidue anni, perciò era più piccola del fidanzato di solamente un anno.

Le lunghe treccine afroamericane bionde che portava mi avevano affascinata sin dal primo istante, i suoi occhi erano color nocciola e il fisico piuttosto asciutto, cosparso qua e là di lentiggini e tatuaggi: era senza dubbio una bellissima ragazza.

La sua allegria e il suo dolce sorriso erano così coinvolgenti da non poter assolutamente tenere il broncio quando era nei paraggi, e questa era una delle qualità che la accomunavano a Nolan: con loro era impossibile sentirsi giù di morale.

«Allora Amber, che mi dici? Diamine, sono così contenta di rivederti!» sorrise la ragazza interrompendo i miei pensieri, circondandomi le spalle con il braccio magro e portandomi ancor più vicina a lei.

Sorrisi a mia volta, poggiando la testa sulla sua spalla: probabilmente mi sarei sentita in imbarazzo se fosse stato chiunque altro a prendersi una tale confidenza con me, ma Claire era così cordiale che mi sentivo a mio agio con lei qualunque cosa facesse.

«Lo sono anch'io, non sai quanto» le dissi, sfregando il volto sulla sua spalla in un piccolo gesto d'affetto: era vero, non sapeva quanto per me fosse importante sapere di avere finalmente una persona al mio fianco da poter reputare amica. 

«Sì Amber, ti assicuro che Claire ha fatto di tutto per organizzare un'uscita di questo tipo in cui ci fossi anche tu. Non stava più nella pelle!» sghignazzò Nolan prendendola scherzosamente in giro, ricevendo dalla ragazza un pugnetto sulla spalla.

«Dai baby bee, lo sai che scherzo...» il biondo avvicinò il viso al suo fino a schioccarle un piccolo bacio sulle labbra.

Sorrisi istintivamente, intenerita da quella scena, ma cambiai totalmente espressione quando, distogliendo lo sguardo, notai Zade guardarmi storto attraverso lo specchietto retrovisore..

Da quel momento in poi, cercai di ignorare le sue gelide occhiate per tutto il tragitto, spostando la mia attenzione alla chiacchierata dei due fidanzati di fianco a me.

Sperai tanto di potermi godere una serata tranquilla, anche se qualcosa mi diceva che non sarebbe stato così.



«Siamo arrivati!» esclamò Nolan, balzando fuori dalla macchina in pochi secondi e porgendo una mano alla sua ragazza per aiutarla a scendere.

Scesi anch'io, richiudendo la portiera alle mie spalle: alzando lo sguardo in alto, notai che un enorme messaggio di benvenuto prendeva la maggior parte dello spazio d'entrata.

Sorrisi malinconicamente, mentre i ricordi della mia infanzia venivano proiettati nella mia mente.

«Ehi, tutto a posto?» mi sussurrò Louis all'orecchio, cingendomi il fianco con un braccio.

Ero così presa dai miei pensieri che neppure mi ero accorta della sua vicinanza.
Voltai lo sguardo verso di lui, sorridendogli e annuendo in risposta.

«Allora? Vogliamo entrare sì, o no?» domandò Nolan, sorridendo a trentadue denti.

Ridacchiai, osservando l'aspetto buffo che in quel momento aveva: sembrava un bambino che non vedeva l'ora di divertirsi sulle giostre.
Dopo aver ricevuto l'assenso di tutti, il biondo si fece strada per entrare.

Mentre avanzavo mi guardai attorno, meravigliata da tutto ciò che mi circondava: era presente qualsiasi tipo di giostra, da quelle per bambini, a quelle considerate pericolose.

Il dolce profumo di zucchero filato e pop corn inebriò i miei sensi, mentre le grida di entusiasmo e adrenalina della gente donavano a quel posto un'atmosfera allegra e spensierata.

Chiusi gli occhi per un attimo e sorrisi mentre l'aria fresca accarezzava il mio corpo, vestito di un top colorato e una gonna nera a vita alta.

«Da quale giostra vorreste partire?» domandai non appena li riaprii, curiosa di sapere quali fossero le loro preferite.

«Io adoro quella» affermò Nolan, indicandomene una ad acqua. Claire sollevò un dito al cielo.
«Anch'io!» disse  raggiante, lasciando un bacio sulla guancia del ragazzo.

«Da piccolo andavo matto per quella laggiù» ammise invece Louis, indicando una giostra che portava in un lungo e buio tunnel.

Avevo parecchi ricordi di quella giostra.
La prima volta che c'ero andata insieme a Jacob avevo avuto molta paura del buio che ci circondava, così lui mi aveva stretta forte tra le sue braccia, assicurandomi che sarebbe andato tutto bene.

Potevo ancora percepire la sicurezza che mi aveva trasmesso in quel momento, quelle sue parole sussurrate all'orecchio: «non aver paura, Bibi, ci sono io qui con te...»
Sospirai sorridendo a Louis, allontanando i ricordi di Jacob dalla mente.

«Io ho sempre preferito quella» Zade indicò una delle montagne russe che da sempre mi spaventavano.
Era stata nominata «il perimetro della morte» per i molteplici giri che compieva a un'altezza estremamente elevata.

Deglutii fissando quella giostra e, mentre pensavo al fatto che io e Jacob non l'avessimo mai provata, mi chiesi per quale motivo stessi portando alla memoria mio fratello così insistentemente quel giorno: avrei dovuto smettere di farlo, pensare a divertirmi e basta.

«Oh, Zade: sei un cliché vivente!» esclamò Claire tutt'a un tratto riportandomi alla realtà, scatenando le fragorose risate dei presenti con la sua affermazione.

Il ragazzo chiamato in causa però non sembrò prendersela: emise infatti una risatina, osservando la bionda per un attimo, per poi distogliere lo sguardo e scuotere la testa, divertito.

Perfetto, perciò il vero e unico problema di Zade, ero io.

«Iniziamo da quella?» chiese Claire poco dopo, indicando la giostra preferita di Nolan.

Annuimmo tutti tranne Zade, che scrollò le spalle con disinteresse.
«Fate pure. Io mi fumo una sigaretta» pronunciò prima di accendersene una, tornando a  guardarci impassibile.




«E alla fine gli ho detto: ehi amico, scusa se ti interrompo, ma guarda che la doccia l'ho già fatta!» esclamò Nolan, facendo scoppiare tutti in una fragorosa risata.

«Questa non me l'avevi ancora raccontata» ammise Louis visibilmente divertito, passandosi un dito sullo zigomo.

Erano passati diversi giorni dal suo incontro e, fortunatamente, il livido che aveva in viso stava pian piano guarendo.

Dopo essere saliti su qualche giostra, avevamo deciso di sederci ai tavolini di un chioschetto per mangiare qualcosa, attratti dall'irresistibile odore di hot dog e hamburger.

Perciò, mentre aspettavamo le nostre ordinazioni, Nolan ci aveva intrattenuto, parlandoci della sua prima cotta in terza media: quando il padre della sua fidanzata gli aveva urlato in faccia insulti e imprecazioni dopo aver scoperto la loro relazione, lui ci aveva scherzato su, facendo ironia sul fatto che l'uomo gli avesse sputacchiato addosso per tutto il tempo.

«Dio, amore, la tua vita prima di me era un film comico» affermò Claire tra le risate, passando la piccola mano dalle unghie lunghe e perfettamente curate tra i ciuffi biondi del ragazzo.

«E lui? Come ha reagito?» chiesi, curiosa.

«Beh...» il ragazzo scrollò le spalle, prendendo a grattarsi la nuca.

«Lui mi ha lasciato un bel regalino: un occhio viola e il labbro rotto. Ma ne è valsa davvero la pena, credetemi: l'ho smerdato davanti praticamente tutta la scuola! Da quel momento in poi non l'abbiamo mai più rivisto; lo avranno arrestato perché ha alzato le mani a un minore, forse. Ma io sono convinto che invece fosse per la vergogna!» la sua risposta mi fece ancor di più scoppiare a ridere: Nolan era davvero unico, inimitabile.

«Che idiota» sentii pronunciare da Zade, attirando il mio sguardo su di sé solo per un solo secondo, prima di distoglierlo.

Eppure, mi era bastato quell'unico istante per notare la sua solita espressione da duro sciogliersi, divenendo visibilmente divertita dalle parole dell'amico.

Pensai che dovesse voler veramente molto bene a Nolan, poiché non avevo mai visto Zade così spontaneo e sorridente nei confronti di qualcuno.

«Adesso quello a lasciare occhi viola e labbra rotte sei tu, honey» pronunciò Claire, continuando a carezzare la nuca del ragazzo.

«Occasionalmente e solo nei week end, baby bee» sorrise Nolan: non potei fare a meno di pensare che i soprannomi che si erano dati fossero davvero dolci. Miele e piccola ape... così originale e fuori dal comune.

«In ogni caso, il mio lavoro non sarà mai violento quanto lo sei tu coi clienti!» sostenne poi il biondo ridacchiando, ottenendo dalla ragazza un sorriso divertito. 

«Che lavoro fai, Claire?» mi ritrovai a domandare alla ragazza, che voltò subito lo sguardo verso di me.

«Oh, niente di che. Sono solo una semplice gelataia un po' nevrotica, dato che mi lasciano sempre sola a servire una marea di clienti... è una situazione ingestibile, abbiamo seriamente bisogno di nuovo personale» concluse frustrata, appoggiando la testa sulla spalla del fidanzato.

Non ragionai molto prima di pronunciare le parole che seguirono: lo dissi e basta.

«Potresti farmi ottenere un colloquio?»
Inevitabilmente, gli occhi di tutti i presenti si puntarono su di me, curiosi.

Cos'avevo detto di così strano?

«Un colloquio?» ripeté Louis al mio fianco, inducendomi a guardarlo. Scrollai le spalle.

«Perché no? È da molto che ci penso, e... mi piacerebbe tanto avere la mia indipendenza e rendermi utile» ammisi.

Prima che il ragazzo potesse dire qualunque cosa, però, la sua voce venne sovrastata da quella di Claire.

«Oddio Amber, sarebbe bellissimo! In questo modo non solo sarei affiancata da una collega che mi aiuta, ma avremmo anche più tempo da passare insieme!» la ragazza mi rivolse uno splendido sorriso a trentadue denti e strinse la mia mano poggiata al tavolino, «ne parlerò col mio capo, sono convinta che vorrà darti una chance» rivelò, facendomi sorridere.

«Strano» esordì Zade, che fino a quel momento non aveva proferito parola, «pensavo che scroccare e vivere sulle spalle degli altri all'infinito fosse la tua vera professione» sbottò, facendomi sparire il sorriso dal volto per la seconda volta in una sola serata.

Presi fiato per dire qualcosa e mi accorsi che Louis fece lo stesso, ma fummo entrambi bloccati da Nolan che, stiracchiandosi in maniera quasi teatrale, ci distrasse.

«Va bene, ragazzi... non so voi, ma io ho fame». Solo allora mi accorsi che dopo quasi mezz'ora le nostre ordinazioni non erano ancora arrivate.

«Adesso che ci penso, è da un bel po' che stiamo aspettando, ormai» rifletté Claire, scambiandosi poi uno sguardo d'intesa con Nolan.

«Andiamo a fare un po' di casino lì dentro?» gli domandò, sorridendogli sorniona. Nolan fu subito in piedi.

«Non aspettavo altro!» il biondo prese per mano la sua ragazza e, dandoci le spalle come se per loro avessimo cessato di esistere, si diressero verso l'entrata del chiosco.

«Torneremo tra poco col vostro cibo». Nolan ci fece l'occhiolino, per poi spalancare la porta del chiosco ed entrare subito dopo Claire.

Quei due sembravano essere fatti l'uno per l'altra: l'armonia che c'era tra loro era tutto ciò che avevo sempre sognato di avere con un ragazzo.

«Non mi avevi mai parlato di voler lavorare, Ambs» svelò Louis sottovoce, avvicinandosi di poco a me.

Mi voltai verso di lui e incontrai i suoi occhi chiari, sentendo quelli di Zade bruciare sulla mia pelle.
«Ti va se ne parliamo a casa?» domandai al castano, non volendone discuterne davanti a Zade che, di fronte a noi, aveva tirato fuori dalla giacca di pelle un pacchetto di Marlboro rosse.

Louis annuì, carezzandomi piano il dorso della mano.
Poi, si rivolse all'amico.

«Me ne offriresti una, Zade?» La sua richiesta sorprese sia il suo migliore amico che la sottoscritta.

Aggrottai la fronte quando il moro aprì il pacchetto, sporgendolo verso Louis, e notai che all'interno fosse rimasta solamente una sigaretta.

«Non sapevo fumassi» dissi solamente, visibilmente stupita. Louis sollevò un angolo della bocca in un piccolo sorriso.

«Sto provando a smettere, ne fumo qualcuna giusto quando sono in compagnia» mi rispose, per poi tornare a rivolgersi al moro, «non preoccuparti, l'ultima tienila per te. Vado a comprare un pacchetto» annunciò, alzandosi dalla sedia e spostandola per poter passare.

«Torno subito» Louis mi diede le spalle e si incamminò verso il chioschetto, lasciandomi quindi sola con il moro.

Louis che fumava? Questa mi era nuova.
Eppure, adesso che ci pensavo, molto spesso mi era capitato di percepire dell'odore di tabacco quando mi era vicino, ma non mi ero mai chiesta se fumasse prima di allora.

Un momento.

Louis mi aveva davvero appena lasciata da sola, con... Zade?

Il ragazzo portò alle labbra la sigaretta che aveva precedentemente offerto a Louis, accendendosela, e successivamente mi rivolse la parola.

«Ci ritroviamo soli, Amber... sarà forse destino?» chiese sorridendo sghembo, sporgendosi verso di me e poggiando la mano sulla mia coscia nuda per metà da sotto il tavolino.

Gliela spostai immediatamente, facendo in modo che il suo sorriso maledettamente fastidioso si accentuasse ancora di più.

«Smettila, Zade» gli intimai, rivolgendogli un'occhiata torva. Lui strizzò il naso, prendendo un tiro dalla sua sigaretta.

«Cosa c'è, Amber, d'un tratto sei tornata innocente?» sollevò un sopracciglio, utilizzando un tono di beffa, «o forse non lo sei mai stata?» sussurrò, posando nuovamente la mano sulla mia gamba e soffiandomi il fumo in viso con espressione compiaciuta.

Quel gesto mi irritò a tal punto da farmi alzare di scatto dalla sedia, attirando l'attenzione di alcune persone sedute ai tavoli vicino al nostro.

«I-io devo... vado in bagno» pronunciai la prima cosa che mi venne in mente, dando velocemente le spalle a Zade e incamminandomi lontano da quel ragazzo.

Non riuscivo proprio a sopportare il suo atteggiamento.

Tuttavia, dopo pochi passi fatti venni afferrata bruscamente per il polso, azione che mi fece voltare verso la persona che in quel momento mi stringeva con insistenza.

«Dove diavolo pensi di andare, Amber?» gli occhi scuri del ragazzo osservarono il mio volto quasi con un pizzico di apprensione, ma sapevo che in realtà non gliene importasse niente di me.

«Il più lontano possibile da te» rivelai, scrollandomi la sua stretta di dosso e girandomi nuovamente per incamminarmi verso una meta indefinita.

Avevo bisogno d'aria, di allontanarmi da quella persona estremamente insopportabile e senza scrupoli.

Totalmente agitata e arrabbiata, non capii dove le mie gambe mi stessero portando finché non riconobbi un giardino immerso nel verde. Visto di sera pareva oscuro e buio ma, allo stesso tempo, spettacolare, grazie ai lampioni che lo illuminavano.

Un'improvvisa folata di vento colpì il mio corpo e, istintivamente, sfregai le mani sulle braccia nude, cercando di riscaldarmi mentre continuavo ad avanzare.

Vidi in lontananza due altalene e sospirai, ripensando a tutte le sere che io e Jacob avevamo passato in quel posto.

Era il nostro luogo segreto: spesso scappavamo di casa per passare intere giornate qui, a chiacchierare e ridere come dei normali adolescenti, fino al giorno in cui, tornando a casa, avevamo trovato nostra madre con delle valigie in mano, pronta a lasciarci in comunità; pronta ad abbandonare lì i suoi figli di tredici e sedici anni che considerava come dei fardelli.

Da quel giorno, lui non era più stato lo stesso con me...

A volte il vecchio Jacob mi mancava: mi mancavano i suoi abbracci, la sua gelosia nei miei confronti, mi mancavano le sue coccole, mi mancava lui.

Nonostante tutto, però, sapevo che il passato non contasse: restava solo il presente, e nel presente Jacob era una cattiva persona, perciò era essenziale stargli alla larga.

Non sapevo perché tra tutti i luoghi in cui sarei potuta andare per allontanarmi da Zade avessi scelto proprio quello: era da anni che non vi mettevo piede.

Mi avvicinai ancor di più a una delle due altalene, decidendo di salirci sopra, cominciando a muovere le gambe per spingermi: l'aria piuttosto fresca nonostante fosse primavera colpì tutto il mio corpo, creandomi piccoli brividi sulle cosce coperte solamente dalla gonna a vita alta che portavo.

Se solo chiudevo gli occhi, potevo benissimo udire ancora le risate di quei due bambini felici e spensierati, semplici, che si volevano bene.

Abbassai il capo al suolo a quel pensiero, troppo triste per me da gestire in quel momento.

Sfregai le scarpe sul terreno per fermarmi nel momento in cui sentii alcuni singhiozzi provenienti da pochi metri più lontano da me.

Aggrottai la fronte, realizzando che il pianto non sembrasse affatto quello di un bambino. Sembrava quello di un adulto.

Scesi immediatamente dall'altalena, percorrendo il giardino per avvicinarmi di più, visibilmente incuriosita da ciò che stava accadendo.

Ma quando fui abbastanza vicina da guardare bene in faccia la persona, sgranai gli occhi, facendomi quasi scappare un sussulto. Mi sentii mancare.

Perché si trovava lì?
Ma soprattutto, perché stava piangendo?





Spazio Autrice

Holaa! Dunque, cosa ne pensate del personaggio di Claire? Io la adoro, credo proprio che Amber avesse bisogno di una figura simile.
E di Zade che continua a essere insopportabile e fermo nelle sue convinzioni? Secondo voi succederà qualcosa che gli farà cambiare idea?
Ma veniamo al finale... chi sarà questa misteriosa persona che sta piangendo?👀
Accetto come sempre supposizioni!💗
Ci tengo a lasciarvi una foto di come mi immagino Claire! Eccola qui🥰

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