In una stanza angusta
Ad ogni passo Nicky aveva la sensazione che nel suo ventre fosse infilzata una lancia, le gambe erano pesanti e la testa le faceva sempre più male. Aveva la vista offuscata eppure riuscì a raggiungere il marciapiede della strada adiacente a Ponte Lucrezio: era buio, i lampioni funzionavano a intermittenza (e neanche tutti), il freddo era sempre più difficile da reggere per la ragazza, che, con le mani tremanti, non era riuscita ad allacciarsi il giubbetto. Si sedette su un panchina, fece per prendere il telefono ma non lo trovò. Iniziò a tastare ogni tasca dei vestiti quando a un certo punto gli occhi le si chiusero, nonostante continuasse a sbattere le palpebre. Le gambe le cedettero, il fiato si fece corto e Nicky svenne.
Nicky non aveva mai provato la strana sensazione di smarrimento che si ritrovò ad affrontare da sola in un letto d'ospedale quel giorno piovoso di ottobre. Si era svegliata per il dolore alla testa e in quel momento ebbe un piccolo shock quando realizzò che si trovava in una stanza clinica. La luce a led fredda le rendeva difficile tenere gli occhi aperti; provò a mettersi seduta ma le braccia e il petto erano ricoperti di tubicini colorati. Ci mise pochi minuti per realizzare il perché di quell'assurda situazione, e appena lo fece sentì come un fardello sul petto. Tutte le scene di quel terribile momento le vennero in mente...ma per fortuna, prima che potesse pensarci troppo, ecco che dalla porta fece capolino la testa della madre. "Oddio Nicky...oddio, sei sveglia finalmente...mi hai fatto prendere uno spavento sai..." disse mentre corse verso di lei e la strinse con la delicatezza e l'affetto che solo una madre verso la figlia può avere. Continuò a parlare e a dire frasi che però la ragazza non riusciva a capire. In quel momento stava solo guardando sua madre: aveva le occhiaie profonde...probabilmente non aveva chiuso occhio quella sera o aveva pianto fiumi di lacrime, o forse tutte e due. Poi guardò le sue mani: screpolate, calde e asciutte, un po' tremavano mentre le accarezzava il viso con piccoli tocchi. Nicky voleva abbracciarla, voleva sprofondare in quello spazio sicuro e chiederle: 'Perché? Perché mamma non mi hai preparato a questo? Perché doveva succedere questo a me? Che colpa ho io...?' Ma non riuscì ad aprire bocca, e fu grata che la madre non la costrinse a parlare. Dalla porta della camera Nicky poteva vedere suo padre parlare con un medico, lo vide ringraziarlo con un cenno e poi lui e una donnina, che doveva avere una cinquantina d'anni, entrarono nella stanza. Anche il padre si avvicinò alla figlia e la abbracciò con una forza più potente di quella della mamma. 'E' incredibile come un contatto fisico possa avere così tanti significati diversi...' pensò Nicky, riflettendo sul significato di un abbraccio dato da un genitore, una stretta di mano di un professore o le carezze di uno sconosciuto sulla propria carne...gli incubi stavano tornando di nuovo. Ma anche sta volta, fortunatamente, non durarono molto.
"Molto bene Nicky, vedo che sei già sveglia..." a parlare era stata la donna che Nicky presuppose essere l'infermiera, la quale continuò a parlare "oggi ti faremo fare le analisi del sangue e un'ecografia per verificare che sia tutto a posto, e qui ti ho lasciato delle pillole che devi assolutamente prendere. Questa è la pillola del giorno dopo...tua madre mi ha detto che non l'hai mai presa, ma non preoccuparti non ti farà nulla, devi solo buttarla giù con un po' d'acqua okay? Una volta che le hai prese, premi questo bottoncino rosso sul lettino che io e il dottore verremo a farti una visita ginecologica."La donna uscì poi dalla stanza lasciando dietro di se' un profumo invadente di fiori e un silenzio imbarazzante, che suo padre ruppe dopo pochi minuti. "Nicky, lo sappiamo che sei ancora sotto shock, ma è importante che tu ci racconti esattamente cosa ti è successo, fuori dalla porta c'è la polizia... se vuoi puoi scriverlo, o parlare solo con mamma e un poliziotto ma devi dirci cosa è successo".Prima che Nicky potesse dire qualcosa, le figure di due carabinieri entrarono nella stanza, la salutarono e si sedettero su due delle sedie vicino alla porta. La ragazza sapeva che quel momento sarebbe arrivato, così si schiarì la gola e fece mente locale della sera prima: non raccontò di Lorenzo, disse che era uscita a fare una passeggiata e che si era diretta verso Ponte Lucrezio. Poi da lì Nicky entrò in una specie di trans, e le sue parole iniziarono a uscire dalla bocca senza che lei se ne accorgesse...le sue labbra sapevano cosa dire, lei no. Lei voleva correre lontano da quella fredda stanza da ospedale e andare via. Via dalla famiglia, dai problemi, dalla scuola, dal dolore...dalla vita.
Non sapeva dire da quanto tempo stava parlando, ma fu sollevata quando il poliziotto disse che con le domande aveva finito. La testa le scoppiava, ma le aspettava ancora una giornata impegnativa. I suoi genitori la lasciarono dopo qualche ora passata a coccolarla e a parlarle, dopodiché Nicky poté prendere le sue pillole a chiamare il medico. Non aveva mai fatto una visita ginecologica, per il semplice motivo che le sue compagne l'avevano spaventata a morte con dei racconti terribili e anche perché sua madre non era al corrente del fatto che non fosse più vergine da un pezzo. Se non fosse stata così stanca probabilmente l'ansia l'avrebbe paralizzata, ma non avrebbe posto opposizione a nessuno quel giorno...non ne aveva le forze. Così quando il medico le disse di spogliarsi completamente e sedersi sulla poltrona con le gambe appoggiate su degli appositi supporti, lei fece tutto senza neanche imbarazzarsi. Il suo corpo però era tutt'altro che lo specchio di una ragazza sicura...era ricoperto di lividi viola e scuri sui seni, i fianchi, le ginocchia e i glutei, i graffi rossi e freschi risaltavano sulla pelle pallida...quello era il corpo di una vittima. Il dottore sembrò analizzare in maniera superficiale quei segni e decise che era il caso di controllare prima le sue parti intime. Prese degli attrezzi a cui Nicky non sapeva dare un nome e le si avvicinò. La ragazza inizialmente non sentì nulla, ma dopo pochi minuti il suo ventre iniziò a bruciarle, a picchiarle. Cominciò sudare dalla fronte e con un gesto brusco fece segno al medico di allontanarsi:"Mi fa ...mi fa malissimo..."disse tra più sospiri. "Purtroppo ho visto. Hai un'infiammazione pesante...i tuoi genitali sono stati sottoposti a uno sforzo troppo importante. Ma tranquilla che con le giuste medicine e cure guarirai in pochi giorni. Ricordati sempre di pulirti bene quando vai in bagno, e se ti brucia troppo quando devi urinare prendi questo dopo ogni pasto okay?" disse il dottore mentre le lasciava sul tavolino delle bustine colorate. In seguito, la salutò e uscì dalla porta lasciando Nicky in quell'angusta cameretta da sola, e in quel freddo lettino, in cui, non tardò ad addormentarsi.
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