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Prologo

Ho sempre considerato la mia vita un continuo disastro e fallimento, non mi sono mai sentito bene con me stesso, nonostante i miei facessero di tutto per realizzare ogni mio desiderio. Forse era proprio quella la cosa sbagliata, non si preoccupavano mai di chiedermi come stessi, credendo che l'unica cosa a rendermi felice fossero i soldi. Avevo appena compiuto tredici anni, quando mia madre perse la gravidanza, era incinta di sei mesi e dovette affrontare un vero e proprio parto, era una bambina. Da allora non ha più potuto avere figli, fu operata, stava per rimetterci la vita. Non riuscivo a sopportare la disperazione dei miei genitori, così mi chiudevo in me stesso, ignorando tutto e tutti. Soffrivo di nascosto e me la prendevo con chiunque provasse a parlarmi, ero solo più che mai e volevo continuare in quel modo. Visto i miei continui malumori, fui costretto ad iscrivermi ad un corso di nuoto, ritenevano che così mi sarei distratto. Al mio primo giorno di corso conobbi una ragazza, tre anni più grande di me, mi piaceva davvero tanto, ma ero troppo timido e insicuro per provarci. Ormai frequentavo quel corso solo per lei, mi piaceva contemplarla, mi piaceva la sua risata, mi piaceva il fatto che fosse più grande di me, insomma, era la prima ragazza a cui mi fossi legato, anche se lei ancora non lo sapeva. Un mese dopo conobbi Adam, l'avevo già visto lì e dopo un po' diventò il mio migliore amico e confidente. Adam aveva diciotto anni e mi spronava sempre nelle mie scelte, così gli chiesi dei consigli su di lei. Mi fidavo molto di lui, era come il fratello maggiore che non avevo mai avuto e mi piaceva passarci del tempo. Per mia sorpresa riuscii a conquistarla, grazie ai consigli di Adam, e vissi tre mesi in pace e armonia. Spesso uscivamo in tre e a volte mi ingelosivo per la complicità che Adam aveva con la mia ragazza, dicevano di considerarsi come fratello e sorella, ma più tardi mi accorsi che mi sbagliavo di grosso. Ebbi la mia prima volta, mi piaceva tantissimo farlo con lei, mi insegnò tante cose e mi sentivo un vero Dio, finché Adam non si insinuò tra di noi, rovinando la nostra relazione. L'amore è una fottuta malattia che ti divora lentamente dall'interno e non faceva per me, non ero più in grado di provare emozioni. Lucy scelse lui, nonostante facessi di tutto per renderla felice. Credevo che stare con qualcuno fosse desiderare il suo bene, invece mi sbagliavo di grosso, alla prima difficoltà ti liquidano senza pietà, strusciandosi addosso al primo belloccio che incontrano. Quella brutta storia mi segnò e non potei fare a meno di pensare alla vendetta, volevo che pagassero per avermi preso in giro a quel modo, per essersi approfittati della mia ingenuità, deridendomi alle spalle, mentre scopavano di nascosto in qualche squallido parcheggio di un centro commerciale di notte. Ho cercato di andare avanti, mettendo da parte la rabbia, non volevo che mia madre si preoccupasse più del dovuto, dato il suo stato mentale ancora debole e depresso, così facevo finta che andasse tutto bene, accettando i cari soldi di papà. Ormai vivevo la mia vita ignorando completamente le ragazze che erano intenzionate a conoscermi, mi limitavo a divertirmi e quando mi ero stancato le buttavo come un vecchio paio di jeans strappati.

Erano passati circa cinque mesi da quando Lucy mi tradì con Adam e sembrava che ogni cosa mi stesse stretta. Iniziai a desiderare una vita normale, mi ero stufato di scopate occasionali e feste senza senso, volevo di più, ma non riuscivo ad ammetterlo nemmeno a me stesso. Dopo alcuni mesi di terapia, mia madre guarì del tutto, ricordo che era il mio compleanno, quando mi diedero una notizia che mi sconvolse a tal punto da non rivolgere la parola ai miei per settimane. Ritenettero giusto dirmelo ai miei quattordici anni, convinti che per me fosse un bel regalo, ma si sbagliavano, non avrei mai permesso una cosa del genere. Mi ritrovai al liceo e divenni immediatamente il ragazzino più rispettato e temuto della scuola, avevo un gruppo, ma non consideravo nessuno amico, visto quello che era successo con Adam. Non facevo altro che pensare alle parole dei miei genitori, il giorno del mio compleanno; Sai, Mark, ci piacerebbe molto adottare un bambino, o una bambina, che ne pensi? Non volevo un estraneo nella mia casa, non volevo che qualcun altro invadesse la mia privacy, non avrei mai approvato e lo sapevano, eppure, dopo alcuni mesi, mi sono ritrovato in una situazione più grande di me e questo ha rovinato ancor di più la mia esistenza.

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