Capitolo 5
«Hai paura di me?» le chiede Ashley, ironica.
Non so perché ma tutto questa situazione mi fa ridere e irritare allo stesso tempo. Come fa ad aver timore di Ashley? Aspetta, lei ha paura di qualunque cosa o persona, dovrebbe averne solo di me, porca troia!
«No!» risponde decisa.
«Allora perché cerchi di scappare?»
«Devo tornare in classe.»
Ashley si volta verso di me e il suo sguardo divertito mi fa ridere come non mai.
«Ci vediamo dopo, cara Emy.» dice beffarda, mentre la molla. Emy scappa via, e il mio sguardo cattivo si posa su Ashley. «Che c'è?» chiede da finta ingenua.
«Le hai fatto capire qualcosa.»
«Ma no, tranquillo, è così stupida.»
Resto in silenzio, cercando di reprimere i miei istinti. Ho sempre pensato che faccia la finta ingenua e chissà cosa combina con la sua amichetta. Be', non sono cose che mi riguardano, dopo le lezioni la aspetterà una bella sorpresa e credo che stavolta sarà abbastanza umiliante da cacciarla via.
Non vedevo l'ora che le lezioni finissero per godermi la reazione di Emy, appena andrà incontro al suo destino. Adesso che sta per arrivare il momento, comincio ad avere dubbi su quello che accadrà; deciderà di andare via o desisterà? Non sono mai stato più insicuro di come lo sono ora. Proprio mentre sto per formulare un'altra frase nella mia testa, Ashley mi stringe la mano, per avvisarmi dell'arrivo di Emy. Mi risveglio dalla trance e osservo ogni minimo movimento. Si avvicina al suo armadietto, inserisce la chiave nel lucchetto e appena apre lo sportello del liquido appiccicoso e giallastro le finisce dritto in testa. Urla esasperata e i ragazzi in corridoio cominciano a ridere, prendendola in giro. Comincio a ridere, appena si volta per guardarmi. Si pulisce il viso con un fazzoletto e quasi mi fulmina con lo sguardo. D'un tratto si avvicina a me e mi mette le mani al collo, spingendomi all'indietro. L'impatto è così violento che mi ritrovo al suolo, con lei addosso. Stringe la mia maglietta tra le mani e la strattona pesantemente.
«Cos'ho fatto adesso? Perché te la sei preso ancora con me?» urla disperata.
«Levami le mani di dosso!» la minaccio con lo sguardo.
«Non ti sopporto, ti odio!» mi sferra uno schiaffo in pieno viso, lasciandomi inebetito.
Non me lo aspettavo, non ha mai alzato un dito su di me, credo che stavolta l'abbia colpita dritto al cuore. Qualcuno la afferra e la spinge via da me, mentre io mi tengo la guancia dolorante e mi tiro su.
«Brutta stronza, questa me la paghi!» urla Ashley, mettendole le mani alla gola.
«Vaffanculo!» urla Emy, cercando di afferrarle i capelli, ma qualcun altro le impedisce di farlo, prendendola tra le braccia. «Lasciami, lasciami, porca miseria!»
La persona che la tiene tra le braccia è Sam Watson, il campione di basket. Come diavolo fanno a conoscersi? Sam la porta via, lasciandomi col dubbio e la rabbia che si sta facendo strada in me. Dove la sta portando?
«Quella stronzetta sta alzando troppo la cresta.» si lamenta Ashley, ma la ignoro. «La prossima volta le strappo tutti i capelli.» continua il suo monologo contro Emy. «Non riesco proprio a sopportarla. È così irritante! Non capisco proprio come...»
«Tu sei irritante!» sbotto, interrompendola.
Spesso è come un disco rotto che risuona nella testa, non riesco a sopportarla oltre. Resta finalmente zitta e mi allontano da lei. Raggiungo velocemente l'uscita della scuola e vedo Emy salire in macchina con Watson. Allora si conoscono già da tempo, come ho fatto a non rendermene conto? Stringo i pugni e decido di tornare immediatamente a casa. Ho bisogno di capire.
Ormai la sto aspettando da un po', ho i nervi a fior di pelle e vorrei solo spaccare ogni cosa. Cerco di contenermi con tutto me stesso, ricordandomi che mio padre mi priverà delle mie cose se dovessi lasciarmi sopraffare dalla rabbia. In quest'ultimo periodo nemmeno la palestra riesce a calmarmi e ho i muscoli sempre più tesi. Cosa diavolo starà facendo con Watson? Non è da lei comportarsi in quel modo, scappare via con un ragazzo, farci cose... Non voglio nemmeno pensarci, o peggiorerei la situazione.
Appena vedo entrare Emy in casa, mi rilasso visibilmente, ma resto nascosto in cucina. La sento percorrere le scale e pian piano la seguo. Non voglio rischiare che mia madre ci veda. Raggiunge il piano di sopra e solo allora le corro dietro, afferrandola per le spalle e sbattendola contro il muro. Mi guarda stranita, ma non me ne frega un cazzo, deve darmi delle spiegazioni.
«Cosa ci facevi in macchina con Sam Watson?» chiedo irritato, forse più di quel che mi aspettavo.
«Lasciami stare!» mi ordina con aria da superiore e cerca di divincolarsi.
«Cosa voleva da te?»
Sto cercando di mantenere un tono pacato, ma lei rende le cose difficili. Si libera violentemente dalla mia presa e ancora riesco a meravigliarmi. Sta cambiando.
«Non sono affari tuoi!» sbotta.
«Certo che sono affari miei!»
Non so perché ho detto così, ma ho paura che se dovesse mettersi con Sam, non vorrà più abbandonare questa casa, sarà un vero disastro. Si limita a guardarmi male e poi si chiude in bagno, lasciandomi senza una risposta. Quanto può essere immatura e odiosa? Alzo gli occhi al cielo e vado in camera mia. Devo scoprire cosa c'è tra lei e quel tizio. Il mio cellulare squilla, interrompendo i pensieri.
Lo tiro fuori dalla tasca e rispondo a Jake. «Harmon.»
«Ehi, amico, come va?»
«Tutto bene.» mento.
«Purtroppo mi sono perso la scena memorabile della frittata sulla testa della sfigata.» ridacchia, mentre io resto impassibile. «Ma ho dovuto lasciare le lezioni prima del previsto.»
«Come mai?» faccio finta di interessarmi.
«Sono andato da Charlie.»
«Il tatuatore?»
«Sì. Perché non mi raggiungi? Sono ancora qui. E poi non volevi farti quel piercing al labbro?»
«Sì.»
«Ti aspetto?»
«Va bene.» riattacco e ripongo il cellulare in tasca.
Esco dalla mia stanza e raggiungo il garage. Entro nella mia macchina e metto in moto. Ho proprio bisogno di un cambiamento.
***
Mi guardo ancora una volta dallo specchietto retrovisore il lato destro del labbro inferiore, è un po' gonfio per il buco appena fatto, ma mi sta davvero bene. Era un po' che stavo pensando di farlo, nonostante i miei non siano mai stati d'accordo. Inutile dire che me ne frega e che ora si troveranno davanti al fatto compiuto. Ho diciotto anni e faccio quello che voglio. Decido di scendere dalla macchina ed entrare in casa. Charlie mi ha detto che devo mettere del ghiaccio per alleviare il gonfiore. Mi dirigo in cucina e per mia sfortuna incontro mia madre.
«Dove sei stato?» chiede, intenta a caricare la lavastoviglie.
«In giro.» rispondo, mentre prendo del ghiaccio dal freezer.
Mi volto e resta sconvolta nel vedermi. Sgrana gli occhi e porta una mano sulla bocca. Non le verrà un infarto, spero.
«Ma che diavolo hai combinato a quel labbro? Sei osceno!» urla esasperata.
«Non lo vedi?»
Mia madre resta in silenzio e poi guarda alle mie spalle. Mi volto e vedo Emy. Resta sorpresa appena vede il mio piercing.
«Che succede?» chiede sulla soglia della porta.
«Non sono affari tuoi!» sbraito, imitando la frase che mi ha detto ore fa.
Le passo di fianco, dandole una spallata, dopodiché corro al piano di sopra, tenendo il ghiaccio al labbro. Pochi istanti dopo mi raggiunge in corridoio e mi chiedo perché continua a seguirmi. È colpa sua se la mia vita fa più schifo di prima. Mi limito a guardala male come sempre e mi chiudo in camera, sbattendo la porta. Non vedo l'ora di finire il liceo e dedicarmi completamente alle cose che più mi interessano, non sono riuscito a mandarla via, almeno sarò io ad andarmene. Prima o poi finirà tutto questo tormento e la lotta che ho dentro di me.
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