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⭐️Capitolo 21⭐️

Busso alla porta dello studio ed entro cauta.
<< Christian... >> Lo chiamo.
Guardo la sedia dietro la scrivania: è vuota.
Ma dov'è? Mi guardo intorno, << Come ti permetti? >> Me lo ritrovo davanti.
Sussulto. Porto una mano sul petto per lo spavento.
<< Christian... >> Dico spaventata.
<< Ascoltami. >> Dico seguendolo mentre lui va a sedersi dietro la scrivania.
Si volta di scatto e io riesco a fermarmi in tempo e a non a finirgli addosso.
Mi guarda in cagnesco.
<< Io non voglio ascoltare. >> Dice severo.
Poso una mano sul suo avambraccio, e lui fissa la mia mano, per qualche secondo la fisso anche io e mi sorprendo per quel gesto.
L'ho fatto senza pensare.
<< Se ho fatto tardi è perché... >>
<< Non mi interessa, in ogni caso potevi avvisare, carina. >> Dice quest'ultima con tono duro.
<< Ci ho provato, ma il ho cellulare non prendeva, se mi lasci spiegare cosa è successo capiresti. >>
<< Una sola possibilità Watson! L'unica e sola. Adesso vattene. >> Ringhia.
Sospiro e faccio come dice. Gli sono grata per non avermi licenziata, però potrebbe almeno ascoltarmi.
Raggiungo Sophie che mi guarda confusa.
<< Adesso mi spieghi tutto. Perché sei arrivata in ritardo? >>
Mi siedo sullo sgabello di fronte Sophie e sospiro.
<< Non me ne va mai una bene... >>
<< Cosa ti è successo? >>
Mi guardo le mani, poi alzo gli occhi su di lei.
<< Stavo per venire qui, ero nell'ascensore quando si è bloccata. >>
Spiego, e Sophie si porta le mani alla bocca.
<< Abbiamo dovuto aspettare che venissero ad aprirci, non abbiamo potuto fare niente.  Solo poco fa sono uscita di lì. >>
Mi guarda con occhi spalancati, poi sulle sue labbra si disegna un sorrisetto furbo, << Abbiamo? Con chi eri Grace Watson? >> Chiede.
Alzo gli occhi al cielo. Ma perché non sto mai attenta a quando parlo?
Sophie ed un tipo curioso, soprattutto quando si tratta di ragazzi.
<< Io e il mio vicino di casa. >>
<< Ed è carino? >> Chiede.
Annuisco. Lo ammetto, Dan è carino, però è un don Giovanni e questo non gli fa onore.
<< Lo sapevo... E cosa è successo mentre eravate chiusi lì dentro? >> Dice ammiccando.
Inarco un sopracciglio, incrocio le braccia al petto.
<< Niente Sophie; è solo il mio vicino di casa, e fino a qualche settimana fa, non gli rivolgevo nemmeno la
parola. >>
Mi guarda di sbieco. << Be', e allora? >>
E allora, cosa?
<< È un don Giovanni, e ci ha provato anche con me. Lo ha sempre fatto, ma io non gli ho mai dato modo di... >>
<< Tu vuoi dire che non gli hai mai rivolto la parola solo perché non volevi che ci provasse con te? >> Chiede sconvolta.
Non ha capito. Non è che non gli ho mai rivolto la parola; semplicemente sapevo dalla sua reputazione da don Giovanni, e siccome a me danno fastidio questi modi di fare, mi limitavo a un semplice "ciao". Niente più.
Adesso però è diverso.
Adesso è mio amico...
<< Lascia perdere Sophie. Mettiamoci a lavoro. >> Dico. Evito il discorso; è meglio.
<< Tanto poi ne riparliamo. >> Dice sorridendo.
Sbuffo e mi metto a lavoro.

Nel pomeriggio, Christian si avvicina al bancone, dove sono io. Si siede sullo sgabello, e io tengo gli occhi bassi.
<< Mi dai una birra. >> Mi guarda attentamente.
<< Non credo sia il caso di bere. >>
Stringe i pugni e batte una mano sul banco.
Sussulto, << Dammela. >> Ringhia.
<< Potresti chiedermelo con
gentilezza. >>
Scoppia a ridere, << Perché? Questo è il mio bar. >>
<< Potrà anche essere il tuo bar, ma se ti comporti così, andranno tutti via e rimarrai solo. >>
Mi guarda in cagnesco. << Chi andrà via? Tu? Perché oltre te non vedo nessun altro intenzionato ad abbandonare questo lavoro. >> Dice.
Mi sta irritando.
Prendo una bottiglia di birra nel frigorifero e la poso davanti a lui.
<< Grazie. >> Dice, prende la bottiglia e poi se ne va per chiudersi nel suo studio.
Lo guardo andare via, e mi viene da pensare che sarebbe tutto molto più bello e semplice se mi trattasse bene.

Mezzanotte e mezzo, e sono sulla strada di casa, per fortuna sono quasi arrivata; fa molto freddo, e sono vestita piuttosto leggera.
<< Si, ti ho detto che ora è tutto
okay. >> Una voce familiare. Dan.
Cosa ci fa a quest'ora all'ingresso del palazzo?
Quando arrivo all'ascensore, noto che è in compagnia di qualcuno; un ragazzo, un volto familiare, ma non ricordo bene dove l'ho visto.
Ah, ecco! Questa mattina. Era qui questa mattina quando hanno sbloccato l'ascensore, credo si chiami Niko. Che nome strano, sembra più un nome per un cane che per un essere umano.
Appena mi vedono smettono di parlare, entrambi mi fissano in silenzio, poi Dan mi saluta accennando a un sorriso.
<< Ciao Dan. Ancora in giro? >> Dico.
<< Si, tu invece adesso hai finito a lavoro? >>
Annuisco, << Non vedo l'ora di stendermi sul letto, sono stanca morta; per fortuna domani cambio turno. >>
<< Mi piacerebbe tanto fossi io a stenderti sul letto... >> Commenta l'amico mangiandomi con gli occhi.
Lo guardo esterrefatta.
Dan gli lancia una rapida occhiataccia e gli dà una gomitata.
<< Stronzo. >> Lo sento borbottare.
Nel frattempo ho chiamato l'ascensore che ancora non è arrivata, come sempre ci mette tanto ad arrivare.
<< Buona notte Grace. Ci si vede. >>
Lo saluto con un cenno del capo e gli sorrido. << Notte Dan. >>
Un bip annuncia l'arrivo del l'ascensore e le porte si aprono. Entro e quando le porte si chiudono, sospiro.
<< Perché gli uomini devono essere così volgari? >> Dico tra me e me.
Perché? Ti chiedi perché? Perché sono tutti uguali.
A loro non interessa niente, tranne che portarsi a letto una bella ragazza.
Faccio una doccia veloce e mi metto a letto. In genere prima di addormentarmi accendo un po' la TV. Questa volta no. Non ce la faccio. Sono troppo stanca.
Mi giro su di un lato, e appena poggio la testa sul cuscino e chiudo gli occhi, crollo.

Questa mattina sono un po' più carica rispetto ai giorni precedenti, ma soprattutto rispetto a ieri.
Questa mattina: libera!
Prendo il cellulare e chiamo Sandy ed Ivy. Decidiamo di incontrarci al Central Park; li prenderemo qualcosa da mangiare, ma soprattutto staremo insieme.
Arrivo al Central Park e mi guardo intorno.
È il posto che preferisco di più di tutta New York.
Mi si disegna un sorriso; mi succede ogni volta che vengo qui.
<< Come mai sorridi? >> Mi chiede qualcuno, e quando mi volto a guardare chi fosse, vedo Sandy venire verso di me.
<< Sandy! >> L'abbraccio e lei ricambia.
<< Dov'è Ivy? >> Chiedo, dato che non è con lei.
<< È andata un momento da Ethan. >>
Annuisco. << Sono belli quei due insieme, vero? >> Dice.
Inclino la testa di lato per incrociare il suo sguardo. << Me lo stai chiedendo Sandy? Tu cosa pensi? >>
Fa spallucce, << Io penso che Ivy sia una bella e brava ragazza, Ethan... Be'... Lui non so com'è. >>
<< Anche lui è un bravo ragazzo. Ed è anche bello. >>
<< Quindi stanno bene? >>
Annuisco. << Io credo di sì. Si piacciono, adesso hanno iniziato a vedersi, non stanno insieme... >>
<< Già... >> Sospira.
So che ci sta male. Anche se lei ha detto di no, posso vederlo dai suoi occhi che prova qualcosa per Ivy, ma per non rovinare l'amicizia, dice che non prova niente.
Però Ivy non può ricambiare i suoi sentimenti. Quello che ammiro molto di Sandy è che lei questo lo sa benissimo, e non fa niente per ostacolare la relazione di Ivy con Ethan. Okay, amicizia. O relazione; forse inizio relazione. Non so come chiamarla, sinceramente.
Questo fa capire che Sandy è davvero una brava amica.
<< Ti va di fare un picnic? >> Chiede, e io annuisco.
<< Vediamo Ivy cosa vuole fare. >>
Sandy scuote la testa, << Sarà d'accordo. Lo so. La conosco. >> Dice.
<< Okay, allora prendiamo
qualcosa? >> Propongo.
Annuisce.

<< Ciao ragazze! >> Vediamo Ivy correrci incontro e abbracciarci.
<< Abbiamo preparato un picnic, vieni a sederti con noi. >>
Vedo i suoi occhi brillare e poi siede accanto a Sandy che le porge un tramezzino con maionese, insalata e pomodoro.
L'addenta, ed emette un gemito.
<< È buonissimo. Lo adoro. >> Dice mentre continua a mangiare il suo tramezzino.

Adesso sono tornata a casa; tra poco inizio il mio nuovo turno, e conoscerò la ragazza nuova che lavorerà con me.
Ho passato l'intera mattinata con Sandy e Ivy, siamo andate a fare anche un giro in centro: Ivy doveva comprare dei nuovi abiti.
Tra poco devo andare a lavoro. Faccio prima una doccia veloce e poi mi preparo per uscire. 
Arrivo al bar in perfetto orario; c'è Christian che sta parlando con una ragazza dai capelli rossi, ricci, lunghi fino a sopra le spalle.
Forse è lei la ragazza nuova.
Mi avvicino a loro, e quando si voltano, la ragazza mi sorride, << Grace, lei è Miranda, la tua nuova collega. >>
Mi porge la mano sorridendomi e io gliela stringo.
<< Piacere Grace. >>
Christian resta con noi per un po', poi se ne va.
<< È uno schianto il nostro capo... Un pensierino glielo farei... >> Dice lanciando un'occhiata nella direzione di Christian.
Ammetto che mi ha dato un po' fastidio sentirla parlare così di Christian.
Non rispondo e dico: << Ti faccio vedere cosa devo fare. >> Lei annuisce e mi segue.
Perché questa ragazza mi irrita? Sarà perché ha parlato di Christian in quel modo?
⭐️⭐️⭐️⭐️
Buona notte! E buona lettura!
❤️❤️❤️

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