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⭐️Capitolo 16⭐️

Christian non si è ancora reso conto di come si è comportato con me.
Questa mattina quando sono arrivata al bar, mi ha praticamente urlato in faccia che è lui quello che può permettersi di essere arrabbiato e non io.
<< Ma perché non chiarite le cose una volta per tutte? >>
Sospiro. Aggrotto la fronte e incrocio le braccia al petto, << La fai facile Sophie. Christian non è così facile come credi. Ho provato molte volte a parlargli, ma mi ha aggredita. Come sempre. >>
Sbuffo.
Io, io vorrei sapere il perché... Il perché del suo comportamento.
<< Dove vai? >> Chiede Sophie.
<< Vado a parlare con quello stronzo di Christian, e adesso mi ascolterà. Che gli piaccia o no. >>
Dico mentre cammino a passo svelto verso lo studio.
Spalanco la porta senza chiedere il permesso e una volta dentro chiudo la porta violentemente.
<< Ma che cazzo...! Watson... >> Dice con tono duro.
<< Adesso mi ascolti. >> Dico.
Christian mi guarda male mentre si accende una sigaretta.
<< Cosa vuoi? Chi ti da il permesso di parlarmi in questo modo...
Ragazzina. >> Sentirmi chiamare "ragazzina", mi fa imbestialire.
<< Invece a te chi ti da il permesso di chiamarmi "ragazzina"? >> Ringhio.
Quanto lo detesto!
Christian sospira nervosamente:
<< Basta. Non ti sopporto più. Dimmi quello devi dirmi e levati dai piedi. >>
Mi guarda male.
Quanto è irritante.
<< Non mi sopporti?! Non mi sopporti?! Sono io che non sopporto più te! >> Strillo e le lacrime mi salgono agli occhi.
<< Sai cosa ti dico "signor Christian"? Me ne vado! >>
Non è questo che avrei voluto fare, ma adesso non ne posso più.
<< Cosa? >> Sembra sorpreso, dispiaciuto.
<< Non puoi andartene... >> Dice.
Mi scappa una risata nervosa.
<< Ah, no? E perché? >>
<< Perché hai bisogno di guadagnare soldi, e per guadagnare soldi hai bisogno di un lavoro, e io sono l'unico che ti ha dato lavoro. A quanto ho capito. >> Mi guarda con la coda dell'occhio.
Questo è vero.
Abbasso gli occhi a terra e mi strofino le mani nervosamente.
Sbuffo.
<< Cosa volevi dirmi? >>
Sospiro. << Perché ce l'hai con me? >>
Scoppia a ridere. Cosa ride?
<< Io ce l'ho con te? >> Chiede ridendo.
Annuisco. << Perché non è così? >>
Scuote la testa.
Si avvicina a me, mi sfiora la guancia e io lo guardo con disprezzo.
<< Io non ce l'ho con te. Okay? Semplicemente mi diverte
infastidirti... >>
Sincero... Ma io non posso accettare questo.
<< Toglimi le mani di dosso! >>
Lo spintono; << Sei uno stronzo! >>
Ride maliziosamente. << Lo sono... >>
Be'... Fortuna che lo sa.
<< Tu hai qualche serio problema... >>
Scuote la testa, << Watson... Stai sbagliando. >>
Porto le mani sui fianchi, << Perché? Se ti rispondo male cosa fai? Mi licenzi? >> Lo provoco.
<< Ma tu hai detto che non posso andarmene perché ho bisogno di questo lavoro. Oppure cosa fai? Mi fai pulire l'intero bar come punizione? >>
Mi guarda con rabbia.
<< Sei un bambino. Cresci. I tuoi genitori non ti hanno dato l'educazione giusta... >>
Appena termino la frase, Christian si acciglia. Diventa rosso dalla rabbia. No, che dico furioso. Credo di non averlo mai visto così.
<< Tu! Come osi parlare di certe cose! Tu non sai niente! Non sai niente di me! Esci da qui e non metterci più piede! >> Mi urla contro e io corro via.
Non c'era bisogno che me lo dicesse lui; non ci avrei messo piede comunque...

È quasi ora di chiusura.
Per tutto il giorno, non ho fatto altro che pensare alla reazione di Christian quando ho nominato i suoi genitori; forse ho parlato davvero un po' troppo questa volta. Ha ragione lui, io non so niente di lui.
Credo che avrei fatto meglio a stare zitta, non avrei dovuto dire quello che ho detto.
<< Ethan torno subito. >> Lo informo.
Lui annuisce e mi dice di stare tranquilla.
Cammino a passo lento verso lo studio.
Ho un po' paura ad entrare sinceramente.
Oggi pomeriggio mi ha detto chiaro e tondo di stare alla larga dal suo studio e di non metterci piede.
Ma io voglio scusarmi. Quindi busso e aspetto che risponda. Ma non risponde.
Busso di nuovo, ma questa volta dico:
<< Christian sono io, Grace; posso entrare? >>
Nessuna risposata.
Entro lo stesso. Christian non c'è, ma trovo tre pacchetti di sigarette vuoti.
Spalanco gli occhi e mi porto le nani alla bocca.
Non posso crederci che si sia fumato tre pacchetti di sigarette!
Quando entro e mi avvicino alla sua scrivania, trovo la sua giacca per terra, così la prendo e la sistemo sullo schienale della sedia.
<< Cosa ci fai qui? >>
Sussulto. M'irrigidisco.
<< Ti avevo detto di non farti più vedere qui. >> Dice con tono duro.
Mi guardo le mani ed esito: << Lo
so. >>  Dico con un filo di voce.
<< Allora perché sei qui? >>
Entra e chiude la porta alle sue spalle.
Rimane in piedi alla porta e io alla scrivania.
<< Eri molto dolce quella sera con me. Perché adesso... >>
<< Ancora con quella sera? >> Dice a denti stretti e serra la mascella.
<< Perché sei stato così gentile
e ora... >> Mi interrompe.
<< Perché avevo avuto una bella giornata e quando ti ho vista lì a terra, mi è venuto spontaneo di aiutarti, non lo faccio con tutti. Non credere. >>
Sorrido.
<< Perché sorridi? >> Chiede e adesso accenna a un sorriso anche lui.
Faccio spallucce.
<< Christian... >>
<< Si? >> Avanzo verso di lui.
<< Ti va di ricominciare dall'inizio? >>
Mi guarda confuso. << Dall'inizio cosa... >>
<< Piacere io sono Grace Watson. >> Gli porgo la mano, che per un attimo lui guarda perplesso, poi però la stringe.
<< Christian... Fuller. >>
Sorrido.
Lo so, è stupido; ma se dobbiamo iniziare dall'inizio, tanto vale iniziare dalle presentazioni.
Restiamo per qualche minuto a fissarci negli occhi, in un silenzio imbarazzante.
Tossisco, abbasso lo sguardo.
<< Mi dispiace per... >> S'irrigidisce.
<< Avevi ragione tu. Non so niente di te, non posso giudicarti. >>
Mi sorride. Cosa strana perché non l'ho mai visto sorridermi, tranne Forse quella sera; ma non ne sono poi tanto sicura.
Sarei felice se il nostro rapporto... Intendo come capo e sua dipendente, potesse migliorare.
⭐️⭐️⭐️⭐️
Buonaseraaaaaaa!!!
Cosa fate? Siete a casa o in giro? 😁
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! ❤️

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