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⭐Capitolo 111⭐

<< Prendi quella maglia! Non vorrei dover ritornare qui solo per una maglia. >> Mi ordina Christian.
Okay, non mi ha ordinato un bel niente. Mi sono offerta io a preparargli la valigia.
È passata una settimana e finalmente lo hanno dimesso.
Ha bisogno di cure, e ha bisogno che qualcuno gli stia vicino, così l'ho invitato a stare da me, almeno fino a quando non si sarà ripreso del tutto.
<< Hei... Te la comprerei io... >>
Ridacchia: << Ma se hai a stento i soldi per pagarti l'affitto... >> Commenta.
Queste parole mi fanno davvero male.
Mi sento in un certo senso offesa, come se volesse dire che sono una povera ragazza orfana di entrambi i genitori che non riesce a comprarsi nemmeno una maglia.
Mi rabbuio e lui se ne accorge, o forse sì è accorto di aver detto qualcosa di sbagliato.
<< Hei? >>
Non mi volto. Sospira, << Ecco, lo sapevo. Sono un coglione. >>
Sento un rumore di molle di letto, come se si fosse alzato, infatti è così. Ora è alle mie spalle e mi sta sfiorando i capelli, chiudo gli occhi, mi sento così bene quando mi sfiora; però resto di spalle.
<< Scusa. >> Mi abbraccia da dietro, e con la schiena contro il suo petto, mi stringe forte.
<< Sei un coglione. >> Confermo.
<< Me lo merito. >> Continuo a dargli le spalle, quando lui mi prende per le spalle e mi fa voltare, mi sfiora la guancia, poi scende sul collo e risale su.
Ansimo. Fissa le mie labbra, e poi ci passa il pollice sopra.
<< Davvero, mi dispiace. >> Sospira.
<< Andiamo? >> Sussurra vicino alle mie labbra. Mi irrigidisco e senza rendermene conto ho indietreggiato.
<< Si. >> Rispondo brevemente.
Christian ha chiamato un taxi, quindi, una volta usciti dall'ospedale, ci sediamo su una panchina per aspettarlo.
Un'auto gialla con la scritta taxi si ferma proprio davanti a noi. Christian si alza e prende la valigia, ma io con un rapido movimento gliela tolgo dalle mani, mi guarda perplesso: << Che fai? >> Chiede.
<< Te la porto io. >> Dico. Lui mi sorride dolcemente e me la sfila dalle mani. << Tu sei una donna... >> Inarco un sopracciglio. << ...La porto io. >>
Continua.
<< Amore ci penso io. >> Mi esce senza averci neanche pensato. Distolgo subito lo sguardo da lui che mi sta fissando incredulo.
Avvampo e lui si passa una mano tra i capelli.
Carica la valigia nel portabagagli del taxi, e io resto immobile a fissare la macchina davanti a me, ma sono completamente assente e penso a ciò che ho appena detto.
Christian mi si avvicina, mi sorride e mi prende per mano, << Vuoi restare qui? >> La sua voce mi risveglia e scuoto la testa.
Mi attira più vicino a se', e mi apre la portiera. Ridacchio e lui con una mano dietro la schiena, mi accompagna dolcemente ed entro in auto.
Sale anche lui e mi prende la mano.
Il tassista guarda Christian attraverso lo specchio retrovisore e chiede:
<< Dove dobbiamo devo portarvi? >>
Christian si volta verso me: << Central Park West, grazie. >> Dico.
Christian mi stringe la mano e mi sorride, poi si avvicina e mi sussurra all'orecchio: << Non parlare in quel modo così sexy. Mi fai male. >>
Sbigottita m'irrigidisco e arrossisco, lui ridacchia e mi sfiora la guancia.
Dieci minuti dopo siamo fermi davanti casa mia, Christian non mi ha lasciato la mano nemmeno per un secondo. Tiene la valigia con la mano libera.
Il tragitto fino a qui, è stato... Strano.
Nessuno dei due ha parlato. Ci siamo limitati a tenerci per mano e a scambiarci sguardi fugaci.
Saliamo e io armeggio goffamente con le chiavi. Non riesco a inserirle nella serratura tanto che sono agitata. Non ci avevo pensato, ma adesso sarò sola con lui, a casa mia!
Lui chiude la porta e lascia la valigia all'ingresso.
Io resto di spalle, in imbarazzo, ora più di prima. Sento i suoi passi dietro di me, poi mi prende la mano, e lentamente mi fa voltare. Mi fissa negli occhi, arrossisco e poi lo oltrepasso per andare a prendere la valigia.
<< Te la sistemo in camera mia. Così non dovrai fare avanti e indietro. >> Dico. Ho il cuore a mille.
<< C'è solo una camera, la mia. Posso dormire sul divano, per me... >>
A grande passi mi si avvicina e mi interrompe posando il dito indice sulle mie labbra: << Neanche per sogno. Stai con me. Non ti lascio dormire sul divano. >> Dice sicuro.
Lo guardo allibita: << Dici sul serio? Christian per me non è un
problema. >>
Ridacchia, << Non insistere. >>
Okay, la situazione sarà alquanto... Imbarazzante!
Dormiremo nello stesso letto!

La giornata è passata molto lenta.
Quando siamo arrivati a casa, era quasi ora di pranzo, così ho preparato da mangiare, poi Christian ha voluto guardare un film con me; lui si è seduto sul divano e mi ha fatto cenno si sedermi accanto a lui. Quando l'ho fatto, si è avvicinato di più a me e ha allungato un braccio dietro le mie spalle, e mi ha attirato a se'. Abbiamo guardato il film in silenzio.
Nel pomeriggio, siamo usciti a passeggiare un po'; ha detto che aveva bisogno di prendere un po' d'aria, e per strada mi ha tenuta per tutto il tempo la mano, proprio come una coppia di fidanzati. Quello che non siamo.
Sinceramente non so cosa sta succedendo tra noi, tutti questi momenti di dolcezza... È tutto ciò che voglio, ma mi fa paura.
Dovremmo parlare, ma nessuno dei due ha aperto il discorso. È imbarazzante.
Adesso sto preparando la cena: bacon e insalata.
Christian se ne sta seduto a capotavola a gustarmi, lo so. Mi sento i suoi occhi addosso.
<< Spero vada bene; non sono brava in cucina. >> Spiego.
Lui annuisce e guarda il piatto davanti a se'. << Va bene. Grazie. >> Sento un po' di imbarazzo nella sua voce.
Cosa sta succedendo?!

Dopo la cena guardiamo un altro po' di TV - in silenzio - poi si alza e dice:
<< Vado a dormire, vieni anche tu? >>
Sposto lo sguardo dalla TV a lui e gli sorrido.
<< No, tu vai. Io arrivo tra poco. >>
Spero che quando sarà, si sarà già addormentato...
Annuisce e cammina lento verso la mia camera, poi chiude la porta, e io torno a posare l'attenzione sulla TV.
Ma cosa stavo guardando? Non ne ho idea, ero troppo distratta, dalla presenza di Christian, e dal battito accelerato del mio cuore.
Faccio passare dieci, venti minuti, poi spengo la TV, mi alzo e vado in camera.
Apro lentamente la porta, facendo attenzione a non fare rumore.
Standogli di spalle, infilo il pigiama, ogni tanto mi giro per vedere se per caso si è svegliato, e no... Dorme ancora, e mi da le spalle.
Mi metto sotto le coperte e resto immobile a pancia in su a fissare il soffitto, anche se è buio e non si vede niente.
D'un tratto Christian si muove e mi sento afferrare per i fianchi.
M'irrigidisco, spalanco gli occhi e trattengo il respiro. Ecco che il cuore ricomincia a battermi all'impazzata.
Mi attira a se' e mi stringe forte.
Resto per un attimo immobile, poi mi rilasso e chiudo gli occhi.

Mi sveglio di soprassalto. Confusa, mi guardo intorno, e quando vedo Christian che dorme accanto a me, sorrido, e il mio cuore diventa più leggero.
Mi cinge con un braccio sul fianco, mentre l'altro è sotto la mia testa.
Facendo attenzione a non svegliarlo, mi alzo e vado dritta in cucina.
Prendo il latte. Lo berrà?
Chissà cosa mangia la mattina.
Opto per un succo d'arancia e un po' di biscotti. Spero gli piacciano. Sono al cioccolato! A chi non piace il cioccolato!
Bevo un po' di succo d'arancia e poi mi metto all'opera. Voglio preparargli qualcosa di caldo. Spero solo di non avvelenarlo.
Gli sto preparando un bel brodo caldo, quando sento un rumore, e improvvisamente mi sento osservata, mi volto e trovo Christian sulla soglia della porta.
<< Christian... >> Sussurro.
<< ...Buongiorno. >> Continuo.
Lui si stropiccia gli occhi - è così dolce - e con voce assonata dice: << Buongiorno a te. >> Resta sulla soglia della porta e restiamo a fissarci per qualche secondo, poi a grandi passi e con fare autoritario mi si avvicina fino ad avere il viso a un millimetro dal mio; mi avvolge un braccio attorno alla vita e mi attira a se'.
Il suo fiato caldo è sul mio viso.
<< Ti... Ti ho preparato un po' di succo d'arancia. >> Dico balbettando e con il cuore a mille. Credo proprio mi scoppierà nel petto.
<< Okay. >> Risponde brevemente.
Con gli occhi nei miei, non riesco a starmene tranquilla; poi d'un tratto gli occhi cominciano a bruciarmi.
<< Mi dispiace. È tutta colpa mia. Se non ti avessi mandato via, se... Se ti avessi detto cosa provo... >>
Posa l'indice sulle mie labbra.
<< Non è colpa tua... >> Sussurra e io abbasso la testa.
<< Ma... >> Faccio per dire qualcosa ma mi interrompe di nuovo. Con l'indice sotto il mio mento mi costringe ad alzare lo sguardo.
<< Non è colpa tua, okay? Mi stavano seguendo. >> Spiega.
Lo guardo confusa, << Gli uomini, mi stavano seguendo. >>
Inarco un sopracciglio e lo scopro a fissare le mie labbra.
<< Quali uomini? >> Inclino leggermente la testa di lato.
Mi guarda e aspetta che ci arrivi,
<< Li ha mandati mio fratello da me, voleva che pagassi io i debiti al posto loro... >>
Quando capisco cosa intende, mi porto le mani alla bocca e spalanco gli occhi:
<< Gli uomini! Christian! Hanno cercato di ucciderti! >> Dico sconvolta.
Mi stringe forte a lui: con un braccio mi tiene da dietro la schiena, con l'altra mi carezza da sopra i capelli. Con la guancia premuta sul suo petto sodo sussurra al mio orecchio:  << Shhh... È tutto okay. Sono qui. Tranquilla. Non mi accadrà nulla... >> Cerca di rassicurarmi, ma io non riesco a starmene tranquilla se quei due uomini sono ancora liberi.
Si sposta leggermente indietro, ma solo per guardarmi in volto.
Mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e io sorrido avvampando.
Mi guarda con tenerezza, poi dolcemente sussurra: << Grace... Cosa provi? >> Mi guarda di nuovo le labbra e io mi mordicchio il labbro inferiore.
Lo guardo dritto negli occhi e lui sorride, poi mi sfiora la guancia: << Mi ami? >> Chiede.
Annuisco timidamente: << Ti amo. Christian, io ti amo. Mi dispiace che ho dovuto rischiare di perderti per... >> Mi interrompe e senza il mio permesso si avventa sulle mie labbra e mi bacia.
Ho paura di fargli male, così lascio le braccia lungo i fianchi, ma lui me le prende e se le porta al collo, allora intreccio le dita e mi stringo a lui.
<< Ti amo Christian. Ti amo da impazzire. >> Sussurro sulle sue labbra.
Le lacrime mi scorrono sul viso e lui me le asciuga.
Mi rivolge un sorrisetto furbo: << E così saresti la mia fidanzata? >>
Oh, cavolo...
Divento paonazza. << Mi dispiace se ho detto... >> Mi interrompe posandomi un bacio sulle labbra.
<< Vuoi essere la mia fidanzata? Per davvero questa volta. Così la prossima volta non dovrai fingere. >> Dice con tono scherzoso.
Lo colpisco sul petto e poi ritraggo subito la mano: << Scusa! Ti ho fatto male? >> Chiedo terrorizzata all'idea di averlo ferito. Infondo è uscito dall'ospedale solo da due giorni; è ancora convalescente.
Scuote la testa: << Mi fai male solo se mi rifiuti un'altra volta. >>
Gli salto al collo: << No, mai. >>
Lo bacio e poi mi faccio indietro e dico: << Non ti ferirò mai più. >> Lo bacio di nuovo e lui mi sfiora la lingua con la sua. È così calda, e morbida.
<< Me lo prometti? >>
Annuisco: << Te lo prometto. Ma tu non azzardarti più a dire una cosa del genere! >> Lo rimprovero.
Ridacchia, << Cosa ho detto? >>
<< Non ci sarà una prossima volta. Se dovesse succederti qualcosa non potrei vivere. >> Ridacchia e si avventa sulle mie labbra e comincia a baciarmi con passione. Si impossessa della mia bocca, mi carezza la guancia con una mano, mentre con l'altra mi tiene premuta contro il suo petto.
Sono intrappolata tra il bancone della cucina e lui. Mi prende per le cosce e mi solleva da terra, io mi aggrappo a lui e poi mi fa sedere sul bancone; si piazza tra le mie gambe e mi sfiora le gambe, su e giù, poi insinua una mano sotto la mia maglietta carezzandomi la pelle nuda. Un brivido mi percorre lungo la schiena e un calore piacevole invade tutto il mio corpo.
Mi bacia le labbra, le guance, le mascelle, scende sul collo, succhia la pelle e ci passa la lingua per lenire il dolore. Poi con un rapido movimento mi sfila la maglia lanciandola chissà dove. Mi bacia sul collo e scende sulle mie spalle.
Mi spingo contro di lui: lo desidero. Tanto.
Sbarro gli occhi e lo spingo via.
Mi guarda perplesso e con il respiro affannato. Le labbra gonfie. Gliele sfioro con la punta del pollice.
<< Sei appena uscito dall'ospedale, dovresti riposare. Non credo sia il caso. >> Dico.
Ignora ciò che ho appena detto e mi si avventa di nuovo sulle labbra. Lo spingo di nuovo via.
<< Christian, ti prego. Non voglio che... >> Sospira sconfitto.
<< Come la padrona del mio cuore desidera... >>
Quella frase mi fa sorridere.
<< Che c'è? >> Chiede con un sorriso.
<< Mi ami? >>
Mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio soffermandosi su quest'ultimo e io inclino leggermente la testa di lato.
<< Non ho mai amato nessuno come amo te. Tu sei tutta la mia vita... >>
Mi si scioglie il cuore a sentirgli pronunciare quelle parole.
<< ...E un giorno ci sposeremo, e avremo tanti bambini... >>
Arrossisco e scoppio a ridere: << Non credi sia troppo presto per parlare di queste cose? >> Gli faccio notare, ma lui scuote la testa: << Non è mai troppo presto se è la persona giusta. >>
<< E non negare che la cosa non ti piaccia. >> Fa un sorrisetto.
Scuoto la testa e io porto le mani dietro il suo collo e gli sfioro i capelli.
<< Mi piace. Tanto. >>
Lui annuisce e riprende a baciarmi dolcemente.
Sono finalmente felice. Credo di aver finalmente trovato la felicità. Con lui non ho dubbi. Sarò felice!
⭐⭐⭐⭐
Sera! Ebbene finalmente i nostri amati piccioncini si sono dichiarati; o meglio dire Grace si è dichiarata. 😂😂😂
Continuate a leggere la storia!
Votate e commentate in tanti! Baci! 😘

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