⭐Capitolo 109⭐
<< Puoi venire con me? >> Alan mi si avvicina e mi prende per un braccio,
<< Devo parlarti. >> Mi guarda male.
Cosa vuole? Vede che faccio resistenza, e allora mi tira a se' e mi trascina per il corridoio, nell'ascensore, e infine fuori l'ospedale.
Mi scrollo le sue mani di dosso:
<< Si può sapere cosa vuoi? >> Sbotto.
<< Dovevi chiamarmi. >> Dice.
Inarco un sopracciglio: << Perché avrei dovuto. So che a Christian non avrebbe fatto piacere, quindi... >>
<< Ciò che fa piacere o no a Christian non importa, okay? A me non importa. Abbiamo bisogno di lui in azienda. È l'unico motivo per cui speriamo che si riprenda subito. Abbiamo messo in vendita il bar. >> Mi interrompe. Lo guardo inorridita. Come può dire queste cose?
<< Alan, cosa dici? Non potete fare questo! Non puoi fare questo a tuo fratello! >> Gli faccio notare che ciò che sta facendo, lo sta facendo a suo fratello, sangue del suo sangue, ma a lui sembra non importare.
Avevo torto quando paragonai Miranda ad Alan e giudicai Miranda una della peggior specie. Invece Christian aveva ragione. Alan è molto peggio di Miranda. Molto peggio. E quel che è peggio è che ci sono anche uscita insieme! Lo credevo un bravo ragazzo, diverso da suo fratello, ma adesso, solo adesso, mi rendo conto che Christian e centomila volte meglio di Alan.
Lui ha permesso di lasciarsi comandare dal padre, ed è esattamente come lui; Christian invece non si è arreso.
Voleva andarsene, e ci è riuscito.
<< Io non te lo permetterò... >> Ringhio lanciandogli occhiatacce di sfida.
Mi afferra per il braccio e mi strattona, finisco con il viso a pochi centimetri dal suo.
Fa una risata maliziosa: << Non c'è niente che puoi fare. Sei solo una stupida poveraccia. >> Allibita tiro via il braccio massaggiandomelo.
<< È questo che hai sempre pensato di me? >> Chiedo. << Anche quella sera a cena? >> Io davvero non riesco a capire come possa essere stata così cieca.
<< Tu non vali niente, e non riesco a capire come quello sfigato di mio fratello si possa essere innamorato di te. >> Queste parole mi fanno male.
<< Come sapevi... >>
<< Non era difficile da capire; quando l'unica cosa che gli interessava, era proteggerti. >> Mi interrompe.
Inclino la testa di lato. Non ho capito. Cosa intende dire con "proteggermi".
Da chi?
Fa un passo avanti e io mi scanso spostandomi di lato, e lui mi supera e se ne va.
Resto di spalle all'entrata dell'ospedale, cercando di capire cosa volesse dire con: "proteggerti"; ma non mi viene in mente niente.
Sussulto e mi volto di scatto: << Alan! >> Lo chiamo, ma lui non c'è più, sarà già salito sopra.
Volevo chiedergli di cosa voleva parlare il dottore. Voglio saperlo. Non faccio neanche un passo che il mio cellulare squilla.
Sbuffo perché mi cercano sempre nel momento sbagliato. Caccio il cellulare dalla tasca dei jeans e rispondo acida:
"Che vuoi?" Non ho neanche visto chi era, ma chiunque egli fosse, mi stava disturbando, quindi...
"Tesoro..." Spalanco gli occhi. Zia Liis!
"Zia! Scusami!" Okay, forse per mia zia posso fare un'eccezione ed essere più gentile.
"Ti disturbo?" Si.
"N... No..." Mento, ma il mio balbettare mi tradisce.
"Mi dispiace, posso chiamarti più tardi." A lei non posso mentire, non ci sono mai riuscita.
Sospiro e annuisco dicendo: "Si, zia. Ti ringrazio."
"È successo qualcosa?" Chiede preoccupata.
"Non è un buon momento... Un..." Be', come devo chiamarlo... "Un mio amico ha avuto un incidente e ora è in ospedale..." Spiego.
"Mi dispiace... Sei lì con lui?" Ci stavo andando...
"Si, sono con lui."
"Allora ti lascio. Spero che il tuo amico si riprenda." Dice l'ultima frase divertita.
Credo abbia capito... Che Christian non è proprio un amico.
Be', non stiamo insieme questo è certo.
Ma io e lui non siamo mai stati amici... Mai...
La ringrazio e riattacchiamo.
Entro e salgo le scale di corsa. Quando sto per entrare nella stanza, vedo Alan e suo padre ai piedi del letto e il dottore. Faccio per aprire la porta, ma qualcuno mi blocca rendendomi per un braccio. Mi volto. È l'infermiere dell'altra volta, cosa vuole adesso?
<< Lasciami, che fai? >> Dico innervosita.
<< Mi dispiace ma lei qui non può più entrare. >> Sgrano gli occhi e lo guardo allibita. << Cosa? >> Gli occhi mi bruciano, sento le lacrime scorrermi sul viso e fermarsi agli angoli della bocca.
<< Non può entrare. >> Ripete.
<< Perché?! >> Strillo disperata.
Cerco di divincolarmi dalla sua presa, e quando ci riesco mi afferra di nuovo per un braccio.
Alan e suo padre si voltano a guardarmi, e si avvicinano a me seguiti dal dottore.
L'infermiere mi tiene ancora bloccata per un braccio, adesso anche l'altro.
<< Signorina Watson, lei ha mentito. Non è la fidanzata del mio paziente. Lei non metterà più piede qui dentro. >> Il dottore mi guarda con aria di rimprovero, e il mio sguardo slitta dal dottore ad Alan che mi guarda con un sorriso malizioso, al padre che se ne sta a braccia conserte, antipatico come sempre, per arrivare di nuovo al dottore che non mi toglie gli occhi di dosso.
Adesso ho capito tutto. Alan. È stato lui!
Il dottore fa cenno all'infermiere dietro di me, e quest'ultimo mi trascina fuori dal reparto.
<< No! >> Strillo in preda alle lacrime.
<< Alan non puoi farmi questo! >> Lui fa una risata e dice salutandomi con un cenno della mano: << L'ho già fatto... >>
<< Stronzo! Io ti odio! >> Strillo ancora mentre mi dimeno, ma l'infermiere non mi molla.
<< Tanto piacere! Non devi amarmi per forza! >> Sono le ultime parole che sento prima che questo stronzo mi trascini nell'ascensore e premi sul tasto "Piano terra".
Una volta che le porte si sono chiuse, mi lascia. Mi metto a distanza, e gli lancio occhiate omicida.
<< Mi dispiace. Faccio solo quello che mi dicono. >> Sembra davvero dispiaciuto. Annuisco e mi stringo nelle spalle.
Quando l'ascensore si ferma al piano terra e le porte si aprono, esco lasciandomela alle spalle. Mi volto e l'infermiere mi sorride.
<< Arrivederci. >> Dice mentre le porte si richiudono. Resto immobile, sospiro frustrata.
Io non sono niente. Alan si sbaglia.
Io continuerò a vederlo Christian. Non mi ferma nessuno. Nemmeno lui e i suoi sporchi giochetti.
Me ne torno a casa, ma domani mattina sarò di nuovo qui, e non potranno fare niente per allontanarmi. Se solo provassero a toccarmi... Devono solo azzardarsi.
Spalanco la porta, la chiudo, lancio le chiavi sul tavolino davanti l'ingresso, poi mi butto a mo' di sacco di patate sul divano. Sospiro rumorosamente e chiudo gli occhi. Ho bisogno di dormire un po' adesso.
Questa mattina mi sveglio di soprassalto; guardo l'ora: le 11:24.
Mi guardo intorno, sono in salotto, sul divano. Ieri probabilmente ero talmente stanca che una volta addormentata non mi sono svegliata più. Scatto in piedi e corro in bagno per farmi una rapida, ma rinfrescante doccia. Mi vesto in fretta, prendo qualche biscotto da sgranocchiare lungo la strada dato che non ho quasi toccato cibo in questi giorni, ed esco di corsa. Il mio cellulare vibra, lo prendo e vedo che mi è arrivato un messaggio.
"Cosa fai sulla strada verso l'ospedale?" È di Alan. Ma come ha fatto a vedermi? Sarà sicuramente passato con la macchina.
"E tu cosa ci fai sulla strada verso casa mia?" Rispondo a tono. Anche lui è dove non dovrebbe essere. Stava venendo da me?
"Coincidenza. Anche la tua, è pura coincidenza?" Ma cosa vuole?
"No, io sto andando da Christian."
Continuo per la mia strada, mi arrivano altri messaggi, ma li ignoro, tanto so che sono di Alan.
Con la coda dell'occhio vedo una macchina accostarsi sul lato del marciapiede, proprio dove sono io.
Mi volto e il finestrino del lato del passeggero si abbassa.
<< Ti è stato detto chiaro e tondo che non puoi più andare a trovarlo. >>
Mi volto e continuo a camminare ignorando le sue parole. Cammina lento, a passo d'uomo, << Ti cacceranno via. >>
Mi volto furiosa: << Inutile! Non riuscirete a tenermi lontana da lui! Io lo amo! Sono stata un'idiota a rifiutarlo tutte le volte, ma adesso basta! Io lo amo! Lo amo follemente, e lui ama me. Lo so. Io gli starò accanto, che vi piaccia o no! >> Sbotto.
L'ho detto che non sarebbero riusciti a fare niente. Io starò con lui. Punto.
Voglio che mi trovi accanto a lui quando si sveglierà.
Alan ferma l'auto e scende venendo con fare autoritario verso di me.
Indietreggio perché con quell'espressione torva, mi fa paura, ma lui mi prende per entrambi i polsi, e con la forza mi fa entrare nella sua auto, chiude la portiera e le sicure per evitare che possa uscire, poi le riapre per entrare, per poi chiederle di nuovo.
Mi volto verso di lui esterrefatta.
<< Non vorrai mica sequestrarmi! >> Strillo nel suo orecchio.
<< Calmati mocciosa! Ti porto a casa, e ci resti, altrimenti ti accadrà qualcosa di brutto. >> Dice con tono risoluto ed emette un ghigno.
Incrocio le braccia al petto: << Sai che non riuscirai a tenermi lontana
da lui? >> Si volta e mi guarda divertito, poi inarca un sopracciglio e mi lancia un'occhiata di sfida.
<< Scommetti? >>
Quando arriviamo sotto casa mia, ferma l'auto e mi fa scendere strattonandomi. << E lasciami! >>
Mi divincolo e gli lancio un'occhiata torva.
<< Devi fare quello che ti dico io. >> Mi punta un dito contro.
<< Certo, come no... >> Mi avvicino all'ascensore e la chiamo.
<< Sali sopra e rimanici. >> Mi ordina.
Quando le porte si aprono, entro dentro e premo sul numero che porta al mio piano.
Entro in casa e mi siedo sul divano e accendo un po' di TV. Comincio a fare zapping. Che la noia abbia inizio!
Guardo l'ora; manca poco alla fine dell'orario di visita.
Prendo giacca e borsa e scendo giù, esco fuori. Guardo a destra, poi a sinistra, non c'è quell'idiota. Davvero credeva che sarei stata ai suoi ordini?
Stupido. Come si vede che non mi conosce affatto.
Esco e corro più in fretta che posso. Devo arrivare prima che non facciano più entrare!
19:47. Ancora dieci minuti e l'orario di visita sara terminato. Ce l'ho fatta!
Salgo in fretta le scale, se prendessi l'ascensore perderei ancora più tempo.
Quando entro nel reparto, faccio attenzione a non farmi notare, soprattutto se si paraggi ci sono il dottore e l'infermiere che mi ha cacciato via. Non ci sono!
Posso passare tranquillamente.
Entro nella stanza e i miei occhi si illuminano quando vedi Christian.
Mi è mancato così tanto!
Mi siedo accanto al letto e gli sfioro la guancia, poi mi bacio l'indice e il medio e li poso sulle sue labbra. Come se gli avessi dato io stessa un bacio.
<< Svegliati in fretta... Non ce la faccio più ad aspettare. Voglio sentire la tua voce, voglio rivedere i tuoi bellissimi occhi azzurri, voglio che mi stringi di nuovo tra le tue braccia, e voglio che mi baci, quindi ti prego... Svegliati. >> Lo supplico e io spero che mi senta.
<< Signori l'orario di visita è terminato. Si prega di salutare i vostri cari e di lasciare il reparto. >> Sento gli infermieri, passano per ogni stanza e ripetono la stessa cosa.
Quando arriva davanti la porta della stanza dove ci siamo io e Christian, mi nascondo ai piedi del letto in modo che non possa vedermi. L'infermiere entra:
<< Sign... Ah, non c'è nessuno. Povero. La sua famiglia non viene a trovarlo, l'unica era la ragazza che si è fatta passare per la sua fidanzata. >> Commenta, poi lo sento andare via, Deve essere per forza l'infermiere che mi ha accompagnata fuori dall'ospedale; per forza, altrimenti come faceva a sapere che ero l'unica a stargli vicino!
Quando chiude la porta, mi rialzo e riprendo posto sulla sedia.
Prendo la mano di Christian e gliela bacio. << Siamo soli. Io e te. >> Sussurro.
Mi sporgo in avanti per posare la testa sul suo braccio e continuandogli a tenere la mano. Il suo respiro è regolare, il torace va su e giù e io lo osservo per un po', poi gli occhi combaciano a farsi pesanti, fino a quando non riesco più a tenerli aperti, e li sento chiedersi, ma proprio non ce la faccio a riaprili.
Qualcuno mi sta stringendo la mano.
Apro si poco gli occhi, stringe di nuovo, allora scatto e sbarro gli occhi.
Due occhi azzurri mi stanno guardando, e io non riesco a trattenere le lacrime.
<< Christian... >> Sussurro tra un singhiozzo e un altro.
⭐⭐⭐⭐
Finalmente il nostro amato Christian ha aperto gli occhi!
Continuate a leggere e a votate!
Buona notte!
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