⭐Capitolo 106⭐
La città non mi sembra più così tanto affollata. Lo è. Ma non per me, non in questo momento, cui mio unico pensiero è andare da lui.
Devo vederlo o impazzirò.
Sto correndo, come non ho mai corso prima d'ora. L'aria è gelida, ho dimenticato di portarmi la giacca, ma non m'importa, non sento freddo. Non sento assolutamente niente. Tranne questa terribile paura, terrore. Come vogliamo definirlo...
Sono quasi vicina, spero di trovare Sophie, o... O Ethan. Spero che quando sarò lì non mi daranno brutte notizie, non potrei sopravvivere. Non potrei vivere...
Entro nell'edificio e mi precipito alla reception, una signora mi guarda con aria del tutto tranquilla, quello che non sono io.
<< Mi scusi... >> Ho il fiatone per quanto ho corso.
La signora si alza dalla sua sedia da dietro il bancone e mi guarda preoccupata: << La prego deve aiutarmi! >> Strillo disperata in preda al panico e alle lacrime.
Adesso la guardo meglio.
Deve essere sulla cinquantina, forse qualcosa in più, le rughe agli angoli degli occhi segnano la sua mezza età, ma è una donna molto bella, non c'è nulla da dire su questo. Ha due grandi occhi, di un azzurro chiaro, quasi ghiaccio, pelle chiara, molto curata.
Molte persone quando invecchiano, tendono... Come dire, a... Be' insomma... La bellezza va via, prima o poi, per tutti, ma ad eccezione per questa signora.
<< Signorina... Signorina... Si sente bene? >>
In effetti no.
Mi gira un po' la testa, ma solo adesso me ne rendo conto.
Mi porto le mani alle tempie e mi guardo intorno, poi torno a posare lo sguardo sulla signora di fronte a me.
<< Signorina... >> Comincio a vederla sfocata, << Signorina! >> La vedo fare il giro dietro il bancone e venire verso di me, poi sento un forte colpo dietro la testa.
<< Grace... >> Sento sussurrare il mio nome e quando apro gli occhi, trovo Sophie che mi guarda preoccupata.
Mi carezza i capelli, << Grace, stai bene? >>
Non lo so.
Mi guardo intorno, le pareti sono bianche, mi trovo su un lettino d'ospedale. Cerco di ricordare perché sono qui, poi tutto mi ritorna alla mente.
Sophie mi ha chiamata e mi ha detto che Christian era in ospedale perché aveva avuto un incidente.
In preda al panico mi sono precipitata qui, in ospedale, e alla reception, la signora con gli occhi azzurri, e tutto che girava, ho cominciato a vedere sfocato. Poi il colpo alla testa e alla fine il buio.
Ora mi ritrovo qui, Sophie mi sorride, ma ha le lacrime agli occhi.
Mi metto a sedere, ma lei mi fa stendere di nuovo.
<< Sei svenuta e hai battuto la testa. Stai giù. >> Scuoto la testa e scoppio a piangere: << Non posso! Devo sapere! Christian! Christian! >> Cerco di nuovo di alzarmi, ma Sophie me lo impedisce.
<< Grace... >> Si rabbuia.
La guardo spaventata.
Non parla, mi guarda con occhi tristi e non dice assolutamente niente.
<< No! No! No! >> Strillo.
<< Sophie! Cosa è successo! >>
Mi alzo di scatto e corro per uscire dalla stanza in cui mi hanno portata. << Christian! Dov'è?! Voglio vederlo! Fatemi vedere Christian! >> Strillo.
Sophie mi segue e mi afferra per un braccio, mi fa voltare e mi prende per le spalle scuotendomi leggermente.
<< Grace, ascoltami! Guardami! >>
Ma io mi volto ignorandola completamente.
<< Dottore! Dottore! >> Mi precipito verso un uomo con il camice bianco.
<< Signorina. >>
Lo prendo per le spalle e lo supplico di dirmi dove si trova Christian, di dirmi come sta.
<< La prego. Christian Fuller! Ditemi dov'è! >> Non ero così disperata da quando ho perso i miei genitori.
<< Signorina si calmi, la prego. >> Il dottore cerca di tranquillizzarmi, ma invano.
<< Grace... Ti prego devi calmarti. >> Sophie mi prende la mano e mi attira a se', finisco tra le sue braccia e mi stringe forte.
Scoppio a piangere e lei mi carezza la schiena, << Piangi. Hai tutti i motivi per farlo. >>
Proprio come ha detto piango disperata, ho il terrore di perderlo!
Stringo la sua maglietta nei pugni e scivolo lentamente a terra, lei con me.
Mi tiene stretta e non mi molla.
<< Tesoro. >> Sussurra al mio orecchio e io mi faccio leggermente indietro per guardarla in volto, mi asciugo le lacrime e tiro su col naso.
<< Che ne dici di andarci a sedere? >>
Annuisco e Sophie mi aiuta ad alzarmi; con un braccio sulle mie spalle, e con l'altra che mi tiene le mani, andiamo a sederci in sala d'attesa, e aspettiamo che qualcuno venga a darci notizie.
<< Come hai fatto a sapere dove
fossi? >> Mi torna in mente che non l'avevo avvisata che ero arrivata in ospedale, quindi mi chiedo come abbia fatto a sapere che fossi qui, e svenuta tra l'altro.
<< Ti ho chiamata e ha risposto un infermiera che mi ha detto che ti trovavi qui e che non stavi bene. >>
Spiega.
<< Mi sono spaventata. >> Continua.
Sospiro. Ripenso a quando mi ha chiamata e mi ha detto di Christian.
Fisso il vuoto: << Non sapevo se dirtelo. Immaginavo avresti reagito così. Grace... >> S'interrompe, mi guarda e pensa attentamente a cosa dire.
<< È chiaro che tu lo ami. Perché non lo accetti? >>
Abbasso lo sguardo. Ha ragione. Sophie ha ragione. Lo amo.
Un medico cammina lento verso la sala d'attesa, lo osservo attentamente per capire se sta venendo da noi oppure no.
Viene da noi, guarda dalla nostra parte, infondo siamo le uniche a stare in sala d'attesa.
<< Scusate... Siete parenti di... >> S'interrompe per ricontrollare il nome su una cartella: << Fuller! Christian Fuller! >> Termino al suo posto.
Annuisce e scattiamo in piedi.
<< No, non siamo suoi parenti,
ma... >> Spiego.
<< Mi dispiace ma non posso dare informazioni. >> Tiene la cartella tra le mani, la guarda, poi alza gli occhi su di me.
<< Io! Sono la fidanzata. Può dire a me. La prego... >> Lo supplico. Non sopporto questo silenzio! Ho bisogno di sapere!
Il medico mi sorride e annuisce.
Incrocia le braccia al petto: << Il suo fidanzato ha avuto un brutto incidente.
Una macchina lo ha preso in pieno ed ha fatto un bel volo dalla sua moto. Adesso sembra essere stabile, ma dobbiamo aspettare e pregare che superi la notte e che non ci siano complicazioni. >>
Mi sento un po' più sollevata, anche se non è del tutto fuori pericolo.
<< Posso vederlo? >>
Il dottore mi sorride, annuisce e mi fa segno di seguirlo.
Insieme lasciamo la sala d'attesa, lo seguo nel corridoio e mi indica una porta bianca, a sinistra. Fa segno di entrare.
Guardo dentro attraverso il vetro della porta: Christian è steso sul letto, dorme sereno.
Esito un attimo, poi però entro.
C'è una sedia, la prendo e la posiziono accanto al letto, mi siedo e gli prendo la mano.
Le lacrime cominciano a scorrermi sul viso, ma me le asciugo.
<< Ti prego Christian... Non lasciarmi... >>
Gli stringo la mano, poi gli sfioro la guancia. << Io ti amo. >>
È bellissimo, e se penso che potrebbe essere lui l'amore della mia vita, e che potrei perderlo... Non potrei perdonarmelo.
Era stato da me, quando ha avuto l'incidente. È colpa mia se ora è in queste condizioni; se non lo avessi rifiutato, non se ne sarebbe andato da casa mia sconvolto.
È tutta colpa mia...
⭐⭐⭐⭐
Bene... Dobbiamo aspettare e vedere cosa succede.. 😥
Buona lettura e buona notte.. ❤
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