⭐️Capitolo 10⭐️
Dal giorno in cui Christian mi ha fatto quella sfuriata, non gli ho più rivolto la parola, e lui ha fatto altrettanto.
Mi va bene così, quello che mi interessa di più è il lavoro, non il mio rapporto con il mio capo.
Sono le 23:45 ed è quasi ora di chiusura.
Servo un gruppo di ragazzi: porto loro 5 bottiglie di birra; ma quando mi avvicino al loro tavolo, uno di loro, allunga una mano sul mio sedere.
<< Bello sodo... >> Dice. Ha l'alito che gli puzza d'alcol.
<< Togli quelle luride mani dal mio culo. >> Ringhio e lo guardo in cagnesco.
È un altro fa lo stesso.
<< Toglietemi le mani di dosso o non rispondo delle mie azioni. >> Ringhio ancora; se non lo capiscono con le buone, sarò costretta a farglielo capire con le cattive.
<< Il cliente ha sempre ragione,
baby. >> Dice uno dei due, e gli altri scoppiano a ridere.
<< Io non direi. >> Una voce familiare alle mie spalle: mi volto e vedo Christian che lancia un'occhiataccia a ognuno di loro.
I due subito tolgono le mani dal mio sedere; Christian si avvicina.
<< Ci penso io qui, vai a preparati, tra poco chiudiamo. >> Dice a un soffio dal mio viso.
Annuisco e faccio come dice.
Quando mi allontano lo sento parlare con quel gruppo di ragazzi: << Non azzardatevi mai più a toccarla, okay? Adesso bevete le vostre cazzo di birre e levatevi dai coglioni. >>
Quando vuole sa essere davvero carino...
Sto infilando la maglia quando Christian entra nello spogliatoio.
Mi copro, dato che sono in reggiseno.
<< Christian... >> Sussurro e mi sento avvampare.
<< Scusa, non volevo... >> Si volta.
Infilo la maglia, << Non fa niente. >>
Si volta di nuovo verso di me.
Si avvicina, << Senti... >> Comincia, ma lo interrompo, << Volevo ringraziarti per quello che hai fatto prima, anche se me la stavo cavando benissimo. >> Dico.
Non ho bisogno di aiuto, non ne ho mai avuto. Me la so benissimo cavare da sola.
Ridacchia e io mi acciglio, << Non mi sembrava; ma comunque non sono qui per questo. >>
Porto le mani sui fianchi e sposto il peso da una gamba all'altra.
<< Ah, no? >>
Scuote la testa, << No. >>
Incrocio le braccia al petto, << E sentiamo, perché saresti qui? >>
<< Mi dispiace per come ho reagito quel giorno. >> Diventa cupo in volto.
Inarco un sopracciglio.
<< A me no. Stammi alla larga Christian. >> Dico e vado via.
Quando torno a casa, trovo un biglietto davanti la porta di casa: Dan.
Così c'è scritto sopra.
Lo apro: "Ti va una passeggiata?"
Sorrido.
<< Dimmi di si, ti prego. >> Compare dal nulla.
Mi volto, << E tu da dove sbuchi? >> Chiedo ridacchiando.
<< Ero qui dietro la colonna. Ti aspettavo. >> Dice.
Rimango sorpresa, << Tu mi hai aspettata? >> Annuisce.
<< Proprio per questo non voglio un no come risposta. >>
Eh, no. Non posso proprio...
Accetto il suo invito, ma prima ho bisogno di fare una doccia e cambiarmi, così lo invito ad entrare dentro con me.
<< Siediti sul divano, posso portarti qualcosa? Puoi accendere la TV se vuoi, io... >> Dico tutto d'un fiato.
<< No, grazie. Sto bene così. >>
Sorrido e corro a fare la doccia.
Cerco di fare il prima possibile, non voglio farlo aspettare tanto tempo.
Quando ritorno in salotto, lo trovo a curiosare tra le mie foto.
<< È molto bella questa. >> Dice appena mi vede.
<< Grazie. >>
È la foto in cui io e i miei genitori dirlo andati sulla neve; era la prima volta per me, credo avessi... Sette anni.
Ero così felice quel giorno!
<< Sei bellissima... >> Dice guardandomi da capo a piedi.
Lo ringrazio ancora: << Ma indosso solo un jeans e una maglietta! >>
Ridacchio, << Lo so. Ma sei lo stesso bellissima! >>
Arrossisco.
Usciamo di casa e chiudo la porta alle mie spalle mentre lui chiama l'ascensore.
⭐️⭐️⭐️⭐️
È un po' piccino questo capitolo, ma spero che vi sia piaciuto lo stesso... 😉
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