Capitolo 5
Ecco a voi il 5 capitolo ragazze! Ditemi se vi incuriosisce!
Voglio solo dirvi per correttezza che essendo il libro già uscito , pubblicherò qui, d'ora in avanti omettendo delle parti, pezzi di dialogo che sono comunque interessanti ai fini della storia. Essendo il libro già in commercio lo faccio soprattutto per rispetto di chi l'ha acquistato!
Per chi volesse , torno a ripetere, vi suggerisco la mia pagina Facebook e il gruppo "Ti ho vista Libro". Saró lieta di accogliervi nella mia community 😍😍
Il mattino dopo mi svegliai piena di dolori. Andai in bagno e quando uscii trovai Rachel sveglia con ancora l'abito della festa addosso:
«Buongiorno dottoressa» le dissi prendendola in giro.
«Buongiorno a lei dottoressa Cannygan» fece Rachel di rimando.
«Non so come tu faccia a stare ancora dentro quel tubino. Non stai morendo?».
«Sì abbastanza. Anzi, è meglio che vada a togliermelo e a farmi una bella doccia rigenerante».
«Sì, meglio».
Rimasi sola e mi vestii. Non vedevo l'ora d'indossare qualcosa di comodo. Una volta messa la mia tuta preferita mi gettai sul letto e ripensai alla serata di ieri: la mia famiglia, il piccolo Tim, le mie amiche del liceo, Lauren e la sua sfacciataggine, l'insolenza di Michael e Dean... non smettevo mai di pensare a Dean.
Lo volevo. Lo volevo come non avevo mai desiderato nessun ragazzo in tutta la mia vita. E la cosa mi terrorizzava, perché sapevo che se mi fossi lasciata andare a lui, sarebbe stata la mia fine.
Restai stesa sul letto a fantasticare per dieci minuti. Poi uscì Rachel e iniziammo a parlare della festa: «Allora» feci io «com'è andata con Josh e i tuoi?».
«Benissimo Jules. L'adorano. D'altronde, come si può non adorare un ragazzo come lui? E comunque, credo che anche a lui siano piaciuti».
«Ovvio. I tuoi sono dei genitori fantastici...».
«Non posso assolutamente darti torto. Sono i migliori... a te invece com'è andata? Ieri sera siamo state poco assieme».
«Sì lo so. Ma sai com'è, ero troppo impegnata a mettere a posto l'arroganza di Michael!».
«Perchè? Che è successo?».
Stavo per risponderle quando qualcuno bussò alla nostra porta.
«E chi sarà adesso?» fece Rachel.
«Non so. Vado a vedere».
Andai ad aprire la porta e trovai l'ultima persona che mi sarei aspettata di vedere: mio padre, con un sorriso smagliante e un mazzo di enormi girasoli in mano. Gli saltai addosso:
«Papà...» scoppiai a piangere. Ero troppo emozionata. Non potevo crederci che era venuto. Certo si era perso la mia festa, ma adesso era qui e non poteva rendermi più felice
«Tesoro mio! Quanto mi sei mancata».
«Signor Cannygan» disse Rachel venendolo a salutare.
«Ciao Rachel. Ragazze mie, siete splendide. Congratulazioni! Jules, tua madre mi ha detto che eri stupenda ieri sera».
«Sì, stavo bene» risposi abbassando lo sguardo. I complimenti mi mettevano sempre a disagio. Che fosse mio padre a farmeli, o un qualsiasi ragazzo.
«Questi sono per te...» disse, porgendomi il mazzo di fiori.
«I girasoli, ti sei ricordato che...».
«Che sono i tuoi fiori preferiti. Ma certo».
«Grazie papà».
«Spero di essermi fatto perdonare».
Gli sorrisi e annuii. Ero così felice di averlo lì tutto per me.
«Allora, dottoresse... come ci si sente a essere ufficialmente delle disoccupate?» fece scherzando.
«Papà... non metterci ansia. Ci siamo appena laureate...».
«Dai, lo sai che scherzo. Tesoro, avrei bisogno di parlarti...».
«Vi lascio soli » disse Rachel andando via.
«Vedi Jules... volevo dirti che in realtà ... non sono qui solo per festeggiarti , anche se con un giorno di ritardo. Volevo farti una proposta . Sempre che alla mamma non dispiaccia...».
«Tra un pò sarà qui e potreste parlarne... ma... di che si tratta? ».
«Volevo invitarti a passare l'estate da me, in Florida».
«Cosa?» esclamai eccitata.
«Ad agosto lavorerò molto meno e potremmo passare un po' di tempo insieme. Potresti passare luglio con tua madre e poi partire».
«Wow... sì... mi piacerebbe un sacco...».
«Aspettiamo la mamma prima di cantare vittoria!».
«Sarà qui a momenti e non vedo l'ora di chiederglielo! Voglio davvero passare l'estate con te!».
«Non potevi rendermi più felice» disse mio padre prendendomi le mani.
Gli sorrisi. Non si rendeva conto che era lui ad aver reso felice me...
Quando arrivò mia madre le raccontammo tutto e lei,la mia altruista e dolcissima mamma, acconsentì. Quando tornò Rachel le raccontai la bella notizia. Fu felicissima per me, anche se ammise che le sarei mancata. Il pomeriggio ci riposammo, avevamo bisogno di rimetterci in forze.
Passammo poi la serata con le nostre famiglie, che il giorno dopo sarebbero andate via. Fu bellissimo stare con loro. Quando li salutammo ero felice, perché sapevo che presto avrei riabbracciato sia mia madre che mio padre.
Quando tornammo in campus mi misi già alla ricerca dei voli per la Florida, e pensai che la mia vita... stava prendendo decisamente la giusta piega.
Il weekend passò e la settimana dopo Rachel era intenta a mandare il suo curriculum a varie testate giornalistiche. Aveva sempre desiderato diventare giornalista.
Io invece amavo i libri e il mio sogno era quello di lavorare per una casa editrice. Mi ricordai di mio cugino e del Wayford Building. Chissà se sarei riuscita a ottenere un colloquio. Mentre fantasticavo mi squillò il cellulare. Era proprio lui: mio cugino Kyle.
«Pronto Kyle...».
«Ehilà dottoressa. Come stai?».
«Io bene, tu?».
«Alla grande. Mi dispiace essermi perso la festa, ma come sai ero in viaggio di lavoro».
«Lo so, tranquillo».
«Ho sentito zia Amy... mi ha detto che ti sei laureata col massimo e che ti hanno dato anche la lode».
«Sì. È andata alla grande direi... » dissi felice.
«Ascolta tesoro, ti ho chiamata anche perché sono riuscito a farti ottenere un colloquio con la Families, la casa editrice del Wayford.
Conosco il direttore generale e gli ho detto che sei una ragazza in gamba. Lui è davvero un grande! Accoglie sempre con piacere i ragazzi appena usciti dall'università».
«Oh mio Dio Kyle... fai sul serio?... Io non so davvero come ringraziarti... ti adoro!» non ero in me dalla gioia.
«Tesoro, non devi ringraziarmi. Sei mia cugina, farei qualsiasi cosa per te, lo sai...».
«Sei il migliore. Ti ha già detto quando dovrò andare?».
«Sì. Lunedì prossimo alle 9.00. Mi raccomando sii puntuale. Quando entri al Wayford devi farti registrare come visitatore. Di' che hai un colloquio. Poi t'indicheranno come arrivare al settore editoria. Il capo del settore editoria è Paul Foster. Devi chiedere di lui, ok?».
«Va bene. Dio mio, non posso crederci che avrò il mio primo colloquio di lavoro...» guardai la faccia di Rachel che mimò un "Wow".
«Credici piccola! Ora ti devo lasciare... Ci vediamo presto».
«A presto Kyle e... grazie».
«Di nulla Jules».
Attaccai il telefono. Volevo urlare dalla gioia. E infatti lo feci. Corsi ad abbracciare Rachel.
«Sono così contenta Rachel... così contenta...».
«E io lo sono per te tesoro... vedrai che andrà tutto bene».
«Lo spero proprio...» poi all'improvviso mi ricordai che avevo detto a mia madre che sarei andata da lei questo sabato... dovevo per forza rimandare la partenza.
«Che c'è? Perché hai cambiato espressione?».
«Mi sono appena ricordata che avevo promesso a mia madre che sarei andata da lei a Manfield... ma devo chiamarla per dirle del colloquio».
«Tranquilla Jules, vedrai che capirà... è per il tuo futuro!».
E infatti, quando la chiamai per raccontarle della telefonata di Kyle e del colloquio che mi aveva procurato, fu entusiasta. Mi disse di non preoccuparmi e che l'avrei raggiunta qualche giorno più tardi. Era davvero la mamma migliore del mondo! E io... la sua fortunata figlia.
La settimana passò velocemente, e senza quasi accorgermene venne lunedì, giorno del mio colloquio al Wayford. Mi preparai accuratamente quella mattina, salutai Rachel di fretta, mi presi il suo in bocca al lupo e mi fiondai fuori dal campus.
Quando arrivai al wayford, parcheggiai l'auto proprio fuori all'edificio. Scesi dall'auto e ammirai per la seconda volta l'immensità di quella costruzione. Mi incantai. Poi decisi di entrare perché non avevo nessuna intenzione di arrivare in ritardo. Entrando, mi resi conto della bellezza e dell'eleganza di quel posto. Era davvero come me l'ero immaginato. Feci come mi aveva detto Kyle: mi registrai in qualità di visitatore e dissi alla receptionist che avevo un colloquio nel settore editoria.
«Ottavo piano. Appena esce dall'ascensore giri a destra. Non può sbagliarsi perché vedrà la grande scritta in marmo Families. Gli ascensori sono lì di fronte».
«La ringrazio molto».
«A lei» disse restituendomi i documenti.
Presi l'enorme ascensore che mi avrebbe portato verso il mio futuro. C'erano un sacco di persone eleganti con me. Chissà, magari qualche bancario e qualche dirigente d'azienda. Poi mi ricordai che Dean lavorava lì, e mi chiesi se l'avrei incontrato.
Arrivata all'ottavo piano seguii le indicazioni della receptionist e mi ritrovai davanti una porta immensa sul cui lato troneggiava la scritta arancione Families. Mi sentivo già a casa.
Aprii la porta e mi ritrovai in una sala piena di persone, ognuno con delle bozze in mano intento a litigare con qualcuno a telefono, o a correggere degli scritti o a scambiarsi pareri sul loro operato. Rimasi per un po' a fissarli. Era questo il lavoro che volevo fare.
Un ragazzo carino si avvicinò a me: «Salve, ha bisogno d'aiuto?».
«Salve. Sì, sto cercando lo studio del dottor Foster. Ho un colloquio di lavoro».
«Venga, l'accompagno alla porta» rispose il ragazzo gentile.
Attraversammo l'enorme sala in cui stavano lavorando i suoi colleghi e ci ritrovammo davanti a una porta. Il ragazzo l'aprì e percorremmo un lungo corridoio che ci portò nella hall dello studio del mio – lo speravo con tutto il cuore – futuro capo.
Una ragazza bionda con gli occhiali, probabilmente la sua segretaria, mi venne incontro: «Salve. È qui per il colloquio immagino».
«Sì» risposi.
«Mi segua».
«Grazie. E grazie mille...» volevo ringraziare il dolce ragazzo che si era offerto di farmi strada, ma non conoscevo il suo nome.
«Trey... Trey Holton».
«Grazie Trey» e seguii la giovane biondina. Arrivammo alla porta del dottor Foster e lei bussò. «Avanti» fece una voce grossa.
Entrammo e quello che mi ritrovai davanti era un uomo di colore molto affascinante, sulla cinquantina e con un enorme sorriso stampato sul volto. Pensai che mi era già simpatico.
«Dottor Foster, la ragazza è qui per il colloquio».
«Prego, si accomodi» mi disse facendomi segno di sedere.
«Vi lascio soli...» disse la biondina andando via.
«Allora... lei dev'essere Jules Cannygan, la cugina di Kyle».
«Sì signore».
«Kyle mi ha parlato molto bene di lei. Ha detto che è una ragazza in gamba, intraprendente... e che si è laureata due settimane fa col massimo dei voti».
«Venerdì fanno due settimane, sì».
«Bene. Può farmi vedere il suo curriculum?».
«Sì certo» e glielo porsi. Non avevo molta esperienza nel campo. Avevo fatto un tirocinio in biblioteca e un corso di editoria e giornalismo, ma speravo che questo bastasse.
«Interessante» disse «ha frequentato un corso di editoria e giornalismo...».
«Sì» dissi.
«Ed è sicura che il suo futuro è nell'editoria?».
«È quello che ho sempre voluto fare quindi... lo spero proprio...».
«Ha portato anche la sua tesi di laurea? Mi interessa vedere come scrive».
«Certo, eccola» dissi e gliela porsi.
«Bene» disse leggendone il frontespizio.
«Sembra una tesi molto interessante».
«La ringrazio».
«Allora Jules, facciamo così, io leggerò la sua tesi e se mi piacerà sarà richiamata. Mi sembra una ragazza sveglia e mi piace il suo modo di porsi. Se la tua tesi mi piacerà, le offrirò un contratto iniziale di sei mesi. I primi due mesi le serviranno per imparare. Le affiancherò un collega esperto. Quando sarà pronta per camminare da sola e mi avrà dimostrato quanto vale, il contratto di sei mesi diventerà un indeterminato. Che ne pensa?».
«Penso che... spero davvero che la mia tesi le piaccia» dissi ridendo e sorrise anche lui.
«Ovviamente se sarà chiamata a lavorare qui, il suo lavoro inizierà a settembre. Non assumiamo mai prima».
«Va benissimo».
«Bene. Direi che ci siamo detti tutto» poi compose un numero e chiese alla sua assistente di accompagnarmi fuori. Lei arrivò e io lo ringraziai per la sua gentilezza. Mi strinse la mano e disse: «Spero di rivederla...».
«Lo spero anche io».
Andai via e quando arrivai all'ascensore e si aprirono le porte entrai saltellando come una matta. Ero sola. L'ascensore era tutto per me. E pensai che era un gran cosa perché avevo intenzione di ballare dalla felicità. Il colloquio sembrava essere andato bene e speravo davvero che la mia tesi avrebbe fatto breccia nel cuore del dottor Foster.
Iniziai a ballare come una scema... ma non feci i conti col fatto che l'ascensore si sarebbe fermato ai piani sottostanti al mio se qualcuno l'avesse chiamato. E infatti qualcuno lo chiamò, e quando si aprirono le porte incontrai l'uomo che quasi un mese prima davanti all'edificio in cui mi trovavo, mi aveva salvato la vita e stregato il cuore...
«Dean» esclamai sorpresa.
«Jules? Che ci fai qui?» chiese entrando.
«Ah... sono venuta per un colloquio di lavoro. L'ho appena terminato».
«E com'è andata?».
«Bene credo. Ho lasciato la mia tesi e se piace mi richiameranno. Il dottor Foster vuole vedere come scrivo».
«Il dottor Foster?».
«Sì, lo conosci?».
«Ma certo. Il vicedirettore della casa editrice Families. Abbiamo lavorato a più di un progetto insieme».
«È davvero una persona squisita».
«Lo è... ad ogni modo, anche se non capisco nulla di letteratura e storia, la tua tesi sembrava davvero interessante. Quindi sono sicuro che piacerà».
«Lo spero tanto. Mi piacerebbe un sacco lavorare qui».
«Sì, lo spero anche io» disse guardandomi negli occhi e pian piano... si avvicinò a me... Dio mio stava per succedere... voleva baciarmi?
Ma all'improvviso le porte dell'ascensore si aprirono e ci ritrovammo al piano terra con un mucchio di persone che aspettavano per entrare. Uscimmo in silenzio. E quando il corteo di gente entrò nell'ascensore lasciandoci di nuovo soli, disse: «Che farai quest'estate?» la domanda mi spiazzò.
Perché chiedermi una cosa del genere? E soprattutto dopo che si era avvicinato a me in quel modo.
«Starò un mese con mia madre nella cittadina in cui sono cresciuta, e poi ad agosto andrò a stare da mio padre in Florida per tutto il mese».
«Wow. Dicono sia molto bella la Florida. E dove vive tuo padre?».
«Miami».
«Però... un gran bel posto. Sarà pieno di surfisti e donne in topless».
«Be', direi che mi interessano più i surfisti» replicai ridendo.
«Ovviamente... e quando partirai?».
«Questo sabato. Andrò prima a stare con mia madre, poi a fine mese tornerò qui per un paio di giorni per poi partire per Miami il primo di agosto».
«Un bel viaggio...».
«Sì...».
«Be', quindi immagino che non ci vedremo per un po'...» disse e la cosa, a cui non avevo minimamente pensato prima di allora, mi rese triste.
«Immagino di no».
«Divertiti allora» concluse, ed esattamente come aveva fatto quella sera al ristorante, allungò la mano per darmi un triste e scostante saluto che, mio malgrado, fui costretta a ricambiare.
«Ciao Jules».
«Ciao Dean» dissi. Lo vidi andare via... e mi sentii persa, sola... così mi chiesi se e quando lo avrei rivisto e se fino ad allora avrei continuato a pensare costantemente... solo a lui.
* * *
Nella sua mente
Quando mi separai da lei, durante il tragitto che mi avrebbe portato ai parcheggi e alla mia auto dove avevo sbadatamente dimenticato il cellulare, non feci altro che pensare a quanto dovessi essere grato a quella dimenticanza.
Se non avessi lasciato il cellulare in auto, non sarei mai uscito dal mio ufficio per andare a prenderlo e non avrei mai incontrato Jules in ascensore... non avrei mai avuto modo di salutarla.
Mi sentivo strano. L'idea di non vederla per due mesi interi mi spaventava. E l'idea che non vederla mi spaventava, mi faceva arrabbiare. Cosa cazzo mi stava succedendo?
Avevo immaginato più volte come sarebbe stato quando l'avrei rincontrata dopo la festa. Avevo immaginato più volte cosa le avrei detto e soprattutto cos'avrei fatto se fossimo rimasti soli, e invece... l'unica occasione che avevo avuto l'avevo buttata nel cesso.
Chissà se aveva capito che stavo per baciarla. Cazzo, avrei dovuto calcolare meglio il tempo di discesa di quel fottuto ascensore!
Pensai a lei, a quando sarebbe andata in Florida e ai milioni di ragazzi che avrebbe incontrato e che di sicuro ci avrebbero provato.
L'idea mi rendeva furioso. Il solo pensiero che qualcuno potesse accarezzarla, baciarla o peggio ancora andarci a letto, mi rendeva folle di gelosia.
Gelosia? Ma che cavolo stavo farneticando? La gelosia è un sentimento che non è mai esistito in tutta la mia vita e che non comincerò a praticare adesso.
Dovevo calmarmi. Dovevo decisamente calmarmi. Nessuna donna poteva farmi impazzire così, tra l'altro senza fare assolutamente niente. Eppure... sentivo ancora il suo profumo addosso a me, sentivo il calore dei nostri corpi vicini durante quel ballo... stavo andando fuori di testa.
Quando arrivai alla macchina presi il cellulare e chiamai Mel. Le dissi che volevo vederla. Subito. Avevo bisogno di sfogarmi. Avevo bisogno di scopare per togliermela dalla testa. Mel era l'unica con cui riuscivo a dimenticare i miei problemi, a non pensare a niente.
Era la moglie del mio capo, e se lui avesse saputo che me la portavo a letto avrei di sicuro perso il posto. Ma non mi importava. Nessuna scopava come lei. Nessuna riusciva a capirmi come faceva lei. Non era una delle solite ragazzine che mi sbavavano dietro e che mi osannavano dopo il coito.
Lei era una donna, una donna vera. Era più grande di me e la cosa mi eccitava ogni volta terribilmente. Amavo farlo con donne più grandi, ma lei era decisamente una spanna sopra le altre, di un livello superiore. Forse era l'unica che poteva farmi dimenticare i miei pensieri, era l'unica che poteva farmi dimenticare Jules.
Sì, la dovevo dimenticare... non c'era altro modo... e così giurai a me stesso che in un modo o nell'altro... l'avrei dimenticata.
SPAZIO SONGS:
Nella card di Dean, Demons degli Imagine Dragons ( traduzione : Voglio nascondere la verità , voglio proteggerti , ma con la bestia dentro di me non c'è posto per nascondersi)
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