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Capitolo 16


Erano passate circa tre settimane dall'incontro con Dean a casa mia. Quando raccontai a Rachel di quanto successo fu un disastro. Si arrabbiò con me per la mia imprudenza e mi disse di stargli lontano altrimenti sarebbe andata personalmente a cantargliene quattro. Credeva che lui volesse solo usarmi e poi gettarmi via come una scarpa vecchia una volta ottenuto il suo scopo. Una parte di me era consapevole che era esattamente così che sarebbe andata, ma un'altra parte di me credeva che se solo Dean mi avesse dato la possibilità di farmi conoscere le cose sarebbero andate diversamente. Magari lui sarebbe cambiato e tra noi ci sarebbe stato qualcosa di unico e speciale. Forse ci speravo più che crederci davvero. Ma lo speravo con tutta me stessa.

In queste ultime settimane avevo lavorato con lui e il mio capo intensamente e avevamo portato a termine il progetto. Tutte le volte che ci eravamo visti, Dean era sempre stato scostante e aveva evitato in tutti i modi di rimanere solo con me. Il che era stato un bene per me e soprattutto per il progetto. Dean aveva la capacità di distrarmi da qualsiasi cosa. Per fortuna avevo lavorato con costanza e imparato un sacco di cose da questo progetto.

Il libro della Stevens era uscito da circa una settimana e aveva già venduto un mucchio di copie. Il film sarebbe uscito nel giro di pochi giorni e la Stevens, per l'occasione e anche per festeggiare le vendite del libro, aveva organizzato un party per quella sera. Ovviamente tutti noi che avevamo lavorato al progetto eravamo invitati.

Il party era in un palazzo antico al centro di New York e per l'occasione era richiesto un abito lungo. Io ne avevo soltanto uno che usai per il matrimonio di mia zia Lindsey qualche anno fa ... matrimonio che tra l'altro era finito malissimo visto che il marito l'aveva lasciata per un'altra dopo solo un anno, con un bambino piccolo e un mucchio di tasse da pagare. Da allora lei aveva lasciato casa sua e si era trasferita a vivere con mia madre.

Ricordo ancora quando mia madre mi accompagnò a scegliere il vestito per il matrimonio. Andammo in una boutique di lusso vicino Manfield. Guardammo tra gli abiti scontati e l'abito che poi scelsi colpì entrambe. Era un vestito verde smeraldo del brand Contrarian e aveva totalmente la schiena scoperta. Quando lo misurai capimmo entrambe che era quello giusto per me. Adesso l'idea di rimetterlo mi metteva un po' a disagio. Quando mia zia si sposò era giugno e faceva molto caldo, mentre adesso eravamo a novembre e non mi sembrava molto adatto per un mese autunnale. Rachel mi aveva rimproverato dicendo che ero paranoica e che sarei stata benissimo. Bastava mettere un cappottino non troppo pesante sopra e lì alla festa avrei potuto sfoggiare il mio bellissimo abito.

Quando si fecero le 19.00 e incominciai a prepararmi per la serata: ero agitata. L'idea di vedere di nuovo Dean in un contesto come quello mi faceva terrore visti i precedenti: alla mia festa di laurea avevamo flirtato di continuo mentre alla festa del Wayford eravamo stati due volte sul punto di baciarci. Stasera cosa sarebbe potuto accadere? Non volevo pensarci... non dovevo pensarci.

Quando indossai il vestito ricordai quella sensazione che provai quando lo comprai. Con quell'abito addosso mi sentivo bella da morire... bella come non ero mai stata. Quando passai al trucco feci attenzione a non sporcarmi. Quell'abito era l'unico adatto all'occasione che avevo.

Una volta finito mi arricciai i capelli col ferro e raccolsi una parte di essi in una mezza coda. Mi guardai allo specchio: ero bellissima. Non mi ero mai sentita così. Nemmeno quando lo indossai per il matrimonio di mia zia.

Quando Rachel rientrò a casa e mi vide rimase di stucco. Mi aiutò a scegliere il cappotto da indossare e prima di congedarsi si raccomandò con me di non fare cavolate con Dean, che ora che sapeva della mia verginità poteva essersi "allenato" con qualche ragazza ancora illibata e un mucchio di altre assurdità. Le promisi che ci sarei andata cauta... ma la verità era un'altra... e la conoscevamo entrambe.

La salutai in fretta e uscii di casa. Quando arrivai giù feci per mettermi il cappotto che avevo in mano e non avevo ancora indossato, ma quando il tassista mi vide rimase un secolo imbambolato a fissarmi. Poi gli feci cenno di andare e così si risvegliò. Mi aprì la portiera e partimmo alla volta del meraviglioso party a cui dovevo prender parte.

Quando arrivai presi i soldi dalla borsa e feci per pagare il tassista, che però si rifiutò dicendomi che non poteva accettare dei soldi da una donna così bella. Dopodiché mi scrisse il suo numero su un pezzo di carta e io andai via super imbarazzata.

Arrivai all'ingresso del grande palazzone in cui si teneva la festa e mostrai il biglietto d'invito. Entrai e la bellezza e la maestosità di quello che vidi mi sconvolse. Era splendido. Non avevo mai visto un posto così bello. Arrivai al guardaroba e diedi via, a malincuore, il cappotto che avevo usato per coprirmi. Poi mi incamminai verso un lungo corridoio pieno di misteriose porte che racchiudevano chissà quali splendide stanze. Arrivata alla fine di questo corridoio un signore gentile, che controllava l'ingresso della sala dove immaginai si sarebbe tenuta la festa, mi sorrise e mi lasciò entrare. Uno scintillio di colori e luci, di persone, volti e voci... ecco cosa c'era dentro quella sala. Era tutto splendido e io mi sentivo così piccola, così fuori posto. Cosa ci facevo in mezzo a tutto quello sfarzo? Avrei tanto voluto incontrare un volto amico, ma l'unico a parte Dean che conoscevo alla festa era il mio capo. Non avevo incontrato ancora la Stevens e quella sera l'avrei conosciuta, il che mi metteva ancora più in agitazione.

Mentre camminavo guardinga tra le numerose persone che popolavano la sala, vidi il dottor Foster venirmi incontro, e mi sentii sollevata.

«Tesoro sei un incanto» disse salutandomi

«Grazie dottor Foster»

«Vieni. Voglio presentarti una persona» disse facendomi strada. Avevo il cuore che mi batteva all'impazzata. Avrei conosciuto una delle scrittrici più famose di tutti gli Stati Uniti. Cosa avrei dovuto dirle? E se lei mi avesse chiesto qualcosa del progetto? Cosa avrei dovuto risponderle?

«Alicia Stevens» disse il mio capo ad alta voce per attirare l'attenzione e quando pronunciò il suo nome un uomo si girò... un uomo che non avevo riconosciuto di spalle, avendo la Stevens catalizzato totalmente la mia attenzione. Un uomo che quando mi guardò, fu esattamente come mi guardò la prima volta... e mi sentii morire...

«Voglio presentarti una persona. Ha lavorato con me e Dean a questo progetto e si è rivelata una fonte inesauribile di belle idee, nonché una ragazza piena di talento, vero Dean?»

«Assolutamente» disse Dean senza staccarmi gli occhi di dosso

«Alicia, lei è Jules Cannygan. Jules... questa è Alicia Stevens»

«Io... sono onorata signora Stevens» dissi balbettando come una sciocca

«Chiamami Alicia. E comunque l'onore è mio! Non sento spesso delle così belle parole per descrivere qualcuno che lavora in un settore da così poco. Deve essere fiera di lei e fiera dell'opportunità che Paul le ha dato...»

«Lo sono» dissi arrossendo

«Paul mi ha parlato molto bene di lei... anche se... non mi aveva detto quant'era bella» disse squadrandomi

«Ehm...» ero imbarazzatissima non sapevo che dire

«Il talento di Jules supera di gran lunga la sua bellezza» disse Dean intervenendo «E... in quanto a quest'ultima... puoi vedere con i tuoi occhi fino a che punto arriva...». Ma che stava facendo? Perché aveva detto una cosa del genere? Beh, se voleva imbarazzarmi ci era riuscito benissimo...

«Ahahah» rise Alicia «ottima osservazione Dean. Ma direi di smettere di parlare di Jules, altrimenti finiremo per imbarazzarla, vero cara?»

«Ehm... io... non c'è problema... anche se... preferirei parlassimo d'altro, si...» dissi con sincerità.

«Bene. Allora voglio anticiparvi una piccola sorpresa. Vedete una parte del ricavato della vendita dei libri è già andato in beneficenza. Sostengo una piccola azienda che lotta contro Aids, malattie trasmesse sessualmente e tutte quelle orribili infezioni che possono derivare dal sesso non protetto. Come avrete notato leggendo il mio libro, i miei protagonisti non fanno mai sesso non protetto. Questa è una causa a cui tengo particolarmente»

«Ed è una cosa bellissima Alicia» disse il dottor Foster

«Ti ringrazio Paul. La sorpresa è che stasera sarà presente il fondatore della Come Protection, l'azienda che sostengo, e avrà un piccolo regalo per tutti gli invitati. Ovviamente per quanto riguarda il genere di regalo non vi anticipo nulla!»

«Fantastico» disse Dean «adoro i regali!»

Non lo avrei mai immaginato. Insomma... uno come lui... adorava i regali! Non so... non lo immaginavo come uno felice di ricevere un regalo!

«Ora se permettete vado a salutare gli altri ospiti. A dopo»

«A dopo» rispondemmo in coro io, Dean e il mio capo

«Allora Jules, che impressione ti ha fatto?» mi chiese il dottor Foster quando la Stevens si allontanò

«Un'ottima impressione» dissi

«Bene! Vi lascio un attimo. Certe esigenze fisiologiche non vanno trascurate alla mia età!»

Io e Dean ridemmo e lo lasciammo andar via. Rimanemmo soli e io pregai che non dicesse qualcosa di stupido e allo stesso tempo bellissimo che mi facesse venire ancora di più voglia di lui. Ma, ovviamente, fu quello che invece disse...

«Avevi caldo stasera?»

«Come?» dissi guardandolo

«Al tuo vestito manca un pezzo...»

«Ah!» sorrisi «è solo un vestito Dean. Tra l'altro è l'unico abito lungo che avessi nel mio armadio per cui...»

«Non che non ti stia bene...»

«Anche tu stai bene...»

«Ti ringrazio!»

«Allora ...» dissi interrompendo il silenzio imbarazzante che per un attimo si era venuto a creare «così... ti piacciono i regali...»

«Già...»

«E come mai?»

«A chiunque piacciono i regali»

«Questa non è una risposta»

«E' l'unica risposta che otterrai da me, Jules!» disse glaciale

«Come vuoi... non ami molto parlare di te, vero?»

«No. Decisamente» disse ridendo

«Perché?»

«Perché non voglio che le persone mi conoscano»

«E perché?»

«Perché non amo la mia vita e... il mio passato e ... come sono fatto!»

«Se non ti piace come sei fatto potresti provare a cambiare no?»

«No! Non posso cambiare. Non voglio!»

«Ma hai appena detto che non ti piace come sei fatto...»

«E' vero. Ma come sono... il modo in cui vivo la mia vita... è l'unico modo che conosco... è l'unico modo che mi permette di tirare avanti!»

Quello che disse mi rattristì. Non conoscevo nulla di lui e potevo solo immaginare quali sofferenze aveva dovuto sopportare nella sua vita. Avrei voluto baciarlo, abbracciarlo, dirgli che gli ero vicina, che per qualsiasi cosa avrebbe potuto contare su di me... ma non potevo farlo così mi limitai a stare in silenzio, finché fu lui a cambiare discorso.

«Così... stasera sei... come sei arrivata qui? Non credo che questo vestito sia molto comodo per guidare»

«No, in effetti non lo è. Ho preso un taxi! E direi che mi è andata anche stra bene considerando che non ho pagato ed ho ottenuto anche il numero del tassista» dissi ridendo

«Ti ha dato il suo numero?»

«Già» dissi divertita

«E non ti ha fatto pagare...»

«No! Cioè, io ho insistito ma... non ha voluto! Ha detto che... non poteva prendere dei soldi da una ragazza così bella e che se volevo sdebitarmi potevo chiamarlo e mi avrebbe portato a cena fuori»

«Però! Hai fatto colpo...»

«A quanto pare...» dissi sorridendo

«Beh, non posso biasimarlo...» disse fissandomi. Questa volta fui io a cambiare discorso:

«Allora... secondo te che cosa ci regalerà questo misterioso fondatore della... com'è che si chiamava?»

«Come Protection»

«Giusto, Come Protection»

«Un nome, una garanzia» disse ridendo

«Già» risi a mia volta

«Beh... non ne ho idea. Magari un libretto di istruzioni sul sesso protetto, anzi no... meglio... si spoglierà davanti a tutti, prenderà una volontaria tra le invitate e ci darà una bella dimostrazione dal vivo di come si fa sesso in maniera protetta...»

Scoppiai a ridere:

«Dean... non farebbe mai una cosa del genere»

«No, ma sarebbe divertente»

«No, sarebbe disgustoso» dissi continuando a ridere

«Si, sarebbe disgustoso, hai ragione!» disse ridendo anche lui «comunque, sul serio... non ne ho idea!»

«Già, nemmeno io»

«Eccovi qui» il dottor Foster tornò dal bagno interrompendoci «A quanto vedo andate molto d'accordo...»

«Stavamo fantasticando sul regalo che avremo stasera...»

«Vero! Il regalo, per un attimo lo avevo dimenticato! Qualunque cosa sia, sono davvero orgoglioso di aver contribuito anche se in minima parte alla ricerca...»

«Giusto» disse Dean

«Un attimo di attenzione prego» Alicia Stevens prese parola e tutti si voltarono per ascoltare cosa aveva da dire «Inanzitutto voglio ringraziarvi per essere qui stasera. Inoltre volevo dirvi che il mio nuovo libro You and me and Love, pubblicato con la Families sta andando a ruba e che vengono stampate nuove copie in continuazione. Ancora non ho una stima precisa degli incassi, ma vi assicuro che abbiamo raggiunto numeri record!»

«Brava!!!» un urlo si levò tra la folla

«Il merito non è solo mio! Volevo ringraziare il dottor Foster e i suoi collaboratori per aver dato vita a un'edizione meravigliosa del mio libro. Inoltre voglio anche ringraziare il dottor Hockester per l'incredibile pubblicità che sta facendo al libro e al film che uscirà tra pochi giorni nelle sale!» Dean e il mio capo sorrisero.

«Stasera, voglio presentarvi una persona speciale. E' il fondatore della Come Protection, una associazione che si occupa di prevenzione e protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili . Una parte del ricavato delle vendite del libro è già andato a loro e io sono fiera di contribuire alla crescita di questa meravigliosa iniziativa. Un applauso per il dottor Andy Morton!!» un uomo anziano salì sul palco e prese la parola:

«Grazie Alicia! Grazie a tutti voi. E' davvero un onore grandissimo per me essere qui stasera. L'impegno che perseguiamo alla Come Protection io e i miei colleghi, sarebbe vano senza l'aiuto di persone splendide come Alicia Stevens» un altro applauso cominciò tra la folla «Stasera, io voglio farvi un piccolo regalo. E' davvero poca cosa rispetto a quello che Alicia ha fatto per me, ma ci tengo comunque. Per promuovere il sesso protetto, ho preparato dei cestini pieni di profilattici. Delle ragazze passeranno in mezzo a voi per offrirveli. Prego tutti voi di prenderli, uomini e donne. E' un regalo simbolico, ma molto importante per chi come me sponsorizza il sesso protetto. Ne abbiamo di tutti i tipi e anche di varie misure. Non sentitevi imbarazzati a scegliere quello che più fa per voi. Grazie» disse e ci fu un lungo applauso. Distribuivano profilattici? Cavolo, era così imbarazzante. Soprattutto per me che ero vicino a Dean che sapeva perfettamente che ero vergine. Volevo sparire...

«Una bella iniziativa, no?» fece il mio capo

«Si, certo» rispose Dean

«Si» risposi io imbarazzata. Poi vidi una ragazza sorridente avvicinarsi a noi con un cestino pieno di preservativi e in quel momento desiderai di scappare...

«Buona sera signori» disse la ragazza «scegliete quello che più fa per voi. Qui abbiamo i classici, in quest'altra zona...» disse indicando il cestino che era diviso al suo interno in tanti piccoli riquadri «abbiamo quelli ritardanti, qui invece ci sono gli stimolanti e qui invece abbiamo quelli che intensificano il piacere femminile» mi confondeva. Ma quanti ce ne erano? Io non ne sapevo niente e mi sentivo profondamente a disagio in quel momento. «Ancora, qui ci sono quelli ultrasottili e qui invece quelli a vari gusti: fragola, banana, arancia, cioccolata. E infine abbiamo gli XL, per chi diciamo che è... un po' fuori misura» disse ridendo.

«Io prendo questi» disse il mio capo prendendone uno che non riconobbi, ma che la simpatica ragazza non perse tempo a farmi ricordare...

«Ultrasottili... ottima scelta. Lei signore?» disse rivolta a Dean

«Ehm» fece Dean imbarazzato «prendo questo...»

«Preservativi XL.... Complimenti» disse ammiccando

«Grazie» disse Dean rosso in volto

«Lei, signorina?» disse rivolta a me e io non sapevo proprio cosa dire

«Io... io... ehm... non so quale scegliere a dire il vero» dissi imbarazzata

«Un classico andrà bene» disse Dean prendendolo per me e battendo sul tempo la signorina che era subito pronta a darmi un consiglio che mi avrebbe sicuramente messa ancora di più a disagio

«Perfetto» disse lei perplessa «Buon divertimento allora...»

«Ahhahaha» il mio capo rise a crepapelle «che situazione divertente! Jules mi rendo conto che essere una fanciulla tra due uomini, con una convintissima venditrice di preservativi che ti invita a scegliere il migliore, non deve essere proprio una situazione felice...»

«No. Decisamente» dissi sorridendo

«Meno male che Dean ti ha tolto dall'impaccio»

«Già» dissi guardandolo «Vado a metterlo in borsa, allora. Scusatemi» dissi allontanandomi e quando arrivai fuori dalla sala tirai un sospiro di sollievo. Quella situazione mi stava sfinendo. Mi avviai verso il guardaroba e riposi il preservativo nella borsa, chiedendomi quando e se mai l'avrei usato. Poi tornai in sala e sentii una musica che risuonava. Era Clarity di Foxes. Amavo quella canzone e rimasi per un po' a guardare gli altri che ballavano. Mentre sorridevo da sola come una scema guardando le coppiette di fatto o presunte che danzavano sulle note di quella splendida canzone, sentii una mano sul mio fianco e riconobbi il suo profumo:

«Posso invitarti a ballare?»

«Certo» dissi guardandolo. Scendemmo in pista e quando poggiò le sue mani sulla mia schiena sentii un brivido

«Scusa, ho le mani fredde»

«Non importa» dissi sorridendo

«Jules stasera sei... non trovo le parole per esprimere quanto sei bella...»

«Grazie Dean» dissi abbassando lo sguardo

«Perché ho sempre l'impressione che i complimenti ti imbarazzino?»

«Perché è così...»

«Perché?»

«Perché io non mi vedo bella come chi me lo dice...»

«Beh, allora credo che dovresti indossare degli occhiali da vista...»

Risi.

«Sei stupenda Jules. Insomma sei...»

«Credevo non ti piacessero le bionde» dissi interrompendolo

«E' vero. Ma, evidentemente tu sei... l'eccezione che conferma la regola»

«Già!» dissi e rimanemmo per un tempo interminabile a fissarci. Sentivo il cuore in gola e le sue mani sulla mia schiena mi facevano sentire così bene. Mi facevano sentire a casa...

«Che sta succedendo Dean?» dissi tutto d'un fiato

«Che vuoi dire?»

«Tra noi...»

«Io non lo so...»

«Nemmeno io. E questo mi spaventa...»

Rimase per un secondo in silenzio, chiuse gli occhi per un attimo e poi disse:

«Spaventa anche me»

«E quindi che facciamo?»

«Niente...»

«Niente?»

«No Jules non facciamo niente perché se facessimo qualcosa sarebbe peggio. Sarebbe un disastro e io ho promesso a mio fratello che non avrei combinato disastri»

«Josh non c'entra niente in questa situazione»

«Si che c'entra»

«No, invece!»

«Si! Tu sei amica di Rachel e io gli ho promesso che non ti avrei fatto avances...»

«Beh è un po' tardi per questo visto che ci siamo già baciati e...»

«Lo so! E proprio per questo non andrò oltre»

«E se io invece volessi andare oltre?» non credevo a quello che stavo dicendo. Stavo buttando fuori tutto quello che pensavo, senza rifletterci su un attimo

«Non possiamo. Perché Josh...»

«Lascia perdere Josh. Perché?»

«Perché io non posso!»

«Perché non ti piacerebbe? Perché rispetto a tutte le altre io sono completamente senza esperienza e sarebbe brutto?»

«Cosa? No! Come puoi pensare che sarebbe brutto?»

«Magari lo sarebbe per te»

«Non potrebbe mai essere brutto Jules»

«E allora perché...»

«Perché no! Non sarò io lo stronzo che si prenderà la tua verginità e che odierai perché non ti ha dato quello che volevi»

«Io non potrei mai odiarti»

«Ma io mi odierei»

«Dean...»

«Non posso Jules. E credimi lo vorrei... tu non sai nemmeno quanto...»

«Dean, ti prego...»

«Mi dispiace» disse lasciandomi e andando via. Lo volevo. Stasera più delle altre volte, e sapevo che stavo facendo una stronzata, sapevo che era sbagliato, sapevo tutto... ma non me ne importava. Gli corsi dietro. Arrivai nel corridoio e lo vidi fermo davanti a una delle misteriose porte che avevo ammirato quando ero arrivata:

«Dean...»

«Jules vattene»

«Perché?»

«Perché più mi sei vicino più sento che non riesco a ragionare e in questo momento l'ultima cosa che voglio è perdere la lucidità!»

«Io lo voglio»

«No!»

«Io lo voglio. Io... voglio che sia con te. Se deve essere con qualcuno voglio che sia con te»

«Tu non lo vuoi veramente»

«Non ho mai voluto così tanto qualcosa in tutta la mia vita» dissi e mi avvicinai a lui. Gli accarezzai il viso e lui chiuse gli occhi respirando a fondo

«Jules, ti prego...»

«Non potrei mai odiarti. Non potrei mai darti dello stronzo, perché tu non mi obbligheresti a far niente. Sono io che lo voglio!»

«Jules...» mi guardò chiedendomi pietà. Lo stavo mettendo in difficoltà. Sentivo che lui mi voleva e che stava facendo fatica a trattenersi per comportarsi da bravo ragazzo. Così feci l'unica cosa che speravo lo avrebbe convinto a dirmi di si... lo baciai, e lui mi lasciò fare. Ricambiò il mio bacio e quando le mie labbra si staccarono dalle sue mi guardò con desiderio. E io speravo di aver vinto la battaglia

«Jules se facciamo questa cosa... se lo facciamo, non sarà mai più come prima»

«Magari non voglio che sia come prima...» mi poggiò le mani sulle guance e stavolta fu lui a baciarmi. Fu un bacio lento ma pieno di passione. Poi mi prese per mano e mi condusse in una delle stanze che erano nascoste dietro le misteriose porte che avevo ammirato prima. Accese la luce e chiuse la porta a chiave e in quel momento mi chiesi se stavo facendo la cosa giusta.

Al centro della stanza dov'eravamo c'era un antico divano damascato. Mi prese per mano e mi condusse lì. Mi baciò di nuovo e poi mi adagiò su di esso. Salì su di me e continuò a baciarmi... continuammo a baciarci. Poi si distaccò e rimase a guardarmi per un po' per poi dire:

«Jules sei sicura che lo vuoi?»

«Lo voglio»

«Perché dopo questo... la tua vita cambierà e... non potrai più tornare indietro»

«Non tornerei mai indietro» dissi, e lui chiuse gli occhi e riprese a baciarmi. Poi iniziò a lasciarmi dei dolci baci sul collo e quando si fermò per guardarmi fisso negli occhi disse :

«Se dovessi... se dovesse farti male... in qualsiasi momento...»

«Lo so!»

«Fermami ok?»

«Non potresti mai farmi male» dissi guardandolo. Mi guardò dritta negli occhi a sua volta e ricominciò a baciarmi.

Dean prese una cosa dalla tasca e vidi che era il preservativo che aveva preso prima nella sala grande.

Quando fu sistemato mi guardò e mi chiese:

«Sei pronta?»

«Si» dissi, e per la prima volta nella mia vita mi sentii finalmente donna.
Stavamo facendo l'amore e Dean era dolcissimo.

Mi sentivo strana, cioè che stavo sentendo era una sensazione mai provata prima che non riuscivo a paragonare a niente. Era bello farlo con lui. Era bello sapere che non ero più vergine grazie a lui.

Alla fine si accasciò su di me e dopo aver respirato per un attimo mi guardò di nuovo negli occhi.

«Stai bene?» chiesi

«Era la tua prima volta e chiedi a me se sto bene?» disse sorridendo

«Scusa...»

«Non devi scusarti. Io sto bene. Tu?»

«Bene...»

«Ora è che meglio che vada a darmi una sistemata...» disse ricomponendosi «Tu... se vuoi andare in bagno per ... insomma... comunque ci vediamo di là» disse e lo vidi andar via, così senza dire niente. Non mi aveva chiesto nulla. Se mi era piaciuto, se mi ero pentita. E non mi aveva detto se a lui era piaciuto. Ma probabilmente non era stato nulla di speciale viste le sue esperienze pregresse.

Mi rimisi gli slip e mi sistemai il vestito. Fino a stamattina non avrei mai immaginato che quello sarebbe stato l'abito della mia prima volta. Feci un profondo respiro e andai in bagno a rimettermi in sesto. Quando uscii non vidi Dean quindi immaginai che fosse già rientrato in sala. Quando arrivai lì la Stevens mi "rapì" per presentarmi dei suoi collaboratori. Conobbi un sacco di persone ma non vidi Dean in mezzo a quella folla di invitati. Lo intravidi dopo un bel po' che parlava con un'avvenente signora e mi sentii gelosa, come se lui fosse mio e dovesse chiedermi il permesso per parlare con una donna sexy. "Che scema che sei, Jules" pensai.

Passarono minuti e dopo mezz'ora circa dalla mia prima volta Dean non si era avvicinato a me nemmeno per un secondo. Mi stava completamente e volutamente evitando, e io non capivo perché. Che avevo fatto di sbagliato?

Passò tutto il resto della serata ad evitarmi e quando fu ora di andare via mi diede un freddo saluto davanti al mio capo:

«Jules buona notte allora» disse il dottor Foster salutandomi e quando fu la volta di Dean lui mi allungò una mano in segno di distanza. Gliela presi guardandolo dritto negli occhi.

«Come vai via?» mi chiese il mio capo prima di voltarsi per andarsene

«Ehm... chiamerò un taxi» dissi perplessa, perché il dottor Foster mi aveva appena fatto ricordare che ero a piedi e mi ero completamente dimenticata di avvisare il taxi per tempo

«Oh, no a quest'ora...» disse il mio capo, e quando stavo per rispondergli di non preoccuparsi, intervenne Dean che non se ne era ancora andato, e quello che disse mi spiazzò:

«La accompagno io»

«Cosa?» dissi

«Non c'è bisogno che tu prenda un taxi. A meno che tu non voglia collezionare numeri di telefono» disse facendomi un sorriso antipatico

«Ottimo, Dean. Mi hai battuto sul tempo...»

«So già dove abita quindi... non è un problema»

«Va bene. Buona notte allora ragazzi» disse e lo vidi andar via. Quando rimanemmo soli Dean mi disse "Andiamo?" e io lo seguii. Presi il cappotto e la borsa al guardaroba e poi uscimmo dall'edificio. La sua auto era in un parcheggio di fronte e quando ci salii non potei fare a meno di notare quanto era bella e soprattutto quanto era curata e pulita. Il viaggio lo passammo quasi tutto in silenzio. Dean non aprì bocca e io non sapevo che dire. A un certo punto però, stanca di quell'assurdo silenzio, mi decisi a parlare:

«C'è qualcosa che non và?»

«Come?»

«Non hai aperto bocca per tutto il tempo e stasera dopo... beh mi hai evitato tutta la serata»

«Parlavo con delle persone Jules. E' il mio lavoro. Essere gentile e cortese con gli altri»

«Bravo, peccato che tu lo sia con tutti meno che con me!» dissi arrabbiata. Non sapevo nemmeno io dove volevo andare a parare, sapevo solo che il suo atteggiamento mi feriva e non volevo fargliela passare liscia!

«Scusa?»

«Sai benissimo a che mi riferisco...»

«Non mi sembra di non essere stato gentile»

«Magari lo sei stato al momento. Ma forse era solo una tattica per ottenere quello che volevi»

«Ti ricordo che sei stata tu a pregarmi di fare sesso con te...»

Questo era davvero troppo:

«Pregarti? Ho solo dato voce a quello che anche tu volevi. Sono stata l'unica onesta tra noi!»

«Bene! Allora non capisco di che cosa mi accusi»

«Io non ti accuso»

«Si invece!»

«Io... è solo che non capisco che motivo c'era di evitarmi così. Ti sei comportato come se non mi conoscessi, come se dieci minuti prima non avessi fatto con me quello che sai...»

«Che cosa pretendevi? Che stessi tutto il tempo dietro di te per sostenerti emotivamente?»

«No, ma un "Come stai?" l'avrei apprezzato»

«Ti ho chiesto come stavi»

«Certo, dopo che l'ho fatto io. E poi sei... sgattaiolato via come un ladro lasciandomi lì da sola»

«Volevi che ti aiutassi a rimettere le mutandine?» disse acido, e quello che disse mi ferì terribilmente. Mi fece sentire sporca, usata. Mi fece sentire una troia...

«Ferma subito la macchina»

«Jules andiamo...»

«Voglio scendere!»

«Non posso lasciarti in mezzo alla strada da sola»

«Ho detto che voglio scendere»

«Dai non fare la ragazzina!»

«Ferma subito questa cazzo di macchina» urlai e a quanto pare funzionò. Quando si fermò mi tolsi la cintura di sicurezza e scesi da quella specie di bolide rosso che in quel momento odiavo con tutta me stessa. Dean mi seguì:

«Dove stai andando?»

«Non sono affari tuoi»

«Jules per favore...»

«A prendere un taxi!»

«A quest'ora e conciata così?»

«Non fingere che ti interessi»

«E' ovvio che mi interessa» disse continuando a seguirmi

«Beh a me no, quindi puoi andare» dissi camminando più veloce, ma questa volta lui mi raggiunse e mi prese per un braccio costringendomi a voltarmi:

«Jules adesso basta! Non fare la bambina e sali subito in macchina»

«Io non salirò mai più nella tua macchina»

«D'accordo allora proseguiremo a piedi»

«Vattene Dean!»

«Jules non ti lascio da sola, chiaro?»

«Potrei chiamare la polizia e dire che mi stai stalkerando»

«Fa pure, non ho paura di finire in manette»

«Che cosa vuoi da me Dean?»

«Senti, se il mio commento di prima ti ha offeso ti chiedo scusa, non era mia intenzione...»

«Io non sono una delle puttane che ti scopi nei bar!»

«Non l'ho mai pensato»

«Già, ma è così che mi hai fatto sentire»

«Ti ho chiesto scusa. Mi dispiace! Non volevo offenderti né tanto meno darti della puttana»

«Perché ti comporti così?»

«Così come?»

«Insomma... un attimo prima sei dolce, fai l'amore con me, mi chiedi come sto, stai attento ad ogni tuo minimo movimento per non farmi del male e un attimo dopo... ti comporti come se io non esistessi...»

«Jules non è così»

«Si che è così! E' colpa mia? Insomma... ho fatto o detto qualcosa di sbagliato?» dissi e sentii che i miei occhi iniziavano a riempirsi di lacrime

«Certo che no!»

«E' stato così terribile venire a letto con me?»

«Cosa? No, Jules... è questo che pensi? Che non mi sia piaciuto?»

«Io non so cosa pensare Dean...»

«Jules io...io non posso darti quello che ti potrebbero dare gli altri ok? Io non sono uno che fa sesso e dopo si preoccupa di come stia la donna con cui lo ha fatto. Quindi ho già fatto un enorme sforzo ok?»

«Oh ti ringrazio...»dissi con gli occhi ancora più gonfi.

«Quello che sto cercando di dirti è che quello che hai avuto stasera da me è tutto quello che io ho da offrirti» disse e mi si spezzò il cuore. Mi scese una lacrima che prontamente asciugai con la mia mano.

«Va bene così Dean. Hai ragione tu. E' colpa mia. Sono io la stupida...»

«Jules ti prego non...»

«Va bene così» dissi guardandolo dritto negli occhi «Riaccompagnami a casa adesso!»

«Ok» disse e rientrammo in macchina. Non ci rivolgemmo la parola fin quando arrivammo sotto casa. Poi scesi dall'auto e dissi:

«Grazie del passaggio Dean»

«Prego» rispose lui senza guardarmi. Poi me ne andai, e quando arrivai in casa e mi richiusi la porta alle spalle, scoppiai a piangere. Un pianto senza fine. E desiderai di non aver mai conosciuto Dean Hockester.


NELLA SUA MENTE:
Quando tornai a casa ero a pezzi e avevo i nervi a mille. Era successo quello che volevo da sempre ma che non sarebbe mai dovuto succedere. Avevamo fatto l'amore. Si... l'amore. Era stato diverso da tutte le altre volte in cui lo avevo fatto con qualsiasi altra donna. Jules era speciale e farlo con lei fu bellissimo. Lei era perfetta e dolcissima e io mi sentii come non mi ero mai sentito prima. Poi però come al mio solito avevo mandato tutto a puttane comportandomi da stronzo e l'avevo ferita. Si... l'avevo terribilmente ferita. E adesso non sapevo come rimediare. Anche se forse non avrei mai potuto rimediare. In alcun modo! Non potevo darle quello che lei voleva da me, quello che meritava, perché io non ero così. Io ero maledettamente sbagliato e il modo in cui vivevo era l'unico e solo modo in cui potevo vivere. Eppure da quando lei era entrata nel mio mondo sentivo che la vita che conducevo mi stava stretta. Non mi ero mai sentito così e questo mi terrorizzava. Non potevo...non potevo lasciarla fare, non potevo lasciarla entrare nella mia vita come niente fosse. Non volevo! Dovevo continuare a vivere come avevo sempre fatto: lontano dalle emozioni e da chiunque potesse farmi cambiare idea su quello che volevo per il mio futuro. Ma tutto ciò che sapevo dopo quella sera era che volevo lei. Averla avuta una volta non mi bastava, non mi sarebbe mai potuto bastare. Come potevo dimenticarla dopo che ci avevo fatto l'amore? Come? La volevo ancora, forse più di prima. Volevo farle provare tutti i piaceri del mondo. Tutto ciò che conoscevo del sesso, del piacere fisico, avrei voluto mostrarglielo e lei mi avrebbe mostrato ciò che di più bello aveva: se stessa. Volevo tutto di lei. Non solo il suo corpo. E in quel momento capii che mi ero perduto e che niente e nessuno avrebbe potuto rimettere le cose a posto. Il danno era fatto ed io dovevo conviverci. Niente sarebbe mai stato come prima ... mai più!

SPAZIO SONGS:
Nella card di Jules Clarity di Foxes (Perché sei un pezzo di me di cui non avrei mai voluto aver bisogno )
Nella card di Dean Heart burst into fire dei Bullet for my Valentine ( Me ne sto andando ... ho di nuovo mandato tutto a puttane)

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