Epilogo
3 anni dopo...
"Esiste la persona giusta?
Quante volte me lo sono chiesta nel corso di questi anni. Eppure ho sempre avuto la risposta davanti.
Per me la persona giusta ha i tuoi occhi magnetici, le tue labbra avide dei miei baci, la tua voce profonda, le tue mani forti. La persona giusta sei tu che mi fai sentire parte del tuo mondo, della tua famiglia, casa tua. Ci riesci con uno solo dei tuoi lunghi abbracci quando fuori fa freddo.
Sai, ho sempre pensato di fare schifo come persona. Un po' troppo ordinata, attira guai, testarda come un mulo. Ho sempre pensato di non avere un centro di gravità, un perno a tenermi salda alla terra. Poi sei arrivato. Non hai tappato buchi, li hai riempiti di te, con la tua tenerezza, la tua straordinaria passione, con la tua incredibile e forte presenza. Mi hai portata nel posto più bello che io abbia mai avuto modo di visitare e mi hai fatto venire voglia di restarci. Con uno solo dei tuoi sorrisi, mi hai trascinata lontana dalla tristezza e mi hai mostrato un bel mondo a colori.
La paura di perderti è sempre stata tanta. Più volte ho pensato: "Si stancherà di me". "Ne avrà abbastanza e troverà una donna che lo completi". Ma sono talmente egoista da sperare che non esista altra donna per te perché ci sono io, perché ti completo, perché sono io la tua parte mancante e da incastrare saldamente al tuo petto. Prova a dire il contrario, signor Wood!
Zia Lenore me lo diceva sempre che prima o poi avrei sentito il bisogno di legarmi a qualcuno. Che quel qualcuno mi avrebbe spezzata, avrebbe sparpagliato ogni singolo pezzetto di me, ma sarebbe stato in grado di ricompormi con un solo sguardo, con un solo battito. Mi diceva sempre che il primo amore non lo scordi perché ti lascia il segno. Ma, ora come ora, posso solo dire che tu sei il segno sulla pelle di cui non mi pentirò mai. So con certezza che prima o poi arriva qualcuno in grado di accorgersi come ti senti. Perché non importa quanto tenti di essere forte, di fingerti impenetrabile. Sulla tua pelle si abbatte di tutto e quel tutto presto diventa un brivido che ti scivola lento lungo la schiena e ti toglie il fiato. E allora lo sai, anche se tenti di evitare l'amore, è inevitabile sbatterci contro. È inevitabile sentirlo. Ed io, ti ho sentito forte e chiaro e non ho usato nessuna precauzione, nessuna protezione per difendermi da quello che mi hai fatto provare sin dall'inizio. Ti ho amato. Ti ho accettato esattamente come sei perché non vorrei mai che fossi diverso. E a distanza di tempo, penso di amarti ancora di più. Amo le tue braccia che riescono ad abbracciare tutte le mie paure. Amo le tue labbra calde in grado di alleviare ogni traccia di dolore.
Forse non sarò mai in grado di ringraziarti veramente. Ci provo. Ci provo e spero di non deluderti. Spero di avere ancora la possibilità di trovarti al risveglio, di ricevere uno dei tuoi rari sorrisi e di appoggiare le tue trovate. Ci provo e ci proverò perché sei la persona che mi ha cambiato la vita.
Sai, non sapevo cosa fosse l'amore. Avevo ferite troppo profonde da rimarginare per accorgermene, per lasciare entrare i sentimenti e farmi avvolgere. Subire delle delusioni non sempre aiuta un nuovo rapporto. E il tempo... be', è un bastardo che non accenna a fermarsi.
Forse è per questo che quando sei arrivato, ti ho permesso di mettere tutto in discussione. Perché so che meriti solo cose belle e io voglio renderti felice, prendermi cura di te.
Non so ancora cosa sia l'amore. Ma se dovessi descriverlo, farei il tuo nome. Racconterei di te, delle volte in cui mi hai fatto mancare un battito e poi me lo hai restituito in successione facendomi scoppiare il cuore. Racconterei delle volte in cui mi sveglio e tu sei la prima persona che vedo. Sei lì a guardarmi, a salutarmi, a rendere ogni cosa futura migliore. Racconterei delle volte in cui litighiamo e poi troviamo strani modi per fare pace. Racconterei dei nostri sogni ancora da realizzare.
Mi stai facendo credere di avere l'eternità per conoscere ogni tua zona d'ombra, ogni singola sfumatura della tua meravigliosa e unica anima. Sei riuscito a rapirmi, ad estasiarmi. Sei riuscito a farmi sentire viva. E per questo non ti ringrazierò mai abbastanza. Perché mi hai regalato amore quando credevo di non meritarne.
Sei un tornado di emozioni che non riuscirò mai a fermare perché ti amo esattamente così, con i tuoi difetti, con i tuoi pregi. Perché sei tu. Sei il mio fino alla fine. Sei quel regalo che non pensavo di ricevere ma che ho accettato con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima. Quella che ti appartiene e ti apparterrà per sempre.
Buon Natale, Nic.
Tua, con amore,
Willa."
Nicolai chiude la lettera, prende fiato, rimane qualche secondo a fissare il vuoto, si ricompone, piega e ripone il foglio dentro la busta rossa con al centro la figura di una renna e si volta. Mi cerca tra i presenti. Mi trova all'istante. Gli occhi lucidi, il naso leggermente arrossato. Sta tentando di non emozionarsi, di non lasciarsi andare davanti a mia zia, a suo padre, a Luke. Sta cercando di mantenere il controllo delle emozioni. Ma, ancora non ha aperto il suo regalo. Ancora non sa quello che sta succedendo nella nostra vita, il cambiamento che avremo nella nostra routine tra qualche mese.
Mantenere il segreto, è stato difficile, soprattutto con zia Lenore, sempre attenta, sempre schietta e complice.
Nic mi si avvicina, guarda che non ci sia nessuno nel giro di qualche metro ad interromperci e sollevandomi per i fianchi, mi bacia, lo fa a lungo.
«Grazie», mima bocca contro bocca.
«Non hai ancora aperto il tuo regalo, come fai a dire grazie? Magari non ti piace e sarò costretta a farmi perdonare. Però ti avverto, non posso cambiarlo», lo stuzzico mantenendomi in punta di piedi.
Scuote la testa. «Difficile che non mi piaccia un tuo regalo. Riesci sempre a capire quello che mi serve».
Mi rimette giù e mi aggrappo alle sue spalle. «Perché come ho detto, farei tutto per te. Non volevo essere melensa nella lettera», la indico. «Ho scritto quello che sentivo».
«Hai scritto tutto con il cuore e...», smette di parlare, mi solleva il mento e mi bacia ancora tappandomi la bocca prima che io possa pronunciarmi.
Luke fischia. «Esiste la camera da letto al piano di sopra, piccioncini», esclama divertito. Quando il suo nuovo compagno, Maxim, un ragazzo biondo, ben piazzato, sempre dolce e allegro gli si avvicina, i due si concedono un velocissimo ed eloquente bacio. Noi, in risposta, fischiamo e Luke solleva il medio.
Staccandomi da Nic mi avvicino a lui e lo abbraccio allontanandolo da Maxim. «Non essere geloso. Abbraccio anche te».
«Oh, lo sono eccome. Per colpa sua a volte rifiuti i miei inviti. Ho bisogno della mia amica e lui deve capirlo quando ho delle emergenze».
«Emergenze del tipo? Fammi pensare... ah, che non sai quale cravatta usare?», lo stuzzica Nic.
Ridiamo mentre zia Lenore e Clay, uniti e felici più che mai, raggiungono la sala da pranzo portando a tavola due teglie fumanti con il primo.
Guardo Nic. «Il regalo lo aprirò dopo di sopra nel mio laboratorio, magari insieme a te», mi rassicura con un sorriso.
Mordo un labbro non sapendo che cosa dire per non dare alcun indizio sulla sorpresa. «È il tuo regalo. Puoi aprirlo quando e come vuoi».
Mi sfiora un braccio poi ci sediamo a tavola, l'uno di fronte all'altra. Ringraziamo e diamo inizio al pranzo.
Ho una gran fame. Durante la mattinata non ho fatto altro che rubare dalle terrine pezzetti di cibo e zia Lenore, stenta a non commentare il mio strano comportamento.
Nelle ultime settimane ho smesso di bere alcol, inventando di avere sempre delle forti emicranie il giorno dopo. Ho chiesto a Nic di non fumare in casa e ho sostituito il caffè ad una tazza di tè dai gusti diversi. Il tutto trovando sempre strane spiegazioni nella speranza di non essere beccata come una ladra.
Attualmente vorrei tanto darle qualche colpetto sotto al tavolo per farla smettere, perché non sa ancora e non immagina quello che mi sta succedendo. Ho persino mangiato i cetriolini e io li odio, li ho sempre odiati.
Luke è stato sospettoso, ma voglio che sia Nic a saperlo per primo, voglio che sia davvero una sorpresa per lui. So che capiranno quando sapranno anche loro, più tardi. Prima ho fatto in modo che si distraessero con i regali. Nic è stato sorpreso quando ha visto i suoi due pacchetti. Uno lo ha già aperto stamattina all'alba, quando eravamo a letto; per il secondo ho aspettato che fosse sveglio del tutto per potermi godere ogni sua espressione.
In un momento di pausa, prima del dolce, Nic afferra la mia mano e mentre gli altri sono impegnati in soggiorno a chiacchierare e ridere di fronte ad un gioco da tavola, mi porta al piano di sopra, nel suo laboratorio, quello che ha apprezzato e sta usando per i suoi lavori con il legno.
Abbiamo tenuto la villa e la usiamo quando abbiamo ospiti in casa, come in questa occasione e per ogni singolo weekend in cui ci piace stare in famiglia. Zia Lenore ci ha lasciato ingenti somme di denaro che abbiamo cercato di declinare ma che di fatto si trovano in un conto a nostro nome, da usare quando e come vogliamo. Di nonna non ho avuto più alcuna notizia, so solo che finiti i domiciliari è stata mandata in una clinica perché ha dato di matto con una cameriera. Con i miei ci sentiamo di rado. In quanto a Rupert, so che oltre a essere in banca rotta, sta ancora scontando la sua pena, perché dopo l'arresto si è scoperta ogni sua truffa.
Nicolai si siede, il regalo adagiato sul ripiano della scrivania. Lo osserva, studia la carta, inarca un sopracciglio. «Perché un secondo regalo? Quello che mi hai già comprato è stato apprezzato e azzeccato».
«Nic, non è una bomba. Aprilo e basta».
Si concede una risata nervosa. Non credo di averlo mai visto così. «È solo che... nonostante siano passati tre anni, ogni volta mi fa sentire un bambino questa cosa dei regali».
Mi addolcisco. «Lo so. È così anche per me».
Dopo il mio disastroso arrivo in Alaska, dopo avere scoperto che zia Lenore era viva, sono ripartita da zero e insieme a lui abbiamo iniziato a poco a poco ad avvicinarci alle festività. Non è stato facile per due che hanno sempre odiato ogni ricorrenza, ma alla fine ci stiamo riuscendo o provando.
Nic mi fa un cenno e quando mi avvicino mi fa adagiare sulle sue ginocchia. Non dovrei. Mi piacerebbe osservarlo da lontano. Invece avvicina il regalo, scioglie il nodo al fiocco, strappa un po' la carta e tira fuori la scatolina. La fa oscillare per capire se sia vuota, ma sentendo qualcosa all'interno si affretta ad aprirla.
Trattengo il fiato.
Dapprima rimane impassibile e ho paura che si stia per sentire male. Quando si volta con occhi che iniziano a farsi lucidi, capisco cosa mi sta chiedendo e cosa mi sta sussurrando.
Solleva il test positivo, la primissima ecografia quando ancora il principino era un minuscolo fagiolino e tappa la bocca, mi guarda ancora.
Il mio cuore rischia di scoppiare. «Sì, Nic».
«Cazzo, tu mi farai fuori un giorno di questi», scoppia a piangere come un bambino e io provo ad abbracciarlo ma è lui ad adagiare dapprima la fronte sul mio petto mentre tiene il test premuto sul cuore poi si abbassa, solleva il mio maglione e tempesta di baci il mio ventre. «Ti amo, ti amo, ti amo», sussurra.
Sorrido. «Nic?»
Con impeto mi bacia tenendo la mano aperta sul mio ventre che negli ultimi tre mesi ho dovuto nascondere perché era presto, prematuro, perché avevo paura che non andasse bene e che lo illudessi o deludessi. Per tre mesi ho inventato scuse, gli ho fatto credere che ero solo stanca. In realtà avevo continue nausee, delle voglie stratosferiche che soddisfacevo di nascosto.
Intercetta i miei pensieri. Assume un'aria di rimprovero e mi ritrovo a sorridere perché diventa buffo. «Mi hai fatto nominare tutti quei cibi, di notte poi sgattaiolavi senza spiegazione. Chiudevi a chiave la porta del bagno. Se mio figlio nasce a forma di pralina al fondente ti prendo a morsi!»
Rido di cuore assaporando i suoi baci dati in ripetizione. «Sono l'uomo più fortunato e felice del mondo».
«Ed io la donna che non si sarebbe mai aspettata così tanti regali».
Nega. «Ti sbagli, piccolo iceberg. Sei sempre stato tu il mio regalo di Natale».
Fine.
GRAZIE ♥️
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