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Capitolo 16

Molte cose ti affettano il cuore, te lo torturano, spesso te lo spezzano in maniera irreparabile. Ce ne sono altre che te lo curano e pezzo dopo pezzo te lo restituiscono intero. In questi giorni, sto imparando che abbiamo il cuore destinato a qualcuno. Che all'inizio è diviso ma diventa intero quando quel qualcuno è in grado di prendersi cura di ogni centimetro di te.
Rimango spiazzato. Io non so cosa sia l'amore perché ci sono ferite che non si rimarginano, specie se hanno radici profonde e derivano dal passato. Sono stato ferito dalla persona più importante per la vita di un individuo e da allora ho smesso di pensare ai sentimenti. Ho sempre creduto di non meritare niente perché vedevo quell'abbandono come una punizione per essere stato cattivo. Con gli anni mi sono indurito, sono diventato ancora più freddo, distante, e non ho mai conosciuto fino in fondo l'amore. Non volevo scottarmi. Non volevo sbatterci il muso, rompermi il cuore, spezzarmi.
Poi è arrivata lei, sembra scontato persino pensarlo, ma con il suo arrivo tutto è cambiato. Lei mi sta mostrando qualcosa di nuovo, qualcosa che non ho mai percepito e vissuto. Qualcosa di indelebile.
Preme le dita sulle mie labbra. «Non dirmi anch'io. Fallo quando sarai pronto. Te l'ho detto perché voglio essere sincera con te. Voglio che tu sappia che da parte mia c'è un interesse vero e si sta rafforzando giorno dopo giorno».
Dopo la doccia la conduco a letto. Qui ci sdraiamo e al lume delle candele lei mi si rannicchia nascondendo il viso sotto il mio mento. Mi piace quando lo fa. Avvolgo la sua schiena e dopo pochi istanti, crolla, la sento singhiozzare. È come se tutta la sua forza si fosse appena sgretolata.
«Sono tanto stanca, Nic».
«So che sembro un bastardo egoista in questo modo ma, resta qui stanotte. Ci penso io a scacciare via la tua stanchezza. Permettimi di aiutarti».
«Non voglio andarmene. Qui mi sento accettata», mormora con voce spenta, arrendendosi. «Mi piacerebbe restare sempre ma non so fino a quanto mi vuoi tu», si assopisce.
Esiste la persona giusta? Come si capisce di averla trovata?
Forse la persona giusta non esiste, semplicemente lo diventa quando tu ti senti uno schifo e arriva a spazzare via giorni, mesi e forse anche anni di solitudine. Forse arriva quando cominci ad avere paura e pensi "non voglio perderla".
Le bacio la tempia, accarezzo i suoi capelli setosi che profumano tanto di pesca. «Non voglio perderti», le sussurro. «Per me puoi restare anche sempre».
Mi sento un codardo a non averglielo detto prima, ad avere atteso che si addormentasse per confessarglielo.
Willa si muove impercettibilmente e il suo respiro raggiunge la mia pelle in maniera regolare. Mi toglie aria dai polmoni senza neanche accorgersene.
«Stiamo diventando l'uno il posto dell'altro. Questo potrebbe essere niente, ma per noi è tutto», continuo fissando la fiamma della candela che oscilla. «Mentre tu cercherai di aggiustarmi il cuore, con ogni probabilità io spezzerò il tuo. E ti prometto che proverò a farmi perdonare tutte le volte in cui farò qualche errore».
Ascolto e mi godo per un po' il silenzio, il suo respiro, il suo profumo che impregna qualsiasi cosa. Ma la quiete viene spezzata da qualcuno che bussa un paio di volte alla porta principale.
Adagio Willa sul letto sistemandole una coperta addosso e infilandomi una camicia e un paio di jeans, scendo andando a controllare chi ha così tanta fretta di entrare.
Davanti a me trovo Milly, lo sguardo carico d'astio, appare affannata. «Dov'è?», alza il tono provando ad entrare in casa con un certo slancio. Con la mia mole, superandola di una spanna, blocco la porta per non permetterle di entrare.
A raggiungerla di corsa c'è Boe. Quest'ultimo, dopo averla placcata, la tiene per una manica del pellicciotto e la strattona con l'affanno di uno che non ha mai fatto palestra in vita sua.
«L'ho beccata mentre si stava intrufolando nella tua proprietà. È riuscita a scappare prima che potessi fermarla. Mi dispiace», parla come una foca, si piega persino sulle ginocchia.
Nuvole di condensa escono dalle nostre bocche. Il fretto si insinua in casa e vorrei tanto chiudere la porta ma al momento rimarrei fuori.
«Non preoccuparti. Non è riuscita nel suo intento. Portala pure fuori da casa mia», ordino brusco.
Questa proprio non ci voleva. Non mi importa che sappia. Non voglio che provochi ancora Willa. So che cosa è successo giù in negozio da Mitch e quello che le ha più volte detto. Non si parlava d'altro in negozio e io mi sono trattenuto a stento dal commentare.
Milly merita una lezione. Ma adesso, Willa non sarebbe nelle condizioni di sopportare un altro litigio e so che non vorrebbe neanche essere difesa, proprio perché preferisce farlo da sola.
«Come puoi dire una cosa del genere, Nic. Dimmi dov'è e chiudiamo questa pagliacciata. Sono stanca di essere derisa alle spalle a causa sua», mi rimprovera con gli occhi. Mi sta suggerendo di non fare cazzate e di farla passare per tutelare il suo onore. Ma ne ho le palle piene di lei. Sono stanco anch'io di sopportare le sue manie di protagonismo, le sue sfuriate e la sua gelosia morbosa nei miei confronti. Soprattutto, sono stanco di ripetere che non stiamo più insieme.
Ormai Milly mi vede più come un oggetto da possedere e la cosa non fa che irritarmi.
Guardo Boe. «Sai che in questa zona non ha nessun potere, soprattutto suo padre. Portala via e non voglio che si avvicini ancora o sarò costretto ad azionare le trappole».
Boe, seppur spaventato da ciò che potrebbe accadere, la trascina indietro di qualche passo. Vedendosi rifiutata per l'ennesima volta, lei urla, si dimena e respinge Boe facendolo barcollare.
«Toglimi le mani di dosso!», sbotta aggiustandosi un ciuffo di capelli. «So che è con te quella lurida puttanella. Me la pagherà! Pagherà quello che sta facendo!»
La fisso e lei sussulta. «Ti avverto Milly, un'altra minaccia, un altro attacco e sei finita. O hai dimenticato quello che hai passato quando mi hai tradito? Devo raccontare ai tuoi e a tutti ciò che hai fatto con il figlio di Boe?»
Milly sussulta, arrossisce e guarda Boe, attualmente il nostro testimone. Riguarda il figlio, sarebbe divertente vedere cosa ne uscirebbe fuori dicendo la verità.
«Non dirai niente!», ribatte acida.
Sorrido e lei indietreggia quando comprende che non sto affatto mentendo o bluffando come pensa. «Sai Boe, credo proprio che dobbiamo fare una bella chiacchierata io e te. Anzi, già che ci sei perché non fai avvicinare anche Gina e i presenti, saranno contenti di sapere la verità sulla perfetta Milly Lewis».
Milly sbatte i piedi sulla neve. «Nic, non oserai!», strepita puntandomi il dito contro.
Ridacchio guardandomi le mani poi incrocio le braccia al petto appoggiandomi allo stipite. «Glielo dici tu o lo faccio io?»
Boe ha l'espressione di un pesce fuor d'acqua, mentre il suo collega e un tecnico, fanno la loro comparsa. Intravedo anche qualche vicino per strada, le candele in mano o le torce puntate ovunque tranne che nella direzione giusta. Poi, dal basso, anche qualche cittadino che si è aggregato per dare aiuto. C'è un gran via vai, da parte di chi freme per riavere indietro la luce.
«Milly, che cosa è successo con mio figlio?»
Lei indurisce i lineamenti. «Non è successo niente. Nic vuole solo vendicarsi per averlo tradito e vuole difendere quella puttanella che continua a sbavargli dietro e che usa solo per farmi un dispetto e per ricambiare il favore».
«In realtà Nic è alquanto preso da lei», ribatte Boe corrugando la fronte. «Non la sta affatto usando».
Milly sussulta, stringe i pugni in vita e anche i denti. «Non farai sul serio...», sibila a fatica.
Rido maggiormente. La situazione sta proprio prendendo una piega inaspettata.
Percepisco il suo profumo prima che sbuchi alle mie spalle. Mi irrigidisco. Mi volto come un robot e Willa, stretta nel mio maglione che le arriva appena sulle cosce, le gambe nude, i piedi scalzi, lancia confusa e assonnata, stropicciando l'occhio, uno sguardo all'esterno e notando Milly, si incupisce raddrizzando la schiena come un gatto pronto soffiare.
È sexy da morire. Non si accorge nemmeno come la stanno guardando quei coglioni là fuori, tanto che vorrei chiederle di rientrare.
«Che succede?»
L'avvicino e le cingo la vita con un braccio. Questo mio gesto, sembra rincuorarla, pur rimanendo con espressione dubbiosa e, al contempo, colpisce la donna che non ho mai amato.
Decido di mettere il dito nella piaga. «Milly stava tentando di imbucarsi in casa. Le altre persone sono qui per il guasto, ma stavo anche rivelando a Boe qualcosa di importante. Ah, vedo che c'è Gina», la chiamo facendole cenno di avvicinarsi e la moglie di Boe, imbacuccata con i suoi indumenti giallo pulcino, si avvicina.
«Buona sera», saluta arricciando il naso quando nota Willa tra le mie braccia.
Decido di non tollerare più questa situazione e di rovinare chi in questi anni ha distrutto la mia persona e la mia famiglia, con ogni genere di pettegolezzo.
E quando vedo giungere anche mio padre, ghigno. Lo sto facendo soprattutto per lui. Perché dopo l'abbandono di mia madre, tutti hanno parlato male di lui definendolo un uomo rigido che ha cacciato via quella donna, pur non sapendo come sono andate le cose circa ventinove anni fa, durante la vigilia di Natale.
Milly guarda storto prima me poi lei. Boe invece, adesso chiede solo spiegazioni insieme a Gina, che tiene lo sguardo basso. Forse imbarazzata per la figura che ha fatto dopo essere andata via dal negozio raccontando a tutti del bacio.
«Allora?»
«Digli la verità», la stuzzico.
«Nic... se hai provato un briciolo di qualcosa per me, non farlo».
Willa si irrigidisce e la stringo un po' più forte. «Digli come hai spinto suo figlio ad andarsene da qui. Digli quello che avete davvero fatto e smettila di volere apparire a tutti i costi una santarellina. In realtà non lo sei. E per la cronaca, siamo tutti stanchi dei tuoi atteggiamenti del cazzo. La gente ti sopporta solo perché sei la figlia del sindaco e perché sai come minacciare».
Boe adesso raddrizza la schiena. Mio padre, sapendo già quello che è successo, saluta Willa, la quale gli rivolge un sorriso nascondendosi un po' in imbarazzo, per essere scesa qui al piano di sotto seminuda ed essersi trovata di fronte tutte queste persone, compreso lui.
«Spiegami che cosa è successo, stiamo parlando di mio figlio», interviene Gina.
«Tu sai qualcosa sulla sua improvvisa partenza? Aspetto da mesi una spiegazione. E non rifilarmi la solita scusa. So che mio figlio ha qualche problema di dipendenza».
«Io...», Milly esita. «Nic è solo arrabbiato con me. Evidentemente quella ragazza gli sta solo facendo il lavaggio del cervello», indica Willa.
Mio padre tossisce in modo teatrale sedendosi sul portico. «In realtà mio figlio è solo stanco di te e Willa non ha nessuna colpa».
«Come osi...»
«Milly e tuo figlio non si sono solo divertiti insieme per un paio di mesi, alle mie spalle. Cosa di cui avete discusso divertiti davanti una fetta di torta o dal barbiere. Hanno anche concepito un piccolo Warren poi, forse, se ne sono sbarazzati o lo tengono nascosto da qualche parte per vergogna».
Intorno non vola più una mosca. Willa appare stupita. Boe sembra stare male, la moglie sta per avere un infarto e stringe le mani al petto. Milly diventa cerea poi i suoi occhi si fanno lucidi.
La guardo storto. «Volevi la guerra, Milly? Adesso divertiti a combattere. Voglio tutti fuori dalla mia proprietà e voglio delle scuse pubbliche a mio padre».
Gina scoppia in lacrime, la gente che ha sentito non sa che cosa fare, mio padre si è già allontanato dopo un breve cenno e un sorrisetto rilassato. Lo vedo controllare la villa in fase di ristrutturazione poi raggiungere l'auto. Gli altri, come mossi da un vento invisibile, si allontano bisbigliando, ponendo delle domande a Milly che tenta di scappare anche da suo padre, il quale ha sentito tutto.
Rimasti soli, sbatto la porta alle mie spalle posizionandomi davanti a Willa. «Mi dispiace».
Fa un passo, protende le braccia e circonda il mio collo. La sollevo da terra tenendola per i fianchi. «Sarà meglio tornare a letto e nascondersi», le sussurro all'orecchio. «Ti stanno cercando».
«Mi devi una spiegazione, lo sai?», il suo sguardo è serio, a tratti diffidente.
«Lo farò. Parleremo».
Scivola giù. La trattengo dopo avere sentito un tuffo al cuore. «Aspettami a letto, porto qualcosa da mangiare e parliamo».
Notando che non si muove mi abbasso. «Muovi il culo o lo prendo a morsi».
Nasconde un sorriso e sale di sopra.
In cucina, recupero da bere, delle fragole e un po' di cioccolata. Prima controllo che nessuno ci interrompa. Ho bisogno di parlare con la donna che mi aspetta di sopra.
I tecnici non hanno ancora individuato il problema. La gente sembra essersi sparpagliata altrove dopo la notizia che per giorni farà il giro del paese. Milly, i Warren e suo padre sono spariti.
Salgo di sopra e trovo Willa seduta sulla soglia. Le gambe nude, le caviglie accavallate e lo sguardo perso.
«Non ti hanno ancora beccata».
Mi lancia il cuscino che ha sistemato alle sue spalle e ridacchio avvicinandomi a lei dopo avere appoggiato il vassoio sul mobiletto accanto alla porta.
«Che cosa ti turba, piccolo iceberg?», le sfioro la guancia.
Mi piace toccarla. Non riesco a smettere. Ho bisogno di trovare un contatto con lei.
«Hai mai rischiato con lei?»
Nego. Non esito. Le chiedo spazio e mi siedo davanti, in modo tale da essere faccia a faccia.
«Come fai ad essere sicuro che non sia tuo?»
«Ci sono andato a letto quando mi sentivo annoiato, vero, ma ho sempre fatto attenzione e non ho mai rischiato».
Torna a guardare fuori. «Ti va di raccontarmi che cosa è successo?»
Mi concentro riavvolgendo quel nastro che spero di cambiare. «Con Milly abbiamo sempre avuto questa sorta di rapporto con alti e bassi. In dieci anni di relazione abbiamo litigato, rotto un sacco di volte. Insomma puoi immaginare quanto faticoso sia stato reggerla».
«Perché stavi con lei?»
«Perché ancora non conoscevo te. Non conoscevo la libertà e vedevo quello che avevo come la mia unica alternativa. Poi, diciamocelo chiaramente, lei non dava molte alternative. Solo su una cosa avevo le idee chiare».
«Ovvero?»
«Il matrimonio. Non le ho mai fatto nessuna proposta e non ho mai preso l'argomento. Da me non ha mai ricevuto alcun anello di fidanzamento. Aveva organizzato ogni cosa, perché è da Milly avere il piano perfetto per la propria vita. Circa cinque anni fa però qualcosa ha iniziato a incrinarsi dopo il mio ritorno a casa dall'esercito. Dapprima erano solo piccole bugie, brevi periodi di lontananza, qualche litigio o screzio. Alla fine, due anni fa l'ho trovata a letto con lui e da allora tutto si è frantumato».
«Come hai scoperto che era incinta?»
Massaggio la fronte, recupero il calice, lo riempio e butto giù il vino in un lungo sorso. «Non facevamo più sesso. Lei veniva a trovarmi solo per supplicarmi di perdonarla. Io ero in una sorta di limbo, stavo male dentro. Un giorno mi ha chiesto di usare il bagno, pensava di avere escogitato il piano perfetto per fottermi. Era disperata. L'ho trovata mentre tirava fuori dalla borsa il test già fatto e allora... allora io ho compreso tutto».
«Quindi tu l'hai beccata e lei è tornata da lui?»
«Non lo so. L'ho cacciata. Non l'ho più vista per un anno. È tornata, ha ricominciato la sua supplica perché la sua famiglia le faceva pressioni e perché lei aveva sempre il suo piano. La rabbia mi ha spinto ad usarla», massaggio la nuca.
Morde il labbro guardando ancora fuori. «Pensi abbiano avuto il bambino?»
«Mi auguro di no».
Scivola giù. «Perché dici questo?»
«Perché lui è un coglione che adora il sesso e la droga. Lei è una manipolatrice fuori di testa e non sa gestire la rabbia».
«Ma è pur sempre un bambino».
«Potrebbe essere stato adottato e forse ha avuto una vita migliore oppure nella peggiore delle ipotesi, se ne prendono cura a modo loro. I soldi dei Lewis potrebbero usarli per quello per tappare qualche bocca».
Fa una smorfia. «Quindi... tu non vuoi bambini?»
«Non ci ho mai pensato. E tu?»
«Ci sto pensando», gioca con le maniche del maglione.
L'avvicino e l'abbraccio. «Ci stai pensando?», inarco un sopracciglio.
Le sue dita adesso massaggiano il mio petto. «Sì».
«Non sei ancora giovane per un figlio?»
«Sei tu troppo vecchio per non averne».
Ridiamo.
Vedendo che strofina le braccia, l'avvicino. «Mettiti a letto».
«Non vuoi goderti ancora un po' lo spettacolo?», indica fuori.
Nego. «Non riusciranno a capire e ad aggiustare il guasto per un paio di giorni, perché qualcuno ha fatto proprio un gran lavoro».
Ridacchia spingendomi e indietreggiando ricadiamo sul materasso. Lotta un po' prima di arrendersi tra le mie braccia. Mi appoggio con la schiena alla testiera. Ci sfioriamo, le nostre dita giocano poi si intrecciano. Respiro l'odore della sua pelle, lo faccio piano, senza fretta. Vorrei potermi staccare, ma non ci riesco. Diventa tutto più amplificato, tutto maledettamente eccitante con lei. A tratti la odio per questo. A tratti invece la voglio. E se da una parte so che sarà uno sbaglio cedere alla tentazione, dall'altra so che mi innamorerò perdutamente.
«È cambiato qualcosa?»
«Nella mia vita? Direi tutto».
Avvicina le mie dita alle labbra. Il mio corpo si tende. «Posso farti una domanda?»
«Spara».
«Mi hai chiesto di sposarti perché vuoi solo aiutarmi...»
Comprendo nell'immediato il suo ragionamento e la fermo. «Perché provo qualcosa per te, Willa».
Si azzittisce. Si volta e ci guardiamo. Il tempo si ferma. Il silenzio diventa corposo.
Avanza e mi bacia. «Posso ringraziarti per prima?»
«L'hai già fatto», replico.
«In che modo?»
«Non andandotene appena hai saputo la verità».

🌨🌨🌨

~ N/a:
Buona sera. Scusate il ritardo di qualche minuto, ho avuto un contrattempo. Come va?
Oggi vi ho mostrato un altro pezzo della vita di Nicolai. Ha detto qualcosa nel suo discorso a Willa. Vediamo se avete colto al volo l'indizio.
Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto. #tacchinospennato
Un abbraccio virtuale,
Gio'.

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