Capitolo 15
Le giornate iniziano a farsi rigide e fredde in questo minuscolo paesino dell'Alaska. Non avevo mai visto così tanta neve, così tanti strati di bianco a coprire tutto, a impedire agli abitanti di uscire dalle proprie abitazioni. Quelli più temerari li ho visti muniti di zaini e imbacuccati come veri uomini del nord.
Osservo la nebbia leggera che sale dal fondo e aleggia ad altezza uomo. Sopra di me, un cielo grigio che sembra imbruttire ogni singola cosa. Tutto tranne lo spirito di queste persone che, come sempre, continuano la loro corsa sfrenata all'acquisto delle più belle e costose decorazioni e organizzano le migliori feste per vincere premi e stare insieme.
Prendo coraggio e seguo Luke fuori dalla sua auto, il quale a passo svelto, sta raggiungendo l'entrata del negozio dei Wood.
«Dovevamo proprio?»
«Devo trovare un regalo adatto per Vincent e tu hai bisogno di tenere d'occhio il tuo uomo. Da quanto non state insieme?»
Spingo il carrello. «Sei consapevole che non siamo ancora a fine Novembre, perché così tanta fretta? E poi che cosa c'entra Nic in questa storia?»
Si ferma rischiando di farci tamponare da Boe e dalla moglie, i quali ci superano allegramente facendo il loro ingresso, salutando un po' troppo ad alta voce per annunciarsi. Gli piace proprio a quei due avere i riflettori puntati addosso.
Luke digita un messaggio tenendo sottobraccio un guanto. «Sono consapevole che odi il Natale e che non mi regalerai la ventiquattrore su cui ho puntato gli occhi da qualche settimana ormai, inserendola nella mia lista dei regali. E sono consapevole che stai evitando di restare sola con Nicolai, anche se ancora non ho ben capito per quale assurda ragione. Sei stata vaga dopo avermi raccontato qualcosa sulla proposta di matrimonio che ti ha fatto».
Mi guardo ovunque. «Vuoi abbassare la voce?», lo rimprovero. «Odiare il Natale non significa non fare un regalo al proprio amico. E conosco la tua lista perché ti fai beccare con le mani nel sacco e sei poco riservato. O forse la tua è solo una strategia», assottiglio gli occhi.
Inarca un sopracciglio. Oggi non porta gli occhiali e ha un'aria sbarazzina che piacerà sicuramente al suo ragazzo, non appena lo vedrà.
«E non sto evitando Nic. Siamo stati impegnati. Ho una scadenza da portare a termine e molti problemi da risolvere, non so se ricordi. Siamo qui proprio per acquistare i fusti di colore, visto che per fortuna la casa ha delle mura nuove di zecca».
Ripone il telefono dentro la tasca del cappotto che oggi indossa insieme a una sciarpa verde pino e un berretto rosso che più volte ho avuto la tentazione di strappargli dalla testa, per quel naso e quelle corna disegnate.
«Presumo tu non abbia ancora preso una decisione», toglie il carrello dalle mie mani, notando che rischio davvero di fare qualche pasticcio. «Magari rivederlo ti farà capire che è la cosa giusta da fare, Willa».
Sfoggio una smorfia. «Non posso obbligarlo a sposarmi. È stato lui a proporlo, vero, ma... voglio capire se sia solo per questo».
Luke sospira con fare teatrale prima di soppesare il mio sguardo con un'espressione che conosco bene. «Mi ha chiamato, ha trovato una soluzione e dovevi sentirlo com'era incazzato e pronto a fare di tutto. Secondo me è perché prova davvero qualcosa per te. E tu, piccolo iceberg, stai iniziando a scioglierti», ghigna e circondandomi la schiena con un braccio mi guida dentro il negozio. «Rilassati, troviamo quello che ci serve e mettiamoci a lavoro».
«Lo dici solo adesso che mi hai trascinata qui quando avrei potuto fare una semplice chiamata a Clayton», borbotto dirigendomi verso il reparto giusto, evitando occhi indiscreti.
So che quando entro qui dentro si sparge la voce e non ho intenzione di essere l'oggetto delle conversazioni tra le pettegole del paesino.
Luke mi segue quando aumento il passo. «Che cosa succede?»
Sollevo un fusto di colore, faticando per inserirlo nel carrello. «Niente. Non succede proprio niente», replico con un tono di voce che mi tradisce; visto che la mia risposta frettolosa non lo convince. Prende un flacone di colori rigirando la confezione. «Tiro a indovinare. Non volevi entrare qui perché... ti stai innamorando di lui e hai paura di ammetterlo a quella parte di te che non ha mai avuto bisogno di un uomo. Forse anche per tutta l'assurda situazione in cui ti trovi con Milly».
Sento affiorare sulle guance il rossore. Nascondo il viso dandogli le spalle e fingo di scegliere un altro fusto, pur avendone già tre dentro il carrello.
Sento uno sfiato alle mie spalle. «Non posso crederci».
Mi volto e gli tappo la bocca. «Smettila di strillare o lo saprà tutto lo stato».
Scaccia la mia mano. Sembra emozionato. «Willa, perché ne hai paura? Lui vuole te e tu vuoi lui. È una cosa semplice».
No. Non lo è per una come me.
Non voglio un amore strappato a metà. Ho bisogno che sia qualcosa di intero e di indistruttibile. Qualcosa che mi faccia sentire come quando entri a casa e rilassi le spalle perché sai di essere nel posto giusto.
Scuoto la testa. «Non so se siamo pronti. Non ci conosciamo e non posso incastrarlo. È un uomo meraviglioso, sorprendente e intelligente, nonostante il carattere».
Luke riflette mettendo dentro il carrello due rulli e dei pennelli. Poi passa verso un altro reparto, dove cerchiamo dei nastri adesivi resistenti. «Non rovinerai la sua vita come ha fatto sua madre».
«Ne sei così sicuro? Mia nonna sa come fare male, ha fatto fuori tutti i miei pretendenti come mosche, usando il denaro e non ho nessuna intenzione di fare cadere a fondo una persona che mi sta dando tanto. Inoltre non posso dirlo perché sarebbe come rivelarle il mio punto debole. Sono in trappola, Luke».
Adesso riflette grattandosi una guancia. «Hai ragione, ma lui deve saperlo. Dovrà essere una notizia scioccante per tua nonna e so già come faremo a darle quel che si merita», sorride prendendomi un po' in giro, specie quando svoltando, ce lo ritroviamo di fronte. Se ne sta su una scala, sta mettendo in ordine dei vasi mentre il suo collega, Donnie se non erro, lo aiuta.
Osservo il suo corpo statuario, le sue braccia protendersi, i muscoli guizzare sotto il tessuto risvoltato e i bottoni della camicia aperti sui primi passanti. Come faccia a sentire caldo in mezzo a tutto questo gelo, non mi è ancora chiaro.
«Come fai a resistere?», chiede Luke con la testa reclinata leggermente e la mia stessa espressione.
Deglutisco a fatica. Ho la gola secca e i miei occhi non riescono a saziarsi della sua immagine. «Credimi, è come una tentazione continua».
«Voglio darti un solo consiglio», dice quando Nic si accorge di noi e scende dalla scala mandando Donnie da una signora che ha richiesto il suo aiuto. «Non sprecare il tempo che hai a disposizione e goditi ogni momento. Male che vada ci sarò io ad aiutarti con le pratiche per il divorzio», dandomi un colpetto, saluta Nic e si avvia verso l'altro reparto.
«Che cosa ti ha detto di tanto sconvolgente, hai una faccia».
Mi ricompongo. Guardo ovunque e mi avvicino. Dandomi una spinta, sollevandomi sulle punte, circondo il suo collo con le braccia e reclamo un bacio. «Ti manco tanto», mormora sorpreso.
Mi struscio su di lui. «A quanto pare anch'io», replico a bassa voce percependo la sporgenza sul cavallo dei pantaloni premere tra le mie cosce.
«Questo reparto diventerà il mio preferito».
Spinta da una strana frenesia, torno a stretto contatto con le sue labbra. Il bacio si prolunga abbastanza da non accorgerci di avere uno spettatore: Boe.
Schiarisce la voce con un colpo di tosse. «Abbiamo bisogno di te», dice con la sua voce grossa e il viso simile al colore di un peperone.
Io e Nic ci stacchiamo, imbarazzata mi scuso e tirando il carrello scappo dal reparto raggiungendo Luke. «Merda!», sussurro.
«Non mi dire, vi siete appena fatti beccare da Boe Warren?»
Sfioro le guance. «Quanto sono nei guai?»
«Direi da uno a sì, sei spacciata. Lo dirà alla moglie che lo riferirà subito alla madre di Milly perché sono molto amiche e di conseguenza...»
Lo fermo e mi avvio verso la cassa perché conosco già le conseguenze. Mi sono lasciata andare perché avevo bisogno di un contatto con lui ed ecco cosa succede. Clayton mi sorride. Avrà visto tutto dal monitor e le telecamere avranno registrato il bel momento. Perché non ha fermato Boe?
«I lavori stanno andando bene, vedo», ci intrattiene. Percepisco una nota di divertimento nel suo tono di voce graffiante. «Le porte e gli infissi saranno pronti entro la prossima settimana».
Dondolo sui talloni guardandomi intorno mentre alle mie spalle percepisco un certo bisbiglio. Giro lievemente il viso e la moglie di Boe, Gina, una donna che morirebbe per un indumento giallo e si agghinderebbe come un limone, mi sta squadrando con una smorfia e accanto a una signora, osa persino scuotere la testa indicandomi velatamente.
Mi irrigidisco. «Sì, oggi vado di fretta. Quanto ti devo?»
«Metto tutto in conto come sempre, Willa. Grazie per essere passata», mi sorride.
Non comprendo le sue ultime parole e non ho neanche il tempo al momento di rifletterci sopra. Devo uscire da qui immediatamente.
Fischia richiamando Donnie ma si presenta Nic. Prende i fusti senza apparente fatica e si avvia verso il parcheggio. Luke invece si intrattiene perché richiamato da Boe; mentre io seguo Nic con la mia busta di carta in mano, sentendo gli occhi dei presenti puntati addosso.
«Siamo spacciati?»
Sorride, affatto preoccupato. «Non me ne frega un cazzo del loro parere. Che parlino pure», carica in auto il tutto. Si ferma davanti a me e mi guarda da capo a piedi facendomi una scansione accurata. «Sei bella», indietreggia con le mani dentro le tasche.
Sorrido, non riesco a nasconderlo e lo seguo. Smette di camminare e apre le braccia. Gli salto addosso riprendendo quel bacio da dove lo avevamo interrotto.
«Buon lavoro, uomo delle nevi».
«Anche a te, piccolo iceberg».
In auto, Luke guida con molta cautela fino a raggiungere il centro, dove speriamo di trovare il suo regalo per Vincent, visto che da Clayton non ha avuto molta fortuna.
Non ha ancora aperto bocca e non ha osato dirmi niente sulla sua conversazione con Boe. Non so se preoccuparmi.
Stiamo entrano in un negozio ma qualcuno ci precede sbarrandoci la strada. «Guarda guarda, la puttanella si fa vedere in giro. Non dovresti essere già tornata a casa tua?»
Con tutto l'autocontrollo di cui dispongo, decido di ignorarla ed entro con Luke avvicinandoci al bancone in cui un minuscolo uomo dagli occhi vispi ci accoglie calorosamente. Salopette marrone, camicia verde a scacchi e berretto dal quale fuoriescono le punte delle orecchie e ciuffi di capelli brizzolati, somiglia tantissimo a un folletto. Ma è grazioso e disponibile, soprattutto attento alle richieste di Luke.
Il negozio è piccolo ma in ordine e profuma tanto di spezie.
«Mi serve un orologio per Vincent», taglia corto dopo avergli spiegato le caratteristiche ricercate, notando che Milly sta tornando all'attacco.
«Attento Mitch, prima di uscire dal negozio vuota le tasche alla straniera. Ha la tendenza a rubare ciò che non le appartiene», lo avverte.
Mi sento offesa e in un certo senso, pur non avendo fatto niente, colpevole.
Mitch non le dà ascolto e ci mostra una serie di orologi da taschino davvero particolari, unici. «So quello che succede in paese, Milly. E sono preoccupato più per la tua presenza qui dentro, credimi. Conosco i tuoi giochetti. Non hai ancora smesso di fare la bambina viziata? Se non ti dispiace, ti voglio fuori dal mio negozio. Stai importunando i miei clienti».
Le sue guance si chiazzano di rosso, nonostante lo strato di trucco, ben visibile sul suo viso ostile e arrogante. Stringe la presa sul manico della borsetta Chanel che indossa sfoggiandola ad ogni movimento. Come se il dettaglio potesse arricchire il suo bagaglio interiore, mi dico. Raddrizzando le spalle, scoccando un'occhiata alla sua amica, sua complice, fanno cadere una serie di casette che rischiano di rompersi perché realizzate in ceramica.
«Metti tutto sul conto della tua nuova cliente, può permettersi qualsiasi sciocchezza si trovi qui dentro. Meno il mio uomo. Lo dirò a mio padre, Mitch».
L'uomo scuote la testa e scusandosi, corre a vedere il danno, mentre Milly si avvia alla porta.
Mi affretto ad aiutarlo. «Mi dispiace», sussurro sollevando una casetta di ceramica che è appena caduta, scheggiandosi sul retro. Osservo la crepa e poi lei con rabbia.
«Lo fa sempre, non è una grossa novità. Quella ragazza non sa riconoscere le sconfitte. Ma se posso darti un consiglio, non dargliela vinta, non farlo mai».
Osservo la casetta, lui che con le spalle curve raggiunge il bancone e sorride in maniera tanto triste a Luke e poi ancora cambia discorso e si dedica al suo lavoro come se niente fosse accaduto.
Nonostante la casetta sia un elemento decorativo per il presepe, mi avvicino con essa al bancone. «Voglio questa. Starà bene sul bordo del camino accanto ad una cornice», sorrido.
L'uomo mi guarda quasi con le lacrime agli occhi e un po' di riconoscenza. «Signorina, non deve per forza...»
«È solo una crepa. Ma è bella lo stesso, forse un po' di più. E mi ricorderà tanto lei e la sua gentilezza».
Mitch, dandosi un contegno, serve Luke, pur essendo sbalordito dalla mia reazione.
«Pensi sia un buon regalo?»
«Lo adorerà. È un collezionista, Luke», lo rassicuro.
In negozio si diffonde uno sbuffo. E oltre all'odore tenue d'incenso profumato, percepisco quello di Milly, oggi stucchevole più del solito, perché è un misto di fragola e lamponi. È appena tornata all'attacco.
Non le è bastato distruggere giorni di lavoro di Mitch? Non ha un briciolo di umanità in quel suo corpo pieno di botulino?
«Non seguire i consigli della puttanella, Phillis. Potrebbe farti sbagliare per soffiarti la persona a cui stai comprando quel costoso regalo».
Luke intuisce che non la reggo più e sto per ribattere. Chiede la carta regalo e attendiamo impazienti di poter uscire dal negozio.
Quando finalmente riusciamo a trovarci fuori, riprendo a respirare. Purtroppo la mia tranquillità dura pochi secondi. Milly, più agguerrita di prima, con il suo pellicciotto blu elettrico, torna ad attaccarmi.
La sua amica, una ragazza dai capelli rossi, occhi come castagne e sorrisetto da stronza, appoggia il suo comportamento da ragazzina gelosa.
Potrei darle il colpo di grazia. Potrei prenderla in giro, farla sentire inadatta, distruggerla psicologicamente lanciandole addosso la notizia. Ma non mi abbasserò e non farò il suo stupido gioco. Il tempo le darà ciò che merita.
«Lasciaci sole, Phillis».
«Andiamo, Willa», replica lui tirandomi per la manica quando nota che sto stringendo il pugno. «Abbiamo del lavoro da fare. A differenza di qualcuno qui che sa solo rompere le palle».
La guardo male e mi allontano.
«Lo sapranno tutti e sai cosa penseranno di te, vero?»
Salgo in auto e picchio il pugno sul cruscotto. Non dico niente, lascio che Luke mi porti alla villa dove adagio la scatola con la casetta sul tavolo e cambiandomi comincio a dipingere le pareti e a sfogarmi per non pensare, per non farmi ulteriormente male.
Dopo circa un'ora, il segnale del telefono mi indica una chiamata in arrivo. Notando il numero di nonna che compare ancora sullo schermo, la indirizzo alla segreteria.
Luke sta lavorando al computer nell'altra stanza. Mi fa compagnia mentre termino la prima parete del corridoio.
Il telefono segna un messaggio vocale in arrivo. Pulisco le mani e alzo il volume per fare ascoltare, l'ennesima minaccia, anche a Luke.
«Prima o poi dovrai rispondermi, Willa. I tuoi sono arrabbiati con te. Il tuo futuro marito sta facendo pressioni e ti vuole vedere per la cena di Natale. Saremo a casa sua. È gradito indossare un abito da sera e dovrai accettare la sua proposta. Non farmi fare brutte figure e non costringermi a venire a prenderti con la forza».
Ringhio, lancio un fusto vuoto all'altro lato della stanza poi esco fuori e lancio un urlo in grado di fare volare degli uccelli, prima di avvistare un'ascia, tirarla fuori dal ceppo sulla quale è incastrata, intaccare lo stesso legno un paio di volte e lanciarla contro un palo di legno continuando a urlare.
Sfortuna vuole che vada a colpire la scatola aperta con i cavi elettrici.
Succede tutto in un attimo. Dapprima si avverte un ronzio dell'alta tensione poi lo scoppio simile a uno sparo, la fiamma che illumina la zona come un lampo, il fumo che si innalza e infine una serie di scoppiettii seguiti da minuscole scintille che sembrano scendere verso il paese. La musica si interrompe di colpo, le luci si spengono una dietro l'altra e ogni cosa viene avvolta dal silenzio.
Luke assiste a tutto, rimanendo a fissare incredulo la sequenza distruttiva. Io, mi volto con le mani sulla testa e scoppio in una risata talmente isterica da scivolare in ginocchio e singhiozzare sonoramente. Affondo le dita in mezzo alla neve e sussulto scossa dagli spasmi.
«Quante probabilità c'erano?», Luke mi si avvicina e mi abbraccia. Rimaniamo per terra, nel mio nuovo giardino sommerso dalla neve. «Ci toccherà eliminare il corpo del reato».
Rido e anche lui. «Mi dispiace», tiro su con il naso. «Faccio solo casini. Sono un disastro».
Si solleva andando a nascondere l'ascia poi prova a tornare da me ma si ferma a metà strada.
Sollevo lo sguardo e lui avanza con sguardo serio e glaciale, saluta Luke che, con una banale scusa si dilegua e mi raggiunge, prendendo posto accanto a me. «Certo che ti piace proprio giocare con il fuoco. Sei una piccola piromane, te l'hanno mai detto?»
Rido e piango e lui mi attira a sé. Il suo abbraccio è così potente, talmente devastante, che ho bisogno di nascondere il viso per non mostrare le lacrime che continuano a sgorgare, impedendo ai miei occhi di vedere in maniera nitida chi ho davanti a me. Forse l'amore, forse il dolore. Ma comunque qualcosa che mi appartiene.
«Che succede, piccolo iceberg?»
Profuma di legno, di tabacco e non ha ancora fatto la doccia. Il suo corpo è caldo e mi protegge dal venticello gelido che si sta innalzando.
Singhiozzo. «Sono stanca di sentirmi dire che cosa fare. Sono stanca di sentirmi sbagliata. Di vivere in un silenzio che fa troppo rumore. Pertanto stringimi, fallo senza paura e non lasciarmi andar via. Incatenami al tuo cuore e fa bruciare il mio come se fosse una stella sul punto di cadere», mormoro con voce strozzata dal pianto.
Non mi sono mai sentita tanto fragile quanto lo sono adesso.
Nic mi solleva il viso tenendolo per il mento. «Tra poco verranno a controllare il guasto. Non devono trovarci o si insospettiranno».
Mi aiuta a sollevarmi e tenendomi vicina, chiude la villa portandomi a casa sua.
Mi piacerebbe tornare in hotel, solo che al momento non ne ho le forze e ho il timore di trovare qualcuno ad aspettarmi sulla soglia.
Non appena entriamo in casa, sento forte il bisogno di lui e lo abbraccio. Mi bacia il collo e caricandomi sulla sua spalla, mi porta di sopra. «Tra poco non si vedrà più niente a causa del buio fitto che hai generato. Ma noi abbiamo le candele», prova a farmi sorridere, purtroppo sono di pessimo umore.
Guardo fuori, impossibile non notare quei minuscoli puntini riuniti ai piedi dell'enorme albero al centro della piazza.
«Chi sarà stato? Il nostro pre-Natale è rovinato?»
«Oh, lo so io chi. Quella puttanella!», insceno un dialogo, gesticolo ampiamente. «Dobbiamo trovarla e bruciarla solo perché si sta innam...», Nic non mi fa concludere. Mi interrompe.
«Puoi fermarti un momento? Sto cercando di fare una cosa», ordina.
Passa all'azione. Si avvicina, troppo, e in me scattano molteplici campanelli d'allarme.
«Che cosa hai in mente, adesso?»
Non risponde. Afferra i miei fianchi issandomi sulla superficie di legno della vetrata, intrappola il mio viso racchiudendo le mie guance tra le sue mani forti e calde. Con un ginocchio mi ha già obbligata a divaricare le gambe, permettendogli di posizionarsi tra di esse.
Di colpo le sue labbra raggiungono e sfiorano le mie. Chiudo gli occhi percependo la pericolosa spinta che mi raggiunge dal basso ventre, facendomi sentire un'equilibrista alle prime armi.
Precipita il mio coraggio e rischiano di essere distrutte tutte le mie convinzioni.
«Non puoi scappare», sussurra divertito.
«Non voglio farlo», mi piacerebbe rispondere. Ma sono una codarda che crede ancora di essere in grado di sfuggirgli.
In realtà sono in trappola. Il mio cuore lo è dal primo giorno in cui i nostri destini si sono scontrati.
Ma che cos'è davvero quello che sento?
Sbottono la sua camicia. Lui capisce e mi lascia fare, continuando a tempestare di baci il mio collo. La sua mano tiene il mio viso e quando i suoi baci raggiungono le labbra, lascia uscire un verso gutturale e virile risvegliando i miei sensi.
Mi tira giù dal bordo della vetrata e indietreggiando mi spinge sul suo corpo, attualmente come carta vetrata per me.
Diretti verso il bagno, continuiamo a spogliarci rimanendo in intimo.
Mi solleva facendomi entrare nella vasca e dopo avere tirato la tendina, aziona il getto dell'acqua calda.
«Non ho un cambio dell'intimo con me», mugugno.
Il suo corpo possente trema contro il mio, mentre Nic segue con possessione il bordo delle mie labbra avvicinandosi con le sue. Il suo bacio, un misto di dolcezza e delicatezza, mi scuote l'anima strappandomi un brivido, un gemito che fuoriesce senza controllo dalla gola.
«Vorrà dire che camminerai con la mia camicia e nient'altro sotto. Ti sto rapendo per qualche ora, piccolo iceberg e sarai tutta mia», ghigna premendomi contro le piastrelle. Gioca con la collana dalla quale pende il suo anello.
Sollevo una gamba e la sua mano si insinua dentro gli slip di seta che indosso. Gioca in fretta con quel bottone che in breve mi fa battere all'impazzata il cuore e mi fa emettere versi inequivocabili.
Lo fermo, capisce ma non smette. Muove le dita con una calma e rudezza da farmi tremare.
Stringo le sue spalle premendo la guancia sul suo petto. «Voglio stare con te, anche se siamo un disastro».
Smette di muoversi. Smette persino di respirare e per pochi istanti l'unico suono disponibile è quello del getto caldo che ci scivola addosso.
Preme le labbra sulla mia spalla. «È una risposta?»
Sollevo il viso. Lo guardo dritto nelle sue meravigliose iridi. «Mi sto innamorando di te».
🎄🎄🎄
~ N/a:
Buona sera stelline. Come va?
Per la fine di questo capitolo avevo pensato ai fuochi d'artificio, ma dopo quello che ha combinato Willa, mi sembrava eccessivo. #fulminatotuttoho
Però gli ha detto che si sta innamorando, sono perdonata? 🤣
Spero vi sia piaciuto e come sempre vi abbia tenuto compagnia.
Grazie a chi mi sta sostenendo. Adoro leggere i vostri commenti mentre faccio colazione. ♥️
Un abbraccio virtuale,
Gio'.
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