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Capitolo 11

Quando meno te lo aspetti, quando sei impegnato a mantenere la tua vita lungo la strada che hai intrapreso per fare del bene a te stesso, succede quasi sempre qualcosa che ti spinge ancora una volta a svoltare e a ritrovarti davanti quello che non avevi immaginato o desiderato ancora di avere. E in mezzo a quel buio, comincia a filtrare un po' di luce. Questo solo se hai il coraggio di attraversare l'oscurità.
Ed è quello che sto facendo. Ci sto provando a non lasciarmi scoraggiare dal passato, dalle cose che ho vissuto e che mi hanno solo lasciato dentro segni simili a macchie di inchiostro. Ci sto provando seguendo l'istinto, seguendo la follia di un qualcosa che non è ancora niente, ma che profuma di tutto. Questo siamo io e lui, un po' tanto, un po' poco.
«Sei sempre con la testa tra le nuvole? Oggi dovrai concentrarti e non lasciarti distrarre da niente e da nessuno».
«Dobbiamo farlo per forza?», chiedo per l'ennesima volta conferma a Luke.
Lui infila dentro una sacca qualcosa e mi sorride come se fosse strafatto di zucchero a velo. «Come puoi pensare di integrarti nel nostro paese se non ti unisci mai alle attività?»
Mi piacerebbe fare un passo indietro, ma sarebbe inutile perché Luke ha iscritto entrambi a una gara di cucina, credendo che io sia capace di non far prendere fuoco qualcosa e che lui possa vincere una gara fuori dal tribunale.
La cosa peggiore di tutte è che gareggeremo a coppia di due, pertanto non vincerà mai a causa mia.
«Non voglio integrarmi e sai bene che odio queste cose», brontolo.
Si concede una risata. «Andiamo, Willa, ci divertiremo. Ne abbiamo bisogno. La settimana è stata pesante e meritiamo...»
«Per sorridere come stai facendo oggi ci sono ben altri metodi. Ad esempio puoi sempre scopare», lo interrompo.
Rimane stupito, arrossisce e apre la porta. «Dopo di te», replica, non dandomi scelta.
Camminiamo in silenzio, seguendo una fila di persone che si stanno dirigendo, a quanto pare, nella stessa direzione: verso la piazza del paese dove, sotto un enorme tendone rosso e bianco cosparso di decorazioni di ogni tipo poste agli angoli, si terrà la gara.
«E per la cronaca, scopo più di te. Da quanto non togli quelle ragnatele tra le tue cosce?»
Ho l'espressione di una trota sul punto di soffocare e lui ghigna come se avesse detto qualcosa di divertente.
Mi trattengo uno, due secondi poi scoppio a ridere come un'isterica, facendo voltare tutti nella nostra direzione. «Fattelo dire, Luke Phillis, riesci sempre a stupirmi. Quindi... voi due... ve la spassate», mordo le labbra sorridendo. «Dove? Non dirmi su quel divano sul quale mi adagio comodamente quasi ogni mattina prima di andare alla villa», faccio un'espressione carica di disgusto.
Avvampa di nuovo, mi molla una spallata guardando ovunque e raggiunto il tendone, ci facciamo consegnare una scatola rossa con un fiocco argentato, in apparenza pesante e i nostri numeri da attaccare ai grembiuli per dirigerci verso il nostro bancone.
La cosa che mi fa esitare è la telecamera. Sembriamo sul set di una puntata di uno di quei programmi di cucina famosi.
«Non mi avevi detto che sarebbe stato filmato tutto», dico a denti stretti, sorridendo al sindaco quando si avvicina e ci saluta augurandoci buona fortuna, come farebbe un politico in mezzo alla folla, lasciando la scia del suo dopobarba forte e tossico.
Tossicchio legando i capelli. Mi volto e Luke mi passa un grembiule rosso con la figura natalizia di una renna che sbuca dalla tasca frontale.
«Scordalo! Non metterò addosso quel coso orribile».
Mi supplica ma sono inamovibile e con un sorrisetto, indosso il mio grembiule da chef rigorosamente nero.
Luke scuote la testa. «Ci toglieranno dei punti», brontola attaccandomi il numero sulla parte sinistra.
«Dovranno solo assaggiare...», mi fermo. «Che cosa dovranno assaggiare esattamente?», impallidisco quando nel medesimo istante solleva il coperchio rivelando un enorme tacchino imbustato insieme al resto degli ingredienti.
«Sono bravo, segui quello che ti dico di fare e vinceremo».
Sto per replicare quando sentiamo una voce femminile simile a un'unghia strisciata su una lavagna. Mi volto e la squadro da capo a piedi.
Abitino rosso e bianco con un lungo mantello dotato di cappello natalizio, trucco impeccabile, cerchietto a forma di renna, Milly mi fissa come un'arpia e dentro di me scattano molteplici campanelli d'allarme appena noto il numero attaccato al suo petto.
«Dimmi che è uno scherzo», mimo, ma la mia voce esce ugualmente alta.
Accanto a lei, una donna dagli occhi a mandorla, bassa, vestita come il resto dei concorrenti, apparentemente sottomessa e con la scatola tra le mani.
«Guarda Lee i perdenti di oggi», ridacchia scattandoci una foto. «Volevo augurarti buona fortuna, te ne servirà tanta», si volta dandomi le spalle. «Puttanella».
Il sangue mi ribolle dentro, Luke afferra il mio braccio quando mi vede pronta a seguirla e a strapparle quei capelli finti che oscillano mentre si allontana usando una camminata da passerella un po' pendente a sinistra.
«Niente colpi di testa oggi».
«Non hai sentito?», indico Milly.
«Ho sentito e ho parecchio materiale su di lei da potere usare in tribunale. Adesso rilassati, concentrati e giochiamo».
Sospiro. «Odio questo posto!», soffio.
«Sicura?»
Mi volto di scatto e sorrido. Non riesco a nasconderlo, specie quando noto com'è vestito Nic. Come me, ha rifiutato il suo grembiule indossandone uno monocolore.
Luke e Clayton ci lasciano soli per discutere di qualcosa.
«Ciao», saluta rimanendo a distanza.
Faccio lo stesso, pur fremendo dalla voglia di sentire il suo calore e maggiormente vicino il suo odore. «Ciao».
«Oggi siamo rivali, ma se posso darti un consiglio, segui Luke e aggiungi un po' di peperoncino», mi strizza l'occhio e dopo essersi guardato un momento intorno, facendo un passo avanti, con una mano mi sfiora il viso e con il pollice le labbra. «Sto contando i minuti», sussurra fissandole ardentemente.
Deglutisco, sulle guance affiora il rossore mentre sento le gambe farsi gelatina e una fitta colpirmi il basso ventre.
Il nostro rapporto non è che un seme sul punto di sbocciare. Ma sento forte quel legame che tra di noi si sta stabilendo e allacciando stretto alle nostre anime. Ed è qualcosa di profondo, di sconosciuto per il mio cuore che sta muovendo i primi battiti verso una sola direzione.
«Per cosa?», chiedo afona.
Si abbassa, le labbra sfiorano il mio lobo. «Per portarti via da qui. È una settimana che scappi e lavori».
Adagio il palmo sul suo petto. Ascolto i battiti vigorosi del suo cuore. «Allora spera che io non faccia danni e non ammazzi nessuno».
Ride e dentro di me si scioglie un po' di quel gelo. «Adesso sarà meglio che mi sposti».
Non si muove. Giro il viso per capirne la ragione e la sua bocca sfiora la mia.
Dio, sto per andare a fuoco!
«Allora a dopo, uomo delle nevi».
«Fai la brava, piccolo iceberg. E ricorda il peperoncino».
Si allontana e io riprendo a respirare, mi sventolo persino perché accaldata. La sua presenza mi è di aiuto in questo ambiente in cui tutti continuano a guardarmi di sbieco, a scuotere la testa o a bisbigliare indicandomi, senza degnarsi di non farsi beccare dalla sottoscritta. Quello che è certo è che Milly mi sta ammazzando con lo sguardo. Lei, ha appena visto tutto e non le è piaciuto.
Luke mi raggiunge, ci posizioniamo dietro il bancone mentre il sindaco prende parola e con quel sorriso plastico da uomo delle pubblicità, con quella perfezione ostentata e quell'abito con dettagli in oro in richiamo al Natale, spiega le regole dandoci ben cinque ore per preparare il migliore tacchino, a suo dire, dell'Alaska.
Un elfo dai capelli ricci, dalle lentiggini spruzzate ovunque sul suo viso magro ma dai tratti decisi, suona una tromba e avviano in sottofondo la musica e il timer. I rintocchi vengono scanditi da un cronometro posto sulla parte alta del tendone come se fosse una TV.
Mi concentro, Luke ha già disposto sul ripiano colorato l'occorrente per il tacchino; già precedentemente adagiato su un tagliere di legno.
«Bene, indossa i guanti e tira fuori le interiora».
Spalanco gli occhi inorridita. «Che cosa?», cerco di contenere la voce ma non ci riesco.
Luke mi indica il tacchino dopo avere acceso il forno e avere inserito la temperatura giusta per riscaldarlo. «Togli le interiora al tacchino, controlla che non ci siano penne ed elimina anche quelle poi lava il tacchino e asciugalo bene con la carta».
«Io non le tocco le interiora del tuo maledetto tacchino», sibilo agitata. «Non so nemmeno come si fa».
Luke passa il dorso sulla fronte. «Ok, se ti mostro come fare, ci provi?»
Annuisco, seppur insicura. Allora tira il bordo dei guanti, fa la mossa di infilare la mano dentro il tacchino e di tirare fuori.
Per poco non gli vomito davanti. «Tu sei fuori di testa!», sbotto. «Ficcagliela tu la mano dentro il deretano di quel pollo spennacchiato», saltello disgustata.
Afferra la mia mano facendomi capire che, ancora una volta, non ho scelta e il lavoro sporco tocca a me farlo. Chiudo gli occhi. «Ti prego fa che sia veloce», sussurro in preghiera infilando la mano, percependo qualcosa di viscido tra le dita.
«Ok, adesso tira fuori ciò che trovi».
«È facile per te parlare. Non hai infilato la tua mano dentro il buco di un animale morto!»
Urlo mentre tiro fuori le interiora e i conati salgono e scendono a ondate.
Sentiamo una risatina dal bancone accanto. Ci voltiamo e Milly sta ciucciando un lecca lecca rosso, comodamente appoggiata al bancone mentre la sua cuoca asiatica sviscera il suo tacchino sbattendo tutto dentro una ciotola.
«Non hai la minima speranza», si volta e con un sorrisino solleva una ciotola facendo finta di rigirare una salsa quando uno dei giudici passa a controllare e un cameraman la riprende.
Sistemo meglio i guanti. «Lo vedremo, stronza, lo vedremo», dico ad alta voce, affinché possa sentirlo.
Controllo che non ci siano penne e seguendo le direttive di Luke, rianimato dal mio spirito combattivo, cospargo il tacchino con la salsa già da lui appena creata.
Mentre lui si occupa del composto per farcirlo, io mi dedico alle patate, usando una ricetta che con zia Lenore facevamo sempre la domenica mattina per il nostro rituale pranzo di famiglia. Evento in cui, quasi sempre, qualcuno litigava e se ne andava lanciando qualche piatto pieno di cibo sulla parete.
«Vinceremo sicuramente, questa salsa con i mirtilli è divina e siano già avanti con la preparazione della farcitura. Sei fantastica Lee, fattelo dire. I soldi che ti dà mio padre li meriti tutti».
Luke mi molla una gomitata controllando il tacchino. «Fingi di non ascoltare».
«Impossibile, la sua voce è come una scorreggia nel silenzio».
Qualcuno ride, qualcun altro si concede un colpo di tosse. Lei, le guance rosse, lancia la stecca del lecca lecca dentro il cestino e scende dal bancone. «Vado a prendermi da bere e a sistemarmi il trucco per quando sarò proclamata vincitrice. Devo essere perfetta e non sciatta come qualcuno», afferma, pur avendo una borraccia a sua disposizione; proprio come tutti i concorrenti.
«Si può lasciare il tendone?»
«No, ma lei è la figlia del sindaco. E se te lo stai chiedendo: non devi replicare perché non hai niente da invidiarle», replica uno dei vicini che gareggiano e non sembrano poi così sorpresi dal suo comportamento.
Nic assaggia qualcosa, si accorge del mio sguardo che scivola lento sui suoi avambracci e mi sorride facendomi un cenno prima di mimare: «manca poco».
E ho sempre più la consapevolezza che mi basta un suo sguardo per morire e rinascere. Mi bastano i suoi occhi puntati addosso per comprendere a fondo che ci si incontra per caso, ma si rimane incastrati nella vita degli altri per scelta. Ci si avvinghia all'anima di chi forse ti ha già scelto solo perché in silenzio ha riconosciuto in te il suo pezzo mancante.
Mi muovo quando Luke schiarisce la voce e controllo che le patate non si stiano bruciando.
«Quest'anno sembra più acceso lo scontro. Milly è più agguerrita del solito e credo di sapere anche il perché. Tu e Nic... fate sul serio, eh?», si concede un sorso d'acqua.
Sto per replicare con un ampio sorriso ma vengo interrotta da un forte rumore alle nostre spalle. Quello secco di qualcosa che si rompe andando in frantumi.
Controlliamo e notiamo le nostre ciotole di vetro quasi tutte a terra.
Milly lascia cadere l'ultima, la salsa ai mirtilli atterra accanto ai suoi stivali e lei calpesta di proposito un coccio di vetro. Solleva i palmi con aria di finta innocenza. «Ops», ghigna sotto i baffi. «Fareste meglio a ritirarvi», strizza l'occhio e raggiunge il suo bancone.
Mi affretto a raccogliere i cocci e a pulire, prima che uno di quei bambini che scorrazzano di tanto in tanto dentro il tendone per farsi vedere in TV si faccia male. Luke non sembra sorpreso e non dà segni di cedimento, mentre io rischio di esplodere e di ferirmi perché non vedo che rosso.
«Dimmi che gliela faremo pagare e che abbiamo qualcosa di riserva».
Non replica, appare dispiaciuto, ferito.
Sapevo che qualcosa avrebbe rovinato il suo umore; proprio come sapevo che Milly non si sarebbe data per vinta e avrebbe fatto qualcosa per mettermi in ridicolo.
La guardo con astio, lei mi saluta con la mano. «È stato un incidente. Non prendertela, Phillis. La prossima volta devi scegliere meglio la tua aiutante».
«Vuoi la guerra? Bene, non sai con chi hai a che fare», tolgo i guanti lanciandoli sul ripiano.
Luke mi chiede silenzioso che cosa ho in mente di fare. Ricordando le parole di Nic, lo lascio lì e mi sposto in un negozio vicino. Molti sono gli articoli che evito come la peste, dirigendomi verso il fondo dove trovo quello che mi serve.
«Mi dia anche quello».
«Ma è spray al peperoncino», mi fa notare il commesso.
Mi sporgo lungo il bancone e ne prendo uno, notando che esita. «Tenga anche il resto», sbatto una banconota sul ripiano ed esco come una furia con il mio bottino incartato.
Guardandomi intorno chiamo uno dei ragazzini. «Vuoi guadagnarti qualche dollaro?»
Soppesa il mio sguardo mentre gli amici lo accerchiano sghignazzando. «Forse. Possiamo contrattare se mi fai vedere le tette».
«Scordalo, piccolo pervertito. Ai soldi ci aggiungo un sacchetto di caramelle. Prendere o lasciare».
Sorride guardando i suoi amici, i quali annuiscono tutti e attende una mia spiegazione. Do i dettagli ripetendo più di una volta quello che ho in mente e voglio che facciano e quando ho concluso, con i miei mirtilli, il mio alibi, raggiungo il bancone.
«Dove sei stata?»
«A calmarmi», sfodero il mio più ampio sorriso.
Dall'altro lato, Nic sghignazza con il padre per qualcosa che quest'ultimo ha detto. Con il coltello in mano solleva gli occhi chiari freddandomi poi mi fa l'occhiolino.
Arrossisco mordendomi il labbro.
«Puoi evitare di flirtare con quel figo da paura in cucina e darmi una mano?»
Mi riscuoto e notando Luke ancora di pessimo umore, mi concentro. «Devo chiederti una cosa», saluto Vincent che dal fondo, tra la folla, fa un cenno con la mano e scatta delle foto.
«Ad esempio? Non sai cosa indossare per attirare l'attenzione di quell'uomo? Dal modo in cui ti fissa, vuole vederti senza vestiti», tampona la fronte.
«Cosa? No. Cioè sì, ma non al momento», gli passo l'acqua, ne avrà bisogno. «Sono punibile penalmente, se accidentalmente dovesse succedere qualcosa al tacchino della stronza o a lei che ci ha fatto perdere ore di lavoro?»
Dapprima non comprende perché osserva Vincent, poi batte le palpebre e tira sul naso gli occhiali. «Vuoi sapere quanto? Dipende da quello che hai fatto».
Mordo il labbro sfoderando un'espressione da bambina dispettosa. «Diciamo che a momenti potrebbe succedere la prima di una serie di cose che scateneranno l'inferno sotto questo tendone», rispondo tirando fuori le patate. Sventolo la teglia e l'odore si diffonde intorno facendo sollevare molteplici visi nella nostra direzione.
«Non sentivo questo odore da quando...», Clayton si ferma, osserva la mia teglia con le patate e carote poi i suoi occhi si fanno lucidi. Ed io ci vedo tutto l'amore che provava per zia Lenore, un amore riconosciuto attraverso un solo odore.
Mi si stringe il cuore e preparo la casseruola per poi disporci sopra il tacchino che nel frattempo, errori o disastri a parte, si sta cuocendo davvero alla perfezione.
«Willa, devi dirmi che cosa hai fatto».
«Perché dovrei controllare io, ti pago per fare tutto», Milly sta sbraitando contro Lee. Ma quest'ultima, impegnata a guarnire la sua teglia, la rimbecca. Allora lei si abbassa, controlla poi si siede sul bancone e notando lo spray con la panna dolce, un elemento messo sul bancone più per decorazione, insieme alle caramelle, preme direttamente in bocca e le arriva in faccia un getto simile a quello del deodorante, ma al peperoncino.
All'inizio balza giù emettendo un breve strillo poi, i suoi occhi cominciano a lacrimare e lei ad agitarsi con la lingua in fuori.
La gente a raccolta ride, qualcuno chiama i soccorsi mentre lei si sventola e saltella urlando a Lee di fare qualcosa e quest'ultima, forse stanca di sentirla starnazzare e di essere rimproverata, le lancia in faccia un bicchiere d'acqua.
Milly boccheggia sputacchiando, scosta i capelli attaccati alla fronte fissandola in cagnesco. Tenendo i pugni in vita lascia che il trucco cominci a sciogliersi sulla sua faccia.
Rimango impassibile, pur volendo ridere a crepapelle e continuo la mia opera. Piano, mi avvicino a Luke e gli sussurrò: «Ops!»
Lui osserva la scena poi me poi ancora la scena e non fa alcun commento, si limita a tirare fuori il tacchino, a girarlo per vedere la cottura e a rimetterlo in forno. «Mi toccherà tenere a mente che sei pericolosa. Astuta però. Come hai fatto a capire che era la mossa giusta?»
Mi sta difendendo?
«Non ho fatto altro che controllare ogni suo passo. Ho notato che è golosa e sono andata proprio al negozio di dolciumi per cambiare sapore alla sua salsa. Ma appena ho visto quello spray non ho resistito. Così ho pagato quel ragazzino, che per inciso mi ha estorto anche un sacchetto di caramelle pur preferendo la vista delle mie tette, affinché scambiasse, senza farsene accorgere, la bomboletta al posto della panna spray. Hanno la confezione simile. È stato facile, visto che ha premuto lei stessa il grilletto. Il tutto è successo mentre il padre l'ha chiamata un momento insieme a Lee per immortalarsi».
Luke appare sconvolto e allo stesso tempo colpito e in qualche modo anche grato del mio gesto. «Ma come facevi a sapere che prima o poi avrebbe voluto un po' di panna?»
«Aveva finito i lecca lecca e le liquirizie. Non è una che va a prendere le cose da sola. Ad ogni modo avevo anche un piano B», mi immobilizzo non appena mi rendo conto del resto del piano che ho elaborato, nel caso in cui lo spray non fosse stato usato.
«Ovvero?»
«Niente», ridacchio sudando freddo. Adesso come fermo tutto?
Milly viene aiutata e ben presto, senza grosse difficoltà, portiamo a conclusione la gara.
Controllo nervosa e il ragazzino, con un sorrisetto, mi fa cenno che è in posizione. Cerco di dirgli di non farlo, ma non mi guarda.
I partecipanti vengono invitati ad adagiare i tacchini sul lungo tavolo davanti al proprio numero e va tutto bene.
«Perché hai ancora quel sorriso stampato in faccia?»
Lecco le labbra assaporando la vittoria e in parte avendo la certezza che a breve rovinerò di nuovo tutto. «Mi è venuta una certa fame».
«Per fame intendi fame o hai un altro tipo di appetito?»
Non vuole davvero saperlo. Attende che la giuria assaggi scrivendo sui taccuini il proprio voto. Giunti a quello di Milly, che ha gli occhi gonfi e rossi, noto la piccola mano del ragazzino sbucare da sotto il tavolo e lanciare qualcosa sul vassoio proprio mentre il primo giurato sta tagliando il pezzo.
Si sente uno sfrigolio poi il sedere del tacchino, sotto il quale è finito il petardo, si infiamma, e accade. Il rumore è molto simile a quello di un palloncino che scoppia ma in modo attutito e non so come sia possibile che un piccolo petardo possa fare ciò, volano pezzi di tacchino ovunque.
Inutile dire quello che succede intorno al tendone, alle reazioni delle persone e a quelle dei cameraman che seguono tutto sghignazzando.
Milly, urla come una bambina chiedendo al padre di annullare la gara. I giudici non sono dello stesso parere e procedono con la proclamazione. Al secondo posto piazzano Nic e Clayton, al primo incoronano me e Luke.
Applaudo e fischio quando va a prendere il suo premio: una statuina di legno a forma di tacchino su una colonna fatta d'argento e due biglietti.
Vengo avvolta da due braccia e sussulto. «Adesso posso rapirti, piccola piromane».
Accarezzo le mani di Nic appoggiando la schiena al suo petto. «Effusioni in luogo pubblico, attenzione», mi volto e i nostri corpi sfregano. «Qualcuno potrebbe reagire».
Si abbassa. «In realtà, qualcuno tra le mie gambe sta già reagendo da un pezzo. Mi piacerebbe scoparti su quella cucina, ma non si può perché sarebbe troppo per loro».
Rido abbracciandolo. Il mio gesto è talmente spontaneo da trasmettermi una forte emozione. Trattengo il fiato e anche lui. Ci guardiamo, esitiamo e ci allontaniamo di un passo abbassando le braccia.
Lui non se ne accorge, mi sta sconvolgendo la vita così tanto da mettere tutto in discussione.
«Vogliono una foto dei vincitori», ci avvisa e ci interrompe Clayton.
Ci ritroviamo tutti e quattro vicini, sfodero un sorriso poi Nic mi stringe la mano. «Andiamo».
Mi volto e mi ritrovo Milly davanti. Con quegli occhi rossi e le labbra carnose somiglia a uno di quei pesci impagliati. «Congratulazioni. Ti avevo sottovalutata», parla in modo distorto.
«Non so di cosa stai parlando. Mi dispiace per il tuo piccolo incidente».
«Sei stata ingegnosa. Un po' meno a toccare il mio ragazzo in pubblico».
«Sei fidanzato?», oso chiedere a lui teatralmente, con la mano sul petto.
Nic solleva una spalla. «Non che io sappia», ribatte ad alta voce, facendolo sentire a chiunque e tirandomi per mano la superiamo.
Non riesco a sentire ciò che dice o a salutare Luke, perché continuiamo a camminare a passo spedito lungo le stradine fino a raggiungere la sua auto. Mi apre la portiera e io salgo senza esitare, in parte sentendomi nervosa. Non so proprio che cosa aspettarmi.
Nic guida come se avesse fretta e io sollevo il sopracciglio.
«Non... parlare!»
«E tu guarda la strada o ci farai ammazzare».
Sterza brusco di proposito risalendo lungo la strada che conduce alla sua villa. Posteggia nel garage e mi tira fuori con urgenza maggiore.
Riesco a togliere le scarpe in tempo perché sollevandomi per le ginocchia, mi carica in spalla e mi porta di sopra.
Rido. «Che cosa fai?»
Entra nel bagno, mi infila dentro la vasca e fa un passo indietro. «Secondo te?»
Sfila piano il maglione. Prova a sbottonare i pantaloni ma raggiungendolo ci penso io a farlo. «Vuoi fare un bagno?»
«Ti va?»
Fingo di pensarci e lui mi solleva ancora infilandomi nuovamente dentro la doccia dove mi bacia con possesso. «Dimmi che posso spogliarti».
I nostri corpi si ritrovano vicini e percepisco quanto sia eccitato. Le mie mani toccano il suo petto scolpito, le sue mi sfilano dalla testa il maglione di cashmere di un rosa tenue e la sua bocca bacia dalla spalla al collo, facendomi agitare. Poi si abbassa e tira giù i miei pantaloni lanciandoli fuori dalla vasca, annusandomi e baciando la mia pelle dal ginocchio in su senza fretta, scaricandomi addosso brividi e gemiti.
«Nic!», ansimo. «Che cosa vuoi?»
Il suo corpo mi sovrasta, mi imprigiona, mi fa percepire forte quella parte che oscura la sua anima. E, allo stesso tempo, mi fa capire di poter essere quella luce in grado di scacciare le ombre fitte nel suo cuore in tormento.
Mi sorride spingendo il mio cuore a fare una capriola e mi tira giù facendomi sedere dopo avere girato la manopola e fatto scorrere l'acqua, che in breve riempie la vasca insieme alla soffice schiuma bianca dovuta al bagnoschiuma al talco.
Posizionato alle mie spalle mi abbraccia tenendomi stretta al petto. «Se penso ai pochi momenti felici che ho vissuto nel corso della mia vita, ci ritrovo te. Ci sei tu. È questo quello che voglio».

🎄🎄🎄

~ N/a:
Buona sera. Oggi è stata una giornata piena. Non so se lo sapete ma è uscito il cofanetto "SWEET WINTER LOVE", contenente il mio romanzo insieme ad altri due delle mie colleghe a 0,99 su Amazon. E niente, sono contenta.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. I nostri protagonisti iniziano a fare sul serio. Il prossimo capitolo come sarà? Lo volete più hot? Fatemi sapere. Magari usate #tacchinohot 🤣
Grazie, vi auguro una buona serata.
Un abbraccio virtuale,
Gio'.

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