3 - Paulo
Senza aprire gli occhi, allungo il braccio alla mia destra, a cercare il suo corpo addormentato. Ma trovo solo il materasso.
Mi sveglio del tutto e posso constatare che Francesca non è nel letto di fianco a me.
Mi accorgo che la finestra del balcone è aperta grazie a un movimento della tenda leggera e a un piacevole soffio di vento che mi arriva addosso.
Esco e la vedo appoggiata alla ringhiera che guarda il mare. Ha addosso uno dei suoi pigiamini assurdi con l'immancabile Snoopy e si sta toccando l'anello che solo qualche ora fa le ho infilato al dito.
È così bella in questa posizione, illuminata solo dalla luce della luna piena! Se fossi un pittore le farei un ritratto, se fossi un fotografo correrei a prendere la mia attrezzatura. Ma non sono né l'uno, né l'altro, per cui mi limito ad avvicinarmi e ad abbracciarla da dietro.
Ed è così, mentre la bacio senza vederle il viso, che mi accorgo che ha le guance bagnate di lacrime.
La giro verso di me e vedo l'ultima cosa che vorrei vedere: sta piangendo. E no, non mi illudo che sia felicità.
- Amore! Cosa c'è?
Lei tiene gli occhi bassi e non risponde, ma non mi sfugge che continua a tormentarsi l'anello.
Le rialzo dolcemente il mento e cerco nei suoi occhi un indizio. Ma vi leggo solo una grande disperazione.
- Ti prego, parlami! Ho fatto qualcosa di sbagliato? Se l'anello non ti piace...
- Paulo, l'anello va benissimo! Anzi, è l'unica cosa che va bene.
Ecco, adesso la disperazione prende anche me. E se semplicemente non mi volesse sposare?
- La verità è che... Io ti amo, Paulo. Ma forse ho sbagliato a dirti di sì.
Mi lascio cadere su un sedia e ci metto qualche secondo a metabolizzare quello che mi ha detto.
- Come...cosa vuol dire?
Si siede anche lei, di fronte a me.
- Vuol dire quello che ho detto. Io non so se questa è una buona idea...
-Ma perché?! Perché?!
Poi mi viene in mente una cosa. È orribile e non posso credere che sia vera, ma non vedo altra spiegazione.
- Ami un altro?
- No! Come puoi pensare una cosa simile?!
Il sollievo è tanto, ma ora si fa avanti prepotente anche la frustrazione.
- E allora dimmi perché non vuoi sposarmi!
- Non è che non voglio, io ti amo e il mio cuore non vorrebbe altro. Ed è per questo che non ci ho pensato un attimo a dirti di sì.
- E allora?
- Allora forse avrei dovuto pensarci, invece. Perché io voglio sposarmi, credimi, ma non so se sono pronta a sposare te.
- Me?
Sospira.
- Finora è andata bene, ci vedevamo quando potevamo e poi ognuno a casa sua. Ma se ci sposassimo... Io sarei legata a te e al tuo lavoro. Dovrei seguirti a vivere ovunque, Italia, Europa o mondo che sia...
- Ma la Juve...
- La Juve, la Juve! Lo sai meglio di me che se servono soldi o che, ti vendono come niente. E hai un bel dire che non te ne vuoi andare! E se ti chiamasse il Boca Junior? O l'Instituto? O che ne so un'altra squadra argentina? Non era il tuo sogno giocare in Primera?
- Adesso ho un sogno più grande!
- Va bene, ma è pur sempre quello il tuo paese! Quando hai scelto di giocare per la nazionale Argentina invece che per quella Italiana, io avevo apprezzato, perché quello è e sarà sempre il tuo paese. Ma ora questa cosa mi terrorizza. E se domani tu volessi tornare a casa? E non dire che casa è dove sei con me, perché l'hanno già detto e non saresti originale né credibile. Mio padre ripeteva sempre "Mogli e buoi dei paesi tuoi" e ora davvero capisco quanto avesse ragione.
Mi ha distrutto. Nel giro di dieci minuti è riuscita a farmi passare dalla felicità più pura alla disperazione più nera. E perché? Qual è la mia grande colpa? Di essere argentino.
- E cosa dovrei fare? Prendere la cittadinanza italiana?
- Ma che cittadinanza e cittadinanza! Quello è solo un foglio di carta! Rimarresti comunque argentino!
- E allora dimmelo tu cosa devo fare! Perché davvero io non lo so! Più che prometterti di restare alla Juve e comunque in Italia, più che assicurarti che mi impegnerò per darti la stabilità che vuoi... Non posso cambiare il mio passato, non posso svegliarmi domani che mi chiamo Mario Rossi, nato a Milano e di mestiere professore di italiano. Ma ti giuro, se si potesse lo farei subito.
Ora tutta la sua durezza, quella maschera che indossa quando è disperata, si è sciolta e piange. Piange e singhiozza da farmi stringere il cuore.
- Lo so. Lo so. Ed è per questo che fa ancora più male. Ma davvero non credo di poterti sposare.
Non so se arrabbiarmi o mettermi a piangere. Era da anni che non provavo questa sensazione, questa disperazione senza via d'uscita.
Francesca è riuscita a mettermi un'altra volta con le spalle al muro. Proprio adesso che sembrava andare tutto bene. E la cosa peggiore è che se l'altra volta una via d'uscita alla fine l'avevo trovata, ora penso proprio di essere finito in un vicolo cieco.
Ma è solo quando la vedo sfilarsi l'anello che mi riscuoto.
- No! Quello tienilo tu!
- Ma...
- Niente ma! Non devi portarlo per forza. Solo tienilo. Hai detto che non sai se mi puoi sposare? Ecco, pensaci. Guardalo e pensaci.
- Ma...
So che quello che sto per dire farà male a me e a lei, ma è l'unica scelta possibile.
- Niente ma, te l'ho detto. Ascoltami, io ti amo, non desidero altro che passare la mia vita con te, svegliarmi con il tuo sorriso e addormentarmi tenendoti stretta. In questi tre anni ho rispettato tutte le tue condizioni. Ed è stata una fatica, credimi, un'enorme fatica. Ma l'ho fatto volentieri. Ma io con te voglio costruire qualcosa di più di qualche incontro segreto ogni tanto. Io voglio una famiglia. E la voglio con te. Non devi nemmeno pensare che se mi dici di no tu, mi andrò a cercare qualcun'altra. E sono anche disposto ad aspettare ancora. Se mi dici che non ti senti pronta ora, che pensi di essere troppo giovane, va bene, nessun problema. Ma se mi dici che devo fare il fidanzato a vita, allora no. Devi capire cosa vuoi di più, se me o la stabilità che con me credi di non poter avere. Perché se così fosse, ti lascerò libera di cercarla con qualcun altro e di costruirti la famiglia che desideri.
Piange ancora più forte di prima, ma questa volta devo resistere. Non posso farmi commuovere.
- Finché non hai deciso è meglio se non ci vediamo più. Tanto domani saremmo comunque tornati a casa. L'anello tenilo. Se poi decidi che è un no, ti resterà come mio ultimo regalo, diciamo come ricordo.
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