19 - Paulo
- Per quanto hai prolungato questo contratto?
- Diciamo... Per sempre?
Vedo il suo sguardo cambiare un attimo prima che mi si lanci addosso e mi abbracci così stretto che per qualche secondo non riesco a respirare.
Poi si riallontana e mi guarda tra il preoccupato e il profondamente interessato.
- Ma come hai fatto? Cosa vuol dire per sempre?
E qui ti volevo! Cerco di raccogliere le idee e di fare un discorso almeno apparentemente coerente. Ma non so se ne sarò capace... Vorrei riuscire a portarla nella mia testa, farla ragionare esattamente come ho ragionato io, ma non so se certe cose si possono spiegare.
- Dunque, io ero la stella della Juve, no? Mi hanno anche dato la 10...
Annuisce.
- Poi è arrivato Ronaldo e sono diventato un panchinaro. Lo sai, perché c'eri, sai che questa cosa mi deprimeva talmente tanto che poi la mia resa in campo era pessima: mi sentivo in dovere di fare cosa fantastiche per riguadagnarmi il posto da titolare ed ero così concentrato in questo obiettivo che finivo per combinare solo danni.
Francesca mi stringe la mano e mi guarda teneramente.
- Me lo ricordo.
- Ecco, non ho mai pensato così ardentemente come in quel periodo di andarmene. Però qui c'eri tu. Avevo ottime offerte dall'estero, ma tu eri in Italia. Poi è arrivata la proposta dell'Inter. Ammetto che in quel caso non mi sarebbe dispiaciuta neanche tanto come idea, ma poi pensavo a quello che avevi detto della questione del simbolo e... Insomma, che figura ci avrei fatto a passare proprio all'Inter? Io ormai mi sentivo Juventivo, non potevo tradire così la mia squadra.
Sorride, senza dire niente.
- Poi l'altro giorno ero in spogliatoio e i miei compagni parlavano di mercato e di dove vorrebbero andare e il mio cervello ha cominciato a funzionare da solo. Ero convinto che non saresti più tornata, era passato troppo tempo. E allora mi dicevo che era arrivato il momento di andarmene davvero, le proposte c'erano e probabilmente anche la Juve sarebbe stata d'accordo.
La vedo curvare leggermente un angolo della bocca. Le viene spontaneo ogni volta che dico Giuve.
- Però mi sono reso conto che in realtà c'era una sola squadra dove avrei voluto giocare, possibilmente fino a fine carriera. E allora mi è venuta l'idea. Sapevo che era una cosa folle e credo che non sia mai stata fatta, non in questo modo, però volevo almeno tentare.
Mi prendo una pausa, ma Francesca non fiata, aspetta che sia io a continuare, senza mettermi fretta.
- Sai quando ti ho chiesto di sposarmi?
Annuisce, un po' imbarazzata.
- Ti avevo detto che avevo bisogno di stabilità. Ecco, mi sono reso conto che non volevo solo una stabilità con te, ma in tutta la mia vita. Cioè, ho quasi ventisette anni, molti miei colleghi alla mia età hanno già dei figli, ma non era solo questo. Se non fossi un calciatore, a quest'età cercherei un lavoro... fisso, si dice?
- Sì...
- Ecco, un lavoro fisso come quello dei miei genitori e dei miei fratelli. Volevo qualche sicurezza dalla vita. E non solo perché lasciandomi me ne avevi appena distrutta una. Era un bisogno che c'era già prima, ma l'ho capito solo dopo.
Siamo in silenzio da un bel po', quando Francesca, un po' timorosa, mi chiede:
- Ma quindi, il contratto? Cosa prevede? Cosa vuol dire "per sempre"?
- È un po' complicato... In pratica sono legato alla Juve fino a fine carriera, con un compenso legato alla mia età, ma anche alle mie prestazioni, vedi mai che faccio come Quagliarella che invecchiando è migliorato... Ovviamente per la squadra è un bell'impegno, per cui non è stato facile, hanno voluto fare parecchie sistemazioni e prendo molti meno soldi di prima, ma chissene frega, sono comunque schifosamente tanti rispetto a quelli che guadagna la maggior parte della gente. Poi abbiamo stabilito una serie di date per così dire "di controllo" in cui verificare se continuare a giocare e se eventualmente modificare il contratto.
- Ma quindi sarà la squadra a dirti quando andare in pensione?
- In un certo senso... Ma credo sia meglio così, certe cose è difficile deciderle da solo...
Cala di nuovo il silenzio e so che Francesca sta rimuginando su quello che le ho appena detto, posso quasi vederle gli ingranaggi girare nel cervello. Poi le sento dire, con un filo di voce:
- Ma non avevi detto che Totti era un re prigioniero, che non lo avresti emulato?
Ecco, forse non è il momento adatto per fare certe domande, ma mi è necessario.
- Cosa vuol dire emulato?
- Imitato. Tu avevi detto che dalla Juve prima o poi ne saresti andato.
- Lo so. Ma l'ho detto anni fa, adesso sono cambiate tante cose, ho obbiettivi diversi...
Apre la bocca per parlare, ma questa volta la blocco prima che lo faccia.
- Una cosa importante che devi capire è che non l'ho fatto per te. Non l'ho fatto perché mi avevi detto che volevi una stabilità che con me pensavi di non poter avere e quindi per farti tornare. E non volevo che tu lo pensassi. E poi volevo che a farti tornare fosse casomai la fiducia che riponevi in me e nel fatto che ci amiamo, non un contratto. Per questo ho chiesto di non renderlo noto né ora, né in futuro. Sarebbe bastato dire che rinnovavo di anno in anno. Non voglio che tu pensi che mi sono sacrificato, perché davvero non l'ho fatto per te o per qualcun altro, ma solo per me. Davvero. Ero convinto che non saresti più tornata, per cui non avrebbe avuto senso.
Ho detto queste ultime cose senza mai prendere fiato, non so nemmeno se hanno un senso, ma quello che mi preme di più in questo momento è rassicurare Francesca. Deve capire che è stata una scelta totalmente indipendente da lei e che se mai un giorno me ne pentirò non dovrà sentirsi in colpa per avermi fatto fare qualcosa che in realtà non volevo veramente. Anzi, in questo momento vorrei ringraziarla, perché se non avesse rifiutato la mia proposta di matrimonio, forse non avrei mai capito quanto profondo fosse questo mio desiderio di fermarmi, mettere radici e sentirmi finalmente sicuro di essere nel mio posto nel mondo. Forse il fatto di aver cambiato vita, stato, continente così presto mi aveva fatto dimenticare che tutti prima o poi abbiamo bisogno di trovare un posto da chiamare casa. Oltre che una persona con la quale sentirsi una famiglia.
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