16 - Francesca
Mi viene da piangere.
Sono le undici e io sono appena arrivata a casa. Casa dalla quale non so nemmeno più quante ore sono uscita con l'idea di andare a Torino, da Paulo. Non per tornarci bagnata come un pulcino dopo ore e ore passate su un treno fermo, senza cibo né acqua, fatta esclusione per la bottiglietta e la mela che mi ero portata per il viaggio. Ci hanno messo un sacco a soccorrerci perché le condizioni meteo non hanno fatto che peggiorare. In più, come se non bastasse, il locomotore mezzo deragliato era in una posizione troppo precaria per poter toccare il treno senza il rischio che finissimo tutti in mare. O almeno così ci hanno detto. In realtà io credo che abbiano sempliecente deciso che dieci persone - tante eravamo - bloccate su un treno non avevano nessuna precedenza su tutte quelle che sicuramente hanno necessitato di soccorso nella giornata di oggi.
Normalmente prendo qualsiasi intoppo dei treni con molta filosofia. In fondo, anche se comincio ad agitarmi e a insultare tutto il personale, mica si risolve il problema. E se fai il pendolare per cinque anni non puoi rovinarti il fegato ogni volta, per cui di solito me ne sto tranquilla e continuo a fare quello che stavo facendo.
Ma oggi no. Oggi non riuscivo a fare a meno di pensare che sarei dovuta essere su un treno per Torino, a suonare a casa di Paulo, a parlare con lui.
E invece sono tornata indietro.
Per domani ci hanno garantito che sarà istituito un servizio sostitutivo di pullman con orari da controllare su internet, quindi almeno a Genova dovrei riuscire ad arrivare.
Solo che a questo punto mi domando se ha senso tutto questo. E se fosse un segno del destino che mi dice che sto sbagliando, che dovrei ragionare di più sulla mia scelta? In fondo, ho cercato di pensarci e non pensarci per settimane, poi in una notte ho semplicemente deciso, così, di punto in bianco. E se stessi sbagliando?
E se invece fosse solo una diretta conseguenza dall'essere uscita in un giorno di allerta rossa?
§§§
Dopo l'ennesima notte insonne, ho deciso che potevo anche pensarci mille volte ancora, ma ormai la mia decisione era quella. Certo, continuo a non essere sicura che sia quella giusta, ma è l'unica praticabile.
Per questo, di nuovo mi sono alzata, ho chiuso casa e sono uscita diretta alla stazione, con meno speranze di ieri, ma più determinazione.
Anche stamattina diluviava e il pullman tanto promesso è arrivato con venti minuti di ritardo rispetto all'orario indicato.
Quando sono finalmente arrivata a Piazza Principe quasi non potevo crederci, mi sembrava di sognare. Poi avevo dato un'occhiata al tabellone delle partenze ed ero ripiombata nella realtà. Non c'era un solo treno che fosse, non dico in orario, ma con un ritardo inferiore all'ora.
La cosa peggiore era che più il tempo passava, più i ritardi aumentavano.
La biglietteria/ufficio informazioni era presa d'assalto e non c'era verso di capire qualcosa nemmeno da quei pochi che erano riusciti a parlare con un impiegato.
Avrei voluto avere abbastanza lucidità per trovare una soluzione, per capire cosa fare, ma non capivo più nulla, mi sentivo completamente frastornata da tutti gli ostacoli che si stavano mettendo tra me e Torino.
Di nuovo si era fatto spazio il pensiero che fosse un segno del destino che voleva salvarmi da una scelta sbagliata.
Poi è stato annunciato in arrivo un treno per Milano. Erano le undici, e sarebbe dovuto passare alle sei e mezza, ma ora stava arrivando e quello era l'importante. Non ho aspettato un momento a correre verso il binario indicato: l'importante era andarsene di lì e arrivare un posto che non fosse stato flagellato dal maltempo, poi un treno per Torino l'avrei in qualche modo trovato.
Mentre lo aspettavo ho cominciato a pensare che forse tutto quello che mi stava succedendo non era un complotto divino per impedirmi di mettere in atto la mia decisione, ma una serie di prove che testassero la mia convinzione.
È stato allora che ho deciso che avrei fatto di tutto per arrivare a Torino entro sera, a costo di andarci a piedi.
Peccato che le quattro ore e mezza di ritardo fossero destinate ad aumentare. Il tragitto Genova-Milano che tante volte avevo fatto e che da orario sarebbe dovuto durare un'ora e mezza, ci ha messo davvero poco a trasformarsi in un inferno eterno.
Tra lunghe soste in mezzo al nulla e brevi tratti a passo d'uomo siamo entrati in Centrale a Milano la bellezza di quattro ore dopo.
Ero decisamente esausta e stavo cominciando a pensare che avrei passato il resto della mia vita su un treno e sarei morta proprio quando in lontananza si intravvedeva una stazione, molto in stile "Deserto dei Tartari", lo so.
Invece non è successo niente di tutto questo.
Quando sono scesa e ho guardato il tabellone in cerca di un treno per Torino sono rimasta circa un minuto in contemplazione: gli unici ritardi si trovavano negli arrivi.
Ho preso al volo un Frecciarossa per Torino e mi sono seduta nel primo posto libero, dimenticandomi completamente del biglietto, abituata all'abbonamento che mi faceva Paulo tutti mesi.
Ovviamente me ne sono ricordata solo quando ho visto il controllore entrare nello scompartimento. Per mia fortuna eravamo appena partiti e sono riuscita a far finta di essere alla sua ricerca per fare in treno il biglietto (ovviamente con un sovrapprezzo assurdo).
Poi finalmente sono riuscita a godermi un viaggio che, non mi sembrava vero, scorreva liscio come l'olio.
Siamo arrivati a Torino in perfetto orario e la cosa mi ha preso un po' di sorpresa, non più abituata a stare su di un treno solo un'ora e non tre o quattro almeno.
Ma comunque, ormai ce l'avevo fatta. Ero arrivata nella Terra Promessa.
Torino mi sembrava una città sconosciuta eppure familiare mentre percorrevo a piedi la strada che dalla stazione porta all'appartamento di Paulo.
Ho avuto tempo di pensare a tutti i possibili scenari, ma anche al fatto che qualunque cosa mi immaginassi non per forza sarei riuscita a prefigurarmi anche quello che sarebbe effettivamente successo.
L'ultimo dubbio che mi ha preso è stato: e se non è in casa?
Ecco, pensavo che fosse la cosa peggiore, ma adesso che sono in piedi sotto al suo palazzo e che guardo verso le sue finestre non riesco più a muovermi.
E adesso?
PICCOLA NOTA: la foto che ho messo all'inizio del capitolo (di qualità orribile, lo so) è stata realmente scattata da me alla stazione Piazza Principe di Genova il 30 ottobre 2018, il giorno successivo a quello dell'allerta rossa durante la quale un treno vicino a Genova si è mezzo incendiato perché è stato colpito da un fulmine (come ricordava Francesca nel capitolo 14)
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro