10 - Francesca
Marco.
Da quanti anni non lo vedevo? Quattro?
E ora ricompare così, dal nulla, proprio in questo momento... A volte mi domando se il mio angelo custode abbia un senso dell'umorismo che capisce solo lui...
- Aspetta ti aiuto!
Mi riscuoto di fronte al sorriso di Marco che ha teso una mano verso di me perché gli dia un sacchetto.
- Tranquillo, ce la faccio, non sono pesanti... Ma che ci fai qui?
Lui ride.
- Sto bene, grazie, tu?
In effetti non sono stata un campione di educazione...
- Scusa... Ero sovrappensiero e ti ho visto e... boh sono rimasta... Non ci siamo più visti in università e ora ci vediamo qui...
- Sì, in effetti è quasi comico! Senti, ti va un caffè? Stavo andando da Cavassa...
- Volentieri!
Lo seguo, mentre lui risponde alla mia domanda di prima, di cui, se devo essere onesta, mi ero nel frattempo di dimenticata.
- Comunque sono qui per seguire dei lavori a casa qui... Tu invece?
Io... Io cosa ci faccio qui? Cerco di capire se è vero che "lontano dagli occhi, lontano dal cuore"? Trovo la forza di lasciare l'unica persona che io abbia mai amato solo per qualche stupida paura? Oppure uccido la mia ragione per la cosa più irrazionale che ci sia?
Noto che Marco mi sta fissando, in attesa della risposta che ancora non gli ho dato.
- Diciamo che mi riposo un po'...
Annuisce, ma non posso fare a meno di notare un ombra di incertezza che attraversa il suo sguardo.
Ci sediamo a uno dei pochi tavolini interni, perché fuori c'è davvero troppo vento.
Marco mi aiuta a sistemare la spesa in modo che non dia fastidio a chi deve passare.
- Certo che hai fatto provviste!
- Meno esco di casa con questo tempo e più sono contenta... E poi danno pure allerta rossa...
Passa il cameriere a prendere le ordinazioni e Marco si stupisce che chieda un gelato.
- Hai appena detto che fa troppo freddo!
- Lo so, ma fuori fa freddo, non dentro... E poi lo sai che non bevo caffè...
Sorride.
- Già, niente alcool, niente caffè e niente olio nella pasta per te!
Mi stupisco che se lo ricordi ancora.
- Ma ho davvero rotto così tanto che te lo ricordi ancora?
- Nooo!
Ripenso alle serate di quel viaggio in Grecia. Dodici ragazzi italiani ubriachi che cantano le canzoni dei cartoni Disney sull'Areopago... Credo che gli Ateniesi se lo ricordino ancora...
Un sorriso mi sorge spontaneo al ricordo, mentre il cameriere ci porta le nostre ordinazioni. Assaggio il mio gelato, cambiando discorso.
- Allora, che hai fatto in questi anni?
Lui sorride, in quel modo timido e un po' mesto che ricordavo come tipico suo.
- Sembri mia nonna... Comunque sto facendo la magistrale sempre in Statale, anche se non ci siamo più visti... In generale non è che sia cambiato molto...
- Hai continuato con storia?
- Sì... Diciamo che era la cosa più semplice, visto che ancora non so bene cosa fare della mia vita...
Ah, lui non sa cosa fare della sua vita?!
- A chi lo dici!
Noto che mescola il suo caffè forse un po' più del necessario, prima di rialzare lo sguardo su di me.
- Perché? Tu che hai fatto?
Mi sono messa con uno dei più famosi calciatori della Serie A, ma ho rifiutato la sua proposta di matrimonio. Ah, e sto cercando di capire se riuscirò a sopravvivere a questa cosa.
- Archeologia. Mi sono laureata il 21 settembre.
- Complimenti! E adesso?
Adesso mi butto in mare e raggiungo a nuoto l'Argentina. Se ci riesco mi sposo, altrimenti spero che qualcuno pregherà per la mia anima.
- Adesso... Diciamo che è per quello che sono qui. Cerco la voglia per prepararmi per il test d'ingresso al master in giornalismo...
- Ah, quindi non continui con l'archeologia?
- Non ho mai pensato di farne un lavoro, non a lungo termine quantomeno. Cioè sarebbe una cosa bellissima, ma se fai l'archeologa, soprattutto se sei donna, non puoi pensare di mettere su famiglia: cosa fai? Saluti marito e figli e parti per mesi? No, non riuscirei!
Mi sorride e mi sembra di vedere la sua mano destra fare uno strano movimento, come se volesse accarezzarmi, ma poi ci avesse ripensato.
- Hai ragione.
Cala un silenzio che mi risulta pesante come un macigno, soprattutto perché comincio a ripensare a quello che ho appena detto. Anzi, a pensarci sul serio.
Ho studiato per due anni e mi sono laureata in Archeologia, una materia che mi piace moltissimo, ma nemmeno per un secondo ho mai pensato di farne un lavoro vero. E non perché me l'ha chiesto qualcuno, nemmeno Paulo.
Paulo non mi ha mai chiesto niente.
Sono stata io ad autocensurami perché considero la famiglia più importante del mio lavoro.
Il mio lavoro... E invece Paulo...
- Posso farti una domanda?
La voce di Marco mi riscuote dai miei pensieri, ma non abbastanza in fretta da capire cosa mi ha detto.
- Come?
- Posso... Posso chiederti una cosa?
- Certo...
- Perché non lo porti al dito?
- Eh?!
- L'anello... Cioè, di solito si tiene all'anulare l'anello di fidanzamento, non appeso a una catenina, no?
Ma come fa a saperlo? È vero che quando sono tornata a casa ho infilato l'anello in un cordino che porto sempre legato al collo, ma lo tengo sempre dentro alla maglietta. È un modo per sentirlo sempre lì, vicino al cuore, ma che punga anche, che mi dia fastidio, in modo da ricordarmi cosa significa... come se me lo potessi dimenticare!
Seguendo lo sguardo di Marco, ancora in attesa di una risposta, mi rendo conto che, mentre ero sovrappensiero, ho cominciato ad accarezzarlo e a girarmelo tra le dita, dopo averlo tirato fuori dalla maglia.
Stacco la mano come se scottasse prima di affrettarmi a nasconderlo nuovamente.
- Perché non è un anello di fidanzamento... È... un ricordo...
- Scusa! Non volevo...
Forzo un sorriso rassicurante, ma non riesco ad aggiungere altro per fargli capire che è tutto a posto.
Forse perché niente è a posto.
Probabilmente per cambiare un po' aria, Marco si alza e va a pagare.
Lo imito, impedendogli di offrire e lo seguo fuori, io con i miei ingombranti sacchetti della spesa, lui con una torta appena ritirata.
- Da che parte hai la macchina?
- Veramente non ce l'ho. Torno in corriera.
- Ma come fai con la spesa? Dai, ti do un passaggio!
Dovrei rifiutare, non ha nessun senso che lui che ha la casa qui a Recco, lasci un parcheggio faticosamente conquistato per portarmi a Sori e poi ritornare qui. Dovrei rifiutare perché non ha nessun senso che lui mi accompagni a casa. Dovrei rifiutare perché non ho nessun bisogno di un passaggio, sono tornata in corriera con spese ben più abbondanti e pesanti. Dovrei rifiutare perché proprio non è il caso.
E invece accetto.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro