lui non c'è
Kayla mostrò il più lucente dei suoi sorrisi nel vedere la zia tanto amata, mentre Robert le strizzò l'occhio: sapeva che sarebbe tornata al momento giusto. Harry, ancora sotto shock, provò a sorriderle ma ciò che ottenne fu una smorfia, data anche dal dolore per la presa ferrea che Ludo Bagman applicava ancora sul suo braccio.
"Ho detto: giù le mani, Bagman." Ripeté Rose. "Lui non è il quarto campione di un bel niente."
L'uomo si trovò costretto a replicare. "Ma ... Rosalie, insomma! Il suo nome è uscito dal Calice, lui ..."
"Lui non ce lo ha messo." Rispose lei, con voce sempre più fredda. "Ed è troppo piccolo per partecipare."
"Il limite d'età è stato imposto solo quest'anno, Redfort." Bagman si fece più sicuro di sé.
"E questo la rende una regola meno valida, secondo i tuoi valori? Niente male, considerando la posizione che occupi."
"Voglio dire, che il Calice ..."
"Un mago mediamente potente può Confondere il Calice in ogni momento." Replicò di nuovo lei. Poi si guardò attorno.
"No, nessuno può compromottere il Calisce ..."
"E tu che ne sai, bionda? Da quanto tempo hai compiuto diciassette anni, tre giorni?"
Rose era fredda, schietta e decisa, ma i ragazzi la conoscevano abbastanza bene per capire che il suo carattere le imponeva questo atteggiamento quando la posta in gioco era estremamente alta. E, in quel caso, lo era eccome.
Fleur si rimise a sedere, tenendo comunque la testa alta, quando la porta si aprì di nuovo facendo spazio a Silente, Karkaroff, Crouch, Madame Maxime, Gazza, Moody e Piton.
"Madame Maxime!" sbottò di nuovo Fleur. "Anche il ragazzino parteciperà alla gara?"
"Ehi, bimba, calmati." Tuonò una voce sorprendentemente familiare. "Il ragazzino ha visto più cose di quante tu non ne vedrai in dieci vite."
Anche Harry sorrise, vedendo Martha e Sirius sulla porta. Martha gli strizzò l'occhio, per poi accomodarsi accanto a Rose, rivolgendole solo uno sguardo veloce, mentre Sirius le posò una mano sulla spalla. "Bentornata a casa." Le sussurrò.
"Non illuderti, sono solo di passaggio." Rispose lei.
"Non rimani?" domandò Kayla.
"Tiro fuori tuo fratello dai guai e torno a Parigi."
"Come facevi a sapere che sarebbe successo?" domandò Piton.
"Non lo sapevo: passavo di qui per salutare i ragazzi ed il mio Spioscopio è impazzito."
"Non lo hai messo tu, il nome nel Calice?" domandò di nuovo il Capocasa Serpeverde.
"Spiegami perché dovrei volere che Harry muoia."
"Nessuno morirà." Replicò la McGranitt.
"La gente muore ogni giorno, soprattutto per giochi idioti come questo." Replicò la più giovane delle Redfort.
"Abbiamo le dovute precuzioni, questa volta." Rispose Madame Maxime.
"Io non la conosco, signora, ma mi sembra intelligente: che garanzie le ha dato il Ministero della Magia?" rispose Sirius, portando le mani dietro la schiena e iniziando a passeggiare per la stanza.
"Ad ogni modo" riprese Martha. "mio figlio non può ..."
"Harry Potter non è tuo figlio, Redfort, spiacente." Le disse Piton.
Gli sguardi di tutti si posarono sul Capocasa Serpeverde.
"Hai ragione." Rispose Martha. "Harry Potter non è biologicamente mio figlio. È il figlio dei migliori amici che la vita mi abbia mai regalato, e io e mio marito lo abbiamo solo adottato, lo abbiamo nutrito, gli abbiamo messo un tetto sulla teste e gli abbiamo insegnato cosa è bene e cosa è male, come richiesto da Lily Evans, madre biologica del ragazzo. Mio marito Sirius è stato legalmente nominato padrino di Harry dai suoi stessi genitori, e ha compiuto l'obbligo di prendersi cura di lui adottandolo e dandogli dei fratelli e una famiglia. Hai ragione, Harry non è mio figlio biologico, ma sono la cosa più vicina ad una madre che ha." Aveva parlato molto velocemente, tenendo le braccia incrociate sul petto e avvicinandosi a Piton a grandi passi. "Hai altro da aggiungere, Severus?"
"Martha, ti pregherei di tornare al tuo posto." La invitò Silente.
"Non abbia paura, Preside, non posso avvicinarmi troppo o scivolerei nell'unto dei suo capelli."
Robert, nonostante tutto, non riuscì a non sorridere.
"Redfort!" esclamò Piton.
"Abbi il buongusto di stare zitto, Mocciosus." Rispose lei, tornando lentamente al suo posto.
"Martha, siediti." Le disse Sirius, con tono calmo.
Lei, a testa alta, riprese posto. "Per vostra fortuna quando Minerva mi ha trovata stavo già viaggiando verso Hogwarts, perché ..."
"Non avresti potuto farlo." Replicò di nuovo Piton.
"Non ricordo di averti interpellato." Rispose lei. "Dicevo, avevo una certa urgenza di parlare faccia a faccia con Robert, quando Minerva mi ha trovata, mi ha fermata e mi ha detto che Harry era stato estratto come quarto campione per il Torneo Tremaghi. Capirete che tutto questo è assurdo: Harry non può partecipare a questo Torneo per una serie infinita di motivi, che ..."
"Elencali." Tuonò la voce di Moody dall'angolo della stanza.
Dopotutto, si disse Robert, Moody aveva notevolmente contribuito a formare l'Auror stimata che ora Martha era. Doveva essere quindi abituato a metterla alla prova. Martha raccolse la sfida con uno sguardo d'ira. "Non ha messo il suo nome nel Calice, è ..."
"Qualcuno può averlo fatto per lui." Rispose l'ex Capo degli Auror.
"Conosco Harry abbastanza bene per garantire per lui sul fatto che non potrebbe mai aver fatto una cosa simile." Rispose. "Dicevo: è stato estratto per quarto, come secondo campione di una stessa scuola, cosa non concessa dal regolamento; ad ogni modo il giovane Diggory è stato estratto per primo, quindi anche se Harry avesse l'età giusta e avesse messo volontariamente il suo nome nel Calice, il campione legittimo sarebbe Cedric Diggory."
"Tutto questo non ha senso, Silente." Intervenne Karkaroff. "Credevo che la tua Linea d'Età tenesse lontani gli studenti troppo giovani, altrimenti avrei portato qui più studenti, e ..."
"Non dubitare di Silente." Lo interruppe Piton.
"Per la prima volta sono d'accordo con te." Gli rispose Rose.
"La colpa di tutto questo, signori miei, è solo di Potter."
"Ritiro quanto appena detto." Aggiunse Rose. "Sei un idiota."
"Se tuo nipote ha questa ostinazione nell'infrangere le regole, io non ..."
"Tu hai questa ostinazione nel parlare quando non interpellato, invece." Lo interruppe Sirius.
"Smettetela." Ordinò Silente. "Harry, hai messo il tuo nome nel Calice di Fuoco?" domandò.
Harry non esitò nemmeno un attimo prima di rispondere. "No, signore."
"Hai chiesto a qualcuno di più grande di farlo per te?"
"No, signore." Harry si sentiva letteralmente protetto dal fatto che Kayla e Robert fossero al suo fianco e che Martha, Sirius e Rose fossero a pochi metri da lui.
"Sta mentendo!" esclamò Madame Maxime.
"E, mi scusi, chi è lei per dirlo?" rispose secca Martha.
"Direi che i nostri più che competenti giudici imparziali potranno decidere, tenendo conto dell'assurdità della situazione e del valore del ..."
"Raccogli la lingua dai loro sederi, Igor Karkaroff." Gli disse Martha con il suo tono autoritario peggiore.
"Mi scusi, signora Black, ma io non credo di conoscerla." Rispose lui, fingendo un sorriso cordiale.
"Oh, ma io conosco lei: occupo una scrivania discretamente importante al Quartier Generale degli Auror, e proprio la scorsa settimana mi è capitata sotto mano la sua fedina penale, e devo dire, mio caro, che lei non è messo troppo bene."
"Ciò che ho fatto in passato è ..."
"Qualcosa in cui crede ancora moltissimo, come tutti quelli che hanno commesso i suoi stessi errori. Detto questo, mi unisco a lei nel chiedere ai giudici di decidere alla luce dei fatti." Poi si voltò per guardare Crouch. "Bartemius?" domandò.
"Beh" rispose l'uomo, asciugandosi il sudore. "Il regolamento impone che tutti gli studenti il cui nome uscirà dal Calice avranno l'obbligo di gareggiare, quindi ..."
"Nel regolamento si parla di tre studenti di tre scuole diverse." Puntualizzò Sirius.
"Si, signor Black, questo è un caso più unico che raro, devo ammettere."
"Benissimo!" esclamò Karkaroff. "Allora domani sera il Calice sceglierà altri due campioni per Beuxbatons e Durmstrang, per principio."
"Il Calice si è spento, Karkaroff" gli ricordò Bagman "e non si riaccenderà fino all'inizio del prossimo Torneo."
"E Durmstrang non vi prenderà parte!" esclamò l'uomo. "Sapete, ho una mezza idea di andarmene, e ..."
"E perché diamine non lo fa?!" domandò Rose, alzando gli occhi al cielo.
Lui la scrutò. "Esattamente, che posizione occupa lei in questa riunione?"
"Lei è il tutore legale di Robert, Kayla e Harry nel caso a noi succedesse qualcosa." Rispose Sirius. "Per una strana coincidenza, era qui prima di noi."
"Ad ogni modo, non te ne puoi andare." gli ricordò Moody. "Devi rimanere e gareggiare."
"Lasciando che Hogwarts abbia una possibilità in più di vincere? No, no grazie, Moody!"
"Il suo ottimismo mi stupisce, Karkaroff; crede davvero che tutto questo si concluderà in modo positivo?" domandò Sirius.
"Protesterò ufficialmente con il Ministero della Magia per ..."
"L'unico che qui ha il diritto di protestare è Harry." Si intromise Robert.
"Ma non lo farà, perché lui muore dalla volia di ontrare in gara!" protesto di nuovo Fleur. "Noi ci alleniamo da settimane!"
"Bionda apprezzo molto il tuo coraggio, davvero, ma non parlare di cose che non sai." La richiamò di nuovo Rose.
"Rose, la ragazza non ha tutti i torti." La difese Sirius. "Harry è uscito sano e salvo da moltissime situazioni, è vero, ma è stato fortunato. Queste sono battaglie vere, prove vere, in cui la fortuna non basterà, e per quanto Harry possa essere sveglio e bravo in Incantesimi o Difesa, non è pronto per una cosa del genere."
"C'è una sola soluzione, allora, Black." Gli disse Moody. "Qualcuno vuole il tuo caro Harry morto."
Harry rabbrividì, e sentì Kayla avvicinarsi a lui. "Ecco perché non dovrebbe partecipare." Aggiunse la giovane Serpeverde. "Chiunque sia questa persona, si aspetta che Harry raccolga la sfida, e ..."
"Non è una sfida, ragazzina." Rispose Bagman. "Semplicemente, non possiamo fare altrimenti."
"No!" esclamò di nuovo Kayla. "Non può partecipare, è come mandarlo al macello!"
"La ragazzina ha ragione, Silonte." Le diede corda Madame Maxime.
"Se qualcuno ha un'altra soluzione, sarei felice di sentirla." Rispose il Preside.
"Non lo so, magari dire a tutti che è stato uno scherzo poco divertente e rispettare il regolamento?! Tre scuole, tre studenti, nessun minorenne?!" strillò Martha.
"Non posso raggirare il volere del Calice, Martha." Rispose Silente.
"Davvero, Silente, le decisioni di un oggetto magico facilmente Confondibile contro la vita di un innocente di quattordici anni?!"
"Ci sono delle regole, e ..."
"Al diavolo le regole, questo ragazzo ne ha già vinte abbastanza di prove, senza aver partecipato a nessun maledetto Torneo!"
"Martha, il desiderio di una madre di proteggere il proprio figlio – adottivo o biologico che sia – è sempre commovente, ma purtroppo non abbiamo scelta."
Martha serrò la mascella e portò avanti il petto, sfoggiando la peggiore delle sue espressioni furiose. "Perfetto! Però esigo di essere presente ad ogni prova e di poter vedere il ragazzo almeno una volta a settimana."
"Ne parleremo, ma ..."
"Sa quanto me quanto è grande il pericolo in cui lo state gettando, Silente." Rispose la donna.
Silente annuì. "Bene. Permesso accordato. Detto questo, si comincia."
"Bene!" esclamò Bagman. "Ora, io e Barty dovremmo poter parlare solo con i campioni ed i rispettivi Presidi."
"Vorrei poter parlare con Robert e Kayla, in tal caso." Rispose.
"Credo che la Sala Comune di Grifondoro sarà più che onorata di accoglierti di nuovo, Martha."
Attraversò il buco del ritratto come se non avesse mai smesso di chinare leggermente la testa per passarvi. Robert era immediatamente dietro di lei, mentre Sirius e Kayla decisero di andare a cercare Pix.
Martha girò attorno al vecchio divano con sguardo nostalgico, per poi sedersi lì, dove si era sempre seduta, e dove si era seduta anche la sera in cui, per la prima volta, Sirius si era seduto accanto a lei.
La Sala Comune era esattamente come l'avevano lasciata loro molti anni prima: nonostante il disordine e l'odore di alcol, che lasciavano pensare che i Grifondoro avessero festeggiato, i ricordi si impossessarono della mente di Martha.
"Ti devo parlare, pulce." Disse, sedendosi. "Stavo venendo qui per questo. C'è una novità."
Robert si sedette sulla poltrona davanti a lei. "Sono qui per ascoltarti, mamma, come ai vecchi tempi." Scherzò. "E mi fa strano vederti lì."
Martha sorrise. "Tempo fa ti feci una promessa, ricordi?" Lui annuì. "Ti promisi che, se fossi rimasta incinta, tu saresti stato il primo a saperlo."
Il sorriso di Robert fu direttamente proporzionale a quello di Martha. "Mi stai dicendo che ..."
"Che tra otto mesi in casa staremo un po' più stretti." Rispose lei, con le lacrime agli occhi.
Lui si alzò di scatto e corse verso di lei, per sollevarla dal divano come niente e stringerla fortissimo, come quando aveva sette anni e la sentiva piangere di notte.
"Merlino, mamma, ma non lo sa nessuno?"
"Nemmeno tuo padre." Rispose, stringendo a sé il primogenito. "Avevi la mia parola, e lui lo sapeva bene."
Robert rise di gusto, e quella risata riempì il cuore di Martha. "Credo sia fantastico." Sciolse l'abbraccio e prese tra le mani il viso di sua madre, per baciarle la fronte. Lei aveva ancora le lacrime agli occhi, e anche lui sembrava davvero commosso.
"Non piangere, sai, Robert Black?" sussurrò con voce spezzata ma dolce.
Lui lasciò che una lacrima gli rigasse il viso tenebroso. "Nemmeno tu, Martha Black, non si piange."
Si abbracciarono di nuovo, piangendo di felicità. "Tu sei il primo pulce, e sei così grande, così simile a tuo padre che ... Merlino, a volte non mi sembra vero. Sai, dovrai d-darci una mano, perché noi non abbiamo più vent'anni, e tu ..."
Lui le baciò i capelli. "Scherzi? Ti ho vista crescere due figli da sola a ventuno anni, questa volta sarà una passeggiata."
Lei allargò ancora di più il sorriso e scomparve nell'abbraccio del figlio, ormai alto come lei.
In quel momento, Sirius e Kayla varcarono la soglia, ridendo. Quando videro Martha e Robert abbracciati, rimasero perplessi. Li guardarono per qualche istante con le sopracciglia aggrottate e la stessa espressione, ma quando Martha si girò, Sirius vide nei suoi occhi la gioia e sul suo viso le lacrime.
"Oh, porco Merlino." Sussurrò.
Nessuno dei tre ebbe il coraggio di richiamarlo per la bestemmia, perché lui, in cuor suo, aveva già capito tutto. "Non sei stata a Diagon Alley, oggi pomeriggio." Sussurrò. Lei scosse la testa. "Sei andata in quella clinica babbana, e ..."
Lei annuì. "E il dottor Shaw ti manda ci manda le sue congratulazioni." Rispose, con la voce ormai rotta dal pianto. "Perché ce l'abbiamo fatta."
Lui si passò una mano sul viso. "Godric, Martha ... dillo. Ho bisogno che tu lo dica. Ho voglia di sentirtelo dire."
"Sirius Orion Black." Disse lei, avvicinandosi. "Aspettiamo il nostro quarto bambino." Sussurrò.
Anche gli occhi grigi di Kayla, in quel momento, si riempiono di lacrime. Sirius rimase immobile un paio di secondi, prima di attirare Martha a sé e stringerla contro il suo petto con espressione ancora shockata. "Non piangere, piccola." Sussurrò.
"Piango perché sono felice." Rispose lei, mentre Robert abbracciava Kayla, la quale si sforzava di trattenere le lacrime come Sirius.
"Perché sei felice?" domandò la voce di Harry sulla porta.
Martha e Sirius sciolsero l'abbraccio e lei percorse di corsa quei cinque o sei passi che la separavano da Harry. "Senti, so che questo non è un bel momento, che sei preoccupato, siamo tutti preoccupati, ma ..."
"Oh, Morgana, sei incinta?" domandò lui.
Lei annuì, e anche lui l'abbracciò. Lei gli accarezzò i capelli e gli sussurrò: "Sei forte, Harry James Potter. So che sei forte, tieni la testa alta, guardati le spalle e fai vedere chi sei. Non dare retta a chi ti parlerà alle spalle, tieniti stretto i tuoi amici e non abbassare mai la guardia. Quando questo bambino nascerà, sarai a casa sano e salvo. Mi hai capita?"
Lui annuì, sorridendo.
"Okay, piccoli Black e piccolo Potter" disse Martha, tirando su col naso. "Il medico mi ha sconsigliato di dirvelo prima della fine del primo trimestre, ma a me le regole non sono mai state simpatiche. Quindi divulgate la notizia con discrezione e guardatevi intorno: ognuno di voi sceglierà uno dei nomi che questo mostriciattolo porterà, e noi non li vogliamo sapere fino a quando non lo avremo tra le braccia."
I tre ragazzi sorrisero. "Quando potremo sapere se è maschio o femmina?"
"Tra un bel po', principessa." Rispose Sirius, scompigliandole i capelli. "Ora andate a dormire, o la McGranitt ci uccide." Scherzò. "Kayla, ti riaccompagno nella tana dei serpenti. Harry, dove hai lasciato tua zia?"
Lui alzò le spalle. "Credo stesse litigando con Karkaroff." Rispose, con aria fintamente innocente.
"Oh, Merlino." Sospirò Martha. "A dormire, forza. Io vado a recuperarla. Godric, non è ancora tornata e già combina guai?!" baciò la fronte di tutti e tre i ragazzi e poi disse a Sirius che si sarebbero visti direttamente a casa.
Uscì dal buco del ritratto di nuovo come se fosse un abitudine, e non dovette pensare nemmeno un secondo alla strada da fare per raggiungere Rose. Conosceva ogni angolo di quel castello, e per quanto fosse contenta della vita che aveva condotto una volta fuori da lì, passeggiare per quei corridoi le mancava tremendamente.
Le urla di Rose la attirarono da tutt'altra parte rispetto a dove l'aveva lasciata: a quanto pare, lei, Piton e Karkaroff si erano spostato in un corridoio deserto.
"Stai zitto una buona volta, Mocciosus, sto litigando con questo stronzo!"
"Lei è una donna molto maleducata, signora Redfort, io esigo rispetto!"
"Le darò rispetto quando lei ne darà a me, per Morgana, si rende conto di ..."
"Rosalie." La richiamò Martha con voce flebile. "Non ho voglia di difenderti ad un processo perché hai Cruciato questi due."
"Oh, non ti preoccupare: non lascerò prove!" ringhiò lei.
"Rose." La richiamò di nuovo Martha. "Andiamo a casa, abbiamo molto di cui parlare."
Rose si voltò lentamente, e la sua espressione da furiosa si fece colpevole. Martha aveva ragione: Rose era stata in Francia quasi sei mesi. Avevano molto di cui parlare.
Rose si sedette sui gradini della veranda di casa Black, porgendo una tazza da tè a Martha, che osservava la notte, mentre Sirius le aveva annunciato che si sarebbe concesso una sigaretta 'ben lontano dallo sguardo di mia moglie'. Tornare lì le fece capire che 'casa' era dove stanno le persone che ami, e lei ora aveva anche un'altra casa. Martha accettò la bevanda con un sorriso e poi si perse ad osservare il fumo uscire dalla tazza. "Hai detto che non ti fermerai."
"Infatti non lo farò." Rispose l'altra. "Ho ... devo vedere Remus."
"Sei tornata per vedere Remus?" chiese la secondogenita, stranita. "Pensavo fossi partita per non vederlo più!"
"Si, è vero. Ma sono successe delle cose." Rispose Rose, spostando i lunghi capelli schiariti dietro le spalle.
"Che genere di cose?" domandò di nuovo Martha.
Lei sospirò e si morse un labbro. "Ho un uomo."
Martha sorrise, guardando la sorella. "Davvero?"
Rose annuì. "Davvero!" rispose. "E sono felice."
"Allora, cosa c'entra Remus?"
"Voglio capire quanto potere ha ancora su di me."
Martha aggrottò le sopracciglia. "Potere?"
"Voglio capire ... sai, Damian, si, lui ha ... un bambino. E per quanto possa piacermi, una storia con un padre vedovo è una cosa dannatamente seria, e io non voglio avere dubbi."
Martha annuì, lentamente. Batté una mano sulla spalla della sorella. "La piccola Rose è cresciuta!" esclamò, ridendo. Anche Rose rise, e Martha trovò la sua risata più vera, più serena. "Anche io ho una novità." Disse, sentendo i passi di Sirius sulla veranda dietro di loro.
"Posso?" domandò Padfoot, indicando lo scalino su cui erano sedute le due sorelle.
Rose annuì. "Che novità?" domandò, poi.
Martha sorrise e Sirius soffiò nei capelli di Rose. "Indovina, Redfort grande."
"Vi trasferite di nuovo?" domandò lei.
"Beh, diciamo che dovremo stringerci." Rispose Sirius, sorridendo.
"Per qua – oh, Morgana! Sei incinta?" Martha annuì, mentre Rose la stringeva a sé con le lacrime agli occhi. "Oh, sono così felice! Ce l'avete fatta!" poi abbracciò Sirius. "Sarò qui tra nove mesi, giuro, porterò qui Damian, lo costringerò se necessario, e ..."
"Fermati!" le ordinò Sirius. "Esigo di sapere tutto – ma proprio tutto – sul tuo francese!"
E rimasero lì a ridere e a raccontarsi frammenti di vita e d'amore.
"Buongiorno, Ron." Disse Kayla, quando Ron si sedette al tavolo Grifondoro con espressione imbronciata. Il rosso rispose con un grugnito, afferrando un pezzo di torta per andarsi a sedere cinque posti più in là rispetto a Harry, Kayla, Robert e George. "Harry" lo richiamò allora la Serpeverde "è successo qualcosa?"
Harry annuì. "Abbiamo discusso."
"Perché?" domandò Robert. "Non ti crede?"
"Esatto." Rispose Harry. "Mi passi il burro?"
Kayla gli allungò il burro. "Come può non crederti?"
"Beh, è inverosimile come storia." Intervenne George. "Ti odierei, se non ti credessi."
"Grazie, George." Rispose lui, tra i denti. "Sei molto d'aiuto."
Kayla sorrise. "Riprova, sarai più fortunato!" ironizzò, notando che tutti – tutti – fissavano Harry, sussurravano, e lo indicavano. Nessuno, nemmeno i Corvonero, che erano sempre stati in ottimi rapporti con i grifoni e sarebbero dovuti essere quelli più razionali, sembravano parlarne bene. Sgranò gli occhi quando notò che anche il labiale di Hermione e Ron, se controllato, risultava come 'Harry' o 'Calice' ogni cinque parole.
Afferrò Robert per la camicia e senza alcuna delicatezza lo attirò verso di sé, per sussurrargli all'orecchio "Non lasciarlo da solo nemmeno un secondo."
"Ho lezione!" rispose lui. "Mi stai incitando a saltare le lezioni? Remus non ne andrebbe troppo fiero, sai?"
Kayla lo spintonò, alzando gli occhi al cielo, e annunciò che era in ritardo per la lezione di Incantesimi. Robert le scompigliò i capelli e Harry le fece un sorriso, mentre George ne approfittava per accaparrarsi un altro biscotto. "A proposito, Harry" disse il rosso "io ti credo. E Ronald è stupido."
"Grazie, George." Rispose Harry.
"E visto che siamo sull'argomento" aggiunse Robert "ti starò attaccato al sederino."
Harry sorrise. "Stai iniziando ad eliminare le parolacce dal tuo vocabolario? I bambini non parlando prima dell'anno di vita."
"Bambini?" domandò George. "Sei incinto, Robert?"
"Io no, ma i miei si." Rispose, alzandosi. "Ti vengo a prendere dopo Pozioni, Harry Potter."
"BLACK!" strillò George. "Dannazione, Black, ti sembra una cosa da dirmi così?" si alzò anche lui e lo rincorse, e Harry si perse a guardarli, sorridendo e dimenticandosi per un momento di tutti gli occhi che lo fissavano. Quelli che facevano più male, senza dubbio, erano quelli del suo migliore amico.
"Quando è stata l'ultima volta che ci siamo presi una Burrobirra io e te?"
Martha osservò Remus dall'altra parte del tavolo dei Tre manici di Scopa. "Credo fosse il tuo ventisettesimo compleanno."
"Una vita fa." Contestò lui, cingendo il bicchiere di Burrobirra con le mani esili.
"Ah, giusto. Quanti ne hai adesso? Cinquanta? Cinquantuno?"
Remus sorrise. "Credo di averne trentacinque, o giù di lì."
"Per me ne avrai sempre diciotto, Moony." Scherzò lei.
"Beh, è un grande onore. Ma non credo che oggi sia l'anniversario di niente."
"Che intendi?"
"Non è il tuo compleanno, vero?" domandò, perplesso.
"No, non lo è."
"Il mio, magari?"
"Nemmeno."
"Allora, perché siamo qui?"
"Ho tre grandi notizie."
"Tre? Allora servono tre Burrobirre."
"No, affatto. Sei pronto?"
"Sono belle o brutte?"
"Una bella, una pessima, e una devi decidere tu se è bella o brutta." Rispose Martha, sorseggiando la Burrobirra da quel grosso calice rovinato. Remus era più sciupato che mai, sembrava molto più vecchio di quanto in realtà non fosse, ma, stranamente, sembrava sereno.
"Comincia da quella pessima, allora." Le disse.
"Sicuro?"
"No, affatto: dimmela."
Martha prese un respiro profondo. "Harry è stato estratto come quarto campione del Torneo Tremaghi."
Remus sollevò le sopracciglia. "Come hai detto?"
"Sono più che disposta a credere che qualcuno abbia Confuso il Calice, non credo fosse troppo difficile. Il Calice sa che si deve estrarre un campione per ogni scuola, dev'essere bastato poco per fargli credere che ci fossero quattro scuole per la prima volta nella storia, e poi infilare il nome di Harry come unica proposta per la quarta scuola ... il gioco poi deve essere stato fin troppo semplice."
"Quindi parteciperà?"
"Non ha scelta." Ammise, con gli occhi bassi.
"Hai qualche idea su chi potrebbe aver fatto una cosa del genere?"
"Tante e nessuna. Karkaroff potrebbe aver ripreso la vecchia via o aver convinto uno dei suoi studenti, nulla di più semplice. O anche Crouch, il suo passato non è limpido e nemmeno quello dei suoi familiari, e ..."
"Ti stai lasciando coinvolgere." Sentenziò immediatamente.
"Come?" domandò lei.
"Non è un'indagine, non è un caso, è Harry, è tuo figlio."
"Il figlio di Crouch ha ..."
"Ha notevolmente contribuito alla tortura di Alice e Frank, si, Martha, me lo ricordo. Ma non devi mischiare le cose."
Non lo fece apposta, ma guardando nel suo bicchiere rivide il Quartier Generale la notte in cui i Paciock vennero torturati: erano usciti dalla riunione sorridenti come sempre, dopo aver scherzato con Sirius e James, aver fatto un buffetto sul naso a Robert e aver sorriso a Martha. La mattina dopo, erano immobili al San Mungo, e si erano fatti torturare fino alla follia pur di non dire nulla, pur di non mettere in pericolo gli altri.
"Me lo ricordo anch'io." sussurrò.
Era stata colpa di Peter, anche quello. Di nuovo.
"Questa volta è diverso. Sei cresciuta, sei una mamma forte e fiera, e il tuo scopo principale ora è proteggere Harry, non fare a pugni con i fantasmi del passato."
"Anche allora ero una mamma, Remus, Robert aveva tre anni e anche Alice era una mamma, dannazione, lo hai visto anche tu Neville cresciuto dalla nonna!"
"Si, ma ..."
"Hai visto quanto è uguale a lei, hai visto come ..."
"Ho visto quanta Alice c'è in Neville, si Martha, ma gli ho sorriso e gli ho teso la mano dicendogli che deve essere fiero di essere chi è. Non ho permesso a quei fantasmi di condizionarmi." Martha si mordicchiò le labbra e scosse la testa. "Immagino non ci sia stata scelta, giusto?"
"Deve partecipare. Io e Sirius abbiamo il permesso di vederlo una volta a settimana e di assistere alle tre prove, e ..." sentì le lacrime pungerle gli occhi. "Io non so se ce la faccio. Sai quanta gente è morta nel Tremaghi?"
"Sì." Disse lui, posando le mani sul tavolo. "Le altre due notizie?"
Martha si riprese. "Quella bella o quella da decidere?"
"Mi terrei quella bella per ultima, se per te non è un problema."
"Okay, allora tieniti forte." Rispose Martha. "Rose è in città."
L'espressione di Remus fu davvero strana: in un primo momento rimase impassibile, poi, lentamente, sembrò rendersi conto di quanto appena sentito. Lentamente, iniziò a rendersi conto della cosa. Lo sguardo che teneva fisso su Martha si fece da sicuro a spaesato, da sereno a perplesso. Il piccolo, quasi invisibile sorriso scomparve e lui si inumidì le labbra, e lei vide solo alcuni dei pensieri che attraversarono quegli occhi ambrati. Dopo mezzo minuto, la sola cosa che Moony fu un grado di dire fu: "Ah."
"Ah?" domandò lei.
"Mi fa piacere. Quanto resta?"
"Dipende quanto ci metti tu a farti vedere da lei."
"In che senso?"
Martha prese un respiro. "Ha una storia. Una storia relativamente seria, di cui io so ancora poco. A quanto pare, la sua nuova sorella, amica e confidente è Sirius; mi ha detto, però, che è qui per capire quanto questo francese le piaccia davvero, e per capirlo ha bisogno di trovarsi faccia a faccia con te."
"Posso ritirare il discorso sui fantasmi del proprio passato? Credo che ora risulti dannatamente ipocrita."
Martha sorrise. "Okay, Remus, manca la notizia bella."
"Speriamo che almeno questo mi dia un po' di sollievo."
Lei si mordicchiò il labbro. "Ricordi quando abbiamo montato il lettino per Kayla?"
Lui alzò un sopracciglio. "Credi che potrei dimenticarmene? Non volevi che usassi la magia perché Robert si divertiva a vederci litigare con le assi di legno."
"Devi ammettere che Robert in quel periodo non sorrideva spesso, però."
"Certo, e le schegge nelle mie mani erano dannatamente divertenti, per lui."
Martha sorrise. "Il punto è, Moony" disse "che quando avrai tempo, che tu e Sirius dovreste montare di nuovo quel lettino."
"Senza magia, immagino. E ... OH! Sei incinta?!"
"Non urlare!" lo rimproverò lei. "In teoria, è ancora un segreto."
"In pratica sono l'ultimo a saperlo, immagino."
Martha sorrise. "Sai, dovresti dire 'congratulazioni, Martha'."
Anche Remus sorrise, scuotendo la testa. "Congratulazioni, signora Black. La tua testardaggine ha vinto di nuovo."
Martha allargò il suo sorriso: era bello avere un amico come Remus.
"Stai con Hermione?"
Harry, che stava dirigendosi silenziosamente verso le scale per il dormitorio sotto il Mantello dell'Invisibilità, si bloccò. Robert era seduto con la sua poltrona preferita, con in mano l'ultimo numero della Gazzetta del Profeta.
"La tua nuova fonte è Rita Skeeter?" domandò il quarto campione, sfilandosi il Mantello. Robert gli aveva spiegato più volte che, anche quando lo usava, lui riusciva a sentire i suoi passi far scricchiolare le assi del vecchio pavimento. "Pensavo la odiassi."
"Infatti è così. Ma sai chi è la sua fantastica fonte più che affidabile?"
"No."
"Colin Canon, il tuo più intimo amico." Sorrise ironicamente Robert, citando l'articolo appena letto.
"Beh, ora è tutto più chiaro." Rispose Harry, sorridendo di rimando. "Dice che sto con Hermione, quindi?"
"Che stai con Hermione, che sei uno dei migliori studenti della scuola, che stai con Hermione, che piangi di notte per i tuoi genitori, che stai con Hermione, e un sacco di altre cose. Ma sugli altri campioni nemmeno mezza riga, e il caro Cedric non viene nemmeno nominato." Rispose, riponendo il giornale sul tavolino. "Ho detto che ora tutti credono che tu stia con Hermione?"
Harry alzò gli occhi al cielo. Era passato più di un mese dalla memorabile litigata tra i due Grifondoro più orgogliosi della storia, e nessuno ne parlava più – nessuno a parte gli occhi sempre vuoti di Robert.
"Si, forse me lo hai accennato. Ma sai che non è vero."
"Passi più tempo con lei che con tuo fratello – che, per la cronaca, sarei io."
"È davvero entusiasmante passare le giornata con lei in biblioteca a parlare di quanto la prima prova sia vicina, in effetti."
Robert piegò leggermente gli angoli della bocca. "Parla mai di me?"
Harry ci pensò per qualche secondo. No, Hermione non parlava di Robert, ma teneva la loro più bella foto come segnalibro nel suo libro preferito. "No, in realtà no." ammise.
Robert annuì, lentamente. "Chiedimi dove è Kayla." disse, poi.
"Non è nel suo dormitorio?"
Robert scosse la testa. "Chiedimelo."
"Oh, ehm ... Robert, sai per caso dov'è Kayla?"
"Certo, Harry caro. È in punizione."
Harry sgranò gli occhi. "Che cosa?! Che ha fatto?"
"Ha tirato un sinistro a Malfoy, per via di quelle sue simpaticissime spille."
"E ha fatto centro?"
"Si, quell'idiota non aveva i riflessi pronti e ora ha un bell'occhio nero."
"E Kayla?"
"Moody ha cercato di proteggerla dall'ira di Piton, ma non c'è stato nulla da fare. Punizione ogni sera con la Cooman per un mese." Si alzò e si stiracchiò.
"Dovrò ringraziarla." Ammise, guardandosi le scarpe.
"Oppure dovresti smetterla di passare le giornate in biblioteca." Ironizzò.
"Ci penserò." Rispose Harry, notando che Crux lo aspettava sulle scale.
"Padfoot? Padfoot, sono a casa!" strillò Martha, entrando in casa Black.
"Siamo qui!" rispose la voce di Sirius dal piano di sopra.
"Dannazione, Sirius, no! No, no e ancora no!"
Martha sorrise: quella era, senza dubbio, la voce di Tonks. Lasciò le chiavi ed il giubbotto all'ingresso e salì le scale con aria stanca, mentre i pensieri di Remus, alle sue spalle, sembravano quasi fare rumore. Quando entrarono nella stanza di Sirius e Martha, i due trovarono una scena ai limiti dell'assurdo.
Sirius se ne stava seduto per terra, a gambe incrociate, a ridere come non mai, mentre Rose era in piedi, davanti a Tonks, la quale era stretta in una camicia elegante con dei jeans che ... "Ehi!" esclamò Martha. "quelli sono i miei vestiti!"
"Sì, i miei non le stanno."
"Rose, toglimi questa dannata cosa!!"
"Ehi, Dora quella è una camicia di ..."
"Sarà anche di chi ti pare, ma prude!"
In quel momento, Remus entrò nella stanza, incrociando gli occhi chiari e sinceri di Rose. Per un momento, sembrava esistessero solo loro due, e Martha poteva solo immaginare la tremenda battaglia che si stava tenendo nella mente di sua sorella in quel momento.
A tutti, però, guardando quella scena fu subito chiara una cosa: non importa cosa succede, non importa il tempo che passa, non importa la logica, il tempo o tutto ciò che è giusto o sbagliato, certi legami vanno al di là di tutto, perché ci sono legami che sono semplicemente destinati ad essere.
Sirius stava per dire qualcosa, ma Rose fu più veloce. "Ciao." Disse, con un sorriso.
"C-ciao." Rispose lui. Sicuramente, come tutti, aveva notato il cambiamento nel viso di Rose: non era più scavato dallo stress e dalla solitudine, ma era luminoso, pieno, felice. Rose era felice.
Nel momento in cui Rose sorrise a Remus, lui distolse lo sguardo, e i capelli di Dora divennero turchesi.
"Non trovi anche tu che sia stupenda, vestita così?"
"Remus, dille di no." rispose Dora. "Insomma, Rose, è solo una cena!"
"Ehi, non è una cena: è un ricevimento di nozze!" la rimproverò lei.
"Si, come ti pare, ad ogni modo è una cena!"
"Non discutere con lei di questo, Dora." la mise in guardia Sirius. "Trova sempre il modo di cadere in piedi."
Rose gli fece una linguaccia e tornò a guardare l'armadio di Martha. "Che ne dici di questo?"
"No, Rose, quello è mio e ci tengo." Si oppose Martha.
"Si ma tu presto tornerai ad essere una balena e lei ha bisogno di vestiti decenti, quindi farai questo sforzo."
"Ehi!" si lamentarono all'unisono Martha e Tonks.
Prima che Rose potesse dire altro, il campanello suonò. Martha e Sirius, nello stesso istante, si Smaterializzarono davanti alla porta. Martha posò l'occhio sullo spioncino, e poi aprì la porta. "Charlie?" domandò, esterrefatta.
Charlie Weasley, primogenito di Molly e Arthur, era in piedi sulla soglia di casa Black. Aveva solo dodici anni in meno di Martha, eppure lei guardandolo si sentì tremendamente vecchia: ricordava senza la minima fatica quel bambino curioso stretto nel vestito buono per il suo matrimonio.
"Godric, sei altissimo!" esclamò, sorridendo.
Lui sorrise. "Perdona l'intrusione, Martha, c'è ... c'è una cosa che devi vedere."
"Che cosa?"
"Harry è uno dei campioni, e si da il caso che ... beh, che io sappia in cosa consiste la prima prova."
Il sorriso di Martha si tramutò in un'espressione seria e preoccupata. "Prendo la giacca." Disse.
Da quel punto della foresta, il castello ed il lago non erano visibili. Per questo, i quattro, giganteschi draghi irritati erano totalmente ignari di dove fossero finiti.
Martha, avvolta nella vecchia giacca di pelle di Sirius, teneva le braccia incrociate e li fissava tutti e quattro, mentre Charlie, accanto a lei, cercava di calmarli.
Rose, con aria incuriosita, mosse un passo verso un drago nero, con gli occhi molto simili a quelli di un gatto. "Questo è un Ungaro Spinato?!" domandò a Charlie.
"Esatto." Rispose. "Il peggiore di tutti."
"Perché dici così?" domandò ancora Rose.
"Beh, perché è ..."
Martha smise di ascoltarlo: la sua attenzione venne dapprima attirata dalla donna altissima accanto a Hagrid che riconobbe come Madame Maxime, poi riconobbe una leggera, leggerissima malformazione del tronco di un albero dietro di loro. Sapeva cosa provocava quelle sviste, aveva usato quell'oggetto moltissime volte. Era il Mantello dell'Invisibilità di James Potter. Fu certa che anche Harry, nascosto, l'avesse vista, così sorrise, ottenendo in risposta un amichevole saluto da parte di Hagrid.
"Ciao, Martha!" disse. "Non sapevo che c'eri anche tu!"
"Nemmeno io, Hagrid." Rispose lei. "Buonasera, Madame Maxime." Disse, poi, rivolgendosi alla donna.
"Buonasora, signora Black." Replicò l'altra.
"Oh, Hagrid!" esclamò Charlie. "Stai indietro! Lo Spinato è il peggiore, sai?"
"Perché dici così?" domandò Martha, ruotando attorno al drago tenendosi a distanza. La risposta la trovò da sola: sulla coda, il drago sfoggiava una serie di spine bronzee.
"Non sono solo le spine." Disse Charlie, avvicinandosi. "Lui è ... malvagio, di natura. Spero davvero che non sarà quello di Harry."
"Ehi, non portare sfiga." Lo rimproverò Martha.
Anche Rose si avvicinò a loro. "Che ci devono fare? Non affrontarli, vero? Voglio dire, Harry è forte ma ci vogliono almeno una dozzina di maghi per stenderne uno solo."
Nulla, nemmeno il rumore dei draghi stessi, riuscì ad impedire a Martha di sentire Harry respirare affannosamente.
"Robert! Robert, Robert, svegliati!"
Robert spalancò gli occhi e poi vide Harry davanti a lui, nel buio. "Che succede? Stai bene? Kayla sta bene?" domandò, immediatamente.
"Draghi, Robert, sono draghi!"
Robert osservò suo fratello con aria perplessa per un attimo. "Harry era ... era solo un sogno, sei agitato, è normale, mancano tre giorni alla prova, e ..."
"Non era un sogno, Robert, li ho visti davvero!" esclamò, di nuovo. "Hagrid mi ci ha portato! E c'erano anche Rose e Martha, con Charlie Weasley!"
Robert si mise a sedere. "Sei sicuro, Harry? Voglio dire, se martedì saranno draghi, è una faccenda seria, molto più seria di quanto immaginassimo."
"Già." Rispose Harry, facendosi perplesso e mettendosi a sedere accanto al fratello. "Non posso affrontare un drago."
"Non te lo faranno affrontare, non possono. Credo dovrai raggirarlo, o cose così."
"E come faccio?"
Robert alzò le spalle. "Vola. È la cosa che ti riesce meglio, no?"
"Non è giusto! Non è leale, non è corretto, non ..."
"So che non è leale, mister lealtà, ma è per Harry!"
"Perché lui sa dei draghi e gli altri tre no? È ingiusto!"
"Ti ho detto che Madame Maxime era lì, e quindi la francese lo sa. E Karkaroff ci metterà venti secondi a corrompere uno dei maghi che li hanno portati lì, quindi anche Krum lo saprà!"
"E Diggory? Anche lui merita di saperlo!"
"Che stai dicendo, Sirius? Diggory, Krum e la francese hanno scelto di partecipare al Torneo, e ..."
"So che Harry non lo ha scelto, Merlino santissimo, ma è campione quanto loro, quindi non doveva saperlo!"
Martha agitò le braccia verso il cielo. "Ciao, sono Sirius Black e sono il paladino della giustizia! Metto a rischio la vita di mio figlio pur di mantenere l'equilibrio nel mondo!"
"Io non sto mettendo a rischio un bel niente!" replicò, facendo il giro del tavolo da cucina.
"Tu stai dicendo che Harry non meritava di sapere dei draghi!"
"Esatto!"
"E quindi meritava di arrivare impreparato!"
"No, affatto! Sto dicendo che non è giusto!"
"Oh, a trentacinque anni scopri che il mondo non è giusto?"
"Sto dicendo che non puoi usare due pesi e due misure. Smettila di predicare giustizia se domani andrai a Hogwarts a insegnare al ragazzo a barare!"
"Io domani andrò al castello per insegnare a Harry qualche trucchetto per tenersi in vita con in mano solo una bacchetta, e scusami tanto se non voglio che muoia!" le ultime parole le disse ringhiando, alzando il tono della voce in modo spropositato, fregandosene del sonno di Remus poche stanze più in là o di quello di Fierobecco in giardino. Era l'una passata e la luna era quasi piena, fieramente alta nel cielo, illuminando i mobili di legno chiaro di casa Black.
"Credi che io voglia che muoia? Dannazione, è figlio tuo quanto mio, Martha, ti comporti come se a me non importasse!"
"Tu ti stai comportando come se non ti importasse, Sirius, torno a casa dicendoti che tuo figlio dovrà affrontare un drago e tu mi fai la predica sulla lealtà e la moralità!"
"Si, cazzo, perché non capisci che tutto questo non è giusto?!"
"Notizia dell'ultima ora, Sirius Orion Black, la lealtà e la moralità in questo mondo sono andate a puttane secoli fa! E nel nostro mondo sono andate perdute tante di quelle volte che non me ne preoccuperò nemmeno per un secondo per difendere Harry!"
"James direbbe ..."
"JAMES NON È QUI!" sbraitò lei, salendo le scale. "E GRAZIE PER AVERMELO RICORDATO! NON PUOI SAPERE COSA DIREBBE, PERCHÉ LUI NON C'È!"
"IO SO CHE COSA DIREBBE!" rispose lui, seguendola su per le scale.
"CHE NE SAI? CHE NE SAI DI COSA SAREBBE DIVENTATO IN QUESTI TREDICI ANNI? CHE NE SAI DELL'UOMO CHE SAREBBE ORA? LUI AVRÀ PER SEMPRE VENTUNO ANNI, MERLINO, E TU NON SAPRAI MAI COSA DIREBBE ORA!" entrò in stanza e afferrò il cuscino di Sirius, Appellando una coperta. "Domani andrò a Hogwarts e farò tutto ciò che posso per salvare Harry. Tu continua a predicare la lealtà e la giustizia, prima o poi qualcuno ti ascolterà." Lanciò a Sirius il cuscino e la coperta e lui, comunque furioso, benedisse il momento in cui avevano deciso di comprare un divano letto.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro