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lei lo renderà felice


Lentamente, novembre lasciò il posto a dicembre. Quasi nessuno se ne accorse, perché non cambiò molto. Faceva solo molto più freddo.
Remus, visto il buon rapporto con Rose, aveva ricominciato a vivere a casa Black, e la Redfort maggiore faceva loro visita con una certa regolarità. Marie era ancora in crociera, e giurava che le piacesse moltissimo. Martha e Sirius, dopo le varie notti sul divano, continuavano con i loro battibecchi abituali, come se fosse normale. Avevano ripreso ad essere quelli di sempre, cioè a discutere di ogni piccola cosa per fare pace dopo pochi minuti don un bacio a stampo. Persino Kayla si era abituata, e Tonks (ospite fisso per la cena) ne era divertita. Il corso d'addestramento la distruggeva, così a cena mangiava moltissimo. A volte Rose la riportava a casa, altre volte occupava il letto di Robert e, la mattina dopo, si dirigeva con Martha al Ministero.
Sirius passava le sue giornata insieme a Kayla, che ne era ben felice. Rose pareva aver conosciuto un tipo, uno serio, ma non aveva assolutamente voglia di rompere la sua quotidianità per permettere a qualcun altro di entrare nella sua vita.
A Sirius fu concesso di tornare a lavorare. Iniziò dalle cose meno importante, affiancato da Malocchio Moody giorno e notte, insieme agli stagisti, ma ricominciò a lavorare. Lui lavorava solo la mattina, e Rose solo il pomeriggio, Martha lavorava a giorni alterni così Kayla non era mai sola. Remus non aveva ancora un nuovo lavoro, ma passava le giornate fuori. Nessuno chiedeva dove andasse, e lui non ne parlava, ma Martha aveva l'impressione che si stesse dedicando alla ricerca. Non era sicura su che cosa stesse cercando, ma era ovvio che stesse cercando qualcosa.
Martha se ne stava appoggiata al petto di Sirius, mentre ascoltava il suo respiro tranquillo. Meno di tre ore prima avevano fatto l'amore più e più volte, e lei aveva ancora addosso il suo odore, quello che le era tanto mancato. Ogni tanto, tornava ad annusare i suoi vestiti od il suo cuscino, arrivando quasi a soffocare, perché, dentro di lei, aveva paura che lui sparisse di nuovo. Invece lui era lì, e sebbene fosse di nuovo accanto a lei da quasi sei mesi, non riusciva a capacitarsene.
"Sirius?" sussurrò.
Lui aprì un occhio.
"Sirius, guardami."
Lui girò leggermente la testa, trovando Martha accovacciata sul suo petto. "Che ore sono?" chiese, rendendosi conto che era ancora buio.
"Non preoccuparti, è ancora presto." Rispose lei, mettendosi seduta per guardarlo meglio.
Non era più il ragazzino che aveva conosciuto. Il Sirius sedicenne aveva il naso più sottile, gli occhi più aperti e meno segnati, e tutti quei ricci erano meno evidenti e facilmente domabili. Ma non le importava, perché gli occhi di cui si era innamorata la guardavano nello stesso modo da sedici anni.
"Non m'importa quanto litighiamo." Esordì.
Lui si mise seduto. Conosceva quello sguardo, era segno che stava pensando da ore a ciò che stava per dirgli. "Nemmeno a me." La rassicurò.
"Non m'importa nemmeno di tutte le cattiverie che arriveremo a dirci. Sapevamo che sarebbe successo."
"Sì."
"Non m'importa perché sei l'uomo della mia vita. E ti voglio accanto fino a quando non avrò i capelli bianchi e non riuscirò a ricordarmi nulla."
Lui le accarezzò i capelli, ringraziando Merlino che fossero ancora castani. "Ci sarò."
"Ti amo." Sussurrò lei, come se fosse un segreto.
Lui sorrise e le baciò le labbra. "Si, lo avevo notato."
E sia amarono, di nuovo.

"Roooose!"
"Arrivo, arrivo!"
"Rose, faremo tardi!" strillò di nuovo Martha, battendo il pugno sulla porta del bagno.
Sirius, uscendo dalla cucina, notò la moglie in difficoltà e sorrise. "ROSALIE!" urlò a pieni polmoni.
"Oh, Black, ora arrivo, arrivo!" Rose spalancò la porta, mostrandosi con i capelli più corti di almeno quindici centimetri. Se prima erano scalati e arrivavano sotto al seno, ora erano perfettamente regolari e sfioravano le spalle.
Sirius la guardò dubbioso. "Hai tinto i capelli?"
Martha, furiosa, si precipitò al centro del bagno. "Ti sei tagliata i capelli! Ti sei tagliata i capelli nel mio bagno, porco Salazar!" imprecò.
"A me sembra che abbiano cambiato colore." Contestò Sirius, scrutando la cognata come se si trattasse di un animale nuovo allo zoo.
"Oh, Martha, non è mica una tragedia!" replicò la primogenita. "Si pulisce tutto, guarda. Gratta e netta!"
Tutti i capelli castani che se ne stavano per terra, sparirono. In quel momento, Tonks e Kayla rincasarono. "Zia Rose! Ti sei tagliata i capelli!" esclamò la bambina.
"Solo a me sembrano tinti?" domandò Sirius con aria scocciata. Baciò Tonks sulla fronte in segno d'affetto, e lei si strinse a lui con tenerezza.
"Non li ho tinti, Padfoot." Rispose Rose, sbuffando. "Li ho solo tagliati."
"Ma perché nel mio bagno, mi chiedo?!" strillò di nuovo Martha, indossando il cappotto. Poi si perse ad osservare fuori dalla finestra. "Sta nevicando." Sussurrò, con un sorriso.
Kayla seguì lo sguardo di sua madre e prese a saltare. "Sta nevicando! Nevicando!" Sirius la guardò e sorrise, pensando a quando lui e Prongs si entusiasmavano così.
"Siamo in ritardo." Disse Rose scettica, per niente scossa dalla neve. Si diresse verso la porta e poi guardò gli altri. "Beh, andiamo?"
Martha capì al volo. Quando prese per mano Kayla, sussurrò: "La neve le ricorda Lily." E anche lei, si ricordò di quelle tre bambine così diverse ma così legate che giocavano a palle di neve davanti a casa Evans.
La stazione di King's Cross accoglieva il freddo dicembre con la solita discrezione, mentre quella strana famiglia si aggirava tra i binari. Quando il treno si fermò al binario nove e tre quarti, Sirius si alzò sulle punte, assumendo la stessa espressione concentrata di Kayla.
Molly aveva spedito a Martha e Sirius una lettera, poche settimane prima, in cui annunciava che sarebbero presto partiti per la Romania. Martha aveva risposto subito dicendo che sarebbe stata un vero peccato separare Harry e Ron per le vacanze, così si era offerta di accogliere il penultimo Weasley in casa Black per le feste.
Dopo pochi minuti, i due ragazzini scesero da una delle due porte, e Martha, in mezzo al frastuono, sentì chiaramente Ronald lamentarsi. "Quello stupido topo è sparito di nuovo! Scommetto che c'entra il gatto della Granger! Parola mia, Harry, quella non è a posto con la testa!"
Harry non fece in tempo a rispondere, perché corse ad abbracciare il suo padrino, mentre Martha accarezzava una delle guancie paffute di Ron. "Ciao, piccoli Grifondoro. Com'è andato il viaggio?"
"Bene!" esclamò Ron, mentre Harry abbracciava Martha. Lei lo scrutò con sguardo divertito e poi gli scompigliò i capelli.
"Ciao, Harry Potter." Sussurrò, mentre si chinava per baciargli la fronte. "La tua mansarda ti aspetta da mesi."
Lui sorrise, mentre Sirius si guardava ancora attorno. "Chi sarebbe quella?" domandò Kayla.
Martha, Rose e Tonks seguirono il suo sguardo, trovando Robert, più sorridente che mai, discutere amorevolmente con una ragazza dai capelli scuri, che sfoggiava elegantemente una pancia tonda, indice di una gravidanza di almeno cinque mesi. *
"Oh, Merlino!" esclamò Rose. "Quel ragazzino è ancora più precoce dei genitori!"
"Non dire stronzate!" replicò Martha. "Non può essere suo il bambino!"
"Non è suo." Risposero all'unisono Sirius e Tonks. L'uomo si girò a guardare la cugina, e prima che Martha potesse domandare loro qualcosa, i due procedettero a grandi passi verso Robert e la Corvonero.
"Papà? Tonks?" esclamò il giovano Black vedendoli.
Sirius studiò attentamente la reazione della ragazza, ma, ad ogni modo, i suoi occhi sembravano sinceri. Così Sirius decise di sfoggiare la cavalleria che Orion Black si era premurato di insegnargli prima di cacciarlo di casa come un cane. Tonks decise di rimanere in disparte, a cercare con tutta sé stessa di non ridere.
"Domando scusa, signorina, ma dovrei riportare il mio giovane erede da sua madre."
La ragazza prima scrutò l'uomo con diffidenza, poi scelse di rimanere al gioco. "Oh, signor Black, sono mortificata per averle rubato Robert! I miei cari saluti a sua moglie."
Sirius mosse leggermente la testa, divertito da quella ragazza che reggeva perfettamente l'educazione Ottocentesca del Black. Afferrò la mano pallida di Alex e ne baciò il palmo, guadagnandosi lo sguardo omicida di Martha e quello più che divertito di Robert.
"I miei cari auguri per le vacanza natalizie, cara. Ha dove tornare per la notte? Mi sembra sola, e Robert non mi perdonerebbe mai se la lasciassimo da sola."
"Papà, non-"
Sirius scosse la testa. "Tua madre pensava che il bambino fosse tuo, Robert. Ringrazia che non sia corsa qui lei." Lo rimproverò sottovoce Sirius.
"Oh!" esclamò la ragazza. "Oh, Black, mi dispiace di aver fatto spaventare tua madre, io non ..."
"Mia madre si spaventa troppo facilmente." Rispose secco Robert. "E non puoi chiamarmi Black davanti ad un altro Black."
La ragazza rise. "Chiedo scusa, non mi sono presentata, signor Black. Ero troppo presa a giocare a fare la principessa medievale." Porse a Sirius la mano destra con aria seria. "Mi chiamo Alexandra Dixon, e posso assicurarle che il bambino che porto in grembo non è suo nipote."
Sirius scoppiò a ridere, e strinse la mano di Alexandra. "Sirius Orion Black, al suo servizio." Lanciò una veloce occhiata a Martha, riuscendo a sentire il calore delle sue guance rosse di rabbia. "Mia moglie sta progettando di uccidermi, Alexandra Dixon. Penso di avere comunque ancora il diritto di aprirti le porte di casa nostra."
"La mamma ti ammazza."
"Progetta di farlo da sedici anni, Robert."
Alex sorrise. "Scriverò a Robert più spesso di quanto gli faccia piacere, signor Black, non credo che suo figlio mi vorrà tra i piedi anche a casa."
Sirius sorrise. "Robert, sei un gran maleducato."
Alex rise. "Beh, è stato un piacere conoscerla. Chieda scusa da parte mia a sua moglie." Strizzò l'occhio a Robert e fece un cenno a Sirius, prima di confondersi tra la folla. Quando si fu allontanata abbastanza, Sirius guardò Robert con aria di rimprovero.
"Devi dirmi qualcosa?"
Robert sorrise. "Mi sei mancato, papà!" esclamò, abbracciandolo, mentre entrambi ridevano.
Non ci poteva credere. Sirius aveva già capito tutto.

"Dimmelo."
"Non distrarti mentre guidi, tesoro."
"Perché non me lo dici?" esclamò di nuovo Martha.
"Perché non ti devi distrarre mentre guidi, mamma." Si intromise Robert, seduto dietro, accanto a Tonks.
"Questo vuol dire che me lo direte quando saremo arrivati?" domandò Martha, guardando suo figlio attraverso lo specchietto retrovisore.
"No." esclamarono i due Black all'unisono.
"Oh, ragazzino, io sono tua madre, non ti conviene metterti contro di me!" frenò di colpo, tra le strade della Londra Babbana. Guardò Sirius con rabbia. "Sirius Orion Black."
"Ci sono."
"Dimmi che cosa hai detto a quella ragazza!"
"No."
"Sirius! le hai fatto il baciamano!"
Sirius la guardò come se fosse pazza. "Ma che stai dicendo?!"
"Mamma, tu sei impazzita. Hai le allucinazioni."
Rose, al volante della macchina dietro di loro, suonò il clacson.
Sirius e Martha si persero l'una negli occhi dell'altro, ed entrambi furono certi che anche l'altro avesse sentito la voce di James ricordare: "Prima regola di un Malandrino. Negare, negare, negare fino alla morte." Rose suonò di nuovo.
Martha rimise in moto l'auto, fissando la strada. "Ne parliamo a casa, Malandrini dei miei stivali."

Il salotto di casa Black aveva appena riaccolto a casa Robert, Harry e Ron, quando Martha scoppiò a ridere come non rideva da tempo.
"Le hai davvero detto così?!" esclamò. Sirius, divertito quanto lei, seduto sulla poltrona, annuì. "Mi fai passare per una mamma ansiosa!"
"Ah, perché, non lo sei?!" domandò Robert, sorridendo.
Martha, disarmata, guardò Harry e Ron. "Secondo voi sono una mamma ansiosa?" I due ragazzini annuirono. "Ma no! Ho solo detto che ... beh, che ero troppo giovane per diventare nonna!"
"La mamma ha sempre detto che non si è mai pronti." Aggiunse Rose, seduta ai piedi di Sirius. "Harry, mi passeresti un'altra fetta di pizza?"
Avevano mangiato pizza d'asporto per terra, appena Ron aveva confessato che non sapeva nemmeno cosa fosse, la pizza. Sirius e Robert avevano appena raccontato del breve scambio di battute con Alex, e a Martha non era sfuggito il luccichio negli occhi del figlio. Remus e Tonks, intanto, non riuscivano a smettere di ridere, mentre Harry guardava quella famiglia un po' strana, sentendosi fiero di farne parte.
Un paio di ore dopo, Harry era di nuovo in quello stesso salotto, solo più buio, e lui pareva essere alla ricerca di qualcosa. Scrutava le enormi librerie che circondavano il tavolo da pranzo, cercando tra gli enormi volumi di magia. Prima che potesse rendersene conto, due occhi grigi lo guardavano.
"Quelli erano regali di tua madre." Esordì Sirius. "Sono manuali per Pozionisti."
Harry si spaventò, immaginando che Sirius volesse sgridarlo, ma, al contrario, il suo padrino si avvicinò a lui e a quei libri. "Questi" e indicò una serie di vecchi volumi di medimagia "erano dei tuoi nonni, invece. Io e James ci passammo le notti, per una faccenda che ti racconterò a tempo debito." Harry sembrò rilassarsi. "Di cosa hai bisogno, tu, piccolo Potter?"
Harry sembrò dubbioso. "Sirius, tu ... te ne intendi di vecchi maghi importanti?"
Sirius sospirò. "Dipende. Di chi stiamo parlando?"
Harry finse che la cosa non avesse importanza. "Beh, di un tale ... Nicolas Flamel."
Sirius fece ondeggiare la testa, avanti e indietro. "Nicolas Flamel ..." si strofinò la barba. "Flamel ... credo sia un alchimista, ne parlava spesso Rose durante il corso da Pozionista. Era famoso, davvero famoso, per essere quasi immortale."
"Immortale?!"
Sirius gli fece segno di abbassare la voce, sorridendo. "Si, anche se la trovo molto stupida come cosa."
Harry sembrò sorpreso da quella risposta. "Non vorresti essere immortale, Sirius?"
Sirius guardò Harry, il viso di James, di quando si erano conosciuti e tutto era iniziato.
Sirius guardò Harry, gli occhi di Lily, la moglie di suo fratello, la sorella di sua moglie. Forse anche lui e Lily erano stati fratelli, in qualche modo, come Martha e James.
"Avrei voluto che i tuoi genitori lo fossero, sinceramente. Per quanto riguarda me, la morte fa parte della vita, e la vita fa parte della morte. Se non potrai mettere la parola fine, che senso avrà un libro infinito?"
Harry lo scrutò attentamente. "Te l'eri preparata, questa risposta?"
Sirius scosse la testa. "Sono stato in isolamento per dieci anni, Harry. Ho avuto un po' di tempo per pensare."
Il ragazzino abbassò la testa. "Scusa, non volevo ricordartelo."
Sirius gli scompigliò i capelli. "Non fa niente, piccolo. Hai saziato la tua sete di sapienza, per oggi?"
Lui annuì deciso. "Mi hai detto molto di più di quanto non mi abbiano detto i libri su cui abbiamo cercato."
"Dovresti scrivermi, quando combini guai. Potrei essere d'aiuto."
Harry annuì, ringraziò Sirius, e corse su per le scale.
Sirius, senza nemmeno pensarci, guardò il divano, guardò l'angolo su cui si sedeva James. E lo vide chiaramente lì, a sorridergli come se fosse reale.
"Harry è un piccolo Malandrino." Disse quello che, probabilmente, era solo frutto della sua immaginazione. "E io sono fiero di te."

Erano passate meno di due ore, quando Robert scese le scale che conducevano al salotto, e si mise a curiosare nella libreria, senza accorgersi che suo padre Sirius era seduto sul divano.
"Cerchi qualcosa, pulce?" chiese, in un sussurro.
Come era prevedibile, Robert saltò in aria. "Cazzo, papà! Mi hai fatto morire di paura!"
Sirius trattenne una risata. "Come fai a scuola? Dici così anche a Gazza?"
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. "A scuola ho la Mappa. E Gazza si muove ad orari ben precisi."
Felpato sembrò indispettito. "Vecchio bastardo. Era più in forma, fino a quindici anni fa." Scosse la testa. "Non dire mai bastardo davanti alla mamma, però." Aggiunse subito. "Ti polverizzerà all'istante." Si alzò e raggiunse il figlio. "Che cercavi qui? Nicolas Flamel?"
Robert scrutò Sirius senza capire. "Nicolas Flamel? Quello dell'Elisir di Lunga Vita?"
"Non so, non ricordo se fosse lui." Rispose l'altro, corrugando la fronte. "Comunque, che cercavi?"
"Il libro dei nomi." Rispose lui flebilmente. "Alex non sa ancora come chiamare il bimbo."
"Oh, è un maschio?" chiese Padfoot, estraendo con aria saggia il libro dei nomi dallo scaffale più alto.
"Non sa nemmeno quello." Rispose, abbassando la testa. "Secondo me ha paura, ma non lo vuole ammettere."
Certo, si disse Sirius. Lui non capiva, lui non sapeva. Posò una mano sulla spalla del figlio. "Certo che ha paura. Ho avuto più paura quando tua madre mi disse di essere incinta che quando mi hanno portato ad Azkaban." Poi scosse la testa. "Tu non ... non hai idea di come ci si possa sentire, nessuno lo sa fino a quando non ci si ritrova dentro."
"Ma tu e la mamma avevate già intenzione di sposarvi, giusto?"
"Giusto. Ma il matrimonio era per dare un giorno di festa a tutti quanti. Non ci serviva una carta, ci amavamo, e lo sapevano tutti. Ma un figlio ... non eravamo sicuri che saremmo arrivati vivi alla settimana dopo, Robert, come potevamo pretendere di donare al mondo una vita nuova? La nostra paura più grande era che tu rimanessi orfano troppo presto, che non ti saresti mai ricordato di noi."
"E allora che hai fatto?" chiese Robert con sguardo comprensivo.
Sirius sospirò. "Chiesi a James di badare a te come se fossi figlio suo, nel caso io fossi mancato."
La nostalgia nella voce di suo padre lo commosse. "E che cosa ti disse?"
"Sei un cretino, Padfoot Lo avrei fatto comunque.". rispose Sirius, cercando di imitare la voce fine di James.
Robert annuì. "Io ... ho sempre detto alla mamma che non me lo ricordo, perché piangeva sempre quando parlava di lui e Lily. Ma ..."
"Ma tu te lo ricordi." Terminò Sirius.
Robert annuì. "Come lo hai capito?"
"Ti passi la mano nei capelli. Guardi Harry come se dietro di lui ci fosse un fantasma. E voli come ti aveva insegnato lui."
Il ragazzo abbassò la testa. "Sei tu Padfoot, quindi?"
Sirius si morse un labbro. "Sì." Ammise.
"E James era Prongs."
"Sì." Sperava solo che non gli chiedesse di chi fosse il nome che non aveva mai sentito.
"Ogni tanto chiamate Remus Moony. Quindi lui è Moony."
"Remus è Moony." Confermò Sirius.
"Allora perché io non mi ricordo di Wormtail?"
Sirius scrutò suo figlio, aggrottando la fronte. Per quanto si sforzasse, Robert era assolutamente sincero. "Wormtail è morto, o almeno così crediamo." Disse, poi. Non era in grado di mentire a suo figlio, ma poteva sempre nascondergli temporaneamente una parte di verità. E per lui Wormtail, il Malandrino che lui e James avevano preso sotto la loro ala protettrice, era morto. L'assassino che stava cercando era Minus. Che di Wormtail non aveva assolutamente nulla.
"Mi dispiace."
Sirius annuì. "Anche a me." Batté di nuovo la mano sulla spalla di Robert. "Alex mi sembra a posto, comunque. Tieni alto l'onore dei Black!" scherzò.
"Tra me e lei non c'è niente."
"Si, sai che è successo dopo che ho detto questa frase l'ultima volta?"
"Ti sei messo con la mamma?"
"No, peggio. Mi sono lasciato convincere a studiare con lei!" lo confessò come se fosse un reato.
Scoppiarono a ridere, con la medesima risata simile ad un latrato.

Martha spalancò gli occhi, sentendo dei rumori nella camera di Kayla, delle risate nella camera di Robert e dei passi di sopra, in camera di Harry e Ron.
Tutti amavano il Natale. La sola cosa che lei avrebbe voluto fare, la mattina di Natale, era girarsi dall'altra parte e dormire fino al giorno dopo.
Anche Sirius si svegliò. "Buon Natale, Redfort." Sussurrò, con voce addormentata.
"Mh." Rispose lei. "Possiamo rimanere qui?" borbottò, girandosi dall'altra parte.
Lui la strinse da dietro, baciandole una spalla. "Possiamo, possiamo." Rispose, sorridendo.
Lei voltò la testa e lo baciò. "Buon Natale, amore mio." Lei prese a giocare con il ciondolo a forma di cuore che lui le aveva regalato molti Natali prima.
"Quanti anni sono passati?" domandò lui, notando il ciondolo.
"Sedici." Rispose subito lei. "Merlino, siamo vecchi!"
"Parla per te!" rispose lui.
"Papà! Papààààà! Sono arrivati i regali!" esclamò Kayla, spalancando la porta.
"Papà!" le fece il verso Robert, facendo capolino con la testa e notando i genitori abbracciati. "Ma non siete un po' vecchi per le sveltine della mattina?"
Fece appena in tempo a schivare il cuscino che Sirius gli lanciò.

"Che cosa è?" domandò Kayla, scrutando il suo regalo.
"Si chiama Ricordella, tesoro." Rispose Rose.
"Oh, si! L'hanno regalata anche a Neville, in ottobre." Esclamò Harry, trovandosi tra le mani un pacchetto grigiastro. "Ma questo?"
"Lo ha portato un gufo stamattina per te." Rispose Robert, seduto per terra esattamente come gli altri, addentando una bacchetta di liquirizia.
Martha e Sirius si guardarono preoccupati. "Aprilo, su." Lo invitò lei. "Sicuramente, non può farti nulla di male."
Harry, con aria incerta ma curiosa, estrasse dal pacchetto posticcio un mantello grigio, nero e pieno di toppe e graffi.
"Oh, Godric." Esclamò Robert, riconoscendo l'oggetto mistico.
Martha si portò una mano sul petto, e Sirius afferrò il biglietto con aria indispettita.
"Dovresti indossarlo per capire come funziona, piccolo." Gli disse Martha, con voce tremante, mentre Sirius, con uno sguardo da segugio, annusava il biglietto e la carta regalo. Nel momento in cui Harry si avvolse in quel vecchio mantello, il suo corpo sparì, lasciando la testa fluttuante.
"Sono invisibile!" esclamò il ragazzino. "Che roba è questa?"
"Quello è un Mantello dell'invisibilità!" esclamò Ron, che stava dividendo i dolciumi con Robert.
"Non è un Mantello dell' Invisibilità." Disse Sirius, con voce tremante. "Quello è il Mantello dell'Invisibilità. Il Mantello dell'Invisibilità di James Charlus Potter."
Robert ci mise qualche secondo prima di collegare tutto. "Oooh!" esclamò poi. "Fatto il misfatto, eh, Padfoot? Ora mi è tutto più chiaro."
Sirius sorrise al ragazzo, scuotendo la testa. Stava crescendo più in fretta di quanto fosse umanamente possibile.
"Andate a godervi le vostre scope, piccole pesti!" esclamò Martha. "Harry, mi lasceresti il Mantello di papà per qualche minuto?"
Harry annuì, seguendo gli altri verso il giardino innevato. Sirius strappò il Mantello dalle mani di Martha, rimanendo seduti sotto l'albero. Lo avvicinò al viso, e poi disse. "Ufficio di Silente. Probabilmente un posto chiuso."
"Bravo, Felpato." Cercò di scherzare Martha. "Silente glielo portò via alla fine dell'estate, ricordi?"
"Ricordo." Ammise lui. Ricordava lo sconforto di James quando la sua ultima possibilità di mettere il naso fuori casa gli venne portata via dalla stessa persona che gli aveva chiesto di nascondersi. Ricordava il suo modo quasi folle di saltellare per il salotto quando pensava, perché James fermo non ci sapeva stare. Ricordava ogni dettaglio di ciò che James era stato. Prima che lui, Martha o Rose (che pareva essersi pietrificata) potessero aggiungere qualcosa, la serratura scattò, e Remus Lupin fece il suo ingresso. "Buon Nataleeee!" esclamò.
Prima che Martha potesse accorgersi che Remus stesse ridendo, il sorriso sul volto del licantropo scomparve. Impallidì, fissando il Mantello. "Come ..."
"Silente lo ha spedito ad Harry." Rispose Martha.
"E che gli avete detto?" domandò Moony.
"Che era di James. Che altro potevo dirgli?" replicò Sirius. Poi si passò la mano sul volto con aria nervosa. "Robert ... mi ha chiesto chi fosse Wormtail." Sussurrò.
Martha scattò. "Non se lo ricorda, vero?" domandò, terrorizzata.
"No, ha letto ... ha letto il nome sulla Mappa, quando si rivela."
"Prima o poi ci arriverà da solo, se non gliene parlate." Disse Rose, che pareva essersi ripresa.
"Perché parlargliene? È sparito, basta, addio." Rispose Remus irritato.
"Perché è il motivo per cui sono stato lontano da lui dieci anni."
"Non racconterai a nostro figlio che uno dei nostri migliori amici ci ha traditi tutti." Sentenziò Martha.
"Dovrò farlo, prima o poi."
"Voldemort se n'è andato." Replicò secca. "Nessuno parlerà più di quella stupida guerra."
"Credi davvero che Voldemort non tornerà, Martha?"
Martha si alzò per guardare Remus in faccia. "Voglio credere che andrà tutto bene."
"Ma loro dovranno sapere com'è andata." Rispose prontamente Moony.
"Harry Potter e Robert Black sono i figli dei due maghi più impulsivi che io abbia mai conosciuto. Come credi che reagiranno sapendo che James e Lily sono stati traditi dalla persona in cui avevano riposto tutta la loro fiducia, e che l'unico colpevole ufficiale è stato mio marito?"
"Male."
"Allora perché dovremmo fare loro questo, Remus?!"
Fu Sirius a parlare. "Perché non potrai mentire per sempre, Martha."

"Caccabombe!" strillò Piton (per quanto Piton potesse strillare) "I sotterranei pieni di Caccabombe, ecco il tuo buon motivo!"
Martha fissò il viso corrugato di Piton. Avevano la medesima età, eppure lui sembrava davvero più vecchio.
Se ne stava con le braccia incrociate sul petto, nell'ufficio di Silente. Sirius, accanto a lei, si mise le mani sui fianchi, mentre osservava Robert, Alex, Fred e George, mentre si rendeva conto che avrebbe dovuto giocare la parte del padre severo.
"Gli studenti della Casata di Serpeverde sono stati sfollati in altre aule, costretti ad abbandonare i loro averi, mentre questi quattro mascalzoni si sono difesi dicendo semplicemente ..."
"È Carnevale!" concluse Fred.
Martha non lo notò, ma Robert fu più che certo che Sirius, con la mano sul volto, stesse nascondendo un sorriso.
"A Carnevale ogni scherzo vale, professore!" aggiunse Fred.
"Non ne posso più, di voi quattro."
Questa era una frase che Sirius Black aveva già sentito troppe volte.
"Dimmi, Severus" iniziò Martha "che ti aspetti che faccia?"
"Che diate a vostro figlio la punizione che merita, Redfort."
"Non alzerò un dito contro il mio ragazzo, Mocciosus." Rispose Sirius, che faceva avanti e indietro.
"Ecco come crescono i figli quando non li si punisce abbastanza." Sputò Piton.
"Non parlare di cose che non conosci!" scattò Sirius.
"Per la barba di Merlino!" esclamò uno dei quadri.
Robert si voltò di scatto, mentre Martha gli posava una mano sulla spalla.
L'uomo ritratto nel quadro – quadro che Robert non aveva mai notato – portava fieramente i tratti tipici dei Black, ma al contrario di Sirius, Kayla e Robert, fissava tutti con odio, come se si sentisse superiore. Era avvolto in una vesta da mago verde e argento, e sedeva su un trono rosso.
"Tu sei Sirius Black Terzo! Il primogenito di Orion!"
Sirius fissò il quadro. "Phineas Nigellus Black." Constatò, dopo qualche secondo.
"Non capirò mai quanti Black esistono." Sbuffò Robert.
"Oh, ragazzo, tu sei un Black?" domandò l'uomo, speranzoso.
"Così pare."
"Per Salazar! Allora la Casata non è morta!"
"La Casata dei Purosangue è morta con Regulus. Io sono stato rinnegato, e i miei figli sono dei Mezzosangue."
L'uomo del quadro sembrò schifato da quell'affermazione, ma prima che potesse rispondere, Sirius fissò suo figlio. "Robert, io sono fiero di te per come vedi il mondo, e sono fiero di te per il tuo grande cuore e un sacco di altre cose. Ma ci sono dei limiti da rispettare."
Martha fissò sbigottita suo marito.
"Adoro l'idea delle Caccabombe, anche se non voglio immaginare quanto abbiate speso."
"Stai andando fuori strada." Lo avvertì Martha.
Sirius posò i gomiti sullo schienale di una delle sedie, mentre osservava Robert, Alex, Fred e George. "Non amo le prediche, non amo i genitori che fanno le prediche, e non amo doverne improvvisare una io." si prese di nuovo una pausa. "Sono sicuro che Molly, Arthur, e i genitori di Alex, saranno d'accordo con me quando vi dico che c'è un limite da rispettare, con gli scherzi."
"Ipocrita." Gli disse Piton. "Tu e Potter avete passato sette anni ad affatturare gente a caso nei corridoi."
"Io e James abbiamo passato sette anni a difendere gli indifesi da quelli come te, mostrando loro che anche voi serpi potevate essere ridicolizzati." Replicò Sirius, cauto. "Io e James siamo sempre intervenuti in difesa dei più deboli."
"Ah si?" replicò Piton, scettico. "Io ricordo adolescenti appesi agli alberi con la tunica che cade e trappole nella Stramberga Strillante."
"Sono stati scherzi ad una persona che aveva ideologie razziste e basava i suoi pareri su dei pregiudizi." Rispose Martha, facendo segno a Sirius di non ribattere. "E sicuramente nessun professore ha mai convocato i Potter per rispondere a ciò che i loro figli avevano fatto."
"Non avete mai reso inagibile un'ala del castello." Controbatté Piton. "Non avete mai danneggiato niente in modo irreparabile ... niente di fisico."
Martha incrociò le braccia sul petto. Era vestita da Babbana, come sempre quando andava al lavoro, per protesta. Portava una camicia bianca con i primi tre bottoni slacciati,un maglioncino grigio, dei pantaloni neri e degli stivaletti. "Non siamo stati noi ad allontanare Lily da te, ma le tue scelte di vita." Ribatté. "E tu di nuovo mi hai convocata qui usando la scusa del ragazzo per cercare di farmi sentire in colpa, Piton."
"Tuo figlio è uno screanzato!"
"E io sono fiera di lui!" sbraitò lei. "Se mio figlio è uno screanzato, ma è gentile, di buon cuore, e intelligente, io non potrei che essere più felice!"
Alex fissò Martha, quasi invidiosa.
"Martha si è rimboccata le maniche e ha tirato su i miei figli da sola, Piton, li ha fatti dal nulla, e ha sempre dato tutto per loro. Non permetterò a te, Mocciosus, di metterle i piedi in testa, di insultare il ragazzo o di punirlo ingiustamente. Hanno passato il limite, hanno reso inagibili i tuoi amati sotterranei, e ..."
"Finiranno esattamente come te, tua moglie e gli altri tre Malandrini."
"Che ti piaccia o no, io, mia moglie e gli altri tre Malandrini abbiamo salvato il culo a quelli come te!" Non si era reso conto di avere detto 'tre', di avere confermato le teorie di Robert, finché non aveva visto il ragazzo scattare. "Se tu e gli altri lecchini oggi ve ne state seduti in poltrona a fissarvi il tatuaggio immobile, Mocciosus, è merito nostro e di quelli di noi che ci hanno rimesso la pelle."
"Mi sembrava di essere stata chiara, Piton" intervenne Martha "ricordati grazie a chi sei ancora vivo e sii riconoscente verso i loro figli."
"Fu tuo marito a tendermi la trappola!"
"Sono passati sedici anni, dannazione!" sbraitò Sirius. "Pensavo fossimo qui per parlare di ciò che hanno fatto i ragazzi."
"Il tuo errore ti duole sulla coscienza, Black?"
"Non fu mio, l'errore. L'errore fu di James e Martha che ti salvarono."
"Tanto ad Azkaban ci sei finito comunque, no?"
"Si, a pagare il reato di un altro!"
"Ecco, ecco come si finisce quando si è degli stupidi Grifondoro! Si tradiscono gli amici e-"
"Oh, perché tu sei finito meglio, vero? Hai perso Lily, hai perso Regulus, e vivi qui." Scattò immediatamente Martha, prima che Mocciosus parlasse esplicitamente di Peter.
"Io non ho riposto la fiducia in persone che non lo meritavano." Rispose subito Piton.
"Tu non sai nemmeno cosa sia, la fiducia." Replicò Martha. "O l'amicizia. Quindi taci."
I quattro ragazzi rimasero basiti: nessuno aveva mai detto 'taci' a Severus Piton.
"Portami rispetto, Redfort, altrimenti ..."
"Non puoi più togliermi punti solo perché sono io." lo sfidò Martha.
"Portami rispetto." Ripeté lui.
"Solo quando te lo sarai guadagnato." Rispose Sirius. "E siccome sono sicuro che tratti i miei figli come se fossero l'ultimo anello della catena alimentare, non credo tu meriti del rispetto."
"Tratto il ragazzo come merita."
"Parlavo anche di Harry, deficiente. Lui non ha lanciato delle Caccabombe, o sbaglio? Quale è la sua colpa?"
Nell'istante in cui Martha fissò gli occhi vuoti di Piton, ebbe la risposta. La colpa di Harry era di avere gli occhi di Lily.

"Non capisco perché non ci possano essere dei segreti tra me e mio figlio, Redfort."
Martha alzò gli occhi al cielo. "Perché sua madre è davvero curiosa di sapere cosa avesse da dirti!"
Sirius avvicinò la forchetta alla bocca e poi parlò con la bocca piena. "Affari nostri."
"Non si parla con la bocca piena, papà." Lo riprese Kayla, seduta accanto a lui.
"Hai ragione, principessa. Chiedo perdono."rispose Sirius, sorridendo. "Ma alla mamma bisogna rispondere subito, o crederà di avere vinto!"
Kayla rise e Sirius le scompigliò i capelli con aria sognante. "Kayla?"
"Sì, papà?"
"Prometti che sarai sempre la mia bimba."
"Sirius, non sono cose da dire!" lo riprese Martha. "Kayla crescerà presto, spiccherà il volo, sarà bella e ..."
"Guarda che così si piglia un infarto." La bloccò Remus.
Sirius scosse la testa. "Robert è cresciuto troppo in fretta."
Martha annuì. "Spiccherà il volo anche lui, Padfoot."
"E noi?"
"Lo guarderemo da lontano."
"Perché stiamo facendo questi discorsi?" domandò Rose.
"Perché Robert è cresciuto troppo in fretta." Ripeté Sirius.
"Oh, Black, senti il peso degli anni che passano?" scherzò lei.
"Io sono in ottima forma, e non sono affatto vecchio. Anzi, io e tua sorella potremmo andare avanti a sfornare piccoli Black per l'eternità, non è vero?"
Martha si ingozzò con il cibo. "Che cosa?!" Tonks, seduta accanto a lei, le picchettò la mano sulla schiena.
"Dicevo che potremmo fare un altro figlio." Buttò lì Sirius, versandosi del vino babbano.
"Certo, Padfoot. Lo porti in grembo tu? Ti do il mio utero, che ne dici?"ironizzò lei.
"Guarda che io sono serio." La riprese lui. "Hai sempre detto di volere avere quattro bambini. Abbiamo avuto Robert prima che potessimo rendercene conto, e così è arrivata Kayla. Ora abbiamo in affido Harry, e quindi, pensavo, che potremmo avere un altro bambino."
Martha fissò Sirius, cercando di decifrare l'espressione di suo marito. "Vuoi avere un bambino per non pensare al fatto che il tuo primogenito sia cresciuto?"
"No, Redfort, no." rispose lui. "Voglio avere un bambino perché sto cercando di realizzare almeno un po' di quei desideri che avevamo quattordici anni fa, quando ti sei messa il vestito bianco e hai detto 'lo voglio'."
Martha sorrise e scosse la testa. "Non abbiamo spazio per il quarto erede, Sirius."

Fu così che, prima della primavera, Sirius trovò una vecchia casa abbandonata, poco lontana da Londra. Era bellissima, luminosa, grande, e tutt'attorno ad essa vi era un giardino immerso nel silenzio. Era rettangolare, e i due piani erano formati, più o meno, nello stesso modo.
Entrando dalla porta di vetro, dopo la veranda, ci si ritrovava in un grande ingresso con il parquet e le pareti di un marrone caldo. Davanti all'ingresso, di lato, si trovava una possente scala di marmo, i cui gradini assumevano ognuno un colore diverso, dal bianco più puro al nero più profondo. Alla fine della scala, una gigantesca libreria ricopriva l'arcata che portava nella sala da pranzo, e, collegata ad essa e all'altro lato della scala, vi era una luminosa cucina con un altro piccolo tavolo, i mobili in legno e una porta finestra che conduceva al giardino. Accanto alla cucina, vi era il primo dei molteplici bagni, e le prime due delle sette camere, le quali facevano angolo per condurre ad un piccolo salotto, con delle finestre giganti, dei divani in pelle, una televisione babbana e un camino per la metropolvere.
Salendo la scala, si accedeva alla zona notte, ma questo non implicava che fosse meno luminosa. Vi erano cinque grandi porte bianche, alla stessa distanza tra loro. Al di là di ogni porta, una gigantesca stanza da letto con annesso bagno privato.
Sirius, durante le vacanze di Pasqua, aveva messo i tre ragazzi in fila, accanto a Remus, Tonks, Rose e Martha, e aveva strillato: "Chi arriva ultimo prende la stanza peggiore!"
Martha era riuscita a prendere per lei e Sirius la sola stanza del piano superiore che avesse un terrazzo autonomo, mentre Rose si era aggiudicata la stanza accanto alla loro. Era leggermente più stretta rispetto alle altre, ma lei ne fu ugualmente contenta. Kayla prese la stanza in fondo al corridoio, la quale aveva il grande vantaggio di avere due finestre. Harry e Robert, avevano preso le due stanza speculari, le quali condividevano un grande terrazzo.
Tonks aveva dichiarato di non voler vincere e aveva lasciato agli altri tre secondi di vantaggio, iniziando ad imprecare quando si era resa conto che al piano di sopra le stanze erano esaurite. Così, lei e Remus si presero le stanze al piano terra, con un bagno in due, dichiarando animatamente che nessuno dei due aveva nessun problema con l'altro, mentre continuavano a battibeccare nello stesso modo in cui litigavano da anni Martha e Sirius.
Rose aveva provato più volte ad indagare su di loro, anche con l'aiuto di Martha, e Alex (nelle sue brevi visite a casa Black durante le vacanze di Natale), vecchia amica di Tonks, che si era animatamente unita alla causa. Sirius difendeva l'amico, dicendo che i due erano liberi di fare ciò che desideravano.

Rose se ne stava seduta in veranda con una sigaretta appena accesa tra le dita, quando sua sorella si sedette accanto a lei.
"Non riesci a dormire?" domandò la maggiore.
"Non sono abituata a vivere in una casa tanto grande." Ribatté lei, osservando il giardino buio.
"Tra un paio di settimane, i ragazzi torneranno a casa, e la casa non sembrerà tanto grande."
"Harry dovrà tornare da Petunia per i dieci giorni stabiliti."
Rose la guardò con interesse. "E la cosa ti ... preoccupa?"
Martha guardò sua sorella, con aria divertita. "Da quando ti improvvisi psicologa?"
La sorella alzò le spalle. "Forse da quando cerco di far capire a Remus che è innamorato di Dora."
Fu il turno di Martha per scrutare la sorella. "Ma questa cosa non ti da nemmeno un po' fastidio?"
"In che senso?" domandò Rose.
"Non c'è un pezzo di te ancora innamorata di Moony, da qualche parte?"
Rose sorrise, scosse la testa e tirò il fumo della sigaretta. "Io ero, sono, e rimarrò innamorata di Remus, Martha, se è questo che mi hai chiesto. La differenza tra me e Remus e te e Sirius è che tu e tuo marito vi siete trovati. Io e Remus, invece, ci cercheremo in eterno."
"Allora perché lo stai aiutando con Tonks?"
Rose guardò Martha, con occhi sinceri. "Perché lei potrà renderlo felice, un giorno. E perché è molto meglio poter contare su lui perché siamo amici, che odiarlo perché mi ha lasciata."
"MARTHA!" strillò Sirius, dal salotto.
"CHE VUOI?" urlò lei in risposta.
Lui si precipitò di corsa verso la veranda, con una lettera in mano. "Silente ha detto che Harry ha salvato la Pietra Filosofale."
"Harry ha fatto che cosa?!" domandò Rose.
"Ha salvato la Pietra Filosofale, scoperto che Raptor era un servo di Voldemort, è scappato ad un incendio nei sotterranei, e ..."
Prima che Sirius potesse smettere di parlare, Martha gli aveva afferrato il braccio, e si erano Smaterialzziati davanti ai cancelli della scuola.

Martha accarezzò i capelli di Harry, dolcemente addormentato su un letto dell'Infermieria. "Quindi Voldemort era ..."
"In costante contatto con lui, in ogni momento, tramite Raptor." Concluse Sirius. "Bastardo. L'ho detto io, l'ho detto che non poteva essere morto."
"Calmati." Gli impose Martha, senza smettere di guardare Harry. Poi guardò Silente, quasi come se lo implorasse. "Io ... io pensavo che avremmo avuto più tempo, Albus, prima che lui tornasse."
"Ne avreta, Martha, ne avrete. Lord Voldemort ora, se possibile, è più debole che mai. Ci vorrà ancora qualche anno prima che ..."
Ma Harry si mosse, mentre Martha e Sirius si precipitavano davanti a lui. Il ragazzo riconobbe subito il suo padrino, e iniziò a strillare. "Sirius, la Pietra! Raptor ha preso la Pietra!"
Sirius gli accarezzò il viso. "Tranquillo, figliolo. È tutto finito."
"Raptor ha la pietra!" strillò di nuovo Harry.
Fu Martha ad intervenire, posandogli una mano sulla spalla e facendolo sdraiare di nuovo. "Se non ti calmi, giuro che non ti racconteremo niente, piccolo Potter." Gli ordinò.
Lui, ignorando il sorrisetto di Sirius, si sedette composto e fece segno a Martha che si era calmato.
"Raptor non ha preso la Pietra." Lo rassicurò Martha. "Il professor Silente è arrivato giusto in tempo per impedirtelo."
"Anche se devo ammettere, caro ragazzo, che te la stessi cavando benissimo da solo." Aggiunse Silente.
"Quindi, la Pietra, Flamel, e ..."
"La Pietra è andata distrutta, Harry." Lo rassicurò il Preside, mentre Martha prendeva dai dolci donati a Harry delle Lumache Gelatinose. "Io e Nicholas abbiamo fatto una chiacchierata, e abbiamo deciso che era la cosa più giusta da fare."
Harry sembrò assimilare quell'informazione. "Ma ... ma Voldemort, lui cercherà un altro modo per tornare, non è vero?"
"Crediamo di sì, Harry." Rispose Sirius, cupo. "Sicuramente lui è ancora là fuori, in cerca di qualche corpo in cui abitare."
"Sirius, Martha ... lui ha detto ... ha detto di aver ucciso mia mamma solo perché lei voleva impedirgli di uccidere me ..."
Martha rabbrividì al suono di quelle parole, lasciando che Sirius, seduto sul letto accanto, le afferrasse una mano.
"... Ma perché ... perché lui voleva uccidermi? Io ero ... ero solo un bambino, no?"
Silente prese la parola. "Ogni cosa al suo tempo, ragazzo. Spero che mi perdonerai se ti rispondo, a nome mio e dei tuoi tutori, che non sei ancora pronto per sopportare questo peso."
Martha annuì, dispiaciuta, e Sirius strinse un pugno. Harry capì che discutere sarebbe stato inutile, e decise di passare ad un seconda domanda. "E perché ... perché Raptor non poteva toccarmi?"
"Vedi, tua madre è morta per salvarti. Ora, se c'è una cosa che Voldemort non riesce a concepire, è l'amore. Non poteva capire che un amore potente come quello di tua madre, lascia il segno: non una cicatrice, non un segno visibile... Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c'è più. È una cosa che ti resta dentro, nella pelle. Raptor, che avendo ceduto l'anima a Voldemort era pieno di odio, di brama e di ambizione, non poteva toccarti per questa ragione. Per lui era un tormento toccare una persona segnata da un marchio di tanta bontà."
Harry annuì, lentamente, per poi rivolgersi a Sirius e Martha. "Raptor .. lui ha detto che Piton odia me e Robert perché odiava voi e i miei genitori."
Martha annuì. "Sono più che certa che Robert ti abbia raccontato della litigata tra me, Sirius ed il professor Piton l'ultima volta che siamo stati qui, Harry." Rispose Martha con tono dolce. Harry annuì. "Ecco, allora potrai capire che tra noi e Piton non scorre buon sangue ancora da prima che Robert nascesse."
"E ... perché?"
"Perché tuo padre e Martha hanno fatto una cosa che lui non gli ha mai perdonato." Rispose Silente.
"E cioè?"
"Gli hanno salvato la vita." Il tono di Sirius era dolce ma pentito. "Buffo come funzioni la mente umana, no? James gli salvò la vita, ed è per questo che Piton ha passato quest'anno a proteggerti."
"Anche Martha gli ha salvato la vita." Contestò Harry. "Perché non protegge anche Robert?"
"Tra me e Piton, la cosa è diversa. Ci sono dei segreti, dei trascorsi, e dei rancori." Rispose Martha. "Ma sono sicura che, se Robert si trovasse nei guai, lui lo proteggerebbe."
Prima che Harry potesse rispondere, la voce di Robert Black invase l'Infermeria. "Oh, avanti! Ci sono lì i miei, e Silente! Perché io no?"
"Il signor Potter deve riposare!" rispose l'inconfondibile voce di Madama Chips.
"Oh, andiamo Poppy!" la invitò Silente. "Robert e Harry sono come fratelli."
"E va bene, va bene!" sbuffò la donna. "Ma solo cinque minuti!"
Robert si avvicinò a loro, e quando Martha lo mise a fuoco, fece fatica a riconoscerlo. Era dimagrito, pallido, e aveva due pesanti occhiaie. Sembrava stanco e arrabbiato, ed il sorriso che portava in volto era falso quanto la sua risata. A Martha ricordò Sirius nel periodo in cui l'aveva lasciata. Prima che potesse chiederselo, la risposta arrivò: Alex. Probabilmente, era successo qualcosa con lei – che nel frattempo doveva aver partorito e lasciato il castello.
"Ehi, pulce!" esclamò Sirius. "Sei il fantasma più colorito del castello!" ironizzò.
"Ciao, papà." Rispose lui, privo di entusiasmo. Poi guardò il ragazzo moro sul letto. "Harry, come stai? Sono tutti molto preoccupati, Hermione mi ha chiesto ... mi ha ordinato di dirti che ha fatto quanto più in suo potere perché Silente arrivasse da te il prima possibile, ma ..."
"Ma Hermione è troppo apprensiva." Lo fermò Harry. "E io sto benissimo."
"Ha detto anche di dirti che devi rimetterti per la festa di fine anno, domani." Aggiunse il giovane Black.
"Tu ci sarai?" domandò Harry.
"Non credo." Robert si lasciò cadere sul letto accanto ad Harry. "Non ho per cui festeggiare."
"Pulce, ne vuoi parlare?" domandò Martha, con aria preoccupata.
"No." rispose secco lui. "Non c'è nulla di cui parlare."
"Robert, è successo ciò che credevo sarebbe successo?" domandò Sirius, visibilmente più informato.
Robert si limitò ad annuire. Sirius si alzò e, lentamente, andò accanto a suo figlio. Si sedette vicino a lui e gli batté una mano sulla spalla. "Doveva essere così, allora."
"Ci sono delle cose di cui dobbiamo parlare. Io, te e Remus." Rispose Robert. "Ci sono delle cose ..."
"Ci sono delle cose riguardano voi, pulce." Lo interruppe Martha.
Robert annuì, con la solita espressione apatica e annoiata. Martha non era abituata a vederlo così. Gli tornarono in mente le parole di Sirius, a Carnevale. Robert è cresciuto troppo in fretta.
In quel momento, le venne un'illuminazione. "Professor Silente?" domandò, girandosi verso l'uomo alle sue spalle. "Professore, lo Specchio, che fine farà?"
"Lo Specchio è già in viaggio verso un nuova dimora, molto, molto lontana dall'Inghilterra, temo."
Martha sentì una morsa stringerle la pancia. Quello specchio era stato il punto di ritrovo condiviso con James, per anni, quando uno dei due aveva bisogno dell'altro. Lo Specchio, in cui si era vista con in braccio un bambino prima ancora che lei e Sirius decidessero di sposarsi, lo Specchio in cui aveva visto Sirius accanto a lei e ai loro figli quando lui ancora era lontano, lo Specchio in cui lo stesso Sirius, la notte di Halloween, aveva visto suo fratello.
"Mi dispiace." Sussurrò. "Era ... è stato importante, per me."
Silente annuì. "Oh, lo so bene, mia dolce Martha. Ma non temere, i tuoi ricordi più dolci, quelli di cui hai bisogno per vivere, non dimorano davanti ad uno specchio, ma dentro di te." Sorrise a Martha e poi fece un rapido inchino. "Ora, se volete scusarmi, me ne tornerò nel mio ufficio."
Lentamente, tornò sui suoi passi e se ne andò, mentre Martha fissò Sirius, perché era certa che anche lui vedesse James e Lily seduti ai piedi del letto di Harry.

"Allora" Robert si sedette su uno dei divani di pelle, mentre, davanti a lui, sul divano opposto, sedevano con espressione seria i due Malandrini e le sorelle Redfort. "chi era Wormtail?"
"Era un nostro amico." Rispose Martha, seria.
"Ed è morto?"
"Non lo sappiamo." rispose Moony.
"E ho ragione di credere che il suo nome fosse Peter Minus." 


Siete curiosi di sapere chi sia Alex, eh? Spin off!

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