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io nel torto, tu nella ragione

Kayla era seduta in cucina a pensare, quando sentì suo fratello Robert scoppiare a ridere. Non era una semplice risata, e lei lo sapeva: non era quella risata Malandrina che aveva con Fred e George, non era quella risata intenerita e paterna che aveva quando giocava con Gabriel, Zoe o Anya, no, non aveva niente a che vedere con quelle.
Era la risata che aveva quando era con Hermione. Era quella risata che permetteva a Kayla di capire che il cuore di suo fratello era pieno, in quel momento. Si alzò e andò verso la porta, notando all'ingresso che Hermione era a venti centimetri da terra, tra le braccia di Robert, e sorrideva con lui. Quando smisero di ridere, ignari del fatto che Kayla fosse sull'uscio della cucina e che Tonks, Rose e Remus fossero sulle scale, Robert la rimise con i piedi a terra, per prenderle il viso tra le mani e baciarla.
Tonks si schiarì la voce, interrompendoli. Loro si girano a guardarla.
"Ben trovata, Hermione." Disse loro Rose. "Pensavamo fossi in montagna con i tuoi."
"Lo sci non fa per me." Si giustificò lei. "Robert mi aveva detto che sarei potuta venire qui in ogni momento, quindi ..."
"Certo che puoi stare qui." Intervenne la voce di Sirius, da dietro il magico trio. "C'è ancora il tuo letto in camera di Kayla. A proposito, qualcuno l'ha vista?"
"Sono qui, papà." Sbuffò lei.
"Uh!" replicò lui entusiasta. "Principessa! Dammi un altro libro!"
Lei alzò gli occhi al cielo. "Un altro, papà?"
"Si! Non ne hai più di Freud?"
"Li hai già letti tutti, papà."
"E non ne ha scritti altri?"
"No."
"Perché?"
"Perché è morto!" sbuffò lei, rientrando in cucina. Non poté fare a meno di pensare che, se fossero stati al castello, sarebbe potuta sgattaiolare verso il suo piccolo rifugio e chiedere al Dottore di ... i ricordi dell'ultima avventura con Jack e il Dottore le fecero venire brividi lungo tutta la schiena.
No. Si disse. Non pensarci.
Il Dottore l'aveva avvertita. Le aveva detto che non tutti i pianeti erano gradevoli. Le aveva detto che non sempre tutto andava bene.
Si bagnò il viso con dell'acqua, concedendosi di osservare il livido ormai di colore verdastro alla base dell'avambraccio. Era nascosto sotto al maglione grigio, ora, ma lei non poteva dimenticarlo. E così Fred e George.
Non devi nemmeno battere le palpebre, George, e per voi umani è pressoché impossibile.
Le parole del Dottore la graffiavano da dentro. Lei aveva battuto le palpebre. Non l'aveva fatto apposta, ma era buio, c'era una bufera di neve, le prudevano gli occhi ed era sicura che a pochi metri da loro ci fossero almeno due Dissennatori.
"Kayla?" domandò la voce di suo padre dalla porta.
Lei si voltò di colpo. "Sì?"
"Va tutto bene, principessa?"
"Sì, certo." disse.
"Lo sai che ... beh, per qualunque cosa ... puoi contare su di me, si?"
Lei annuì sorridendo. Fece qualche passo verso di lui, per poi abbracciarlo.
Lui da prima rimase stupito da quel gesto, poi ricambiò l'abbraccio, accarezzandole i capelli. "Va tutto bene." Le disse.
Lei avrebbe voluto dire di no, che non andava tutto bene, che non riusciva più a dormire, che era tornata ad avere paura del buio, e che Jack e il Dottore erano al castello senza avere loro notizie e lei era preoccupata, che essere grande non le piaceva affatto e che quel Natale era molto meno Natale di quanto avesse bisogno, ma semplicemente, scoppiò a piangere.

"Mi piacerebbe esserci stato."
Martha si girò verso il marito, mentre si infilava un maglione pesante. "Di che parli?" si posizionò davanti allo specchio e iniziò a spazzolarsi i capelli.
"Di Kayla, ovviamente."
Martha si sporse dalla porta del bagno quanto bastava per guardarlo stranita.
"Avrei preferito esserci stato e sbagliare tutto, piuttosto che non esserci stato."
Lei ripose la spazzola, scuotendo la testa, per uscire dal bagno e sedersi sul lettone accanto a lui. "Cosa è successo?"
"Voi tutti vi ricordate il giorno in cui è nata. Per me è stato un giorno come un altro."
Martha annuì, capendo che ormai suo marito stesse parlando da solo.
"E adoro il fatto che tu abbia tenuto un sacco di foto da parte per me, ma nessuna foto mi ridarà mai indietro il tempo perso."
"Non è stata colpa tua." Disse, con decisione, ma senza riuscire a nascondere un leggero tremolio nella voce. "Questo sarebbe un discorso accettabile se tu mi avessi lasciato per scappare con la prima che passava, ma non è un discorso accettabile per un uomo innocente che è stato in carcere dieci anni a scontare la pena del suo amico."
"Non importa del motivo, ora il motivo non conta, Redfort, io non ci sono stato. Ed è questo che conta." Rispose lui, prendendole una mano tra le sue. Lei posò la testa sulla sua spalla.
"Sai cosa conta, cosa conta davvero, Sirius? Contano i momenti in cui tu e Kayla vi guardate negli occhi e vi capite, contano i momenti in cui ridete insieme e conta l'amore che entrambi sentite quando vi abbracciate. Questo, e solo questo conta."
"Quando ero ad Azkaban, io ..."
Sentì Martha trattenere il respiro.
"Non fare così. Si deve parlare dei proprio traumi, e ..."
"Devi smetterla con quei libri." Rispose lei, alzandosi. "Abbiamo parlato abbastanza di quel trauma, Sirius, abbiamo parlato per notti intere della tua Azkaban, appena sei tornato, e non hai mai davvero considerato che anche io sono stata in carcere dieci anni. Avevo Robert e Kayla, ma ogni volta che li guardavo, vedevo te. Avevo mia madre che mi guardava come se fossi stata l'ultimo esemplare di una specie in via d'estinzione, e poi c'erano Remus e Rose che sparivano a turni. Ero in carcere anche io, Sirius, la mia cella era un po' più grande della tua, ma non solo tu sei stato dieci anni senza di me, anche io sono stata dieci anni senza di te, svegliandomi ogni mattina sperando che non mi arrivasse un gufo che mi diceva che mio marito, l'uomo che amavo e di cui stavo iniziando a dimenticare alcuni piccoli dettagli, fosse morto! Sono stata in carcere anche io, Sirius, e se tu sei pronto a parlarne con una facilità davvero disarmante, io non lo sono!"
Martha aveva le lacrime agli occhi.
Sirius si alzò per trovarsi alla sua stessa altezza. "Perché non ne abbiamo mai parlato?"
"Perché fa male!" disse lei, lasciandosi andare al pianto. "Anche se sono passati cinque anni, fa male!"
"Fa male anche a me, Martha." Disse, con voce tremante. "Ma non smetterà mai di fare male se non tiri fuori tutto quanto."
"Ma se fosse troppo da tirar fuori?"
"Allora non abbiamo passato abbastanza notti a parlarne."

Harry entrò nel salotto di Grimmauld Place con la solita faccia arrabbiata che lo accompagnava da giorni. Trovò seduti sul divano, i suoi fratelli i fratelli Weasley e Hermione.
"Scusatemi." Disse, facendo per uscire.
"Torna qui, scemo." Gli disse Kayla. "Dobbiamo parlarti."
"I ragazzi mi hanno detto che sono giorni che ti nascondi." Disse Hermione.
"Sempre a parlare di me, eh?"
"Io preferirei parlare con te." Replicò Robert. "Ma ci eviti come se avessimo il vaiolo di drago."
Harry non disse niente. Si limitò a guardarli.
"Harry, ormai ti conosco." Disse Kayla. "E ti prego di rassicurarmi di una cosa." Lasciò che Harry si avvicinasse di qualche passo. "Per favore, dimmi che non pensi di essere tu l'arma di Voldemort."
Harry rimase stranito dalla semplicità con cui Kayla l'aveva detto, comunque dando il giusto peso alla cosa. Si perse ad osservare le espressioni di tutti, per poi sedersi in mezzo al gruppo e sfogare tutto ciò che intasava la sua testa da giorni.

Il giorno di Natale tutti furono svegliati dalla voce di Sirius che cantava canzoni natalizie come se fosse una persona davvero intonata.
Kayla fu svegliata da un bacio sotto all'orecchio che la fece sorridere ancora prima di aprire gli occhi. "Buongiorno raggio di sole." Sussurrò la voce del rosso.
"Fai dell'ironia, Fred Weasley?" disse lei, aprendo un occhio.
"I don't want a lot for Christmas, there is just one thing I neeeeeed ..."
Kayla scoppiò a ridere sentendo la voce del padre. "Ma che gli è preso?"
"Non lo so, ma la canta dalle sette."
"E ora che ore sono?"
"Le dieci."
"Le dieci?!" esclamò lei, mettendosi seduta sul letto. "Ma è tardissimo!"
"I don't care about the presents, underneath the Christmas tree, I just want you for my own more than you could ever know ..."
"Si, lo so, ma è successa una cosa." Disse lui, guardandole il braccio.
La maglietta del pigiama l'aveva tradita, arrotolandosi nel sonno e mostrando il livido.
"Sto bene." Sbuffò, coprendolo di nuovo.
"Make my wish come trueeeee, all I want for Christmas is youuuu!"
"Okay, farò finta di crederti." Le disse lui, prima che una seconda voce femminile si unisse a quella di Sirius, cantando con lui.
"Questa è mia madre?!" domandò Kayla.
Fred scoppiò a ridere e si lasciò cadere sul cuscino di Kayla.
"Santa Claus won't make me happy, with a toy on Christmas Day, I just want you for my own more than you could ever know ..."
"Ma anche noi saremo così, Fred? A trentasei anni saremo ancora così?" si lamentò.
"I tuoi sono grandioso, piccola." La corresse lui. "E poi sempre meglio come i tuoi che come i miei. Insomma, mia mamma sta piangendo!"
"Perché sta piangendo?"
"Make my wish come trueeee, all I want for Christmas is you!"
"Percy ha rimandato indietro il regalo."
"Che cosa ha fatto?!" si stupì lei.
"Si, beh, era ovvio lo facesse."
"I just want you here tonight, holding on to me so tight, what more can I do?"
"All I want for Christmas is you!" sorprendentemente, fu Kayla ridendo, a completare la strofa.
Fred rise con lei, le baciò le labbra e la ributtò sul letto, tenendola stretta.
"Come hai fatto a perdere Kreacher?!"sbottò la voce di Rose.
Kayla sbuffò e si alzò dal letto. "Neanche a Natale si può avere un po' di pace con questa famiglia, Fred."
Lui scosse la testa. "Hai intenzione di scendere in pigiama?"
"Hai ragione: prestami una felpa."
Lui sbuffò ed insieme scoppiarono a ridere.
"All I waaant for Christmas is youuuu!"
"Questa è davvero una pessima idea." Mormorò Kayla mentre, insieme a Robert, Harry, Ron, Ginny, Hermione e i gemelli entravano nel reparto lungodegenti del San Mungo. Avevano pensato che sarebbe stato carino lasciare un po' di spazio ai signori Weasley per litigare serenamente sul fatto che lui avesse permesso a un tirocinante di esercitarsi con una tecnica babbana, tale 'punti di sutura', sulle sue ferite. Robert aveva proposto di salire al quinto piano per un tè, ma erano stati bloccati di Gilderoy Allock – quel Gilderoy Allock – che non si ricordava minimamente di nessuno di loro, ma voleva ad ogni modo lasciar loro degli autografi.
"Davvero?" ironizzò Fred, indicando qualche letto più in là una donna con la faccia coperta di pelo.
"Secondo me ci sarà da ridere." Gli diede corda George. "Insomma, quella ulula!"
Kayla gli diede un pugno sul braccio. "Idiota." Disse.
"Oh!" esclamò una Guaritrice vedendo Kayla e Robert. "Voi siete i figli dei Black!"
Robert incarnò un sopracciglio e Kayla annuì perplessa.
"Vi siete persi, cari?"
"N-no, noi stavamo ..."
"I vostri genitori e la piccola Anastasia sono laggiù, dai Paciock."
Immediatamente, tutto il gruppo si voltò verso la direzione indicata dalla signora. Le tende in fondo alla stanza erano aperte, e distinguere Martha, Sirius e Anya tra la folla di degenti e parenti più o meno 'ordinari' non era troppo difficile. La cosa di cui rimasero colpiti, però, fu che accanto ai Black e alla piccola Anya ci fossero Neville e sua nonna.
"Non ..."
"Neville!"
"Ecco, esattamente." Sbuffò Hermione. "Ronald, per Morgana, ti sembra il caso?!"
Neville, diventando paonazzo, si voltò verso di loro. Harry e Kayla notarono l'espressione contrariata di Martha quando Sirius scoppiò a ridere, con in braccio Anya.
"Neville, che ci fai qui?" domandò Ron, ancora. "Hai visto che c'è Allock?"
Prima che Neville, potesse rispondere, sua nonna e Martha erano dietro di lui. "Sono i tuoi ragazzi, Martha cara?"
"Solo quelli con i capelli scuri, Augusta." Spiegò Martha, con un sorriso cordiale. "Gli altri sono i figli di Molly e Arthur Weasley, mentre la ragazzina dai ricci castani è Hermione Granger, la fidanzata del mio primogenito."
"Oh, i Weasley ... brava gente, davvero brava gente ... come te e tuo marito, del resto ... come sta tua sorella?"
"Mia sorella sta benissimo, Augusta, grazie per l'interessamento. Diventerà mamma nel giro di un mese."
"Uh!" la signora Paciock parve davvero entusiasta della notizia. "Non sapevo si fosse sposata!"
Martha non perse il sorriso. "No, non si è sposata, infatti. Avrebbe fatto in modo di invitarvi, in tal caso."
Augusta abbassò lo sguardo e tornò a guardare i ragazzi, con le mani sulle spalle di Neville. "Beh, siete proprio un bel gruppo. Sì, Neville mi parla spesso di voi, e anche Martha, ovviamente. Lo avete aiutato in un paio di situazione spinose, non è così? È un bravo ragazzo, sapete, ma purtroppo non ha il talento di suo padre." Disse, indicando i due letti in fondo alla corsia.
"Che cosa?" esclamò Ron. "C'è tuo padre, laggiù, Nev-"
"Forse non avrà il talento di Frank, ma ha la bontà di cuore di Alice." Intervenne Sirius, avvicinandosi al gruppo con lo stesso sorriso falso e cordiale che indossava Martha.
Il tentativo di Sirius per nascondere la domanda di Ron, però risultò vago.
"Non hai raccontato ai tuoi amici dei tuoi genitori, Neville?" domandò Augusta.
"Augusta, io credo che ..."
"Non c'è niente di cui vergognarsi, ragazzo!" esclamò.
"Okay." Riprese Martha. "Ciurma! Verso casa. Ora."

"Non ci avete mai detto niente! Tu lo sapevi, Harry?"
"No, cioè sì, me lo ha detto Silente, ma ..."
"Tutti lo sapevano!" si lamentò Ron.
"Noi no." dissero all'unisono i gemelli. "Tu lo sapevi, Kayla?" domandò Fred.
"Immaginavo." Rispose lei, alzando le spalle.
"Cosa vuol dire 'immaginavi'?"
"Niente."
"Questa non è una risposta!" si lamentò George. "Robert, fratello, tu lo sapevi?"
"Sì, lo sapevo. Mamma andava a trovarli spesso quando aspettava Kayla."
"Lo sapevi e non me lo hai detto?!" esclamò Hermione.
"Cosa avrei dovuto dirti?!" si difese lui.
"Okay, ora basta." Disse Rose, entrando in cucina. "Vi si sente dall'ingresso, Merlino, calmatevi."
"Perché Kayla, Robert e Harry sanno sempre tutto?" si lamentò Ginny.
"Anche noi vogliamo sapere!" le diede corda Ron. "Cosa è successo ai genitori di Neville?"
"Sono stati torturati." Disse Rose, con tono grave.
"Che cosa?" esclamarono i rossi.
"Ma quando?"
"In che senso?"
"Ma guariranno?"
"Chi è stato?"
"Calmatevi."disse di nuovo lei, sedendosi su una sedia e massaggiandosi la pancia. "Fu poco prima della fine della Guerra, nel pieno di uno dei periodo più bui. Non avevamo informazioni, c'erano tre bambini – Harry, Neville e Robert – a cui badare, la piccola Tonks iniziava a capire più cose di quanto potessimo permetterci, ed erano iniziate a girare voci su una possibile spia all'interno dell'Ordine. Dopo una riunione ..." si massaggiò la schiena con una mano. "Dopo una riunione, Alice e Frank scelsero di tornare a casa, nonostante il Quartier Generale, al tempo, fosse un vecchio castello di proprietà dei Potter che aveva stanze in abbondanza per tutti." Fece una piccola pausa, notando Remus e Martha all'ingresso. "Loro volevano tornare a casa, perché Neville era rimasto con Augusta, e ..."
"Chi è stato?" domandò George.
"Bellatrix. Lei era lì in attesa, probabilmente da ore." Disse Martha. "Lei sapeva."
"Non poteva vedere dove fosse il Quartier Generale, perché il Custode Segreto era Silente, ma Peter le aveva detto dove si trovasse." Proseguì Remus.
"Probabilmente avrebbe voluto farci fuori tutti, quella sera, ma Alice e Frank furono i primi ad uscire."
"Vuoi dire che sareste potuti essere voi?" domandò Robert. "Sareste potuti essere tu e papà?"
Martha, con le lacrime agli occhi, alzò le spalle. "Questi sono i rischi che si corrono quando si entra nell'Ordine, ragazzo mio. Quella notte toccò a loro, ma saremmo potuti essere noi, sarebbero potuti essere Rose e Remus così come sarebbero potuti essere i Tonks."
"Non si può mai sapere." Concluse Rose. "Ed è per questo che vi diciamo che con l'Ordine non si scherza. Perché sono passati quindici anni e loro ancora non si sono mossi da quel letto."
Robert si lasciò cadere sulla sedia, immaginando di essere al posto di Neville. Immaginò Martha e Sirius in quei letti anonimi a ridere per delle cose che non esistevano. Immaginò un mondo in cui Kayla non era mai nata e in cui Harry continuava a vivere con gli zii. Immaginò di essere cresciuto con Rose o con Remus e di vedere Martha e Sirius una volta al mese e per gli auguri di Natale.
Volse gli occhi verso sua madre, trovando nei suoi occhi verdi il suo stesso pensiero. Senza aprire bocca, le disse che le voleva bene.

"Devi smetterla con queste feste di Capodanno, Rosalie."
"Zitto, tu." Ordinò Rose. "Hai di meglio da fare, tipo una luna piena improvvisa?"
Remus scosse la testa, scoraggiato. "Ci tieni che io ci sia?"
Rose si fece più seria. "Remus John Lupin. Ci tengo che tu ci sia."
"Allora ci sarò." Rispose lui, aiutandola ad appendere un dorato 'happy new year'.
"E poi," disse lei "ogni Capodanno potrebbe essere l'ultimo."
"Ti ho proibito di morire anni fa, mi pare. Questo non sarà il tuo ultimo Capodanno."
"Questo è molto dolce da parte tua, ma io non ho intenzione di morire." Lo rassicurò lei. "Stavo pensando che il prossimo Capodanno la mia bambina gattonerà per casa e io e Damian chissà a che punto della nostra vita saremo."
"Come vanno le cose?"
"Siamo in pace, per Gabriel e per ..." indicò la pancia.
"Ha un nome?"
"Sì, lo ha scelto Gabriel." Disse, passandogli l'ultimo festone da appendere. "Però vorrei chiarire una cosa. Sebbene si possa dire che io e Damian siamo tornati insieme, se mi dovesse succedere qualcosa ..."
"Non iniziare."
"Zitto. Parlare di Alice e Frank mi fa questo effetto. Quindi, stai zitto." Sistemò sul tavolo una grande tovaglia a scacchi rossi e bianchi. "Se dovesse succedermi qualcosa ... nominerò te tutore legale della mia bambina."
Remus si bloccò di colpo. "Damian non gradirà."
"Me ne sbatto di quello che pensa Damian."
"Ma perché fare una cosa del genere, se il tuo uomo è lui, ora?"
"Perché di sì, ecco perché."
"Non è una risposta."
"Senti, non hai voce in capitolo. Sarà sotto la custodia di Gabriel, appena sarà abbastanza grande, ma metti che mi succeda qualcosa prima, ecco ... e Gabriel magari potrebbe scegliere di tornare in Francia e studiare lì ... allora sarebbe compito tuo. Non c'è altra persona al mondo che vorrei svolgesse questo compito accanto a me o al mio posto."
Remus scosse la testa, sistemando i bicchieri di cristallo con la bacchetta. "Tutto questo è assurdo."
"E non è tutto. Quando dovrò tenerla io, visto che vivremo qui per un po', i pannolini glieli cambierai tu."
"Ti ho insegnato l'incantesimo, mi pare, non ..."
"No, no, lo farai tu."
"La metterai al mondo ma hai schifo all'idea di pulirle il sedere?"
"Sta' zitto, Moony: voglio vedere come te la caverai quando avrai dei figli con i capelli blu o viola o verdi."
Remus sorrise. "Ci credi tanto, eh?"
"In te e Tonks? Moltissimo." Si fermò e lo guardò negli occhi. "So che sarai felice con lei, Remus, anche se tu non lo sai ancora."

Kayla si lasciò sedere sul letto di Fred. Lui aprì un occhio, la guardò e sorrise. "Buongiorno amore mio." Sussurrò, con la voce rovinata dai postumi.
"Buon pomeriggio signor Weasley." Scherzò lei, per chinarsi e posargli un bacio sulle labbra. "Sai ancora di Whiskey Incendiario."
"Per ogni cosa successa ieri sera, attribuirò le colpe a tuo fratello Robert per il resto della mia vita."
"Ti sei perso la cantata annuale di mamma e zia Rose." Scherzò lei, accucciandosi sul suo petto.
Lui finse di dispiacersi. "Mi rifarò il prossimo anno. Pomeriggio, hai detto?"
"È da poco passata l'ora di pranzo."
Fred spalancò gli occhi. "E George e Robert dove sono?"
"Si sono alzati poco fa, perché ..."
"Ma come ti è saltato in mente?!" sbraitò la voce di Martha, dalla cucina.
"Ecco." Concluse Kayla. "Piton è venuto a cercare Harry per dirgli che gli darà lezioni di Occlumanzia, e, mio padre, sai ... non l'ha presa troppo bene."
"Tu sei forte in Occlumanzia, perché non gli dai una mano tu? Il Dottore ha detto che ..."
"Non parlare del Dottore qui dentro!" sussurrò lei, guardandosi attorno. "E poi, i miei non sanno che mi sono data all'Occlumanzia e alla Legilimanzia la scorsa estate."
"Sei un bambino, Sirius, sei il solito bambino!"
Kayla sorrise e scosse la testa. "Walburga si sveglierà."
"Seriamente, piccola, Walburga è il tuo primo pensiero, al mondo?"
"Davanti a Harry! Gli hai puntato la bacchetta addosso davanti a Harry!" urlò di nuovo Martha.
"Buon anno nuovo dai coniugi Black!" scherzò Fred. "Sarà meglio che mi alzi."
"Mi ha provocato!"
"Certo che ti ha provocato, emerito idiota, e tu hai reagito esattamente come lui voleva!"
Kayla si alzò dal letto. "Sarà meglio che vada a vedere come stanno le cose." Lasciò la stanza, lasciando che Fred si ributtasse sul letto, e scendendo le scale si accorse che non solo Walburga era sveglia, ma che le sue urla erano coperte da quelle di Martha e Sirius.
"Beh scusami se ho delle reazioni prevedibili, Martha, scusa se ti punto la bacchetta addosso se mi parli male di James!"
"Parlare male di James è ciò che fa da quando ci conosce, Sirius, e non dovevi permetterti di puntargli la bacchetta addosso!"
"E perché no? Harry sa benissimo che non sono un padre modello che reagisce con le buone maniere anche davanti a un coglion-"
"Sirius!"
Kayla entrò in cucina, trovando Harry e Robert tra i loro genitori, mentre Molly cullava Anya e Rose sistemava i piatti usati per il pranzo. Tutti, a modo loro, facevano finta di non prestare attenzione alla litigata in corso.
"Nessuno ti chiede di essere un padre modello, Sirius, nessuno qui è un genitore modello, però vorrei che i ragazzi imparassero il rispetto e la dignità!"
"Puntare la bacchetta contro Mocciosus non è stato forse difendere la dignità di James Potter, Martha? Gli stavo dicendo che se avesse anche solo provato a mettere i bastoni tra le ruote a Harry se la sarebbe dovuta vedere con me, e lui ha detto che il ragazzo è uguale al padre, quindi un irrispettoso e arrogante stronzo, a suo avviso! Ora guardami negli occhi e dimmi che tu non avresti alzato la bacchetta!"
Martha sostenne lo sguardo del marito, porgendogliene uno altrettanto pungente.
"Io non avrei alzato la bacchetta." Disse poi, con voce ferma. "Ci sono mille altri modi per rispondere, e ..."
"Certo! Avevo dimenticato che tu non sbagli mai niente!"
"Non lo avrei fatto, perché è stato stupido raccogliere una provocazione che ..."
"Tu fai sempre tutto giusto! Quello che sbaglia sono io! Sempre io! Facile così!"
"Piton non piace nemmeno a me, e tu sei il solito cafon-"
"In salute e in malattia! Io nel torto e tu nella ragione!"
"Basta, Sirius, basta! È come litigare con un dodicenne! Non sto dicendo che ci sia una persona nel torto e una nella ragione, sto dicendo che Piton è dalla nostra parte, e la sola cosa che ci manca è ..."
"Non mi fiderò mai di Severus Piton, scusami tanto."
"Qui non si tratta di fidarsi di Piton, qui si tratta di fidarsi di Silente!"
"Okay, ora basta." Decretò Molly. "Ragazzi, tutti fuori. Queste sono cose dell'Ordine, fuori. Robert, prendi Anastasia. Andate di sopra."
"Oh andiamo, non ..." provò ad obbiettare Robert, ma lo sguardo di Molly lo zittì. Prese in braccio Anastasia, baciandole la fronte mentre lei lo fissava intensamente nella sua tutina rosa, e mentre Harry lasciava la cucina fissandosi i piedi, Robert si soffermò a guardare Kayla, che era in piedi sulla soglia, per qualche secondo di troppo.
"Kayla, è un succhiotto quello che hai sul collo?"
"Ho detto fuori!" strillò Molly, prima che Martha e Sirius ricominciassero a strillare. Prima che la porta si chiudesse, alle loro spalle, Sirius si voltò verso la figlia e notò anche lui quella macchia sul collo, impallidendo.
Robert rise, tenendo Anya in braccio, e Kayla scosse la testa. "Sei il solito idiota. Che bisogno avevi di peggiorare la situazione?"
"Beh" gli diede corda Harry "la faccia di Sirius valeva tutto."
Robert gli diede una pacca sulla spalle. "Meno male che ci sei tu, fratello. Da solo con queste due femmine sarebbe una noia mortale. Non è vero, Anya?"
"Anya ha fatto la cacca, Robert." Gli disse Kayla. "O la sta per fare."
"Tu e il tuo olfatto da figlia di Padfoot. Perché io ho l'udito da Padfoot? Avrei voluto io l'olfatto!"
"Olfatto o udito, Robbie, la devi cambiare." Rispose Kayla, entrando in salotto e lasciandosi cadere sul divano.
"Io? Oh, no, Kayla, dai, io non ..."
Kayla scosse la testa. "Kayla, io cambiavo i pannolini a te, tu ora li cambierai a lei."
Fece per passarle la bambina ma lei alzò le mano e scosse la testa. "Non ci penso nemmeno!"
"Oh, benissimo, fantastico: un giorno verrai a chiedermi qualcosa, e io ti dirò che non ci penso nemmeno!"
"Ma se non ti chiedo mai niente!" si oppose lei, ridendo. "Kayla, mi dai tre galeoni? Kayla, puoi dare questo a Fred? Kayla, mi dici quanto volo alto e veloce?"
"Kayla, cambi il pannolone ad Anya?" disse, continuando sullo stesso tono.
"Puoi andare a fa-"
"Non dire parolacce davanti alla bambina!" strillò Robert. Anya scoppiò a piangere. "Ecco, vedi? L'hai fatta piangere!"
"Tu hai urlato!" si ribellò lei. "Perché dovrebbe essere colpa mia?"
"Perché tu non la vuoi cambiare!"
"Piange perché non la state cambiando." Intervenne Harry, sventolandosi una mano davanti alla faccia, indicando il cattivo odore che aveva ormai invaso la stanza.
"Non la state?!" esclamò Robert. "Sei suo fratello anche tu! Cambiala tu!"
"Non ci penso nemmeno!" esclamò Harry. "Insomma, io non ho idea di come si faccia!"
"Perché, secondo te io ce l'ho? Andiamo, Harry, mi conosci!"
Kayla guardò i suoi fratelli, e involontariamente, scoppiò a ridere. Loro la guardarono, e, senza davvero capire il motivo, scoppiarono a ridere con lei.

"Guardati le spalle, pulce, okay?" sussurrò Martha, accarezzando il viso di Robert. "E abbi un occhio di riguardo per i tuoi fratelli. Per qualsiasi cosa, Silente e ..."
"E la McGranitt si metteranno immediatamente in contatto con voi. Sì, mamma, lo hai già detto." Sorrise lui, avvolto nel suo miglior cappotto, alzando gli occhi al cielo. "Puoi, per favore, fidarti di noi?"
Martha sentì gli occhi riempirsi di lacrime e diede un leggero schiaffo sul volto immacolato del primogenito. "Non esagerato con gli scherzi. Non arrabbiatevi troppo con la Umbridge, non ..."
"Non riempire i ragazzi di raccomandazioni." Sussurrò Sirius, avvicinandosi a loro con Anya in braccio.
Robert fece un buffetto sul naso della sorellina. "Anastasia, ti affido i nostri genitori. Dal primo all'ultimo erede, confido che non si ammazzino l'un l'altro finché sono con te, intesi?"
Anya sorrise e Martha scosse la testa. "Pulce, per qualsiasi cosa ..."
"Silente e McGranitt, lo so, lo so!"
"Martha, se non gli lasci il braccio perde il treno."
Robert rise e baciò la fronte di sua madre. "Ci vediamo presto, non preoccuparti troppo, piangi di meno e tu" disse, rivolgendosi a Sirius "io terrò d'occhio Kayla, come richiesto, ma tu affido le altre donne della famiglia."
Sirius finse di mettersi sugli attenti. "Ragazzo mio, il treno."
"Cosa?"
"Sta partendo."
"Si, ecco, insomma, vi ... vi voglio bene, ecco." Senza aggiungere altro, e senza lasciare ai suoi genitori la possibilità di rispondere, girò sui tacchi e saltò sull'Espresso per Hogwarts.

A una settimana dal rientro a scuola, i ragazzi stavano seduti in Sala Comune Grifondoro a discutere di quanto i giornali avessero annunciato quella mattina: una serie di famosi criminali era evasa da Azkaban.
"Tu non capisci" stava dicendo Kayla a Ron "si seminerà il panico, ma il panico più totale, e ..."
"Con tutti quelli che non hanno mai preso, che differenza fa?"
"Stai scherzando? La maggior parte di loro sono Mangiamorte, insomma, non ..."
"Anche Piton lo è, eppure ..."
In quel preciso momento, Harry entrò in Sala Comune mostrando un colorito pallido e uno sguardo stanco.
"Ti fa di nuovo male la cicatrice" disse Hermione "non è così, Harry?"
Harry annuì.
"E ti fa molto più male da quando hai iniziato le lezioni con Piton, o sbaglio?" domandò George.
"Hai ragione." Disse Harry, sedendosi accanto a Fred e Kayla. "In più, non sto migliorando per niente."
"Nemmeno un pochino?" s'incuriosì Robert.
"Riesce sempre a penetrare la mia mente." Disse Harry. "Sempre. Non riesco a difendermi."
Ron lo guardò perplesso. "Non hai pensato ... non hai pensato che Piton non ti voglia aiutare?"
"Ma cosa stai dicendo?" gli disse Hermione.
"Beh, Piton è un Mangiamorte!"
"Era." Specificò Kayla.
"Nessuno smette di esserlo davvero, Kayla. In teoria dovrebbe insegnargli a chiudere la mente a Tu-Sai-Chi, ma se stesse facendo l'opposto?"
"Perché dovrebbe?" domandò Fred.
"Per facilitare le cose a Tu-Sai-Chi!"
"Suvvia, Ronald" gli disse Hermione "negli ultimi cinque anni, quante volte hai sospettato di Piton?"
Ron si grattò la nuca. "Eh, più o meno ... sempre?"
"E quante volte hai avuto ragione?"
Ron diventò dello stesso colore dei suoi capelli.
"Hai ragione." Le disse Harry. "Credevamo che volesse la Pietra Filosofale ..."
"E invece la voleva Raptor." Continuò Kayla.
"Credevamo volesse aiutare Draco ad aprire la Camera ..."
"E nessuno dei due era coinvolto." Disse Hermione.
"E credevamo avesse messo il mio nome nel Calice."
"Quando invece era stato Crouch Junior." Disse Robert. "Vedi? Silente si fida di Piton per una ragione."
"La mamma si fida di Piton." Disse Kayla. "Questo vorrà pur dire qualcosa, no?"
"Ma papà no." replicò Robert.
"Quante volte, fidandoti della mamma, hai sbagliato?"
Robert non rispose, ma abbassò la testa.
"E quante volte fidandoti di papà hai sbagliato? Pensa solo a 'puoi buttare quei cucchiai con lo stemma dei Black, Kreacher non si arrabbierà'!"
Robert sorrise e scosse la testa. "Okay, hai ragione. Quindi?"
"Se la mamma si fida di Piton, mi fido anche io. Ed è la migliore speranza che Harry ha per chiudere la mente."
Nessuno osò dire niente, anche perché, in quell'esatto momento, la McGranitt entrò in Sala Comune. "Robert, Harry! Kayla!" Storse il naso, vedendola lì. "Signorina Black, cosa ci fa qui a quest'ora?"
Robert incarnò un sopracciglio. "Sbaglio o prima ci ha chiamati per nome?"
La McGranitt si illuminò, di nuovo: "Esatto! Sono qui in quanto madrina di vostra sorella Anastasia, e ..."
"Anya sta male?" si allarmò Harry.
"No, affatto: Anastasia sta benissimo, visto che vostra cugina è appena venuta al mondo!"

"Suvvia, Rosalie: è uguale a me!"
"Vai a quel paese, Damian, l'ho appena messa al mondo e già avanzi diritti su di lei?"
Damian, con la bambina in braccio e gli occhi colmi di lacrime, sorrise. "Odio quando fai così."
"Sì, certo. Mi dai la mia bambina, per favore?"
"Non è solo tua."
"Ne riparleremo quando avrai partorito, emerito idiota!"
Martha, sulla porta con Anya in braccio, sorrise. "Fa più male di quanto tu possa immaginare." Disse, a difesa della sorella.
"Solo perché è il primo, Rosalie, mia sorella ha detto che dopo il secondo ..."
"Stronzate, il terzo fa male quanto il primo." Rispose subito Martha. "Piuttosto, Rose: il nome?"
"Il nome l'ho scelto insieme a Gabriel, finche Gabriel non la vedrà, non lo diremo."
"Gabriel è con Remus e Tonks: sai, credo si sia un po' spaventato quando hai urlato ..."
"Damian, ti ripeto, quando partorirai potrai contestarmi."
"Hai urlato 'sto morendo' in mezzo al salotto, Rose, è normale che il bambino si sia spaventato."
"Hai idea di cosa sia una contrazione?!"
Martha rise, mentre Damian le passava la bambina e Anya gattonava serenamente per la stanza. Accolse la bambina tra le braccia con la naturalezza di sempre, mentre Rose cercava inutilmente di alzarsi.
"La Guaritrice ha detto che ..."
"Me ne sbatto di quello che ha detto."
"Ciao." Sussurrò Martha. "Si stava meglio là dentro, eh?" le accarezzò il naso. "Tu e tua cugina Anastasia avete scelto un momento un po' critico per venire al mondo, ma non temere: io e la tua mamma faremo di tutto perché tu possa avere la bella vita che meriti."
"Anya, quello è un comò. Comò. Non puoi cercare di sposare un comò che è attaccato al muro."
"E sai, sono sicura che la tua mamma ti darà il meglio: ha sempre dato il meglio alle persone che ha amato!"
"La stai spaventando, Martha." La mise in guardia Rose. "Per Godric, è al mondo da due ore!"
"Ecco, tesoro, la tua mamma non ha esattamente un bel carattere, ma ..."
"Martha, ecco, basta." Contestò, mettendosi seduta.
In quel momento, Sirius fece il suo ingresso nella stanza. "Dove è quella dannata strega?"
"Parli di me o di tua moglie?" domandò Rose.
"Di te! Gabriel non sta nella pelle. Possiamo farlo entrare?"
"Certo." risposero Damian e Rose.
Sirius lasciò la porta aperta, prese in braccio Anya e baciò la fronte di Martha, che aveva ancora in braccio la bambina. "Ciao, piccola umana. Benvenuta in questa famiglia strampalata!"
Martha sorrise e mise la bambina in braccio a Damian, che nel frattempo si era seduto accanto a Rose, poco prima che Gabriel, saltellando, facesse il suo ingresso. Quell'immagine fu bellissima, e Martha riuscì ad Appellare la macchina fotografica istantanea babbana che aveva in borsa per immortalare Gabriel che, seduto in braccio a Damian, si sporgeva quel tanto che bastava per strofinare il naso contro quello della sorellina.
Sirius intanto le posò una mano sulla spalla e, mentre entrambi guardavano Anya gattonava in giro per la stanza, le posò un bacio sui capelli. Così, in quell'istante, Martha si sentì completa.

Kayla, in lacrime, scuoteva il corpo di Fred. "Fred! No, Fred, no!"
"Kayla!" si sentì chiamare.
"Fred!" disse di nuovo, disperata.
"Kayla!"
Si guardò attorno: era sicura, che, oltre a loro due in una stanza piena di specchi che riflettevano quell'immagine terribile, non ci fosse nessuno. Fred, sdraiato su una pozza del suo sangue, giaceva immobile. "Fred, ti prego, no! No, no no!"
"Kayla? Kayla! Kayla!"
Si svegliò di colpo. Ci mise qualche secondo per mettere a fuoco la scena: Astoria e Daphne Greengrass, sue compagne di stanza, erano sedute sul suo letto e la guardavano con aria preoccupata. "Kayla, era solo un incubo."
"Fred!" disse ancora, sconvolta. "Dove è Fred? Sta bene?"
"Credo che tu lo abbia svegliato." Disse Daphne.
"Svegliato?" domandò Kayla, osservando con odio la sua stanza. "Non posso averlo svegliato, è nella Torre, e ..."
"Credo che tu abbia svegliato tutto il castello, tesoro." Disse Astoria, porgendole un bicchiere di acqua.
Kayla le sorrise per ringraziarla e si alzò dal letto, quando qualcuno bussò alla porta. Kayla, con un colpo di bacchetta, aprì la porta.
Draco Malfoy, quasi irriconoscibile con la vestaglia e due grandi occhiaie sul viso, la guardò preoccupato. "Cosa è successo?" domandò.
"Niente." Rispose Kayla, accorgendosi di avere addosso una canotta e dei pantaloni della tuta e di avere freddo. "Non è successo niente."
"Non è vero, ti ho sentita urlare." Disse lui. "Facciamo due passi?"
Lei si mostrò titubante, e mentre pensava a come declinare l'offerta, Astoria le aveva già lanciato una felpa e le aveva tirato un calcio per avvicinarla alla porta. "A dopo!" le disse Daphne, ridendo, mentre lei rimaneva sola con Draco, nel corridoio, e la porta si chiudeva alle loro spalle.
"Senti, Draco, sto bene, non ..."
"Và da Weasley." Le disse subito lui.
"Cosa?"
"Veloce, ti copro io. A quest'ora anche Gazza dorme, e se sarai abbastanza veloce riuscirai anche ad evitare Pix."
"Che cosa?" chiese di nuovo lei.
"Hai urlato il suo nome nel sonno e hai svegliato tutti, per Salazar, non voglio che ricapiti, ho bisogno di dormire."
Kayla scosse la testa e sorrise. "Dov'è il trucco?" domandò, continuando a dissentire.
"Devi fare veloce prima che cambi idea e ti rimandi da quelle due ochette che ti ritrovi come compagne di stanza." Le disse, mentre raggiungevano l'uscio della Sala Comune. Stando ben attenti a non svegliare i quadri, Draco aprì la porta. "Corri, ma non fare rumore."
"C'è qualcosa che non torna in tutto questo, Draco."
"Si, ecco: Zabini sta per dare una Pozione Soporifera. Non farne mai parola con nessuno. Fatti trovare in camera tua prima che quelle due si sveglino. Ora, vai!"

Fred si svegliò sentendo un peso sul petto e, aprendo un occhio, associò quel peso a un respiro tranquillo e a una massa di ricci neri corvini. Scosse la testa e sorrise. "Ehi." Le disse, picchiettandole la spalla.
Lei si strinse a lui con più forza. "Posso dormire qui?"
"Pare che tu lo stia già facendo."
"Non rompere, Weasley, ho avuto un incubo."
"Un incubo? Ma se sei appena tornata!"
Lei aprì gli occhi e lo guardò. "Nicole, mia cugina, svegliava tutta Grimmauld Place ogni tre ore. Ma lei è nata tre giorni fa. Tu che scusa hai?"
"Sei nel mio dannatissimo letto!"
"Perché ho avuto un dannatissimo incubo!"
Lui sorrise e si lasciò cadere di nuovo sul cuscino. "Vuoi raccontarmelo?"
"No, voglio dormire." Disse lei, acciambellandosi di nuovo sul suo petto.
Lui le accarezzò i capelli. "Kayla?" chiese, dopo mezzo minuto. Lei non diede segni di vita. "Si, buonanotte, ti amo anche io." scherzò, riaddormentandosi.
Robert, sveglio e silente nel letto accanto, non riuscì a fare a meno di sorridere. 

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