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il più furbo dei tre


Robert rientrò in Sala Comune insieme a Ron, Harry e i gemelli, trovando Hermione seduta sulla solita poltrona, intenta a cucire un capello per gli elfi.
"Oh, ancora?" sbuffò George. "Davvero? Cioè, fai sul serio?"
"Hermione, gli elfi vogliono lavorare, altrimenti non ..." Harry interruppe la frase per ammirare la tenerezza del bacio a fior di labbra del fratello e dell'amica. "Ma che ci parlo a fare con voi?" si domandò, poi.
Fred sorrise. "Kayla è scesa?" domandò alla ragazza.
Hermione annuì. "Si, ma ha detto che avrebbe fatto in modo di tornare per darvi la buonanotte. Oh, a proposito, mi ha chiesto di dirvi" e indicò Robert e Harry "che i vostri genitori non saranno con noi a Hogsmeade, per l'incontro dell'idea del secolo, questo finesettimana."
"E perché no?" domandò Ron.
"Dice che Remus ha deciso che sarebbe troppo pericoloso."
Robert sorrise. "Si, certo. Vorrei davvero sapere cosa ne pensa mio padre."

"Non ci andrai."
"Dove è il buon vecchio Moony? Quello che si limitava a tenermi il broncio, quando facevo qualcosa di sbagliato?"
"Oh, allora sai che è sbagliato!"
"Chi lo ha detto?"
"Tu!"
"Ho detto che preferirei mi tenessi il broncio!"
"Questo è quello che vorresti aver detto, ma in realtà hai detto tutt'altro!"
Martha entrò in cucina, stringendo Anya con un solo braccio. La bambina osservava il mondo con gli occhi spalancati e un sorriso sulla faccia, stringendo un peluche dall'aria macabra. Martha la teneva stretta contro la sua pancia, tenendole una mano tra le gambe in modo da lasciarle la libertà di muovere le braccia e poter allo stesso tempo usare il braccio destro per gli Incantesimi di Pulizia.
"Dove lo ha trovato?" si allarmò Sirius, indicando l'orsetto.
"Perché a volte ho il sospetto che tu sia sposato con Remus e non con me? Litigate come marito e moglie!"
"Non vuole che vada a Hogmeade con i ragazzi, nel finesettimana, e ..."
"Vedi? Gli hai chiesto il permesso! Dormi con lui, stanotte!" rise Martha, aprendo la credenza.
"Non andarci neanche tu." Le disse Remus. "I ragazzi si mettono già abbastanza in pericolo così, e ..."
"Remus io non ti ho mai detto che ci sarei andata." Rispose lei con tono calmo.
"Quindi non ci andrai?"
"Non ho detto neanche questo." Prese un mestolo di legno e lo pulì con un incantesimo veloce e non verbale. "Guarda, mostriciattolo, vuoi giocare con un mestolo? Sono belli i mestoli di legno, lascia quell'orsetto. No? Vuoi fare l'ostinata? Fai la testarda, piccola Black che non sei altro?"
"Ci andrai o no?"
"Dove ha trovato quell'orsetto?!"
"Sotto al letto della tua stanza."
"E come ci è arrivata, sotto al letto?"
"Gattonando, forse?"
"Ha gattonato?" domandarono i due all'unisono.
"Si, ha gattonato, e lo sapreste, Merlino, se non aveste passato gli ultimi due giorni a discutere senza tregua! Come se non bastassero Rose e Damian!"
Remus la guardò sospettoso mentre Sirius scosse la testa.
"Padfoot andrà a Hogsmeade." Decretò Sirius.
"Padfoot non ci andrà." Ribatté Remus.
"Martha dice a Padfoot e Moony di tenere Anastasia." Si intromise la signora Black, lasciando che Remus prendesse Anya e se la posasse sulle ginocchia. "Martha deve andare a lavorare, Martha è un buon Auror e non si fa ridurre le ore di lavoro perché urla a Caramell che è intelligente quanto un troll. Martha è molto stanca."
"Sirius augura a Martha buona giornata, specificando che non si pende di ciò che ha fatto."
"Martha dice a Sirius che può anche andarsene a-"
"Non davanti alla bambina!" sbottò Remus. "Quante volte devo ripetervi le cose, ragazzi?"
Sirius e Martha guardarono il loro amico con aria poco stupita.
"Okay, ora sono assolutamente sicura che, se non lo hai fatto, quantomeno avresti dovuto sposare lui. Guardalo, insomma, è una mamma perfetta!"

Quando Harry, Hermione e Kayla raggiunsero la Testa di Porco, trovarono una vera folla di gente.
Harry, che teneva la sorella a braccetto, la sentì sospirare quando notò di essere la sola della sua Casa, ma vide anche persone che non si sarebbe mai aspettato come studenti Tassorosso a cui non aveva mai rivolto la parola.
Fred e Robert si avvicinarono. "Bel lavoro, no?"
"So che ti aspettavi meno gente, fratello, ma ..."
"Oggi a pranzo hai detto 'un paio di persone'!"
"L'idea ha avuto successo!" si difese il primogenito.
"Meritano tutti di imparare, dai!" lo seguì Fred.
"Sarebbe meglio entrare, adesso, per dare meno nell'occhio." Suggerì Hermione.
Robert annuì, battendo un colpo sulla spalla del ragazzo Corvonero che stava dietro di lui. "Ehi, che ne dite di entrare?" disse, e questo bastò perché tutti, a poco a poco, entrassero nel locale. Kayla afferrò la mano di Fred, mentre Robert teneva aperta la porta e, assicuratosi che nessuno lo notasse, strizzò l'occhio in direzione del grosso cane nero all'angolo della strada.
Fred ordinò una trentina di Burrobirre mentre si rendeva conto che il locale non era mai stato così pieno, probabilmente, e guardandosi attorno capì anche perché. I muri erano pieni di muffa, i vetri sembravano non venire puliti dalla Guerra dei Goblin e persino i quadri sembravano annoiati. Non c'era da stupirsi che nessuno ci mettesse più piede da secoli. George, Ron e Robert recuperarono sedie per tutti mentre con la dovuta calma ognuno riusciva ad afferrare la propria Burrobirra. Fred fece segno a Kayla di non prenderla, perché lui già ne aveva in mano due, e quando porse alla giovane Serpeverde la sua, vide nascere sul viso della ragazza un sorriso sincero quando notò che lui si era ricordato del fatto che preferisse la Burrobirra con lo zenzero e la cannella.
"Ehm, si, eccoci." Disse Robert, togliendosi i guanti. "Per farla breve, siamo qui perché ciò che Dolores Umbridge ci insegna non è degno del nome della materia, o sbaglio?" Raccolto un sufficiente numero di consensi, sorrise e andò avanti. "Okay, siamo d'accordo. Alla luce di questo, abbiamo pensato che ... oh, al diavolo, non so come mia sorella possa aver pensato una cosa del genere, ma ha pensato che se davvero vogliamo imparare qualcosa, dobbiamo rimboccarci le maniche. Voglio dire, la teoria difensiva serve davvero a poco nella vita reale, e se vogliamo sopravvivere a ciò che c'è la fuori, dobbiamo saperci difendere come si deve."
"Cosa c'è là fuori?" domandò una Tassorosso del terzo anno.
"Lord Voldemort ti dice niente?" domandò sarcastica Kayla, sfoggiando la sua espressione acida.
La reazione fu tanto prevedibile quanto immediata. I più si portarono una mano alla bocca, l'amica bionda di Cho Chang strillò e una del primo anno si rovesciò la Burrobirra sule maglione.
"Oh, andiamo, avere paura di un nome è davvero patetico!" continuò Kayla.
"Hai prove del fatto che lui sia là fuori?" domandò un Corvonero. "Perché vorrei vederle, se non ti dispiace."
"Silente lo dice." Rispose la più giovane dei Tassi.
"Silente ripete a pappagallo ciò che dice lui." Rispose il ragazzo, indicando Harry. "E io dico che mente!"
"E tu, di grazia, chi saresti?" chiese Kayla alzando le sopracciglia.
"Uno che vuole delle prove."
"Mio fratello l'ha visto, per Merlino!"
"Cosa ha visto, di preciso?"
"Sentite" intervenne Harry. "Silente vi ha raccontato cosa è successo, e io non ho intenzione di ..."
"No." lo interruppe Cho. "Non ci ha raccontato nulla."
Solo a Kayla e Robert fu concesso di notare il luccichio negli occhi di Harry nel momento in cui lei gli rivolse la parola.
La situazione stava per degenerare, quindi, perché Harry non era ancora pronto per parlare di ciò che era successo nel cimitero e tanta gente gli sembrò improvvisamente essere lì solo per sentire quello. Harry parve scoraggiato per qualche secondo, fino a quando una ragazzina non gli chiese se fosse davvero in grado di evocare un Patronus. Le domande poi sembrarono insetti che non vedevano l'ora di uscire dalla scatola: arrivarono a chiedere del Basilisco e di Nicolas Flamel, delle prove del Tremaghi e di Barty Crouch Junior.
Harry accennò un paio di volte alle persone che lo avevano aiutato, ma Robert e Ron lo bloccarono subito: incrementare la sua fama e la stima che quelle persone avevano per lui in quel momento era la cosa più giusta da fare. George rispose talmente male a Zacharias Smith che Fred temette avrebbero fatto a botte, e Robert ringhiò qualcosa in risposta al Corvonero del suo stesso anno che stava tirando un po' troppo la corda con le domande su Peter Minus.
Quando tutti si furono calmati, Kayla fece la domanda fatidica. "Siamo tutti d'accordo, quindi, sul voler prendere lezioni da Harry?" ci fu un assenso generale e lei e Fred si ritrovarono davvero soddisfatti dell'idea del secolo.

Ciò che nessuno dei ragazzi aveva notato, erano le sorelle Redfort esattamente fuori dal pub. Erano parecchio lontane, quindi a meno che qualcuno non le stesse cercando non le avrebbe viste, ma loro erano abbastanza attente e furbe da non aver fatto troppa pubblicità alla loro gita al villaggio.
"Harry non sa parlare in pubblico, vero? Non li tiene a bada." Domandò Rose, posandosi una mano sul pancione.
"Però Robert se la cava."
"Anche Kayla."
"Kayla è dura di carattere, lavorare tra la gente potrebbe essere pane per i suoi denti."
"Stanno crescendo troppo in fretta." Sospirò Rose.
Martha le sorrise. "Si." Disse, posandole una mano sulla pancia. "Da quando escono di qui è un attimo che siano lì dentro."
"Vorrei che un giorno lei avesse la grinta di Harry, Robert e Kayla." disse la primogenita. "E vorrei essere sicura di poterle garantire un mondo in pace in cui crescere, ma se andiamo avanti così sarà solo un sogno."
"No, ce la faremo. Lo abbiamo fatto una volta, ce la faremo di nuovo." La rassicurò Martha. "Siamo più pronti, più forti, più numerosi. E poi adesso siamo quelli al potere, noi e i due Malandrini. Prima che tua figlia possa capire quanta merda abbiamo attorno in questo periodo, saremo riusciti ad eliminarla quasi tutta."
"Pensi mai alla mamma? Ci ha cresciute sapendo che a undici anni saremmo entrate a far parte di un mondo in cui lei non era ammessa."
"In un certo senso, sono contenta che lei non ci sia. Odierebbe vedere che il mondo magico è in ginocchio di nuovo."
Rose sorrise. "Se la prenderebbe con noi dell'Ordine."
Martha ci pensò un attimo e poi si ritrovò anche lei a sorridere. "Si, verrebbe alle riunioni solo per dirci che non facciamo abbastanza e borbottarci che se sapesse prendere in mano una bacchetta, farebbe il doppio di ciò che facciamo noi."
Rose sorrise e scosse la testa. "Vorrei che vedesse i ragazzi adesso, sai? Vorrei che vedesse dove siamo e cosa facciamo. Vorrei che vedesse questo." E si indicò la pancia.
"Io quello vorrei che lo vedesse papà." Rispose Martha. "Andrebbe fuori di testa."
"Scusate, signore" disse una voce fredda alle loro spalle "odio interrompere questo momento, ma ho degli importanti avvisi per voi."
Le due donne si girarono di colpo, trovando gli occhi azzurri e glaciali di Aaron White.
"Ne dubito." Rispose subito Martha.
"Non sono qui come tuo consanguineo, Martha, sono qui come informatore."
"E i gufi erano finiti?"
"Abbiamo riscontrato strani movimenti, al Livello Quattro."
A Martha e Rose si gelò il sangue nello stesso modo, nello stesso momento. Il Livello Quattro del Ministero della Magia era l'Ufficio della Regolazione e del Controllo delle Creature Magiche, e se al Livello Quattro venivano riscontrati strani movimenti, allora c'era davvero qualcosa che non andava. E se a informarle con così tanta urgenza era un uomo che sapeva dell'esistenza dell'Ordine, allora c'era da preoccuparsi.

"Non è andata male." esordì Kayla.
"Non è andata affatto male." disse George.
"A parte Smith, quello non mi piace." Intervenne George.
"Nemmeno a me." Gli rispose Hermione. "Ma mi ha sentita mentre parlavo con Ernie e Hannah, non potevo non coinvolgerlo."
"E se alcuni mollano? Tipo il ragazzo di Ginny e i suoi amici, loro non erano troppo convinti."
"Scusami, Kayla, chi?!" Ron sembrava davvero stupito. "Ginny ha un ragazzo? Ginny? Mia sorella Ginny?"
Robert batté una mano sulla spalla dell'amico. "Posso capire come ti senti."
"Ma a Ginny non piace Harry?" domandò George.
"Lo ha lasciato perdere mesi fa." Rispose Kayla, seduta sulle ginocchia di Fred, che sorrise malizioso. "Che hai da ridere, idiota?"
"Niente."
"Non si ride per niente."
"Beh, pensavo ... sì, pensavo che se io avessi lasciato perdere con te ora staresti seduta su una sedia."
Kayla alzò gli occhi al cielo. "Se ti dà fastidio, puoi dirlo."
"No, mi fa piacere."
"Okay, chiudendo il momento miele" si intromise Harry. "pensavo che ..."
"No, non è ancora ora di chiudere il momento miele, fratello." Gli disse Robert.
"Infatti" gli diede corda Hermione. "che mi dici di te e Cho?"
Harry divenne dello stesso colore del maglione di Robert. "In che senso?"
"Beh" rispose lei "non riusciva a toglierti gli occhi di dosso!"
Kayla sorrise. "Secondo me la cosa era reciproca."
"Facciamo un giro attorno al Lago, domenica?" domandò Harry.
"Attorno al Lago?" chiesero all'unisono Fred e Kayla, cambiando espressione.
"Perché sul Lago?" si intromise Robert.
"Per fare qualcosa." Rispose Harry.
"Che noia il Lago. È sempre quello, da secoli." Disse Kayla.
"Mi sembrava ti piacesse."
"Da quando metti lo zenzero nella Burrobirra?"
"Da quando il Lago ti annoia?"
Kayla scosse la testa e socchiuse gli occhi. "Vai al diavolo."
"Si, ti voglio bene anche io."

Martha, sull'ascensore per il Nono Livello, non aveva fatto altro che ripetersi che era solo una povera scema.
Perché controllare quella stupida profezia? Che bisogno ne aveva?
Si strinse nella giacca di pelle che le aveva regalato James secoli prima, sperando che questo la aiutasse a sentirlo più vicino in quel momento. No. Si sentiva completamente sola, al freddo, e al buio. Poteva sentire la voce di suo marito che le diceva che era una stupida.
Che bisogno aveva di salire fino all'Ufficio Misteri?
In pochi secondi, l'unico rumore divenne quello dei suoi passi sul pavimento di marmo. Freddo. Come tutto al Nono Livello. Freddo come i corpi di Lily e James quella notte ... No. scacciò il pensiero scuotendo la testa, rendendosi conto che stava camminando a testa bassa. Alzò la testa, trovandosi davanti la Stanza delle Profezie. Non se la ricordava così ampia, bianca e fredda. Forse perché non ci era mai stata da sola.
Forse sarebbe stato anche meglio non tornarci da sola, ma quelli erano dettagli ai quali lei non aveva mai fatto caso. Le piacevano di solito, i dettagli, a meno che non le andassero contro, come in quel momento. I dettagli non erano dalla sua parte, si disse, mentre svoltava a destra verso la Profezia che aveva costretto i suoi migliori amici a nascondersi in casa.
I dettagli. C'erano così tanti dettagli a cui nessuno faceva mai caso. Le vene sulle mani di Sirius, che si ingrossavano con il passare del tempo. Il pallore di Remus che faceva risaltare le sue cicatrici. I sorrisi che faceva Anya nel sonno, o il suo modo di far roteare gli occhi quando vedeva troppe cose che le interessassero. Il mal di reni di Rose, camuffato con una mano costantemente sui fianchi. Le occhiaie di Tonks e il suo sorriso quando, per caso, i suoi turni si incrociavano con quelli di Remus.
Ma anche altre moltissime cose, si disse, svoltando a sinistra.
I sorrisi complici tra Robert e i gemelli. La risata di Kayla, più simile a quella di Robert Redfort di quanto chiunque potesse immaginare. La luce negli occhi di Harry ogni volta che Robert o Kayla lo definivano 'fratello' senza nemmeno prestarci troppa attenzione. Il modo in cui Harry si sistemava gli occhiali sul naso, risultando esattamente identico a James in quel mezzo secondo.
La Profezia era ancora lì. Di cosa aveva paura?
Ovviamente non poteva prenderla. Non era sua, altrimenti avrebbe fatto in modo di distruggerla tempo prima.
Scosse la testa, dandosi della stupida, pensando ai dettagli. Si girò su sé stessa e fece per tornare sui suoi passi, quando sentì una folata di vento gelido provenire da dietro di lei.
Oh, Merlino. Ci mancava solo questa.
Impugnò la bacchetta.
"Auror Redfort Black." Dichiarò. "Chi va là?" Non ottenne risposta, ma non riuscì ad abbassare la bacchetta nemmeno un secondo.
Probabilmente non c'è nessuno, si disse. Probabilmente sono davvero solo una povera scema. Continuò comunque a camminare, allontanandosi sempre di più dalla porta da cui era entrata. Non aveva voglia di passare dalla stanza dei cervelli, la mettevano in soggezione.
Okay, sono definitivamente solo una povera scema.
Si lasciò la Stanza delle Profezie alle spalle per trovarsi in una stanza ancora più fredda di quella precedente. E in quel momento, capì che il vento gelido proveniva da quell'enorme arcata vuota.
Era una semplice arcata di legno, ma per qualche assurda ragione qualcuno le aveva dato talmente tanta importanza da lasciarle dominare l'intero locale.
Martha, guardandola, riusciva a ripetersi una sola cosa: non promette bene.

"Martha, è un arco. Vuoto. Non può piacere o non piacere, dannazione, è un semplicissimo arco vuoto! E non mi hai ancora detto che diamine ci facessi lì!"
"Pensa un po' quello che ti pare, Sirius, ma ti dico che quella cosa non mi piace." Ribatté lei, sedendosi accanto a lui in macchina. "E perché fossi lì non ha la minima importanza, insomma, ciò che conta è che non era naturale quel freddo, e ti giuro che c'era qualcosa di strano."
"E quindi, cosa dovremmo fare? Chiedere a Caramell di chiamare qualche architetto babbano per ridisegnarlo?"
"Non è una questione di architettura, Black, cazzo, prendimi sul serio!" Martha accese la macchina e scosse la testa. "Perché fingi di non capire? Hai presente ... il freddo dei cimiteri?"
"Si, ma quello non è un cimitero. È un'arcata vuota!"
Martha guardò il marito, assottigliando gli occhi. "Va bene, Sirius, va bene. Ignora la cosa. Ignora il problema, è una soluzione fantastica, sono sicura che risolverai moltissime cose agendo in questo modo. Sono Sirius Orion Black e ignoro i problemi!"
"Non sto ignorando il problema, sto dicendo che non ci vedo una logica."
"Allora lo stai sminuendo."
"Non c'è logica in quello che dici, Martha."
"Non deve essere sempre una logica per tutto, sai?"
"Senti, hai sentito un rumore, un po' di freddo e hai pensato provenisse dall'arcata. In più, il Nono Livello non è esattamente gradevole da visitare; ti sei fatta suggestionare dalle cose, può capitare a chiunque. Perché non accetti con maturità che fosse tutto nella tua testa?"
"Perché non accetto che tu mi dica di accettare una cosa con maturità, Peter Pan dei miei stivali, e poi perché, santissima Morgana, Sirius, non stava tutto nella mia testa!"
"Va bene!" strillò lui.
"Perfetto!" rispose lei con lo stesso tono immediatamente dopo di lui, mostrando l'espressione più arrabbiata che avesse.

"Questo vuol dire che qualcuno sa." Sussurrò Robert, davanti all'avviso che segnalava che ogni attività di gruppo all'interno della scuola dovesse essere registrata e autorizzata.
"O che ci siamo fidati della persona sbagliata che è inciampata nell'ufficio della Umbridge." Rispose George. "Senza contare che parla anche del Quidditch!"
"Scommetto tredici falci che è stato Smith. Non mi piaceva proprio, quello." Replicò Ron.
Robert scosse la testa. "Ti vendi per troppo poco, Ron."
"Non è possibile." Replicò Kayla, fredda.
"Infatti." Le diede corda Hermione.
"Non è che siccome voi due siete tutte onore e lealtà, allora lo siamo tutti!" rispose Fred. "Semplicemente, la tua grande idea non era così grande!"
"Non è per quello che dico che non è possibile, Weasley, e per la cronaca, era un'idea fantastica! Finalmente abbiamo fatto qualcosa anche noi!"
"Qualcosa tipo farci scoprire subito, Kayla? Grande idea, davvero, ma la prossima volta gioca a fare la paladina della giustizia in qualche altro temp-" Si bloccò "... momento!" concluse poi.
"Dovresti lasciarmi parlare, per una volta in vita tua, Fred." Rispose Kayla fredda. "Io e Hermione abbiamo stregato la pergamena con le firme. Se qualcuno avesse cercato di metterci mano, beh,lo sapremmo."
Fred abbassò la testa e borbottò qualcosa. Kayla scosse la testa e incrociò le braccia sul petto.
"Kayla" le disse Harry "potresti andare a controllare se l'avviso è stato messo anche nella tua Sala Comune?"
Lei annuì e, con espressione delusa, uscì dalla stanza, senza rendersi conto che Robert la stesse seguendo.

"Lasciami in pace." Disse, dopo due rampe di scale.
"No, ascoltami Kayla, lui è fatto così, insomma, non ..."
"So come è fatto, Robert, davvero."
"Davvero?" si stupì lui. "E allora con chi ce l'hai?"
"Con me stessa." Ammise lei, fermandosi.
"Oh." Si stupì Robert. "Cioè, insomma ... oh. Non vuoi urlarmi contro che siamo tutti dei cretini e piangere e prendermi pugni facendoti male alle nocche?" Kayla scosse la testa, con le lacrime agli occhi. "No, davvero? Una volta ti divertivi, insomma, ti faceva bene!" Kayla scosse di nuovo la testa. "Sei sicura? Insomma, non vuoi neanche provare?" Lei continuò a fare cenno di no. "Oh,piccola Kayla." le posò una mano sulla spalla per attirarla a sé ed abbracciarla. Lei si lasciò cullare dal fratello, noncurante della gente che stava passando o dei quadri che bisbigliavano.

Martha si svegliò di colpo, rendendosi conto di una cosa terribile quanto vera: Sirius non era nel letto con lei.
Si mise seduta immediatamente e venne involontariamente presa dal panico. Non riusciva a dormire senza di lui, non più. Non da quando era tornato. "Sirius!" chiamò, immediatamente. Si alzò e prese la vestaglia, infilandosela senza allacciarla. Con un colpo di bacchetta accese la luce e spalancò la porta, per uscire e catapultarsi nella stanza accanto, appartenuta a Regulus, in cui ora il lettino bianco di Anastasia faceva a pugni con tutte le cose verdi-argento e vecchie che popolavano la stanza.
Il lettino era vuoto, ma posandovi una mano, sentì che non era vuoto da tanto. "Sirius!" strillò, di nuovo, per catapultarsi giù dalle scale. Aprì tutte le porte, senza dare retta all'elfo o al rumore che avrebbe svegliato il quadro di Walburga. Quando arrivò al pianterreno, spalancò anche la porta della cucina.
"Tooooonks. Forza, piccola. Dì Tooooonks."
"No, no. la sua prima parola sarà papà."
"Non siate sciocchi, per favore: non esiste che la sua prima parola non sia Moony."
Sirius, Tonks e Remus stavano guardando Anya, che stava seduta dritta sulle ginocchia del padre, e sorridevano allegramente.
"Oh, buongiorno Redfort." Disse Sirius, notando la moglie sulla soglia.
"Tu sei completamente idiota!" disse lei. "Mi sono svegliata e non c'eri! E la bambina era sparita!"
Lui la guardò come se cercasse di capire ciò che volesse dire in realtà. "Oh. Hai ragione. Mi dispiace." Fece segno a Remus di prendere la bambina per avvicinarsi a lei e baciarle la fronte. "Sono qui." Sussurrò, stringendola. Lei prima oppose resistenza, poi si lasciò abbracciare.
"Odio quando te ne dimentichi, Padfoot." Borbottò.
"Hai ragione, non ci ho pensato." Rispose lui, accarezzandole i capelli.

"Che aveva Martha, oggi?" domandò Remus.
"Oh." Rispose Sirius. "Non ... non riesce a dormire, se non ci sono io nel letto. Insomma, dice che le ricorda troppo quando ... quando non c'ero."
Rose scosse la testa e fece per tirare fuori il pacchetto di sigarette, trovandosi due Malandrini che la guardavano come si guarda un bambino che ha appena rubato la marmellata. "Oh, dai. Vi prego. Ne ho bisogno."
"La mia figlioccia no."
"Kayla sarà molto gelosa di questo titolo."
Remus scosse la testa. "Ho parlato un po' con Damian, oggi."
"Si beh anche io ho parlato molto con Tonks, prima, a cena."
"Bambini, smettetela." Li richiamò Sirius. "Mi pare abbiate confuso dei piccoli particolari, nel senso, da quando Remus ha un rapporto civile con Damian?"
"Mi ha chiesto come stesse Rose. Ha detto che non gli parla da qualche giorno."
"Ha detto che non ce la farei, da sola con la bambina, non parlargli è il minimo."
"Oh." Rispose Sirius, portando la testa all'indietro. "Questa è pesante. Non pensare nemmeno di fumare dentro casa, Rosalie, o ti giuro che ... si più picchiare una donna incinta?"
"No. Insomma, non puoi picchiare una donna, figurati due in una."
Rose sorrise. "Credo le darò il mio cognome."
"Oh, bene. E quale nome?"
"Non lo so ancora. Credo chiederò a Gabriel di scegliere."
"Dalle il nome di tua madre." Suggerì Remus.
"No, una sola Marie Redfort per secolo è abbastanza."
"Se avessi una figlia" sospirò il licantropo "la chiamerei come mia madre."
Rose lo guardò, intenerita. "Remus John Lupin" disse "non avrei mai pensato di sentirti dire 'se avessi una figlia', sai?"
"Non avrei mai pensato di dirlo nemmeno io." replicò lui. "Ma sai, ora che ti sei messa a fare figli tu non so più a cosa credere."
"Cattiva, questa." Commentò Sirius. "Davvero. Degna di me o di James. Sono fiero di te."
"Sai, stavo per dire, potrei dare a mia figlia il nome di tua madre, insomma, adoro tua madre, ma ora sono convinta che anche tu avrai una figlia un giorno."
"Oh, si, credici." Ribatté lui.
"Eccome se ci credo. Anzi. Sto rinunciando a un nome fantastico come Hope Redfort, quindi ti costringerò a chiamarla Hope."
"Ancora non le hai chiesto di uscire e già Rose ti parla di nomi di bambine. Magari avranno dodici figli maschi!"
"Ce lo vedi, con dodici figli maschi?" rise Rose. "Insomma, sarebbe esilarante!"
"Pagherei per vederlo."
"Perché parlate di me come se io non ci fossi?" domandò lui. "Oh, maledetti. Ora capisco cosa prova Martha, ogni tanto." Ma nessuno dei due lo sentì, perché i due Grifondoro stavano ridendo troppo forte.

"Ho immediatamente ottenuto il permesso per rifondare la nostra squadra di Quidditch, ovviamente."
Fred e Kayla, che camminavano abbracciati, furono fermati dal tono arrogante di Draco Malfoy.
"Non so se i Grifondoro avranno la nostra fortuna. Tu cosa ne pensi, Black?"
Fred sentì le spalle di Kayla, sotto al suo braccio, irrigidirsi. "Penso che la cosa non ti riguardi, Draco."
"Perché mio padre entra ed esce dal Ministero come gli pare, ma sai, tuo padre si è beccato un bel richiamo la scorsa settimana, e, beh, il padre dei Weasley ... aspettano solo una scusa per farlo fuori e spedirlo dritto al San Mungo ..."
Fred gonfiò il petto, ma Kayla si mosse quel tanto che bastava per mettersi tra i due. "Mi fa piacere che la squadra si sia riformata, Draco, tanto lo sappiamo tutti che senza le scope di papino non stareste a nemmeno tre metri da terra per più di cinque minuti."
"Quel dannato che ti ostini a chiamare 'fratello', poi ... è questione di poche settimane prima che lo mandino nel reparto speciale per chi ha il cervello rovinato dalla magia ..."
La giovane Serpeverde stava riuscendo a trattenere Fred (ben più alto e più muscoloso di lei e di Malfoy) quando si accorse che ad essersi scagliato contro Malfoy non era Fred, ma Neville Paciock. In quel momento, tolse la mano dal fianco di Fred per lasciare che fermasse Neville e poi si posizionò davanti a loro per puntare la bacchetta contro il viso di Malfoy con la sua solita eleganza innata.
"Prendi i tuoi amici idioti e vattene, Draco, o giuro che lascerò che vi ammazzino."
"Non mi faresti mai del male." la attaccò lui, sorridendo.
"Vuoi scommettere?"
Kayla sfoggiò il sorriso più Malandrino che ci fosse.
"Black! Malfoy! Weasley! Paciock!" tuonò la voce di Piton, all'improvviso. "Cosa state facendo?"
"Difendo l'onore delle persone a me care, professore." Rispose Kayla, senza abbassare né lo sguardo né la bacchetta.
"Lasciando che i tuoi amici dietro di te facciano a botte?"
"Posso spiegarle, professore, noi ..."
"Zitto, Weasley. Dieci punti in meno a Grifondoro per voi due." Decretò, indicando con disprezzo Fred e Neville. "E cinque punti in meno a Black per aver puntato la bacchetta contro un compagno!"
"Chiamarlo compagno è un complimento, professore: Malfoy è un verme!"

Kayla si buttò sul divano della Sala Comune rossa e oro. "Che palle!" esclamò. "Mi ha messa in punizione, Robert! In punizione! Ha messo in punizione me!"
Robert le sorrise, porgendole una tazza piena di tè bollente. "Capita."
"No, non capita, lui lo fa capitare!"
"Anche Harry è stato messo in punizione, il mese scorso."
"Si, ma ... uffa Robbie, cosa c'entra?"
"Che io sono il più furbo dei tre!" esclamò lui.
Lei scosse la testa. "Ti odio."
"Si, anche io." le sorrise lui, sedendosi accanto a lei.
In quel momento, Harry Ron e Hermione entrarono in Sala Comune con espressioni imbronciate. "Mi ha dato un tema di punizone!"
Robert allargò le braccia. "Vedi?"
Kayla scosse la testa, in risposta. "Piton?" domandò a Harry.
"E chi, sennò?"
"Eri distratto, Harry." Gli disse Hermione, sedendosi accanto a Robert. "In più, avevi sbagliato giusto un paio di ingredienti, e ..."
"E comunque non meritavo due pergamene di punizione!" esclamò lui.
"Lo sapevate che Piton in realtà punta alla cattedra di Difesa?"
"Meglio Piton del rospo." Decretò Kayla. "E prendete nota, perché non credo esista qualcosa o qualcuno peggiore di Piton."
"Fred mi ha detto che ti ha messo in punizione." Le disse Ron.
"Si! Per colpa di quel cretino di Draco Malfoy!" si spazientì lei.
"Dove sono Fred e George?" domandò Harry.
Kayla alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. "Non lo so, insomma, non- oh, Salazar. No." Hermione vide il terrore negli occhi dell'amica. "Non può averlo fatto. No, non può."
"Cosa?" domandarono Robert, Harry e Ron.
Hermione si alzò e le fece segno di seguirla fuori. "Andiamo a prendere un po' d'aria fresca, Kayla?"
Kayla, con sguardo furioso, raccolse il mantello e sciarpa verde-argento per uscire insieme all'amica.
Appena furono uscite, Robert guardò il fratello e l'amico. "Solo io a volte non le capisco, le ragazze?"
"A volte?!" domandarono i due insieme.

Rose stava seduta in cucina sfogliando un vecchio libro dei nomi, accanto al piccolo Gabriel.
"Ma Rose," disse il bambino "quindi nella tua pancia c'è una bambina come Anya?"
"Esatto." Rispose Rose. "Solo che non possiamo chiamarla Anya."
"Ah no?"
"No."
"E come la chiamiamo?"
"Questo dobbiamo ancora deciderlo."
Gabriel annuì, pensieroso. "Ma dovrò darle i miei giocattoli?"
"No, non dovrai."
"Ma vivrà qui o a Parigi?"
"Vivrà dove vivrò io."
"E papà? E io? Vivremo vicini?"
"E tu e papà vivrete dove vorrete, ma potrete venirci a trovare in ogni momento."
"Ma adesso viviamo insieme!" replicò il bambino, confuso.
"Si, piccolo, ma te lo ha spiegato papà, è per ..."
"Si, lo so, è per un'emergenza vera." Disse lui, annoiato; poi, si illuminò. "Possiamo chiamarla Emergenza Vera?"
Rose scosse la testa, sorridendo. "Non credo proprio."
"Oh." Si scoraggiò lui. "Ma se tu e papà vivete ancora nella stessa casa, perché non dormite più nella stessa stanza?"
Rose ci mise un attimo per rispondere. "Perché i grandi ogni tanto litigano."
"E non fanno pace?"
"Ci mettono del tempo."
"E voi, quanto tempo ci mettete?"

"Come sarebbe 'niente Quidditch'?!" Nessuno aveva mai visto Robert Black tanto arrabbiato da non mangiare. "Insomma, non c'è motivo per non darci il permesso!"
"Lo so, Robert" replicò Angelina "ha solo detto che ci deve pensare."
"Ci deve pensare? Ma le do io qualcosa a cui pensare!" s'infuriò lui, mentre Hermione gli faceva segno di calmarsi.
"Secondo me ci gode" disse Harry "a tenerci in sospeso, intendo."
"Oh, senz'altro." Gli diede corda Ron.
"Ventisei galeoni, Kayla, non puoi non-"
"Sai che non sono i ventisei galeoni a darmi fastidio!"
L'ingresso di Kayla e dei gemelli in Sala Grande fu tanto rumoroso quanto teso.
"E tu sai che dovevo farlo!"
"No, affatto! Era una cosa tra me e te!" si sedette al tavolo dei grifoni e poi abbassò il tono di voce. "Senza contare che non è esattamente consentito dalle regole della scuola!"
"E quindi? Avrei dovuto chiederti il permesso?"
"Certo che sì!" sbraitò lei, rifiutando il cibo.
"Assolutamente no, insomma, io e George abbiamo sempre condiviso tutto!"
Kayla mosse la testa e incarnò un sopracciglio. "Oh, davvero?"
"Davvero!"
Con le mani, si indicò il volto. "Davvero?!"
"Oh, per Merlino, Kayla, non parlavo di te."
Kayla scosse la testa. "Odio quando fai così."
"Sì, lo hai già detto. Tipo venti volte."
"Ora sono ventuno!" strillò lei, alzandosi. "Scusatemi, non ho fame." Accettò uno sguardo dispiaciuto di Robert e scosse la testa guardando Hermione. "Ho bisogno di stare da sola." E uscì.
"Ma che hai fatto?" domandò Robert.
"Una cazzata."
"Niente Quidditch." Comunicò Ron, visibilmente a disagio con dei sentimenti di mezzo.
"Che cosa?!" esclamarono i gemelli all'unisono.
"Ecco" rise Robert, soddisfatto "ecco i miei amici."

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