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il mondo intero, tranne loro

C'era una cosa che Rose amava fare, quando le cose andavano male. Aveva iniziato quando si era presa quella cotta per Benjamin, un Babbano che abitava a pochi minuti da loro. Avevo continuato a farlo quando aveva litigato con Martha, la prima volta, ma ci aveva preso l'abitudine quando aveva iniziato a giocare a fare tira e molla con Remus, quando guardando sua sorella si rendeva conto di quanto fosse sola e, ultimamente, aveva preso a farlo dopo le chiacchierate con Tonks riguardanti Remus o con Remus riguardanti Tonks.
Martha aveva capito cosa facesse, ogni volta che preparava un bagno caldo, ma parlarne era fuori discussione. Sapeva benissimo che Rose metteva la testa sott'acqua fino a non avere più fiato. Rose lo faceva per un semplice motivo: per pensare che, tanto, peggio di quello – peggio della chiara e tonda sensazione di stare per morire annegata – non ci potesse essere niente. Non Benjamin Robinson, non la litigata con Martha, non Remus, non la consapevolezza di non poter aiutare la propria sorella ed i propri nipoti.
Che ingenua, era stata davvero ingenua. C'era qualcosa di peggio della consapevolezza di stare per morire. Oh, eccome se c'era. Era vedere una giovane donna innamorarsi, giorno dopo giorno, dell'uomo della tua vita. Era spingerla a non soffocare quell'amore, ma a viverlo. Era vedere lui ricambiare, anche se il suo orgoglio non gli avrebbe mai permesso di ammetterlo. Era vederli ridere, era vedere come lui la guardava.
Ecco, quello era peggio. E, per la prima volta, immersa in quella vasca si rese conto che la sensazione di morire non le bastava più. Aveva bisogno di andarsene. Di andarsene lontano.

I giorni passavano. Dopo il discorso di Sirius, Robert si rimise in tiro: si fece tagliare leggermente i capelli da Tonks, ricominciò ad ascoltare musica a tutto volume ad orari improponibili, e i gemelli Weasley ricominciarono ad apparire a casa Black ad intervalli regolari. Kayla scambiava lunghissime lettere con Hermione, che però rimanevano segrete: per quanto Robert tentasse di convincere la sorella a lasciargli leggere ciò che Hermione scriveva, la piccola era irremovibile, e, ogni volta che il primogenito o i gemelli provavano a compiere missioni segreti in camera della giovane Serpeverde, venivano regolarmente beccati o dalla stessa Kayla o da Martha, che tirava un coppino a tutti e tre, mentre Sirius rideva.
Kayla, intanto, cresceva alla velocità della luce, tant'è che Remus quasi si ingozzò con il tè, una mattina: le era cresciuto il seno e le si stavano assottigliando i fianchi, mentre i capelli si facevano sempre più lunghi e meno indomabili, il suo viso perdeva quell'aria ingenua che l'aveva sempre contraddistinta. Il suo sguardo diventava lentamente più consapevole e maturo, e nell'insieme, come c'era da aspettarsi, lei stava diventando di una bellezza mozzafiato. Robert spesso la guardava senza capire, mentre sussurrava domande a Sirius o a Tonks del tipo "Hai visto Kayla? Quella piccola pura e innocente, intendo."
Intanto, era arrivata la mattina in cui Martha, con un permesso speciale dall'ufficio, sarebbe dovuta andare a prendere Harry dai Dursley. Quando bussò al numero 4 di Privet Drive, fu accolta direttamente da Harry che, con il baule già in mano, fingeva di salutare gli zii ed il cugino. Martha, sorridendo, gli scompigliò i capelli, contenta che Petunia non glieli avesse tagliati. Durante il tragitto, Harry le raccontò che Dudley era stato messo a dieta ma era stato beccato più volte a rubare ciambelle dalla cucina, mentre poi, con aria fintamente disinteressata, chiese di Robert ed Hermione.
"Nessuna novità." Rispose lei, prestando attenzione ad un semaforo. "Ma non nominare la tua amica in presenza di tuo fratello, non sappiamo cosa potrebbe succedere."
Harry sorrise. "Hermione era furiosa."
Lei scosse la testa. "Sirius ha detto che dobbiamo starne fuori." Si giustificò. "Ma se riuscissi a scoprire cosa passa per la testa di tuo fratello, te ne sarei grata."
Dopo meno di mezz'ora, arrivarono a casa: Harry fu accolto da un'euforia generale, e fu più che felice di sistemarsi nuovamente nella sua stanza, accanto a quella di Kayla e davanti a quella di Robert. Fu accolto con relativa felicità anche da Crux e Fierobecco, che a modo loro lo fecero sentire amato anche da quei due strani animali. Poco dopo, scese per il pranzo, trovando Sirius che gli strizzò l'occhiolino prima di esordire con "Ehi, amore, sai che ..."
"Se mi chiami 'amore' non può essere nulla di buono." Lo riprese subito Martha. "Che è successo?"
"Oh, niente." La tranquillizzò lui. "Ma, sai, tra poco ci sarà la Coppa del Mondo di Quidditch, e oggi ..."
"Ho già detto che non ci andremo." Lo fermò lei. "Quindi, cosa c'è da discutere?"
"Oh, niente. Nessuno ha detto che verrai con noi, sai?"
Robert, Harry e Kayla cercarono di nascondere dei sorrisi, mentre Tonks, Rose e Remus prendevano posto a tavola.
"Non ti lascerò andare da solo con i bambini!"
"I bambini sono abbastanza grandi per portarlo alla Coppa del Mondo, Martha." Intervenne Rose.
"Oh, zitta tu! Vuoi farmi credere di non essere minimamente coinvolta in tutto questo?" la riprese la sorella.
Rose abbassò lo sguardo. "Non credo ci sarò." Rispose, semplicemente.
"Perché no?" domandarono all'unisono Robert, Sirius e Tonks.
"Vorrei fare un viaggio. Anzi, farò un viaggio. E non so quando tornerò, quindi ..."
"Rose, è successo qualcosa?" domandò Martha. "Hai conosciuto qualcuno?"
"No, no, partirò sola."
"Allora non ti sta più bene vivere con noi?" domandò Kayla.
"No, piccola, amo vivere con voi, ma ... ho bisogno di cambiare aria."
"Perché?" domandò Tonks.
Rose non riuscì a guardarla. "Perché ho bisogno di stare un po' per conto mio."
"Rosalie Elizabeth Redfort." La appellò Sirius. "Mi offriresti una sigaretta?"

Sirius tirò con la sigaretta, con espressione beata. "Erano anni che non mi facevo di questa robaccia."
"Beh, immaginavo." Rispose Rose, accendendosi la sua, camminando per le vie di Londra.
"Dove hai intenzione di andare?" le domandò Sirius.
"Pensavo dovesse impedirmi di partire." Replicò lei.
"No, non credo ne sarei mai in grado: sei testarda quasi quanto tua sorella. Vorrei sapere dove trovarti in caso di necessità."
"Perché dovrei aver bisogno di te, Black?" sorrise lei.
"Oh, non io. Martha, i ragazzi ... Remus." Rose abbassò lo sguardo. Beccata. "Perché immagino sia per via di Remus, vero? Martha mi ha detto che anche lui è partito, quando vi siete lasciati. Ma tu ti sei sempre tenuta le cose dentro, tu sei sempre esplosa dopo rispetto agli altri. Quindi parti ora, una cosa come dieci anni dopo." Rose non rispose. "Non è Remus in sé, non è la vostra strana amicizia. È il fatto che lui sia andato avanti."
"Ehi, anche io sono andata avanti!" protestò, con il solito tono da bambina permalosa.
"Oh, per favore, scopare con il primo che passa illudendolo di essere importante non è essere andata avanti! Comunque, stavo dicendo. Lui sta andando avanti, anche se ancora non se ne rende conto. Sta andando avanti perché, lentamente, si sta innamorando di Dora. Non lo ammetterà mai perché lei è bella, giovane e piena di vita, e lui si sente così inadatto a una come lei che negherà fino alla fine." Lasciò cadere un po' di cenere e guardò sua cognata, che teneva la testa alta. "E tu non ce la fai."
"Come reagiresti, al mio posto?"
"Vuoi dire, se Martha fosse davanti a me e si stesse innamorando di un altro uomo?"
Rose scosse la testa. "Non è la stessa cosa."
"Perché no?"
"Beh," rispose, appoggiandosi al ponte che mostrava il Palazzo di Westmister. "prima di tutto Martha ti ama."
"Un parte di Remus ti amerà sempre, a suo modo." Rispose, buttando la sigaretta nel Tamigi.
"Speriamo che Tonks non se ne accorga mai, allora."
"Oh, ma lei lo sa." Replicò lui. "Lo sa meglio di lui."
"Nah, non è vero." Rispose lei storcendo il naso.
"Si, invece: tu non te ne accorgi perché sei direttamente coinvolta, come Remus e Tonks non si accorgono di ciò che sta succedendo loro perché sono direttamente coinvolti. Quindi se ne rende conto il mondo intero, tranne loro."
"Il mondo intero, tranne loro." Ripeté Rose. "Come era successo a te e Martha. Gli unici a non essersi resi conto che vi stavate innamorando eravate voi due."
"In effetti hai ragione. Eravano troppo coinvolti, troppo ingenui, troppo giovani, troppo orgogliosi."
"Però ce l'avete fatta." Contestò Rose. "Pensi che loro ce la faranno?"
"Remus e Tonks? Non credo, se te ne vai. Lei capirà cosa ti abbia spinta a partire, e lui si sentirà in colpa. Quindi faranno fatica, davvero fatica."
"Ma ce la faranno. Si troveranno. Lei gli darà ciò che io non gli ho dato mai, e saranno felici."
"Non è detto, Rosalie. Non sai quel che accadrà. Non sai come finirà."
"Però si troveranno, si ameranno, e saranno felici."
"Probabilmente si. Ma non sarà lo stesso, senza te."
"Perché no?"
"Perché loro ti vogliono bene." Rispose lui. "I ragazzi hanno bisogno di te. Martha ha bisogno di te, e io ho bisogno ..."
"Tu non hai bisogno di me." Tagliò corto lei.
"Beh, ho bisogno di qualcuno che mi offra le sigarette."
"Martha non ti permetterà di ricominciare."
"Ecco, in quel caso, ho bisogno di girarmi e trovare un'amica. E tu hai bisogno di poter contare su di me."
"Non so morendo, sto partendo." Rispose lei. "Tornerò, e nel frattempo, potrete scrivermi, e ..."
"Credi davvero che sarà la stessa cosa? Voglio dire, quando Martha dovrà dirti di essere incinta, basterà una lettera?"
"Quando Martha dovrà dirmi di essere incinta, tornerò qui a fare la zia."
"Ah! Ci sono nove mesi tra l'annuncio di Martha e il tuo fare la zia."
Lei alzò le spalle. "Meglio per me. Ho già raccolto abbastanza vomito quando aspettava Kayla."
Sirius sorrise. "Immagino." Si perse a guardare il famoso orologio. "Credo che un pochino mi mancheresti, se partissi."
"Credi che un pochino?" scherzò lei. "Merlino, ma come fa Martha a stare con te?"
"Okay" rise lui. "Okay, mi mancheresti. Contenta?"
Lei rise. "E perché?"
"Perché forse un po' alla fine ti voglio bene anche io."
"Oh, questo è molto confortante." Scherzò lei. "Ti scriverò una lettera ogni sera, va bene?"
"Guarda che ci conto." Sorrise lui. "Con i cuoricini sulle i."
"Certo, come no."
"Non mi hai detto dove hai intenzione di andare."
"E non te lo dirò: perché andrò in aeroporto e sceglierò il primo volo."
"Ma la destinazione a caso non si sceglieva sul mappamondo, una volta?"
Rose annuì. "Si, ma io odio seguire la massa."
Sirius le sorrise. "Allora, posso avere l'onore di accompagnarti in aeroporto?"

Robert fissava Fierobecco dormire nel suo angolo di giardino. Fissare quell'Ippogriffo era come fissare i ricordi del primo bacio con Hermione, di quel pomeriggio di giugno.
"Credo che tua zia parta per colpa mia." Esordì la voce di Tonks dietro di lui.
"Non è vero." la tranquillizzò lui. "Non dire stronzate, Dora."
Lei si sedette accanto a lui e posò la testa sulla sua spalla. "E allora, perché?"
"Per te e Remus, e ciò che sta succedendo. Non solo te, non sei così importante."
"Oh, beh, grazie." Ironizzò lei. "Ora sto davvero meglio!"
Robert finse di spintonarla. "Secondo te, Hermione tornerà?"
"Si che tornerà." Rispose lei. "Voglio dire, è una ragazzina intelligente, come potrebbe non tornare da te?! Insomma, tu sei Robert Black."
"Fino a pochi mesi fa, pensavo che questo bastasse." Rispose lui, malinconico.
"Non basta un nome: è il viso che sta dietro il nome, il vero segreto." Poi, Appellò due Burrobirre. "Alla tua, Robert Black." Disse, alzando leggermente la bottiglia.
"Alla tua, Tonks." Rispose, sorseggiando la bevanda dolce. "E se non dovesse tornare?"
"Beh, allora sarebbe davvero stupida."
"Se non tornasse, avrebbe vinto Alex."
"No."
"No?"
"No!" Tonks si schiarì la voce. "Voglio dire, cazzo, no! non è un loro gioco in cui tu sei il premio. È la tua vita, dannazione, non lasciare che facciano di te il loro trofeo."
"Che frase profonda." Scherzò lui. "Ti è venuta al momento o te l'eri preparata?"
"No, mi è venuta al momento. Aggiungila a tutte le stupidaggini che dico."
"Okay." Rispose lui. "Hai altro da dirmi, mia casa cugina?"
"Cugina? Sono la tua migliore amica, idiota."
"Beh, prima di esserlo, eri solo mia cugina."
"Prima di essere la tua migliore amica, ero un bambina di quattro anni che guardava il pancione di tua mamma e si chiedeva cosa ci fosse dentro."
"Robert Black."
"Si, beh, ma allora non lo sapevo." Si giustificò lei. "Era solo una pancia sorprendentemente grossa, per me."
"Da cui sarebbe nato Robert Black."
"Okay, il tuo ego sta tornando ad essere delle sue solite dimensioni."
"E cioè?"
"Mi sta soffocando." Robert rise di gusto, svegliando Fierobecco. "Ecco, hai svegliato Becco! Che essere inutile, sei un essere inutile!"
"Sono il tuo migliore amico." Specificò lui. "Non puoi considerarmi inutile."
"Certo che posso. Sei inutile!"
Robert rise di nuovo, mentre lei posava di nuovo la testa sulla sua spalla.

Kayla se ne stava seduta sulla poltrona del salotto, la sera stessa, a guardare un film, seduta accanto a Harry, ridendo insieme.
"Che ci fate svegli?" domandò Sirius, rientrando in casa con Rose.
"Danno un bel film." Rispose Harry.
"Ah si? Beh, ora non più. Se vostra madre vi becca svegli vi ..."
"Martha è uscita con Remus." Si giustificò Harry.
Rose sorrise. "Andate comunque a dormire, piccole pesti."
"Ma è vero che te ne vai?" le domandò Kayla.
"Si, ma tornerò presto." Rispose Rose. "Ora, a nanna!"
Harry spense la televisione, mentre Kayla si alzò per andare a fronteggiare la zia. "Per favore, dimmi perché te ne vai."
Rose le accarezzò il viso con aria affettuosa. "Quando sarai grande lo capirai, te lo prometto."
"Ma io voglio capirlo adesso." Si impuntò lei.
Allora Rose, con quello sguardo affettuoso che riservava soltanto a Kayla, si sedette su una sedia così da poter essere alta come lei. "Vorrei che tu mi ascoltassi bene, perché sto per dire una cosa importante." Kayla annuì. "Fidati delle cose chiare, non delle cose ovvie. Di quelle luminose, e non di quelle illuminate. Di chi capisce poco, e non ha visto tutto. Fidati delle persone che ti vogliono bene e lo dimostrano, non di quelle che lo dicono e basta. Non dimenticare mai di dire alla mamma e al papà che vuoi loro bene, anche quando litigherete, anche quando non ne avrai voglia. Abbi cura di Harry e Robert, perché anche se non lo diranno mai, loro hanno bisogno di te. Non lasciare che vinca il loro orgoglio Grifondoro. Okay? E innamorati di chi potrai amare come merita, non di chi se ne andrà. Lo capisci chi se ne andrà, guardano tutti come se si aspettassero di essere riconosciuti e trattati male. Sii sincera, e sii te stessa, sempre. Sei forte, Kayla Lily Black."
"Tornerai, vero?" domandò la piccola.
"Tornerò prima che tu possa sentire davvero la mia mancanza." La rassicurò, alzandosi. Poi guardò Harry. "Ehi, piccolo Potter, stai crescendo bene, e sono orgogliosa da te. E anche James e Lily, da qualche parte, sono orgogliosi di te."
Lui sorrise. "Grazie."
Lei gli scompigliò i capelli. "Ci vediamo presto."

Remus e Martha, intanto, stavano davanti a due Burrobirre con dello zenzero, in perfetto silenzio.
"Perché mi hai portato qui?" domandò Remus.
"Pensavo avessi bisogno di parlare."
"E di cosa? Di Rose? È una donna adulta, può fare quello che vuole."
"Di Tonks."
"Che c'è da dire, su Tonks?"
"Che ti piace."
"Questo non è vero." Disse lui, distogliendo lo sguardo dagli occhi verdi e sinceri di Martha.
"Ah no?" sorrise lei. "Allora dillo."
"Che cosa?"
"Che non ti piace."
"No."
"Ecco, lo vedi? Non sai dire bugie."
"Cosa cambierebbe, se lo dicessi?"
"Tutto."
"O niente."
"Tutto o niente: tu prova, e poi si vedrà."
Così, facendo del suo meglio per mettere da parte il suo orgoglio ed alzare minimamente la considerazione che aveva di sé stesso, mise insieme quelle parole che aveva negato, rifiutato e scacciato dalla sua mente ogni volta che ne aveva avuto la possibilità. Così, con lo sguardo basso e la solita aria colpevole, in una notte di metà luglio, Remus Lupin sussurrò. "Credo che Tonks mi piaccia molto più di quanto sia concesso. Mi piace quando ride, quando si arrabbia, quando mi mette il broncio, quando porta i capelli di un colore assurdo. Ma soprattutto mi piace quando mi guarda, mi sorride e magari mi prende in giro, perché ... perché in quel momento il mondo attorno a noi smette di esistere."

Rose stava seduta sulla poltrona che stava in camera sua. Era la poltrona di suo padre Robert: ricordava fin troppo bene quanto fosse confortevole sedersi sulle sue ginocchia, la sera, quando lui si lasciava cadere su quella poltrona. Ora, lei vi sedeva a gambe incrociate mentre osservava l'alba avvolgere Londra di tutti i suoi colori meravigliosi. La valigia era pronta. Era tutto pronto. Anche lei era pronta: lo era da mesi. Da anni, forse.
Quando Martha, con una vecchia felpa di Sirius ed i pantaloni del pigiama, entrò nella stanza facendo fluttuare due tazze di tè, Rose si ritrovò a guardarla e sorridere.
"La mamma ti preparava il tè, ogni tanto." Si giustificò la secondogenita.
"Secondo te Aaron che fine ha fatto?" domandò Rose in risposta.
"Kingsley ha detto che è tornato in Australia. E il gufo con cui ci ha mandato gli auguri di Natale era decisamente australiano."
"Ma era quel gufo che Fred, George e Robert si sono divertiti a tirare matto?"
"Si, uno dei tanti."
Rose afferrò la seconda tazza. "L'hai avvelenato?"
"No, affatto." Rispose Martha, sorridendo. "Hai idea di dove andrai?"
"Assolutamente no." rispose Rose, sicura. "È questo il bello."
Martha sorrise. "In fondo, la mia è solo invidia."
"Ti chiederei di partire con me, se non avessi tre figli a cui badare."
"Tre figli e un marito, a cui badare." La corresse lei. "Comunque ci tenevo a dirti una cosa. Noi siamo sorelle."
Rose alzò le sopracciglia. "Davvero?"
"Smettila, idiota. È un discorso serio."
Rose tornò a guardarla fingendo serietà. "Tu odi gli addii."
"Infatti, e sono convinta che questo non sia un addio. Ma fammi finire. Noi siamo sorelle. Questo vuol dire che quando ti guarderai indietro, quando avrai bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, io sarò ancora qui. Siamo sorelle, abbiamo condiviso una vita intera, e non potrò mai sentirmi del tutto sola sapendo che sei sul mio stesso pianeta."
Rose sorrise, trattenendo un sospiro. "Tornerò presto. Non c'è bisogno di fare questi discorsi smielati."
Martha la mandò al diavolo con un gesto, e risero insieme.

"Avrei voluto darti ciò che meritavi."
"Avrei voluto amarti come meritavi."
"Avremmo potuto avere un bel futuro."
Rose si appellò a tutta la forza che aveva per mentire. "Io e te? No. No, Remus, amore mio, io e te no. Ma tu e lei si. Quindi ti prego, amala come solo tu sai fare. E non te la prendere se non la capisci a volte, è giovane, ed è una donna: il più delle volte non si capisce nemmeno lei."
Remus sorrise. "Allora è per questo che te ne vai?"
Rose scosse la testa. "Promettimi che sarai felice."
Il vento le scompigliava i capelli, gli occhi ambrati di Remus le scompigliavano l'anima.
"Non sarà lo stesso, se te ne vai."
"Perché no?"
"Perché non credo di farcela, se te ne vai."
"E io non credo di farcela, se resto. Ma mi farò viva. Vi scriverò: non sono una persona che sparisce facilmente."
"E tornerai?"
"Da te tornerò sempre, perché non me ne sarò mai andata davvero."
E, forse per la prima volta, Remus vide Rose, la donna che aveva amato, con gli occhi pieni di lacrime.

"Sirius, smettila: sei peggio di Martha."
"Oh, questa era pesante!" si lamentò lui.
Rose si fermò sotto al tabellone delle partenze. "Primo volo?"
"Ce n'è uno per Parigi, uno per Roma, uno per Nizza, poi uno ..."
"Parigi. Il primo volo, avevamo detto."
"Beh, non è da prendere alla lettera, come cosa, insomma ..."
"No, no: io volevo proprio prendere il primo volo!"
"Ma è tra mezz'ora!" si lamentò lui.
"Ho tutto il tempo del mondo." Rispose lei, voltandosi verso di lui. "Ho già promesso che ti scriverò ogni sera. E ci siamo detti che ci vogliamo bene, quindi non credo che serva altro, voglio dire ..."
"Quando vorrai tornare, saremo ancora lì." La rassicurò lui. "E quando avrai bisogno di sentire la voce del tuo fantastico cognato, usa il feletono."
"Telefono. Si dice telefono."
"Si, insomma: quella cosa che urla accanto all'ingresso."
Lei sorrise. "Divertitevi anche per me alla Coppa del Mondo, e non preoccuparti per Martha:ha già deciso di venire con voi, solo che ancora non lo sa."
Sirius sorrise. "Ci abbandoni sul più bello, quindi."
"Oh, Black, con voi due, il divertimento è sempre all'ordine del giorno." Poi, il suo sorriso si fece malinconico. "Ci vediamo presto."
"Ci vediamo presto. Abbi cura di te, okay? Sii prudente, e ..."
"Sirius, smettila!" lo riprese lei, facendo segno di abbracciarla. Allora lui la strinse forte, pensando che l'ultima volta che si erano abbracciati era stato quando lui era tornato a casa, e la volta prima al matrimonio. Ed era strano, perché non c'è cosa più bella che abbracciare una persona a cui vuoi bene e stringerla fino a sentire i cuori sfiorarsi.

"Kayla?"
Kayla si svegliò di colpo, stringendo il pinguino di peluche che zia Rose le aveva regalato due anni prima.
"Kayla, veloce!"
Aprì un occhio: era sicura che fosse troppo presto, ma quella non era per caso ... "Hermione?"
La ragazza che stava in piedi in camera sua, infatti, era proprio Hermione Granger, con occhi stanchi ma felice di vederla. "Sì, pare che sia io." rispose.
Kayla si mise immediatamente seduta. "Robert sa che sei qui?" chiese, immediatamente.
"Sì, ci siamo incrociati prima."
"Ah." Replicò Kayla, sbadigliando. Stava per chiedere a Hermione che cosa ci facesse lì all'alba (la sveglia segnava che mancavano pochi minuti alle sei) quando sentì le inconfondibili risate di Fred e George Weasley provenire dal piano di sotto, e si ricordò immediatamente tutto quanto. "Ah!" questa volta era un'esclamazione. "La Coppa del Mondo di Quidditch!"
"Te ne eri dimenticata?" domandò Hermione, inclinando leggermente la testa.
"Io ... no! No, insomma, come ci si può dimenticare di Viktor Krum?!"
Hermione sorrise e passò a Kayla i vestiti che stavano posati sulla poltrona. "Vestiti: non voglio dare a Robert un motivo per lamentarsi."
"Ah, Hermione ... io non ... voglio dire, Alex non ..."
Hermione la bloccò. "Lui la ama. L'ha sempre amata, e l'amerà sempre."
"No, non ..."
"Sono io, Kayla, sono io ad essere stata troppo ingenua, credendo che potesse essere diversamente. Sono io che ho sbagliato, credendo di essere meglio di Alexandra, per lui."
"Però lo sei."
"No, non è vero."
"Si che è vero: tu ci tieni a lui, ci tieni davvero. Alex pensa solo a sé stessa."
Hermione sfoggiò un sorriso triste. "Una cosa è sicura, però."
"Che cosa?"
"Sei in ritardo."

Quando Kayla ed Hermione scesero in cucina, la trovarono sovraffollata: Fred, George e Robert stavano seduti sugli sgabelli, nella medesima posizione (con i gomiti posati sul bancone e la testa tenuta dai palmi delle mani), Harry e Ron stavano parlando fitto, Sirius controllava i biglietti, Arthur studiava il microonde e Molly e Martha preparavano le borse con i pranzi.
"Dove sono Bill, Charlie e Percy?" domandò Martha ad Arthur.
"Loro si Smaterializzano." Rispose il signor Weasley.
"Perché non possiamo Materializzarci anche noi?" chiese Harry.
"Bisogna avere diciassette anni." Rispose Ginny, seduta accanto a Kayla.
"E avere fatto l'esame." Aggiunse Fred.
"Ma loro quattro lo sanno fare" replicò Kayla indicando i quattro genitori "perché non possiamo fare una Materializzazione Congiuntiva?"
"Si dice congiunta." La corresse Hermione.
"Non è piacevole come cosa, Kayla" le rispose Sirius.
"E allora come faremo?" chiese di nuovo Harry.
Martha gli spiegò che avrebbero usato una Passaporta: lui rimase stupito per quante cose i maghi facessero pur di fare una vita normale senza farsi notare dai Babbani.
Usciti di casa, quindi camminarono come previsto fino ad arrivare alla Passaporta concordata con Amos Diggory e suo figlio Cedric, e Sirius non poté fare a meno di non notare lo sguardo sognante di Kayla verso il giovane Tassorosso. C'era da ammetterlo, però: per una qualche inspiegabile ragione, il figlio di Amos era davvero carino, tant'è che anche Martha, stringendogli la mano, lo guardò ammaliata. "Tuo padre parla moltissimo di te." Gli disse.
"Oh, posso dire la stessa cosa di te!" esclamò Amos. "Immagino che questi siano i tuoi ragazzi!"
"Oh, solo i tre con i capelli neri." Rispose Sirius. "Gli altri sono i Weasley, e Hermione, amica di famiglia."
Hermione fece un cenno verso il signor Diggory. "Per la barba di Merlino!" rispose lui. "Finalmente conosco il famoso Harry Potter!" Harry, che stava parlando con Kayla, si voltò. Stava per rispondere, quando si rese conto che il signor Diggory non aveva realmente smesso di parlare. "Ho detto a Ced, all'inizio dello scorso anno, che potrà raccontare ai suoi nipotini di avere battuto Harry Potter!"
"Si, e Harry potrà raccontare di essere stato il più giovane e più bravo Cercatore dopo un secolo." Replicò Martha con un sorriso Malandrino che riempì Sirius d'orgoglio. Continuarono a camminare, e dopo qualche minuto Cedric si scusò con Harry per l'orgoglio smisurato del padre nei suoi confronti. Harry sorrise, rispondendo che anche l'orgoglio di Martha non era da meno, e così presero a ridere insieme.
Si strinsero tutti attorno ad un vecchio stivale, e dopo la raccomandazione di tenere ben stretta la Passaporta, accadde ciò che Sirius e Martha, nella prima parte del tragitto, avevano descritto ai ragazzi: fu come se una forza irresistibile li avesse levati da terra, e senza rispetto per la gravità e per le leggi della fisica, il avesse portati dove dovevano andare.
I ragazzi erano ancora stesi a terra, visibilmente scossi, quando Sirius si avvicinò ad un mago in kilt e Martha tese loro una mano per rialzarsi. "Su, forza, pappemolli." Li schernì, sorridendo. "Se mi avete costretta a ..."
"Non ti abbiamo costretta, mamma." Specificò Robert. "Ti divertirai anche tu."
Martha gli sorrise. "Certo, certo."
Sirius si avvicinò loro. "Il primo campeggio che incontriamo cinquecento metri più in là" disse, indicando un punto pieno di gente a Nord-Est. "su, alzatevi!" disse poi, notando i ragazzi ancora stesi a terra. Poi, camminando elegantemente anche con in spalla uno zaino più grosso di lui, fece strada. Dopo mezz'ora arrivarono ad una piccola casetta di pietra, dove Martha aiutò Sirius a pagare con i soldi Babbani, senza smettere di ridere, e scusandosi con il direttore del campeggio dicendo di essere stranieri, mentre Sirius borbottava qualcosa sull'utilità delle banconote di carta, mentre il campeggiatore si lamentava a sua volta di tutti quegli stranieri bizzarri. Martha ringraziò e salutò, dando il là a Robert e ai gemelli per prendere in giro il povero Padfoot. Dopo meno di un quarto d'ora, raggiunsero uno spiazzo di terra segnato come prenotato 'famiglia Black-Weezly'. Arthur scosse la testa, mentre Martha e Sirius sorrisero.
"Bene!" esclamò Martha, strofinandosi le mani. "Visto che siamo in un territorio babbano – non guardarmi così, Padfoot – è assolutamente vietato l'uso della magia. Dico sul serio. Farò passare un brutto quarto d'ora a chiunque si azzardi anche solo a pensare di togliere la bacchetta dalla tasca dello zaino. E vale anche ... no, vale soprattutto per voi tre." Il suo sguardo severo si fissò su Fred, George e Robert, che abbassarono la testa dicendo 'sì, mamma' all'unisono. "Detto questo, la tenda va montata a mano. Quindi armiamoci di buona volontà e ... Padfoot non dirlo." Le ultime tre parole le disse a denti stretti e alzando gli occhi al cielo.
"Basta un piccolo incantesimo non verb-"
"Non ho appena detto che avrei fatto passare un brutto quarto d'ora a chiunque si fosse azzardato a pensare di usare la magia, Sirius?"
I suoi occhi ed il suo tono erano talmente freddi che non era difficile capire perché fosse un'Auror tanto brava e famosa. Così, in meno di un'ora riuscirono a capire dove andassero tutti i pali ed i picchetti, e nonostante l'entusiasmo insopportabile di Arthur Weasley davanti al semplice libretto delle istruzioni, le bestemmie contro Salazar di Robert e Sirius violentemente richiamate da Kayla e le imprecazioni di Martha contro 'quella vacca di mia sorella che parte quando c'è da fare ciò che papà le ha insegnato', riuscirono a montare una tenda apparentemente terribile, ma quando Kayla vi entrò a carponi si rese conto di essere entrata in un appartamento munito di bagno e cucina. Harry mostrò la sua stessa espressione sorpresa, mentre anche gli altri entravano e si sistemavano nei vari letti.
Dopo un'altra ora, Arthur si decise ad usare i fiammiferi, ostinandosi a rifiutare l'aiuto di Martha. "Non accenderò il fuoco, Arthur, ne prendo uno e ti faccio vedere come si fa!" esclamò Martha.
"No, no: ce la posso fare! Insomma, sono un mago!"
"Sei un mago che non ha mai avuto a che fare con un fiammifero, e moriremo di freddo se non ti decidi." Replicò secca lei.
"Ce lo posso fare, io ..."
"Arthur" lo richiamò Sirius, dalla cucina "non ti farò più vedere la televisione, se non ti fai aiutare da mia moglie."
Il pensiero di non poter più giocare con quella strana scatola lo terrorizzò al punto che porse immediatamente a Martha la scatola di fiammiferi. Lei, sorridendo, gli mostrò come si facesse, e lui si divertì talmente tanto che in pochi minuti la tenda puzzava di bruciato e la scatola di fiammiferi era finita. Martha mandò i ragazzi a prendere dell'acqua al rubinetto per dare loro qualcosa da fare, ma tornarono con una serie di suovenir che ripetevano in modo ossessivo un coro in onore di Krum, il Cercatore Bulgaro, cappelli e sciarpe verdi, un Omniocolo a testa e tutti – tutti – i ragazzi avevano la faccia dipinta di verde, o di verde e bianco. La più sobria, ancora una volta, rimase Kayla, che aveva 'solo' un gigantesco quadrifoglio sulla guancia sinistra.
Martha non fece in tempo ad infuriarsi perché Sirius si gasò come un bambino, e prima che potesse dire che sarebbe andato a farsi dipingere la faccia anche lui, Arthur annunciò che era ora di andare.
Seguirono il percorso indicato dalle lanterne, avvolti dal rumore di milioni di maghi che si muovevano accanto a loro, unendosi a qualche coro di tanto in tanto. Lungo il tragitto incontrarono numerosi colleghi di Martha e Sirius, tutti curiosi di conoscere la loro prole: così, ogni volta, Harry, Robert e Kayla, stringevano la mano a persone di cui si sarebbero immediatamente dimenticati il nome e sorridevano a frasi per niente originali come "Sirius, ti assomigliano moltissimo!" o "Ma tu sei Harry Potter!" per fortuna, Martha trovava sempre modi diversi per sviare l'argomento. Si imbatterono anche in un simpatico elfo domestico che rivelò a Harry di conoscere Dobby e rimasero a parlare per un po', fino a quando non raggiunsero lo stadio. Salirono delle scale mentre Arthur si lamentava del fatto che Martha e Sirius avessero preso anche a loro biglietti nella Tribuna d'Onore, biglietti che i Weasley non si sarebbero mai potuti permettere. Kayla stava per domandare qualcosa, quando una voce fredda e familiare attirò la sua attenzione. "Black?"
Robert, Sirius, Martha e Kayla si voltarono. Davanti a loro, due maghi e una strega biondi e facilmente riconoscibili. Ad aver lanciato il richiamo, però, era stato il più giovane dei tre.
"Ciao, Draco." Rispose Kayla con aria gentile.
Lui aveva dipinta sul viso un'espressione di pura sorpresa. Era evidentemente folgorato dalla nuova bellezza di Kayla, dalla sua nuova femminilità e da quel fascino innato.
Scattò qualcosa, in quel momento: era elettricità, era chimica pura, ed era solo tra loro due, tra Kayla e Draco. Fu talmente forte che gli altri si sentivano fuori luogo. Fu talmente forte che le voci attorno a loro si fecero ovattate ed il mondo perse colore: esistevano solo loro due.
"Tu devi essere Martha." Disse Narcissa. "Temo di aver sempre evitato le presentazioni ufficiali, cara."
Martha ridusse gli occhi a due fessure, e porse la mano destra verso la donna. "Martha Redfort Black."
"Narcissa Black Malfoy." Rispose lei, stringendo la mano senza enfasi.
"Si, conosco le tue sorelle." Rispose Martha.
"Io ho solo una sorella, Martha."
"Allora credo tu parli di quella che mi sta meno simpatica. Abbiamo dei ... trascorsi poco piacevoli."
Sirius, già rigido per l'imbarazzante incontro, si ritrovò la mente invasa da un'immagine terribile. Martha, giovane, pura, piegata in due su una moquette scura a causa delle Cruciatus di Bellatrix Black. "Beh, non credo sia il caso di parlarne ora." Tagliò corto, notando che la chimica tra Kayla e Draco non si era ancora spenta. "Fantastico, davvero." Borbottò. Senza farsi notare, tirò una gomitata a Robert, che capì immediatamente cosa fare. Posò una mano sulla spalla di Kayla, rompendo l'incantesimo e facendola tornare in sé. I Malfoy si dileguarono alla svelta, e Robert rimase accanto ai genitori, mentre gli altri prendevano posto.
"Quali sono i tuoi trascorsi poco piacevoli con Bellatrix Black?" domandò, a bassa voce.
Martha perse il sorriso, ricordando fin troppo bene cosa si provasse sotto effetto della Maledizione Cruciatus. "Niente, pulce." Lo tranquillizzò. "Le devo solo un paio di Cruciatus."
Robert spalancò gli occhi, ma prima che potesse obbiettare e fare altre domande, lei lo spinse tra gli altri che già urlavano, perché, evidentemente, stava per iniziare lo spettacolo delle Veela.

Durante la partita, Harry aveva tenuto l'Omnicolo così vicino agli occhi che ora gli faceva male la testa. Robert stava ancora ridendo con Fred e George, mentre Kayla confabulava con Ginny ed Hermione. Arthur si raccomandava con i gemelli di non raccontare mai a Molly che avevano scommesso, mentre Robert assillava Martha su quanto successo con Bellatrix, anni prima. Martha sminuì dicendo che era passato talmente tanto tempo che ormai nessuno se ne ricordava più, mentre Sirius si mordeva le labbra e si imponeva di rispettare la decisione presa dalla moglie. Percorsero nuovamente il sentiero indicato dalle lanterne, e arrivarono alla tenda in meno di quanto si aspettassero. Non erano dell'umore per festeggiare, vista la sconfitta, ma si trattenerono ugualmente a parlare fino a quando Martha non ordinò a tutti di 'portare i vostri sederi stanchi nei vostri sacchi a pelo'.
Sirius, Martha e Arthur rimasero a parlare ancora un po', ricordando James, Lily, Alice e Frank: loro, sicuramente, avrebbero adorato la partita. Martha fu più che felice di rinfrescare la memoria di Arthur riguardo alcuni oggetti Babbani, mentre Sirius si guardava attorno, si rese conto che improvvisamente i rumori nel campeggio erano cambiati. Non erano più canti, ma grida. Alzò gli occhi e attivò i sensi canini: quelli, ne era certo, erano grida di terrore.
Si alzò di scatto e si diresse verso l'uscita della tenda, immediatamente seguito da Martha, che come lui seguì l''istinto di afferrare la bacchetta. Ciò che videro attorno a loro sfiorava i limiti dell'assurdo: la gente scappava, un paio di tende andavano a fuoco e un gruppo di persone incappucciate teneva sospesi sopra le loro teste delle figure umane molto piccole che si divincolavano. Martha riconobbe all'istante, in una delle sagome più grandi, il Babbano che dirigeva il campeggio. Senza dubbio, le altre figure erano la sua famiglia.
"Arthur" disse, senza girarsi. "Arthur, sveglia i ragazzi e andatevene. Nascondi Hermione, non allarmare Kayla e Robert, o vorranno restare ad aiutare." Ordinò.
Lui era allibito quanto loro, ma meno pronto a difendersi: rientrò nella tenda per eseguire quanto richiesto. In pochissimo tempo, tutti i ragazzi ebbero modo di vedere lo spettacolo, mentre Martha si era precipitata a cercare di spegnere il fuoco appiccato alla tenda accanto alla loro. Kayla non faceva altro che dire 'orribile', mentre Sirius cercava di Disarmare le figure incappucciate senza farsi vedere.
Quella scena era tremendamente familiare: stavano combattendo. Il senso di déjà-vu invase entrambi i coniugi Black, che si guardarono allarmati nello stesso istante in cui udirono la risata acida di Kayla a pochi metri da loro.
Prima che, furiosa, Martha potesse cacciarlo, si avvicinò per ascoltare quanto si stessero dicendo. "Non osare parlare di loro in questo modo!" sbraitò la ragazzina, davanti a Draco Malfoy. "Se i miei hanno detto ai Nati Babbani di nascondersi, i tuoi sono lì con il cappuccio a torturare degli innocenti."
"Non ci vedo nulla di sbagliato, Black. Anzi, fossi in te nasconderei la tua amica."
"Perché dovrebbe nascondersi?" replicò Kayla con le braccia incrociate sul petto, mentre Martha riaccendeva le lanterne.
"Perché? Non è ovvio? Stanno cercando i Babbani!"ringhiò Draco.
"Guarda che Hermione è una strega migliore di te, razza di idiota."
"Vedila un po' come ti pare, Black. Se credi che non possano riconoscerla, rimanete dove siete."
A Martha fu tutto più chiaro: Draco Malfoy era andato a dire loro di nascondersi. Si avvicinò con aria decisa. "Okay, basta." Decretò. "Draco, non mi è difficile immaginare dove siano i tuoi, ma ti pregherei di metterti in salvo." Gli ordinò, per poi rivolgersi a Kayla. "Tu, ragazzina, non osare più allontanarti dai tuoi fratelli." Intanto, fece segno a Robert di portare Kayla con sé.
"Mamma, io sono grande abbastanza per ..."
"Per capire che è più sicuro nascondersi nel bosco e lasciare fare a noi." Concluse Martha. "Andate, veloci." Intanto, grazie ad un riflesso, riuscì ad impedire che una bambina venisse allontanata a forza dalla madre. Molti maghi riconobbero i Black e li segnarono a dito, ma Martha si ritrovò a imporre di scappre ad un elfo domestico, più precisamente una femmina di nome Winky, la stessa elfa domestica che aveva parlato con Harry alla partita. Riuscì, contemporaneamente, ad assicurarsi che Sirius ed i ragazzi stessero bene.
"Non voglio pensare che siano Mangiamorte." Sussurrò, spalla contro spalla al marito.
"Sono incappucciati e cercano Babbani e Nati Babbani da torturare: cosa diamine pensi che siano? Irlandesi troppo ubriachi?"
Martha alzò gli occhi al cielo e Disarmò un uomo molto più vecchio di lei che cercava goffamente di sistemare la sua tenda. "Scappa." Gli ordinò.
"Ma ... la tenda, è di mia moglie ..."
"Credo preferirà vederti sano e salvo piuttosto che vedere la sua tenda intatta!" replicò, lanciano una fattura a un incappucciato che si avvicinava al lembo di bosco in cui erano nascosti i ragazzi.
"MORSMORDRE!" urlò una voce grave proveniente dal bosco.
"Hai ancora dei dubbi, piccola?" domandò Sirius, schivando una luce rossa.
Martha si lasciò distrarre dalla visione di quella figura verde,enorme e lucente che riempiva il cielo sopra le loro teste. Sospirò: erano davvero tornati?
Il Marchio Nero illuminò il campeggio ed il bosco come un sinistro cartellone al neon, così fu fin troppo semplice vedere che dei maghi dei Ministero stavano puntando la bacchetta contro Fred, George e Robert.
Martha sentì un fuoco inondarla e roderla da dentro. Lasciò perdere il Nato Babbano che stava cercando di scappare, e con tutta la forza che aveva nel corpo corse verso il bosco seguita da Sirius. Si udirono un paio di Schiantesimi evocati dai maghi più avanti di loro, e i due ringraziarono Merlino che i tre ragazzi avessero avuto la prontezza di schivarli, e che Hermione fosse stata abbastanza pronta da ordinare a Harry, Ron e Kayla di abbassarsi.
"BASTA!" ruggì Martha, quando fu abbastanza vicina. "Lontani, ho detto, LONTANI DAI MIEI FIGLI!"
"Togliti di mezzo, Redfort!" le ordinò uno degli uomini. "I tuoi preziosi ragazzi hanno evocato il Marchio Nero!"
"I miei ragazzi, Crouch? Sono troppo giovani per conoscere una magia tanto potente e terribile!"
"Non siamo stati noi!" si difese immediatamente Robert. "Noi stavamo nascosti in attesa che ..."
"Che uccidessero abbastanza persone?" domandò lo stesso mago.
"Per l'amor del cielo, Cruoch, sono figli di due Auror! Smettila di dire stronzate!" ruggì Sirius. "Gli abbiamo detto noi di nascondersi, mentre io e Martha cercavamo di salvare i vostri culi troppo comodi per alzarsi e dare una mano!"
Cruoch, il mago dai capelli grigi, strabuzzò gli occhi. "Subirai un richiamo, Black, e ..."
"Al diavolo: non sono in servizio e c'è il Marchio Nero in cielo!" replicò Sirius, indicando vagamente il cielo con la mano che stringeva la bacchetta.
"Evocato dai tuoi figli!" rispose nuovamente Crouch.
"Né i miei figli né i loro amici lo farebbero mai!" si intromise Martha. "Quindi fai quanto ti è stato richiesto: smettila di dire stronzate!"
Crouch sembrava davvero furioso, insieme a Caramell e a tutti gli altri. Martha e Sirius, con braccia e gambe ben aperte e tese, fungevano da vero e proprio scudo ai sette ragazzi.
"Okay, tu, ragazzina" disse, indicando Kayla. "Chi ha evocato il Marchio?"
"Una sagoma che è apparsa là" rispose senza scomporsi, indicando un punto alla loro sinistra "e poi è scappata di là."
Il mago dai capelli grigi sembrò meditare su quelle parole. "Oh, andiamo! Come faccio a fidarmi, nessuno di loro supera i diciassette anni!"
"Esattamente!" rispose un terzo uomo dai ricci castani, alle sue spalle. "Sono dei ragazzini che non erano nemmeno in grado di camminare quando l'ultimo di quelli è apparso in cielo."
"E poi Lui è morto!" replicò una donna dai boccoli biondi.
"Oh, davvero, Brianna? Ne sei ancora convinta, dopo stasera?" ringhiò Martha. "E tu, cosa fai lì impalato?" domandò a Crouch. "Mia figlia ti ha indicato chiaramente dove fosse chi ha evocato il Marchio, perché i tuoi uomini non sono già lì?"
Crouch ne sembrò davvero intimorito. "Si, beh, insomma ... andate!"
Una mezza dozzina di uomini si addentarono nel buio del bosco, e quando Martha stava per girarsi e ordinare ai ragazzi di andarsene, una voce gridò "Ma è Winky!" al che, tutti corsero verso il punto indicato, trovandosi davanti a Winky, l'elfa domestica, Schiantata e con una bacchetta magica in mano. Martha la risvegliò, mentre Amos Diggory, che lavorara all'Ufficio della Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Harry dichiarò che la bacchetta era la sua, e questo, per Crouch, fu una palla da cogliere al balzo.
"Oh!" esclamò. "Oh, ecco, stai confessando! Stai confessando, ragazzo, che ti è caduta dopo aver evocato il Marchio Nero!"
"Mi perdoni, signore." Si intromise Robert con il suo solito tono gentile. "Ma personalmente non trovo nessuna buona ragione per cui Harry Potter dovrebbe evocare il Marchio Nero."
Harry guardò suo fratello stralunato. "Perché ..."
Martha anticipò la sua domanda. "Perché quello, Harry, è il Marchio di Voldemort."

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