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il mondo in bianco e nero

Kayla rimase, letteralmente, a bocca aperta. "Ma ... è orribile!" esclamò.
"Davvero i Black credevano queste cose?" chiese Harry.
"Sì." Ammise Robert. "Ad ogni modo, a nessuno importerà più."
"Ma Malfoy ha detto ..."
"So che ha detto." Lo interruppe il maggiore. "Perché i suoi ancora ci credono. Ma non possiamo essere tanto stupidi da tornare sui nostri passi."
"Robert, ma Voldemort ... lui non è morto, è solo ... nascosto."
Kayla rabbrividì. "Credete che tornerà?" domandò.
"No, certo che no." rispose subito Robert. "L'importante è che tu ti tenga ben lontana da chi pensa queste cose, piccola. Quelli sono matti."
Kayla annuì, fissando il fuoco. In quel momento, Ginny Weasley uscì dai dormitori e fissò i tre con aria allarmata. "Come ... come ci sono arrivata, qui?" domandò la ragazzina.
"Sei uscita dal dormitorio femminile tre secondi fa." Le rispose Robert.
"No!" esclamò lei. "No, no io ... io ero in Sala Grande, a fare colazione!"
"Si, Ginny, con noi. Poi siamo andate a Incantesimi, ricordi?" domandò Kayla.
"Io non ci sono venuta, ad Incantesimi!" protestò la rossa. "Io ... io ero un Sala Grande cinque secondi fa!"
Harry fissò la sorella del suo amico, piegando leggermente la testa. "Hai la febbre, Ginny?"
"No, certo che no!" rispose la ragazzina. "Lo saprei, se avessi la febbre, lo saprei ..." si mise le mani nei capelli e borbottò qualcosa, per poi tornare sui suoi passi.
Kayla sorrise. "Li avete anche qui, i matti." Baciò sulle guance i suoi fratelli e seguì Ginny, chiamandola a gran voce.

"Ahi!" urlò Martha.
"Che hai fatto?"
"Ho sbattuto la testa."
"Dove?"
"Contro l'anta della credenza."
Sirius, ridendo, esaminò l'anta di legno chiaro.
"Che fai?"
"Controllo che l'anta non si sia fatta male, no?"
Martha sbatté il mestolo di legno contro il braccio di suo marito. "Sei un cretino."
"Seriamente: l'anta potrebbe uscire gravemente ferita da questo scontro!"
Martha alzò gli occhi al cielo. "Non sono l'unica con la testa dura, qui."
"Martha!" esclamò una voce dolce. "Chi è questo giovanotto?"
Marie, con i capelli ormai bianchi e le rughe che le coprivano l'intervo volto, seduta in cucina, fissava sua figlia con curiosità.
"Lui è mio marito, mamma. Sirius, ti ricordi?"
"Tuo marito?" esclama la donna, allegra. "E quando ti sei sposata?"
"Il trenta giugno millenovecentosettantotto."rispose Martha, con aria stanca. "Dove diamine è Rose?" sussurrò, a Sirius.
"Torna prima di pranzo." Rispose lui. "Come hai detto che si chiama, la malattia?"
Martha si voltò a fissare sua madre, con nostalgia e rimpianto. La donna la guardava come se si aspettasse qualcosa di bello, da un momento all'altro. Una volta era stata una elegante ragazza dai capelli castani, che si era innamorata di un mago e lo aveva seguito a Londra, dandogli due figlie e una vita felice. Ora, era il relitto di sé stessa.
"Alzheimer." Rispose, in un sospiro. "Si chiama Alzheimer."

"Bene, bene, bene." La voce di quell'uomo era profonda, ma fredda e distaccata.
Si aggirava per la classe, tra i calderoni dei ragazzini del primo anno, trascinando un mantello nero e dei capelli unticci, un naso gigante e uno sguardo accusatore.
Kayla lo guardò, inclinando leggermente la testa. Era sicura di averlo già visto, da qualche parte. Lui scrutò ogni ragazzino, per poi soffermarsi sui banchi in prima fila, in particolare, sulle due ragazzine dalla cravatte opposte che accolsero il loro sguardo.
"Signorina Black, dico bene?" domandò l'uomo.
"Kayla Lily Black, signore." Rispose lei, senza pensarci.
Le faceva paura, ma le parve che nel momento in cui aveva cessato di parlare, lui si fosse come ritratto.
La osservò con occhi nuovi. "Interessante il tuo Smistamento, Kayla Lily Black."
"Personalmente l'ho trovato imbarazzante." Contestò lei, mantenendo lo sguardo alto.
"Oh!" rispose il professore. "Ecco l'arroganza tipica dei Black. Sapevo che non era scomparsa ... spero almeno tu abbia la buona memoria di tua madre." Posò le mani sul banco e fissò Kayla, la quale non si permise nemmeno di sbattere le palpebre. "Dimmi, Black, quali sono gli ingredienti per una Pozione Cura Ferite?"
"Foglie di tè verde, pur vincolo, polvere di Bardana, chiodi di Garofano." Rispose Kayla sicura. Aveva visto Rose preparare quella pozione mille volte, per lei e Robert.
Piton, impercettibilmente, piegò l'angolo della bocca. "Cinque punti a Serpeverde. Vedi di non deludermi, Black." Detto questo tornò a girare per la classe.

"CHE COSA?!" Remus e Sirius fissavano Rose come se avesse appena detto che avrebbe voluto tenere un drago come animale domestico.
"Me lo ha scritto questa mattina." Si difese.
"Piton non ... no! No!"
"Sembri sconvolto, Sirius." lo incalzò la cognata.
"Quella è mia figlia, dannazione!"
"E lui è stato gentile con lei! Che c'è di sbagliato?"
"Oh, fammi pensare!" strillò Felpato. Si portò due dita sulla guancia e finse di scrutare il lampadario. "Mocciosus mi vuole morto da secoli, ecco, ecco che c'è di male!"
"Forse ha capito che le colpe dei genitori non si riversano sui figli, che ne dici?" ipotizzò Remus.
"Allora perché continua a trattare Harry e Robert come due caccole di drago?"
"Perché Harry e Robert sono te e James in miniatura, Sirius." rispose Moony.
"Nah!" escluse l'altro. "Io non ero più alto di James! Sono sempre stato più bello, ma ..."
Martha, con aria sfinita, rientrò in casa, con aria sfinita. "Padfoot, il tuo ego mi soffoca." Esordì, poi si rivolse a sua sorella. "La mamma come sta?"
"Non si muove dal dondolo dei giardino." Rispose Rose. "Chi era l'uomo con cui parlavi oggi?"
Sirius scrutò sua moglie. "Si, Martha" la incalzò "chi era l'uomo con cui parlavi oggi?"
Martha si levò il giaccone e sbuffò. "Tu non mi hai vista, Black. Occhio non vede, cuore non duole."
"Occhio non vede, Rose provvede." Rispose prontamente Sirius. "Stai cercando un nuovo marito?"
Martha si mise a studiare il contenuto del frigorifero. "Si, certo. Quello che ho fa domande idiote!"
"Quello che hai è impeccabile, Redfort." Replicò lui, seduto su uno sgabello del bancone, accanto a Moony.
"Piuttosto, la bionda che ti ha fermato a Londra, era Brianna Clark, vero?" indagò Martha, mettendo sul bancone il necessario per cucinare.
Sirius si irrigidì. "Sei gelosa?"
Martha lo puntò con il coltello con cui stava tagliando i pomodori. "Ti ho fatto una domanda."
"Sì, anche io."
"Io l'ho fatta per prima." Poi si girò verso sua sorella. "Rose, controllami che ci sia la pasta."
Lui sorrise, strofinandosi la barba. "Ti conosco troppo bene per credere che tu non l'abbia riconosciuta."
"Ah!" esclamò Martha. "Allora era lei! Era Brianna Clark, dannazione, quella donna ci perseguita! E che voleva da te, si può sapere?"
"Ha sentito del processo, voleva complimentarsi e sapere come andasse la mia vita, il mio lavoro, come stesse Remus, e tutto il resto."
"Le hai ricordato che siamo sposati? O lei ha detto ancora che sono una poco di buono?"
"Tesoro, lei sa perfettamente che siamo sposati."
"E tu glielo hai puntigliosamente ricordato?"
"Non serviva, perché già lo sapeva!"
"Quindi hai preferito fare l'allocco, dico bene?"
Con un POP, Tonks si Smeterializzò al centro della cucina. "Chi è l'allocco?" domandò, sorridendo a Remus per poi sedersi accanto a lui.
"Tuo cugino!" rispose Martha.
"Non è vero." Rispose lui. "Ho semplicemente salutato una nostra vecchia compagna."
"Dimenticandosi di ricordarle che siamo sposati e facendo l'allocco." Rispose di nuovo Martha.
"Oh, insomma! Ne parli come se avessi ucciso qualcuno!"
"Non sto dicendo questo! Sto dicendo che le sei sempre andato dietro!"
Sirius rise nervosamente. "No, era James che se le fece entrambe."
"Ah, e lei venne a darmi della stupida illusa per via di James, certo!"
"Smettila, Redfort! Vuoi dirmi che tu non hai più sentito Jones? O Ben?"
"Ben era roba mia." Intervenne Rose con sguardo furioso, rientrando in cucina con Marie. "Perché parliamo di Ben?"
"Stai scherzando?!" sfuriò Martha, ignorando la madre e la sorella. "Benjamin Robinson è stato il ragazzo di Rose, non il mio, precisiamo. E se non fosse stato per quel cretino di David Jones, tu non ti saresti mai nemmeno fatto avanti!"
"Oh, smettila!" le fece cenno lui con la mano. "Ci saremmo comunque messi insieme!"
"Ah, davvero?! A me sembra di ricordare di averti implorato di dirmi che eri geloso in mezzo al corridoio, ma no, mi sarò sbagliata, perdonami!"
"Vuoi dirmi che ti sei pentita di averlo fatto?"
"Voglio dire che sembra che tu te ne sia dimenticato."
"Come se questo fosse possibile." Replicò lui secco.
"Ci sono tante cose che credevo impossibili, Black."
"Già, e noi le abbiamo rese possibili." Rispose lui, sedendosi a tavola.
"Stai parlando dello Stato di Sangue, non è vero?"
"Tu di che cosa parli?"
Lei si portò le mani sui fianchi. "Io parlavo di Peter." Sussurrò. "Parlavo di James e Lily, parlavo del nostro matrimonio, di questa casa, dei dieci anni che abbiamo passato lontani, ed i nostri figli. Scusami, mi sono dimenticata di avere messo al mondo dei Black impuri, scusami tanto."
Mise a bollire la pasta e poi si passò una mano tra i capelli. Fu in quell'istante che Sirius la vide davvero. Era stanca, aveva gli occhi gonfi, sembrava stare in piedi a fatica.
"Martha, tu non pensi quello che stai dicendo." Le disse, avvicinandosi con cautela.
Lei alzò gli occhi e lo incenerì con lo sguardo.
"Per favore, Martha, dimmi cosa è successo."
Martha tirò su col naso e lanciò una breve occhiata a sua madre, che roteava su uno sgabello, felice come una bambina. "Hanno detto che non la possono curare. Le rimane un anno, al massimo." Guardò verso l'alto, imponendosi di non piangere. Poi guardò Sirius, trovandovi il suo porto sicuro, e prima che lui potesse dire una parola, si ricordò che quel giorno avevano iniziato a lavorare per capire come trovare Peter. Era per quello che, senza volerlo, si erano incrociati nei pressi dell'Ufficio Misteri più volte nel corso della giornata. "Cosa hai scoperto di Wormtail?"
Lui la fissò a lungo. Era visibilmente provata, ma mai, mai più le avrebbe nascosto qualcosa. "Probabilmente è vivo e siamo riusciti a far partire le ricerche."
Rose ruppe un bicchiere, mentre Remus batté il pugno sul bancone di marmo, imprecando.

"Una voce? Ne sei sicuro?"
"Perché dovrei mentirti?"
Kayla fissò Harry. "Non lo so. Perché dovresti sentire delle voci assassine nei muri?" Seduti sulla riva del lago, Kayla si sforzava di non ridere del suo amico.
"Lo sto chiedendo a te." Precisò lui.
"Non so come possa essere possibile che tu senta voci assassine nei muri, e non voglio credere che tu sia pazzo!"
Lui si arrese e sorrise. "Indovina dove andrò stasera." Ironizzò.
"Ehm ... alla festa di Halloween?" ipotizzò lei.
"Negativo, capo."
"Oh, Salazar! Hai un appuntamento al buio?"
"Nemmeno!" finse uno sguardo misterioso. "Vado alla festa di complemorte di Nick-Quasi-Senza-Testa!"
Kayla, a quel punto, non poté fare altro che scoppiare a ridere. "La festa di che cosa?!"
"La festa di complemorte!" ripeté lui. "Nick mi ha invitato e io ... io non potevo, non potevo dire di no!"
Ma Kayla, ormai, si stava rotolando per terra dalle risate. Harry la osservava, sorridendo, sentendo nel petto il bene che voleva a quella specie di sorella. Quando lei, ancora tutta rossa, si tirò su, si sforzò di rimanere seria. "Oh, sarà divertente, vedrai." Provò a dire. "Una vera festa di Halloween!"
"Smettila!" la spintonò lui. "Tu che farai, piuttosto? Andrai in giro con i tuoi compagni di Casa?"
"No, no, alt." Lo fermò lei. "I miei compagni di Casa potrebbero giusto giusto andare ad una festa di complemorte."
E risero, di nuovo. Guardandosi, e volendosi bene così. "Harry?"
"Sì?" domandò lui.
"C'è un gigantesco cane nero che ci fissa."
Harry seguì lo sguardo di Kayla, che si fece leggermente più serio. Tra gli alberi della foresta, Felpato li osservava.
"Non mi sembra cattivo." Rispose Harry. "Ho visto Robert sedersi qui con lui accanto, una volta."
Kayla, che in genere preferiva i gatti, sentiva però una certa affinità con quel cane. Timidamente, gli fece segno di avvicinarsi, e lui, immediatamente, trotterellò verso di loro. Harry lo guardò incuriosito, mentre Kayla gli porse la mano per far si che lui la annusasse e la conoscesse. Sapeva come fare con i cani, Robert li aveva sempre adorati.
Kayla gli accarezzò il muso, e poi lui si sedette tra lei e Harry, scrutando il lago. Rimasero lì per un po', senza accorgersi che Robert, dietro di loro, li guardava e scuoteva la testa.

"I ragazzi stanno bene, Redfort. Smettila di preoccuparti!"
Martha si sedette a tavola. "Sono due giorni che non mi scrivono. Nessuno dei tre!"
"Secondo me" si intromise Rose "sei una mamma troppo apprensiva. Avranno di meglio da fare!"
"Di meglio che ricordare alla loro dolce mamma che stanno bene?"
"Stanno bene!" ripeté Sirius. "Fidati di me."
Martha fece per rispondere, e poi si trovò a scrutare suo marito, consapevole di conoscere fin troppo bene la sua mente malandrina. "Come ne sei certo?" chiese, abbassando i toni.
"Lo so e basta."
"Sirius Orion Black." Lo richiamò lei. "Dove sei stato oggi?"
"A Londra, cara." Rispose lui.
Lei lo scrutò ancora per qualche secondo. Poi, si avvicinò a lui con fare sospetto. Impercettibilmente, lo annusò. "Tu puzzi di cane!" lo accusò poi.
"No, non è vero!" si difese lui. "Non ricordi? Cane bagnato e burrobirra. È semplicemente il mio odore."
"Non cambiare argomento. I vestiti sono puliti e tu ti sei fatto la doccia – lasci sempre gli asciugamani bagnati in giro – ma puzzi di cane e di Foresta Proibita." Puntò la forchetta nel piatto. "Dannazione, Padfoot, sei stato a Hogwarts?!"
Sirius continuò a mangiare il suo pasticcio di carne, senza rispondere. Martha, lentamente, passò lo sguardo da lui all'altro Malandrino. Anche lui teneva lo sguardo basso e mangiava senza dire una parola. Rose fingeva che andasse tutto bene, mentre Martha, immediatamente, sentì un freddo disumano provenire da dentro di lei.
L'urlo che (ne era certa) poteva sentire solo lei, era quello di Sirius in lacrime sul corpo di James.
"Ti voglio bene." Aveva detto, al corpo freddo di Lily, perché loro, loro non lo dicevano mai.
Il pianto di Harry, la fuga di Piton, il bacio freddo di Sirius, la promessa di tornare prima dell'alba.
"Oh, Godric." Sussurrò, lasciano cadere il bicchiere, mentre il gelo le perforava le ossa.
"Oggi è ... è Halloween. Di nuovo."

Kayla, accanto a Hermione, Ron e Harry, fissava quella scritta, immobile.
LA CAMERA DEI SEGRETI È STATA APERTA, NEMICI DELL'EREDE TEMETE.
Kayla inclinò leggermente la testa, notando la gatta. "Secondo voi, è morta?"
Hermione rabbrividì, mentre Ron soffocò l'impulso di fare un passo indietro.
Prima che qualcuno potesse rispondere, ma la folla di studenti era ormai arrivata. Kayla si sforzò di ignorare le loro voci, mentre, lentamente, si avvicinò alla gatta, cercando di capire se ci fosse modo di salvarla. Era riuscita ad ignorare il brusio generale, quando sentì una voce fredda esclamare: "Nemici dell'Erede, temete!"
La piccola Black riconobbe la voce di Draco Malfoy, e si voltò di scatto. Era ancora furiosa al pensiero di ciò che Robert le aveva spiegato.
"Ora tocca a voi, Sanguesporco!"
Ma Kayla aveva già la bacchetta in mano. "Wingardium Leviosa!"
Ed il giovane Malfoy si ritrovò appeso per aria, con espressione impaurita, mentre Kayla maneggiava la bacchetta con cura, e sogghignava come suo padre aveva fatto milioni di volte. "Stai attento a come ti rivolgi ai miei amici, Draco." Ringhiò la piccola serpe.
Malfoy borbottò qualcosa, impaurito, mentre Silente, la McGranitt, Gazza e Piton comparivano dietro la giovane strega.
"Signorina Black!" esclamò la McGranitt. "Metti giù immediatamente il signor Malfoy!" ordinò.
Kayla interruppe bruscamente l'incantesimo e Malfoy cadde a terra con un tonfo sordo.
"Agli ordini, signora." Rispose Kayla, cercando di non sorridere, e stringendosi i polsi dietro la schiena. "Ma il signor Malfoy ha gravemente offeso la mia amica Hermione Granger. Per ben due volte." Fece notare.
"Le tue intenzioni sono nobili, Kayla." Le rispose Silente. "Ma lascia che ti ricordi, cara, che non spetta a te punire il giovane Draco."
Il tono caldo e pacato di Silente ispirò fiducia a Kayla, tanto che la piccola indicò la scritta, mantenendo l'altro braccio dietro la schiena.
I quattro adulti osservarono la scritta.
"Che significa? E la gatta è morta?" domandò, con voce curiosa.
"La mia gatta!" esclamò Gazza. "Cosa ... cosa è successo alla mia gatta?"
"Sono mortificata, signor Gazza, e ..." Kayla fu interrotta dalla brusca risata dei gemelli Weasley. Si voltò a fissarli con aria furiosa, trovando Robert che fissava il pavimento mentre si sforzava di non ridere.
"Sei stata tu, Black!" strillò l'uomo. "Tu ... voi quattro!"
Puntò il dito contro Kayla, Hermione, Ron e Harry.

Martha scosse la testa. "I miei figli non farebbero male ad una mosca." Sentenziò. "E nemmeno Ronald o Hermione."
Sirius osservava i quattro ragazzini con espressione pensierosa. "Perché avrebbero dovuto fare una cosa del genere?"
"Chiedilo a loro!" esclamò Gazza. "Lui ... Potter ... lui ... Oh! Lui sa che io sono un Magonò!" concluse.
"Oh, caro Gazza!" rispose Sirius. "Chiedo perdono per quanto sto per dire, ma ... lo abbiamo sempre saputo tutti!"
Gazza sembrò essere fortemente scosso da quella verità, mentre Martha e Kayla sorridevano sotto i baffi.
Silente, che era chino sul corpo della gatta, si tirò su e osservò Gazza. "Mrs Purr non è morta, Argus. È stata pietrificata."
Martha saltò in piedi. "Pietrificata? È Magia Nera! Nemmeno gli studenti da M.A.G.O. ci riescono correttamente!"
"Può darsi semplicemente che Potter, Black, Weasley e Granger si trovassero nel posto sbagliato al momento sbagliato." Intervenne una voce dall'angolo più remoto della stanza.
Martha si voltò, lentamente, cercando di spalancare la bocca. Severus Piton stava davvero difendendo Harry?
Quando i quattro ebbero spiegato che si erano recati alla festa di complemorte di Nick-Quasi-Senza-Testa (dopo aver convinto Kayla ad unirsi a loro), ma che poi stavano andando verso la Torre Grifondoro per accompagnare Harry al dormitorio prima di scendere per la cena, a Sirius bastò guardare gli occhi verdi di Harry e quelli grigi di Kayla per capire che stavano nascondendo loro qualcosa. Non poté chiedere nulla, ma la piccola Serpeverde, guardando suo padre, fu più che certa che lui avesse capito.
Dopo un accenno di sfuriata da parte di Martha, Piton, furioso, riprese a cercare di mettere alla Redfort i bastoni tra le ruote, ma lei si accorse che, con la secondogenita, si comportava diversamente rispetto a quanto aveva fatto con Robert nei precedenti anni e con Harry negli ultimi due.
"Innocenti fino a prova contraria." Sentenziò Silente. Kayla sorrise e Hermione tirò un sospiro di sollievo.
I quattro vennero invitati a raggiungere i propri dormitori al più presto, e Silente sorrise, intenerito dall'abbraccio di Kayla e Martha sulla porta.
"Ehi, piccolo." Sussurrò Sirius a Harry, chinandosi leggermente. "C'è qualcosa che devi dirmi?"
Harry guardò il suo padrino. "No." disse poi. "Va tutto bene."
"Okay." Gli scompigliò i capelli. "Fai il bravo, d'accordo?"
Harry, in tutta risposta lo abbracciò. Quando Kayla ebbe abbracciato anche Sirius ("Sei la Serpeverde più bella che si sia mai vista, lo sai?") e Martha si era raccomandata anche con Harry ("Scrivici, per qualsiasi cosa. E stai attento a Robert, per favore.") salutarono anche Ron e Hermione, raccomandando anche a loro attenzione, e poi i quattro studenti uscirono.
Martha si voltò verso gli insegnanti rimasti – Silente, Allock, Piton, la McGranitt – e Gazza, e con sguardo preoccupato, domandò: "La Camera dei Segreti? Ma come è possibile?"

Martha si mise seduta e si stirò le braccia. Quando notò le prime luci dell'alba illuminare il grande letto matrimoniale, si permise di buttarsi letteralmente addosso al marito e riempirgli il viso di baci. "Tanti auguri, amore mio!" esclamò.
"Lasciami stare, Redfort." Mugugnò lui. "Sono comunque più vecchio e più bello di te." Si girò dall'altra parte, e Martha, mentre lo seguiva con lo sguardo, si soffermò su una delle foto che Sirius teneva su comodino. Era la foto ritraente Martha in groppa a James, nel giardino della casa di Dorea e Charlus. Era la foto che aveva preso in mano più di un anno prima, la foto che James aveva incantato perché, una volta presa in mano, risvegliasse una lettera indirizzata a Martha: la lettera che aveva scagionato Sirius.
Se, fino a quel momento, la ragazza della foto aveva lasciato che il suo migliore amico la facesse roteare, ora James occupava l'intera inquadratura con il suo solito sorriso, e, in mano, teneva un cartello con scritto 'Padfoot, sei sempre più vecchio!'
Martha sorrise, malinconica, e Sirius non lo ammetterebbe mai, ma si portò appresso quella foto per tutto il giorno, spiando il sorriso di James appena possibile. Quando quella sera tornò a casa, trovò i Tonks e i Weasley, ma, come ogni anno, la sua voglia di ricordare al mondo che era un po' più vecchio non era molto. Così, appena gli fu possibile, uscì in giardino, si trasformò in Padfoot ed iniziò a correre.
All'alba del giorno dopo, quando la squadra di Quidditch scese per gli allenamenti, Robert notò un grosso cane nero osservare lui e Harry con sguardo fiero dagli spalti. Felpato rimase lì per l'intera durata dell'allenamento, che durò ore: Baston era davvero deciso a tenere il primo posto della classifica dall'inizio alla fine, quell'anno; quando tutti se ne furono andati, il giovane Black dichiarò che li avrebbe raggiunti più tardi, quindi saltò di nuovo sulla scopa e raggiunse gli spalti rossi e oro in qualche secondo. Si sedette e si levò i guanti.
"Tanti auguri, Felpato. Non sono molto certo che il gufo a cui ho affidato la lettera abbia trovato la via di casa ..."
Il cane, in tutta risposta, posò il muso sulla gamba del ragazzo.
"La mamma sa che sei qui?"
Il cane guaì e scosse la testa.
"Se ne sono andati tutti."
Padfoot afferrò il concetto, e, in qualche secondo, riprese la propria forma umana. "Siete grandiosi." Esordì. "Il vostro Capitano mi sembra molto motivato."
"A me sembra solo molto fissato." Rispose Robert, guardando negli occhi suo padre. Era la prima volta che si trovavano faccia a faccia, dopo le litigate estive.
"Papà, che sai dirmi della Camera dei Segreti?"
"Che è una leggenda, Robert: non dovete darle importanza."
Robert sospirò, e si perse a guardare le tre enormi porte. "Le cose ad Hogwarts stanno ... cambiando."
Sirius rabbrividì, ma non lo diede a vedere. "Non avrei mai voluto sentirtelo dire."

Robert e Marie Redfort avevano sempre detto alle loro figlie frasi come 'quando avrai dei figli capirai'. Loro sorridevano e scuotevano la testa, e mentre Rose pensava che difficilmente lei avrebbe avuto dei bambini, la secondogenita giurava che mai, mai sarebbe stata una mamma così ansiosa.
Invece ora se ne stava al binario fantasma, ad attendere il treno, con la consapevolezza che i suoi genitori avevano ragione.
Ora capiva perfettamente la loro ansia quando lei e Rose erano al castello, e capiva ancora meglio suo padre, quando diceva che avrebbe dato un braccio per vedere lei e Rose un giorno intero all'interno del castello.
Sirius le teneva la mano, con espressione tesa. A Martha bastò seguire il suo sguardo per capire cosa lo rendesse nervoso: davanti a loro, Narcissa Black Malfoy, con la sua regalità, attendeva il suo unico figlio, senza fingere di guardare altrove. Osservava Sirius e Martha.
Sirius l'aveva sempre descritta come una persona fredda, ma, a differenza di ogni altro Black, giurava che lei fosse in grado di amare. Amava sua sorella Bellatrix, suo marito Lucius, e, sopra ogni altra cosa, amava suo figlio Draco. Certo, era una purista convinta e aveva contribuito all'esilio di sua sorella Andromeda, ma Narcissa amava. E questo era, senza dubbio, un punto a suo favore.
Non si vergognava minimamente di fissare i coniugi Black, le loro dita intrecciate e i loro sorrisi innamorati: sapeva perfettamente che lei e Lucius non sarebbero mai stati così, e si concesse una punto d'invidia verso il cugino e sua moglie.
Prima che gli sguardi della bellissima Narcissa si facesse imbarazzanti, Sirius strinse più forte la mano di sua moglie: il treno stava arrivando. I ragazzi stavano tornando a casa. A differenza dell'anno precedente, Ron non avrebbe alloggiato da loro, ma Martha si era fatta promettere che lui ed Hermione avrebbero fatto visita a casa Black molto spesso. Quasi casualmente, la piccola Redfort aveva conosciuto i Granger, settimane prima, perché i genitori di Hermione lavoravano nell'ospedale che si occupava di Marie e delle sue cure. La signora Granger aveva sentito Martha e Rose parlare di Hogwarts, in sala d'attesa, mentre si domandavano cosa avrebbero detto ai ragazzi. La secondogenita Redfort aveva notato la dottoressa dai riccioli castani che stava appostata dietro il muro, e, gentilmente le aveva domandando se le servisse qualcosa. Jane aveva balbettato, imbarazzata, che le era sembrato di sentire il nome del collegio in cui studiava sua figlia, e Martha, in quell'istante, aveva notato la somiglianza della donna con la migliore amica di Harry. Le domandato se per caso sua figlia studiasse in una scuola lontana chiamata 'Hogwarts', e alla donna si erano riempiti gli occhi di lacrime, dicendo che la sua bambina le mancava davvero moltissimo. Rose e Martha, intenerite da quella scena, l'avevano fatta sedere e le avevano offerto un caffè, mentre Martha le raccontava che lei e Sirius erano i tutori legali di Harry, e Jane rideva esclamando quanto piccola fosse Londra. Chiese alle sorelle di raccontarle tutto ciò che sapevano sulla vita di Hermione al castello, perché le sembrava tremendamente lontana.
In quell'istante, Marie era uscita dalla visita e le Redfort avevano capito perché lei avesse insistito tanto, con suo marito Robert, per sapere della guerra e di ciò che accadeva nel mondo magico: si sentiva tagliata fuori.
Martha e Jane erano rimaste d'accordo che, durante le vacanze, si sarebbero viste spesso, e quando Martha aveva confermato che, sì, era la mamma di Robert Black, Jane le aveva confessato che Hermione parlava moltissimo di lui. Quando, a cena, lo aveva raccontato a Sirius, lui aveva accennato che il piccolo Black fosse il degno erede del padre.
Harry, Ron ed Hermione, furono i primi a scendere dal treno. Hermione si affrettò a correre a salutare Martha, ringraziandola per aver fatto amicizia con sua madre, insinuando che fosse molto sola, e Martha le aveva baciato la fronte e l'aveva pregata di correre verso la stazione babbana, perché Jane non si meritava di attendere un minuto di più. Ronald, svogliatamente, aveva fatto cenno a Ginny di seguirlo e si erano avviati a cercare i loro genitori, probabilmente dimenticandosi che avrebbero dovuto attendere i gemelli.
Harry corse ad abbracciare Sirius, dicendogli che doveva assolutamente raccontargli dell'ultima partita di Quidditch, del tutto ignaro che Padfoot si era appollaiato poco lontano dal campo e aveva assistito a tutte le partite del campionato.
Baciò Martha sulla guancia, mentre lei osservava Kayla, con la divisa argento e verde, scendere dal treno, mentre discuteva animatamente con un ragazzino biondo che indossava la sua stessa divisa. Prima ancora che potesse domandare a Sirius chi fosse, vide Narcissa scattare verso i due ragazzini, e fece segno a Sirius e Harry di seguirla.
Narcissa posò la mani sulla spalla di Draco, mentre lui, sbuffando, ascoltava le strilla di Kayla.
"Non è colpa mia se sei simpatico quanto uno Schiopodo Sparacoda, Malfoy!"
"Kayla!" la riprese subito Martha. "Non sono cose carine da dire!"
"Ma mamma, Draco mi ha rubato il mio Spioscopio!"
Narcissa fulminò Draco con lo sguardo. "Draco, tesoro, è vero?"
"No, mamma." Si affrettò a dire lui. "Ho solo detto che so dove è nascosto."
Kayla fece per correre verso di lui e strozzarlo, ma a Sirius bastò stringere la mano sulla spalla della bambina per fermarla. "Non ne hai bisogno, piccola. Nessuno ti farà del male." Poi si rivolse a sua cugina. "Non è così, Narcissa?"
La donna mantenne la testa alta e lo sguardo fiero. "Certo che sì, Sirius. La tua dolce bambina non deve temere ... se non ha nulla da nascondere."
"Mamma!" protestò Draco. "Ma lei non è dolce!"
"Io e la mia famiglia non abbiamo niente da nascondere." Ringhiò Sirius. "Abbiamo come si dice ... la coscienza a posto, le mani e le braccia pulite, prive di marchi o sangue di innocenti."
Draco sentì sua madre irrigidirsi.
"Okay, basta." Intervenne Martha. "Calmati, Sirius, non è questo il luogo, e sicuramente non è nemmeno il momento."
"Oh, Redfort!" esclamò Narcissa. "Immagino che tuo marito non abbia imparato abbastanza dal suo passato."
"Pensa al tuo di passato, Narcissa, e a quello dei tuoi consanguinei." I tre adulti si voltarono verso il treno.
Un ragazzo alto, con dei folti capelli neri e degli occhi grigi identici a quelli di Narcissa, era appena sceso dal treno, con la cravatta rossa e oro allacciata storta e la camicia stropicciata. Appariva sciupato e stanco, ma Sirius notò perfettamente come un sacco di ragazzine lo guardassero con occhi sognanti.
"Oh, guarda." Rispose la consorte Malfoy. "Hai avuto la brillantissima idea di riprodurti più di una volta."
"Tu limitati ad un erede solo, ti prego." Replicò prontamente il cugino. "Non vogliamo altri futuri assassini."
"Sirius!" lo richiamò Martha, con lo stesso tono autoritario che aveva usato con la bambina. "Ci sono i bambini."
"Io e Kayla abbiamo fatto una bella chiacchierata sulle origini del nostro cognome, mamma" la informò Robert, scendendo dal treno. "e immagino che il giovane Malfoy sia abbastanza sveglio per capire."
"Ha comunque rubato il mio Spioscopio!" esclamò Kayla.
"Non ti preoccupare, principessa" le rispose Robert. "lo riavrai presto." Poi si rivolse a Narcissa e Draco, con un cenno del capo, e Martha fu quasi certa che il suo primogenito avesse fatto segno al biondino che lo avrebbe tenuto d'occhio.
"Non mi piace, quel Malfoy." Disse Kayla, imbronciata, mentre si avviavano.

"Martha?"
"Si, Harry?"
Martha sentì Robert, accanto a lei, irrigidirsi, ed Hermione alzare le antenne.
"Tu sai qualcosa sull'Erede di Serpeverde?"
Sirius si strozzò con il vino. Quando Remus gli ebbe picchiato un paio di pacche sulla schiena, lui smise di tossire e guardò i suoi figli. "Mi sembrava di aver già chiarito che fosse una leggenda."
"Si, ma ..." iniziò Hermione. "se fosse vero?"
"Voglio dire, se fosse ..." Harry sembrò perplesso. "se fosse Malfoy?"
"Malfoy?" domandò Rose. "Sei sicuro, Harry?"
"Si, voglio dire, lui ... ha insultato Hermione, e crede nella storia della Camera, e ..."
"Stai attento, Harry." Lo incalzò Remus. "Accusare una persona senza prove concrete solo perché è la cosa più comoda da fare, non è un bel gesto."
"E, soprattutto" aggiunse Martha. "non consideri che Draco ha solo tanta, tanta sete di fama."
"E ha rubato il mio Spioscopio!"
"Smettila, Kayla." La richiamò sua madre, sparecchiando con un colpo di bacchetta. "Non devi accusarlo."
"Ma, voglio dire, lui è ... è Malfoy!" esclamò Harry. "Se suo padre fosse stato l'Erede, avesse aperto la Camera, e ora avesse detto a lui come fare?"
"Quanto tempo fa ti risulta che sia stata aperta, la Camera?" domandò Sirius, tirandosi indietro per appoggiarsi allo schienale della sedia.
"Cinquant'anni fa." Rispose prontamente Hermione.
"Beh, sarete contenti di sapere che Lucius Malfoy cinquant'anni fa non era nemmeno nato. Come avrebbe fatto?"
"Qualcun altro della sua famiglia?" tentò nuovamente Harry.
"No, piccolo." Rispose nuovamente Sirius. "I Malfoy non sono originari dell'Inghilterra: sono arrivato qui che Hogwarts esisteva già da un pezzo."
"Come ho detto, ragazzi: Draco Malfoy ha solo molta sete di fama."
I quattro ragazzi parvero scoraggiati. Persino Robert si lasciò cadere sulla sedia, sconfitto.
"Lo sai, mamma, che Malfoy si è comprato l'ingresso nella squadra di Quidditch?" accusò Kayla.
"Beh, i tuoi fratelli sono nella squadra di Grifondoro perché se lo meritano, ed è questo che conta."
"Suo padre ha comprato a tutta la squadra delle Nimbus Duemilauno!" si lamentò Robert.
"Robert, piuttosto che passare anche solo un minuto nei panni di Lucius Malfoy ti faccio campare sulla tua Comet per sempre." rispose prontamente Martha, alzandosi e raccogliendo i bicchieri.
"Mamma?" chiese Kayla, con voce timida. "Cosa sai della Camera dei Segreti?"
Martha si irrigidì. "Sono tutte leggende, amore. Non c'è niente di vero."
"Ci stanno andando di mezzo delle persone innocenti." Scattò Hermione. "E noi non sappiamo come impedire che accada!"
"Hermione, per quanto io apprezzi il vostro coraggio e la vostra aspirazione di salvare il mondo magico, questo non spetta a voi. Mamma, dovresti mangiare ancora un pochino."
Robert si voltò a guardare sua nonna, con il volto sciupato, che giocava con una forchetta.
"Dico davvero. Mangia."
"Non dirmi cosa devo fare, Margot!" esclamò Marie.
Martha scosse la testa, pensando a sua zia, al cadavere, e come loro, assieme a Lily e James, avevano messo fuori gioco tre Mangiamorte quel giorno in quella casa; Rose, intanto, applicò un incantesimo di Sparizione al piatto e prese per mano sua madre, facendo cenno agli altri che l'avrebbe portata a dormire.
"Per favore, Martha." La invitò Harry. "Noi vogliamo sapere."
Martha osservò il coraggio di James e la tenacia di Lily in quel ragazzino. Sapeva che non si sarebbero arresi mai, né lui né Hermione. Scambiò velocemente uno sguardo con Sirius, che annuì impercettibilmente. Lei applicò un Gratta e Netta ai piatti e poi guardò Kayla.
"Principessa, a dormire." Ordinò.
"NO!" protestò lei. "Assolutamente no!"
"Tanto le racconteranno tutto, mamma." La difese Robert. "Tanto vale evitare a Harry ed Hermione la fatica, no?"
"Oh, Robert, ma tu da che parte stai?" domandò Martha.
"Dalla loro, ovviamente. E sono curioso anche io."
Martha si morse le labbra, mentre si asciugava le mani con uno strofinaccio. Scosse la testa. "Siete cresciuti troppo in fretta." Sospirò.
"Allora." Iniziò Sirius. "Non è del tutto infondata la teoria sulle avversità tra serpi e grifoni."
"La leggenda vuole che Salazar e Godric si odiassero davvero, quando vivevano nel castello."
"Robert vi ha raccontato della purezza del sangue, giusto?" domandò Remus.
I tre più piccoli annuirono.
"Ecco. Diciamo che le maggiori avversità tra Serpeverde e gli altri quattro fondatori, era che Salazar avrebbe voluto istruire solo i figli di maghi. Così, lui e Godric discussero davvero moltissimo." Martha si osservava le mani, mentre parlava.
"E Salazar se ne andò. Ma c'è chi dice che, prima di andarsene, costruì una camera nascosta e vi nascose un mostro, per poi sigillarla, in attesa del suo degno erede."
"Ma, come abbiamo detto, è una leggenda. Il castello è stato perquisito più volte, e noi lo conoscevamo come le nostre tasche: non c'è traccia della Camera. Figuriamoci di un mostro!"
Harry, Kayla e Hermione si scambiarono una veloce occhiata, che non passò inosservata.
"C'è qualcosa che noi non sappiamo?" domandò Martha. "Qualcosa che vorreste dirci?"
Robert seguì sua madre ed i due Malandrini, prendendo ad osservare i tre ragazzi.
Così, con estrema delicatezza Harry raccontò del Club dei Duellanti, dello scontro con Malfoy e di come aveva ordinato al serpente di non attaccare il loro compagno, parlando involontariamente una lingua diversa dal solito.
Sirius si risistemò dritto sulla sedia, mentre Martha osservava i ragazzi con aria perplessa e Remus si passava una mano sul viso. Rose rientrò in cucina sulla parola 'rettilofono'.
"Quindi, molti pensando che l'Erede di Serpeverde sia Harry."
"Nah!" escluse la primogenita Redfort. "Sei figlio di due Grifondoro, tu."
"Anche io. Eppure sono a Serpeverde." Si difese Kayla. "Come ogni Black tranne due."
"E alcuni pensano anche che l'Erede possa essere lei." Accennò Robert. "Scommettono su chi tra Harry e Kayla ha aperto la camera."
"Che cosa?!" domandò Sirius, furioso.
"Sì." Rispose Hermione. "Ma Kayla risponde per le rime, mentre Harry lascia correre."
"Io, Fred, George e Oliver cerchiamo di fermare le voci, ma ..."
"Le voci a Hogwarts non si fermano, pulce." Lo interruppe Martha. "Esperienza personale."
"Forse era così per voi." Replicò il ragazzo. "Ma io non ho intenzione di lasciare che parlino alle spalle di Harry e Kayla."
"Lo faranno sempre, Robbie." Gli rispose sua sorella. "Lo fanno anche con te, non pensare. Solo che non si fanno sentire."
"Di me dicono solo cose belle." Replicò il ragazzo, sorridendo maliziosamente.
"No, no: spesso parlano anche di Alex."
Al solo suono di quel nome, Robert perse il sorriso e si irrigidì pericolosamente. Serrò la mascella, e prima che Martha potesse dire qualcosa, il suo primogenito si alzò, e mugugnando qualcosa, se ne andò. Martha rimase ad osservare il punto in cui le spalle di suo figlio erano scomparse, sentendosi mortificata per come tra i due era finita: sapeva che Robert avrebbe presto conosciuto le pene d'amore, ma sicuramente non avrebbe voluto che accadesse in questo modo.
"E quello?" domandò Remus, indicando un ramoscello verde sopra la porta.
"Vischio." Rispose Sirius, sorridendo. "Li ha messi Tonks."
"E perché stasera non c'è?" domandò il licantropo.
"Perché è andata a bere qualcosa con le sue compagne di corso." Disse Martha, alzandosi dal tavolo. "Ma tu puoi aspettarla sotto al vischio, se ti va!"

Le vacanze di Natale, come ogni anno, passarono troppo in fretta: prima i vari membri della famiglia Black se ne potessero rendere conto, era già passato Capodanno, ed era ora di risistemare i bauli. Robert si mostrava indifferente verso il mondo, come sempre, ma Martha lo aveva visto, ogni mattina, controllare speranzoso che nella posta del giorno ci fosse un busta per lui. Per quanto ne sapeva, Alex, dopo aver dato alla luce la bambina, stringendo la mano del primogenito Black, era sparita, come d'accordo. Tutti, però, sapevano che a Robert quella Corvonero esuberante mancava tremendamente.
Kayla si era portata avanti con i compiti, facendosi aiutare da Remus, Rose e Tonks, che più di una volta si recarono tutti e tre insieme ai Tre Manici di Scopa. Martha ancora non aveva capito se sua sorella volesse aiutare od ostacolare quei due. D'altro canto, Remus non aveva atteso la giovane Tassorosso sotto al vischio, la prima sera: si era limitato a posizionarsi nella sua stanza, seduto sul letto, aspettando di sentire i passi della strega una volta tornata a casa. Gli era sembrata ancora più goffa del solito, e, la mattina dopo, la giovane portava i capelli grigi e degli evidenti postumi.
Harry, Ron e Hermione avevano cercato di scoprire il più possibile sull'Erede di Serpeverde, ottenendo scarsi risultati: dopo che Sirius aveva raccontato loro che gli ultimi discendenti di Salazar si erano estinti, i tre Grifondoro parvero piuttosto scoraggiati. I due amichetti di Harry entravano e uscivano da casa Black a loro piacimento, e Jane, la madre di Hermione, aveva stretto amicizia anche con Sirius, dicendosi sempre più contenta che sua figlia avesse dei buoni amici.
Martha e Sirius, invece, avevano passato le vacanze preoccupati: la mattina dopo Natale, Silente li aveva convocati per spiegare loro che la Camera dei Segreti era stata davvero aperta. Prima che potessero trovare un momento per parlarne seriamente con Rose, Remus e Tonks, il volto di Silente apparve nel camino di casa Black: questo non poteva di certo essere un buon segno.
"Sirius? Martha?"
Era Remus a stare seduto in salotto, leggendo un vecchio libro che Martha gli aveva consigliato. "Professor Silente!" esclamò.
"Oh, buonasera, Remus. Mi rincresce disturbare la tua quiete, ma ..."
"Glieli chiamo subito, Preside." Lo precedette Moony. Si avviò verso la cucina, scoprendo Martha con la testa appoggiata sulla spalla di Sirius, in giardino. "Scusate, piccioncini." Scherzò. "Ma c'è una cosa che dovreste vedere."
I due coniugi, immediatamente, seguirono Remus in salotto.
"Professor Silente!" esclamò Martha, inginocchiandosi davanti al camino. "Oh, Preside, è successo qualcosa, non è vero? Perché i ragazzi non mi hanno fatto sapere nulla della partita, e ..."
"Non è successo nulla ai tuoi figli, Martha." La rassicurò l'anziano Preside, che, anche dall'altra parte del camino, sentì i due tirare un sospiro di sollievo. "Tuttavia, c'è una cosa che dovreste sapere."
Sirius e Martha rimasero immobili, in attesa della notizia.
"Hermione Granger è stata pietrificata."

Robert aveva sempre preso in giro Hermione, per il suo essere sempre la prima della classe e perché voleva sempre avere l'ultima parola. Discutere con lei era assolutamente inutile: sapeva perfettamente come annullare le tue ragioni, ancora prima che tu aprissi bocca.
Lui, fondamentalmente, si divertiva a sfidarla: perché se Hermione era intelligente, astuta e sveglia, Robert era furbo, brillante e sapeva come persuadere la gente. Era questo, quindi, che lo divertiva: con lei non era mai detta l'ultima parola, e tra loro era una discussione infinita.
Tuttavia, vederla ora, immobile, fredda, in una posa poco naturale con lo sguardo perso, stesa su un letto dell'infermeria, senza avere la possibilità di ricordare a tutti quanto lei ne sapesse di più, al giovane Black strinse lo stomaco. Era come se, improvvisamente, tutto avesse perso i propri colori, come se il mondo fosse in bianco e nero.
Si chinò, per sedersi ai piedi del suo letto, accarezzandole la mano con cui teneva uno specchio, trovandola fredda e liscia, come se quella ragazzina fosse sempre stata di cera.
"Questo castello non esiste senza di te, Hermione Granger." Sussurrò.
Per meno di un secondo, ebbe l'impressione che gli occhi dorati della ragazzina si fossero illuminati.

"Robert, torna nel tuo dormitorio." Era lì da ore, e pensò di essere impazzito.
Doveva essere sicuramente impazzito, perché quella non poteva essere la voce di Alexandra Dixon.
Si voltò di scatto, e la vide. Era diversa dalla ragazza che aveva amato.
Era più donna, più matura, più consapevole. I lunghi ricci scuri erano stati tagliati, lei teneva la testa alta, e aveva adottato un portamento fiero che non le apparteneva affatto. Era matura, si, ma non era più lei. Lui le aveva giurato che l'avrebbe lasciata andare, dopo le vacanze di Pasqua dell'anno prima, ma era passato quasi un anno, e lui ancora si addormentava pensando a lei.
"Che ci fai qui?" domandò lui, irrigidendosi.
"Potrei farti la stessa domanda." Replicò lei.
"Beh, io ci vivo. E come sai, non dormo molto."
Lei abbassò la testa, sorridendo cupa. "È una lunga storia." 

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