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fatti ricordare

Con un rapido colpo di bacchetta, Martha rimise le tazze di Harry, Ron ed Hermione nella credenza.
Erano le abitudini che l'avevano sempre fregata. L'abitudine di preparare la colazione anche per loro, e ora non sapeva quando sarebbero tornati. L'abitudine di addormentarsi accanto a Sirius, e di credere alle sue promesse fino al momento in cui le aveva detto che sarebbe tornato prima dell'alba. Ma lui non era tornato. E lei, per dieci anni, si era dovuta addormentare senza di lui. L'abitudine di cercare James e Lily in mezzo alle riunioni dell'Ordine perché il loro parere contavo più di quello di Silente, per lei. Eppure loro questo Ordine non lo avevano mai nemmeno conosciuto.
Remus entrò nella Tana con aria stanca. Lei alzò gli occhi, senza dire nulla.
«Sapevo che ti avrei trovata qui» le disse.
Lei fece spallucce. «Non mi è esattamente data la possibilità di viaggiare, ultimamente»
«Buongiorno, signora Padfoot.» sorrise lui, per rispondere alla sua ironia.
«Perché hai lasciato il tuo nido d'amore, Moony?» domandò lei, mentre lui prendeva posto al tavolo.
«Avevo bisogno di fare un passeggiata.» le disse.
Lei lo scrutò. E decise di non credergli. «Ti sembro una che se la beve?»
«Avrei bisogno di parlarti.»
Lei annuì, versando del tè ad entrambi.
«Vorrei che tu, tuo marito e i tuoi figli mi accompagnaste a fare una cosa, oggi.»
Martha lo guardò con espressione seria. «Mi devo preoccupare?»
«No, è una cosa bella. Ah,ehm ... Ninfadora vorrebbe che ci fossero anche Gabriel, Nicole e Damian.»
Martha corrucciò la fronte e si morse il labbro. Scrutò di nuovo l'espressione del suo amico. «Kayla deve partire per Hogwarts, domani.»
«Infatti non sarà una cosa che durerà fino a domani.» precisò lui, lasciando che lei lo passasse ai raggi X.
«Hai intenzione di spiegarmi?»
Remus scosse la testa.
«Ti spezzo tutte le ossa
«Non lo faresti.»
«Vuoi scommettere?»
Remus accennò un sorriso. Approfittò del fatto che lei fosse seduta davanti a lui per prenderle le mani.
«Per favore»
«Maledetto il giorno in cui mi sono avvicinata a voi Malandrini.»
Stava per continuare ad insistere, quando vide Robert scendere le scale con Anastasia in braccio e Gabriel per mano. I due indossavano la camicia buona, mentre Anastasia aveva un vestito rosso con un cerchietto. Robert pareva avere l'aria distrutta, e in quel momento sua madre lo avrebbe seguito ovunque, perché per la prima volta da giorni, il suo primogenito sembrava avere una luce negli occhi. Qualcosa che, straordinariamente, assomigliava alla gioia.
Svegliò Sirius di fretta e trovò Kayla già sveglia. Damian e Nicole la guardarono con aria sospetta, ma quando uscirono dalla Tana e videro Ninfadora Tonks in un lungo abito bianco sporco, non poterono fare a meno di commuoversi.
I due sposini li portarono poco lontano da lì, in un punto dove tutto il resto del mondo sembrava non esistere, non avere peso o importanza. Martha evocò dei fiori da mettere nelle tasche delle giacche di Sirius, Robert, Damian e Gabriel, e le bastò un altro colpo di bacchetta per pulire l'abito di Remus e mettere a Nicole un cerchietto uguale a quello di Anya.
«Non sarà nulla di tradizionale» annunciò Tonks, più impacciata che mai in quel vestito. «Semplicemente, aspetto un bambino. Stiamo per diventare una famiglia, una di quelle vere, e voglio fare le cose come si deve»
Sirius scoppiò a ridere, Robert cercò di nascondere una lacrima, mentre Kayla e Martha corsero ad abbracciare i due sposi, visibilmente commosse. Damian rimase a guardare la scena, scambiando con i due uno sguardo compiaciuto, mentre Gabriel non si staccava dalla gamba di Remus.
«Vorremmo che Padfoot celebrasse la cosa» continuò Remus.
«Si dice matrimonio» gli disse Kayla, sistemando la gonna di Tonks.
«Che Martha fosse la mia testimone, e Robert quello di Ninfadora» continuò, indisturbato.
Martha annuì, sistemandosi accanto a Remus, mentre Sirius si passava nervosamente la mano nei capelli.
«Non ... non ho idea di come si faccia una cosa del genere. Come si fa una cosa del genere?»
«Beh» sorrise Damian «devi fare un discorso su quanto sia bello essere sposati e poi chiedere loro se vogliono diventare marito e moglie»
«E lo fate fare a lui?» domandò Robert, con un sorriso nervose.
«Sicuramente è il più sincero» le rispose il francese, facendo un buffetto sul naso a Nicole. «Mi piace come scelta.»
Tonks lo ringraziò con un sorriso.
Sirius smise di passarsi le mani nei capelli e si girò verso i due. «Okay. Sono pronto. Almeno credo. Voi siete pronti?»
«Da sempre.» rispose Tonks, guardando Remus, e in quel momento, si commosse anche Damian.
«Perfetto» iniziò Padfoot. «Allora, sposarmi è stata la cosa più folle che io abbia mia fatto. Dico sul serio, e Remus qui, che oggi fa la bella faccia nella camicia buona, può confermare che io di cose folli ne abbia fatte moltissime. E tutte, o quasi, con lui che mi diceva che non era saggio, che era pericoloso, che lui non condivideva. Eppure lui era sempre lì, pronto a farmi la paternale e a farmi ritrovare il senno, quando lo perdevo – e succedeva spesso. Era lì per dirmi che certe cose non si fanno, non perché qualcuno un giorno lo abbia detto o scritto, ma perché è così e basta. La sera in cui ho conosciuto mia moglie, beh, ha smesso di dirmi che certe cose non si fanno. Perché avevo qualcosa da perdere, da quel momento in poi. Lui e James ci sarebbero stati sempre, comunque, dopo ogni follia, li avrei trovati lì. Ma lei, lei avrei potuto perderla con un solo gesto sbagliato. Meritava molto, molto di meglio, e lo sapevamo tutti. Per questo dico che mettermi in questa relazione meravigliosa è stata la cosa più folle che io abbia mai fatto. Perché è da folli scegliere di svegliarsi tutte le mattine accanto alla stessa persona, e, in pieno possesso delle proprie facoltà mentali, avere l'ardente desiderio che i giorni insieme non finiscano mai, che la vedrai invecchiare e la troverai comunque meravigliosa, che la sentirai arrabbiarsi ogni giorni per una cosa diversa, eppure ringrazierai Merlino e Morgana con il sorriso sulle labbra, perché anche se ha passato la giornata ad arrabbiarsi, la sera ti darà un bacio e ti confermerà che anche lei vuole questa vita. Sposarmi è stata la cosa più folle che io abbia mai fatto, ma è anche una di quelle cose di cui non mi pentirò mai, mai e poi mai. Abbiamo quattro figli testardi e arroganti e un futuro incerto, ma non cambierei mai neanche una virgola di tutto questo. Vi auguro di addormentarvi l'uno accanto all'altra ogni sera con la consapevolezza che il tempo che avete davanti è ancora infinito, che vi amate almeno quanto io amo mia moglie, e che questo figlio sia un dono, che vi farà mettere le mani nei capelli, ma che non saremmo nessuno, senza certi tipi di amore.»
Sirius si schiarisce la voce, e si concede di guardare Martha, che gli sorride con le lacrime agli occhi mentre stringe la loro quartogenita, che sembra davvero divertita da tutto quel discorso.
«Alla luce del fatto che non avrei mai detto che ti saresti sposato, ma che avrei scommesso le palle sul fatto che Tonks sarebbe riuscita a farti cadere ai suoi piedi, perché, mi dispiace, ma aveva ragione Rosalie ...»
«Fai in modo che non ti senta» gli risponde Damian «o appena la rivedi te lo rinfaccia per l'eternità
A Robert basta alzare gli occhi verso le nuvole bianche che impediscono al sole di accecarli per averne la certezza: Rosalie è lì. È lì in moltissimi modi, talmente tanti che spiegarli sarebbe superfluo. È lì, e lo sanno tutti. E tanto basta.
«Dunque» riprende Sirius, cercando di ignorare il fatto che anche lui, come tutti i presenti, possa chiaramente sentire Rosalie che se la ride. «Ninfadora Tonks, vuoi prendere il qui presente Remus John Lupin, come tuo sposo?»
Kayla è sicura di non aver mai visto gli occhi di Tonks splendere così tanto.
«Lo voglio.»
«Con tutte le rotture di palle, le precisazioni, le pignolerie, le discussioni, e le lune piene?»
Tonks annuisce.
«Volevo solo esserne sicuro.» si giustifica, prima di voltarsi verso Remus. «Vuoi tu, Remus John Lupin, prendere come tua sposa la qui presente Ninfadora Tonks?»
Remus pare pensarci. Poi, sorride. «Sì, lo voglio» risponde poi, sorridendo.
«Con tutte le grida, la goffaggine, i colori di capelli assurdi, e i suoi ragionamenti assurdi?»
«Lo voglio moltissimo.» precisa lui.
«Oh, buon Godric! Allora vi dichiaro fregati
«Sirius!» lo richiama la moglie.
«Fregati, fortunati e folli. Ma prima di tutto, io vi dichiaro marito e moglie
Robert scuote la bacchetta, e nel momento in cui Remus si avvicina alla sua sposa per baciarla, sulle loro teste cadono leggeri decine di petali di rose bianche.

«... E vissero per sempre felici e contenti»
Anastasia e Nicole si sono addormentate da un pezzo quando Damian finisce di leggere la storia, ma lui ci teneva a finirla: sa che c'è sempre qualcuno che ascolta, in un modo o nell'altro. Chiude con delicatezza la porta della stanza per ritrovarsi in salotto, dove trova Sirius, Aaron, Martha e Ninfadora che ridono di qualche aneddoto.
«Ha detto di avermi sposato perché sono mezza matta»
«Ti ho fatto un discorso bellissimo» si difese Sirius. «E questo è tutto quello che ti ricordi?»
Ninfadora non smetteva di ridere. «Me lo ricordo anche io»
«Beh meno male! Ti ho tenuta in braccio tutto il tempo!»
Damian si aggiunse a quello strano quadretto con una punta di imbarazzo. E, con tutta la semplicità del mondo, Sirius gli passò una Burrobirra.
«Ti saresti divertito anche tu, Damian» gli disse Padfoot, sorridendo. «E alla fine eravamo tutti ubriachissimi
«Tranne quella povera disgraziata della sposa incinta!» precisò Martha.
«Eri incinta?» domandò Aaron, guardando la sorella.
Lei lo guardò con aria infastidita. «Sono rimasta incinta prima della fine della scuola e ci siamo sposati subito dopo gli esami.»
«I Potter sono rimasti senza parole per una mezz'ora buona!» aggiunse Sirius.
Damian sorrise sorseggiando la sua birra. «Quando Isabelle è rimasta incinta di Gabriel aveva ventitré anni» raccontò, con un filo di voce «e quando lo ha detto ai suoi, sua mamma è rimasta a bocca spalancata, letteralmente, per due ore.»
E per la prima volta, Damian si raccontò. Raccontò di un amore folle, contro tutti e contro tutti, di una casettina tutta blu e di una donna graziosa. Raccontò con tenerezza, mettendo da parte quella timidezza per cui era conosciuto. Tonks si commosse di nuovo e Sirius avanzò un paio di domande, titubanti. Gabriel era il nome di un artista di strada che i due adoravano e lei era devota alla scienza, alla chimica in particolare. Lui rise dicendo che lui, nonostante si fosse sforzato più volte, di chimica non ci aveva mai capito nulla. Si creò un'atmosfera nuova e gradevole. Persino Aaron, visibilmente non gradito da Martha per una questione di puro orgoglio, si sentì a suo agio e si concesse delle risate.
Era tutto strano, nuovo: era un ambiente gradevole, nonostante tutto. Era chiaro che alle porte ci fosse una nuova battaglia, un guerra già vista, e sempre temuta. Eppure, in quel momento pareva lontana, e l'idea di poter vincere per la seconda volta non era un'utopia. Se Damian poteva aprirsi, Remus poteva sposarsi, Martha poteva accogliere Aaron, allora loro, forse, potevano vincere di nuovo.

Kayla se ne stava in piedi, sull'uscio, con le braccia incrociate sul petto e il peso su una sola gamba, mentre si mordeva un labbro e sbuffava. Nella stanza davanti a lei, c'erano tre letti singoli, un piccolo armadio e il lettino di Anastasia, che dormiva tranquilla con in bocca un ciuccio rosa grande quanto la sua faccia e i riccioli chiari attaccati alla fronte. Uno dei letti era vuoto, non era che un materasso con sopra una coperta e un cuscino, perché ormai Hermione era partita insieme a Harry e Ronald, e Merlino solo sapeva quando l'avrebbero rivista. L'altro letto era sfatto, con le coperte tutte accartocciate sul fondo e un vecchio baule ben chiuso al centro, illuminato dalle flebile luce dell'alba del primo settembre.
Ginny aveva preparato il baule giorni prima della partenza, come sempre.
E come sempre, lei era in ritardo. Il suo letto era intatto, perché Molly lo aveva sistemato con un colpo di bacchetta il giorno prima e lei quella notte non era riuscita a chiudere occhio. Il suo baule era spalancato sul letto, vuoto. Lui fissava lei, e lei fissava lui, credendo che prima o poi sarebbero arrivati a un accordo.
Non ebbe bisogno di girarsi quando sentì dei passi dietro di lei e qualcun che le baciava una tempia e la stringeva forte a sé.
«Inizi ad essere in ritardo» le disse Fred, quasi cullandola.
Lei annuì, con la testa schiacciata contro il suo petto. «Una volta facevo a gara con Robert a chi riusciva a mettere più cose nel baule senza farlo esplodere, e adesso mi sembra di non avere niente da metterci dentro»
Lui la strinse un po' più forte, e poi Appellò una foto in una cornice dalla stanza dei fratelli Weasley. Erano loro due, al matrimonio di Bill, che si guardavano e poi si mettevano in posa, ridendo, lui nel suo completo migliore e lei in un lungo abito lilla.
La posò tra le mani della ragazza e poi le fece un veloce occhiolino.
«Comincia con questa»
Lei si perse a guardare la foto, non potendo fare a meno di pensare che quello era l'ultimo momento in cui erano stati tutti insieme.
«So che hai paura. Ma voglio che tu sappia che sei più forte di tutti loro messi assieme, e sono più che convinto di quello che dico. Potesse cadermi un orecchio se non fosse così.»
Lei sorrise e si appoggiò di nuovo contro il suo petto. «Idiota.»
Lui sciolse l'abbraccio per aprire l'armadio e sogghignare. «Sono prevalentemente vestiti miei o che ti ho comprato io, bimba»
Lei alzò le spalle e sorrise. Lui le ordinò di prendere le divise, i libri, le sciarpe verdi e oro e una bacchetta di riserva. Lei aggiunse un paio di libri che erano stati di Rose, una foto di lei, Robert, Harry e Anastasia, e una foto di Martha e Sirius il giorno del loro matrimonio, accanto ad una nonna Marie commossa.
Lui sistemò i maglioni, compresi quelli fatti da Molly, e vari jeans, e poi aggiunse dei suoi vecchi pantaloni da Quidditch, "nel caso ti venisse voglia di saltare su una scopa".
Le diede la Mappa del Malandrino, il vecchio elenco dell'Esercito di Silente e poi chiuse il baule con un incantesimo veloce.
«Con questo, potrai aprirlo solo tu.» aggiunse poi, rispondendo al suo sguardo perplesso. «Andiamo, ora. Robert mi presta l'auto eccezionalmente per portarti a King's Cross.»

La stazione di King's Cross non era mai stata più silenziosa e cupa. Era affollata, come ogni primo settembre, ma maghi e streghe non si facevano cenni di saluto tra la folla e non scalpitavano per arrivare al passaggio tra i binari. Sembrava quasi che volessero godersi i babbani ed il loro essere ignari di tutto, del fatto che quel giorno stesse per iniziare uno dei periodi più cupi di sempre.
Mentre Ginny aveva insistito per raggiungere il binario da sola, Kayla pareva attaccarsi alla mani di Fred. Lui si ostinava a salutare le persone che li fissavano, mentre lei gli cingeva il braccio e gli stringeva la mano tanto da fargli male. Attraversarono il passaggio senza correre, camminando così, mentre lui le portava il baule. Giunti a destinazione, l'atmosfera era anche più tesa di quanto non fosse nella stazione babbana: tutti guardavano di sottecchi tutti, e a Kayla fu chiaro che i borbottii si intensificarono dopo il loro arrivo.
Neville li raggiunse subito, sfoggiando un sorriso imbarazzato. «Kayla! Fred!» gridò, alzando un braccio da metri di distanza.
Fred soffocò una risata affettuosa vedendolo arrivare.
«Che bello vedervi, ragazzi» disse, appena li ebbe raggiunti.
«Anche per noi, Neville» gli sorrise Fred, tendendogli la mano in segno di saluto. «Conto molto su di te per tenere d'occhio lei e Ginny, ragazzo. So di potermi fidare
Neville strabuzzò gli occhi. «Io, beh, ecco ... sono onorato! N-non credo di meritare la tua fiducia, ma ...»
Fred sorrise di nuovo, guardandosi attorno. Poi, rapidamente, si avvicinò a Neville per sussurrargli qualcosa all'orecchio. Meno di tre secondi dopo, l'espressione di Neville era molto più rassicurata.
«D'accordo» disse, semplicemente.
«Conto su di te, d'accordo?»
Neville annuì, avviandosi verso il treno quasi saltellando.
«Cosa diamine gli hai detto?» chiese lei, ponendosi davanti a Fred per mostrare un'espressione quasi imbronciata.
«Nulla che tu debba sapere» rispose lui, facendole un buffetto sul naso. «Ti basterà sapere che sono con te, sempre, e sarò più vicino di quanto tu creda. Tutta questa gente, tu te la mangi a colazione, Kayla. fa' vedere chi sei e quanto vali. È il momento di tirare fuori i denti!»
Sospirò, senza tradire un'espressione di malinconia pura, e le sistemò i capelli dietro l'orecchio.
«Sono immensamente fiero della guerriera che sei, e ti amo da impazzire. Scrivimi spesso e non ti scoraggiare, intesi?»
«Ti amo da impazzire anche io, Weasley» sussurrò lei, mettendosi sulle punte per baciargli le labbra.
«Sali su questo dannato treno, amore mio» sussurrò lui, a mezzo centimetro dal suo viso «E cammina a testa alta, sempre. E se quella merda bionda ti si avvicina soltanto, giuro, giuro che gli faccio mangiare il fegato.»
Lei scosse la testa e lo baciò di nuovo, mentre il treno fischiò. Strofinò il naso contro il suo e non nascose una piccola lacrima sul suo viso regale.
Lui la strinse, le baciò la fronte e dietro di lei, in piedi a fissarsi in un completo nero, non poté non notare l'ultimo dei Malfoy. Non trovò un modo per avvertirla, ma dopo avergli detto di nuovo che lo amava, si girò verso il treno e lo vide anche lei.
Non si bloccò, non si fermò, non gli rivolse più che un veloce sguardo, e poi, camminando a testa alta, saltò sul treno, mentre Fred le passava il baule e lei gli posava l'ennesimo bacio sulla punta delle labbra, sporgendosi dal treno.
«Da impazzire, Weasley» gli disse, accennando un sorriso per poi avviarsi alla ricerca di Luna, Neville e Ginny.
Lui rimase lì, a due passi dal suo eterno rivale. O almeno, quello che lui sentiva come tale. Rimasero a fissarsi in cagnesco per qualche secondo, fino al momento in cui Sirius Black non apparve alle spalle del giovane Weasley, lo prese a braccetto e lo portò via da quello scenario pericoloso, mentre il biondo sorrideva e saliva sul treno.
«Non gli avrei fatto niente» si giustificò Fred, appena furono abbastanza lontani.
«Di te sono abbastanza sicuro, ma non posso garantire per lui, figliolo» rispose con il suo solito tono pacato, estraendo dalla tasca un pacchetto di sigarette e porgendogliene una. Lui ringraziò con un cenno e poi accettò a malincuore di allontanarsi dal binario, con l'animo contento per il fatto che Sirius lo avesse chiamato figliolo.


Martha scosse la testa, passandosi una mano sul viso. «L'uomo che ho sposato non scapperebbe mai in questo modo.»
«L'uomo che hai sposato è ancora qui, ma è stanco di questa situazione!»
«Non usare certi toni con me!» lo richiamò Martha, mentre Robert entrava in casa con aria sfinita. «Ciao, pulce. Com'è andata?» domandò, cambiando totalmente tono.
«Come ogni turno di guardia nei giardini di Hogwarts: umido.» agitò la bacchetta e al suo solito posto apparve un piatto con un po' della zuppa che Molly aveva preparato per tutti. «Ho interrotto qualcosa?» domandò poi, notando l'espressione dei genitori.
«Tuo padre vuole mollare il lavoro al Ministero»
«Suo padre è stanco di essere accusato di aver fatto ciò che fece Peter!»
«Stringi i denti, per Godric! Io sono la moglie di quello accusato!»
«Martha, Merlino e Morgana, non mi affidano casi, non mi affidano apprendisti, non mi parlano, e se entro in una stanza smettono di parlare e iniziano a fissarmi. Non posso neanche fare la talpa in questa situazione!»
«Non puoi perdere la possibilità di fare la talpa!»
«Non ce l'ho la possibilità di fare la talpa!» contestò Sirius alzando le braccia, mentre anche i gemelli facevano il loro ingresso alla Tana, insieme a una Tonks pimpante e sorridente.
«Meno male che ci sei tu, Ninfadora» le disse Robert, mangiando l'ultimo cucchiaio di zuppa. «Di cosa hai fame, oggi? Cioccolato ai broccoli? Patatine allo zenzero? Panettone e prosciutto?»
Tonks alzò gli occhi al cielo, sedendosi. «Dovresti averli tu, tutti questi ormoni in circolo, rideresti molto di meno»
«E piangerebbe quanto piangi tu?» domandò George, sedendosi accanto a Robert.
Martha posò affettuosamente un bacio silenzioso sulla testa di Tonks, uscendo dalla cucina per raggiungere la stanza dove dormivano Gabriel e Nicole. Sirius rimase a fissare la porta che sua moglie aveva chiuso dietro di sé.
«Lasciala stare, papà» disse Robert, servendo zuppa anche agli altri tre. «Se non ti senti più di lavorare lì, molla prima che siano loro a cacciarti, perché tanto sappiamo che lo faranno in fretta»
«Ministero?» domandò Tonks, aggiungendo zuppa al suo piatto.
Robert annuì e lei sbuffò in risposta.
«Non preoccuparti, cugino, non aspettando altro che farci fuori, a quelli come noi. A me hanno detto che non potevo più lavorare lì perché sono incinta di un Lupo Mannaro, e magari potrei fare male a qualcuno. Renditi conto, per Tosca, con tutte le ricerche che Rose ha fatto sui Lupi!»
Fred spalancò la bocca. «E questo Remus lo sa
«Certo che no, sciocco, ci soffrirebbe moltissimo»
George scosse la testa. «Io avrei fatto un bel casino!» poi guardò Sirius, capendo che avevano avuto la stessa idea «Ecco, se te ne devi andare, vattene facendo un bel casino. Almeno hanno qualcosa di cui parlare!»
«Come avete fatto voi con la Umbridge?»
I gemelli sorrisero al ricordo.
«Un po' meno rumoroso» gli fece segno Robert. «Però l'idea di base credo sia quella»
«L'idea di base è sempre quella. Fai un bel casino. Fatti ricordare
Il giorno dopo, Sirius se ne stava seduto dietro la sua scrivania, con i piedi sul tavolo ed espressione divertita.
«Tu!» urlò, indicando una collega con i capelli pieni di lacca Babbana. «Facciamo finta che io non ti abbia sentita parlare male di me innumerevoli volte. Vieni qui, per favore
La bionda si avvicinò con aria perplessa. «Auror Black, io non ...»
Sirius si era già messo in piedi sulla scrivania.
«Lo sai cosa si prova a perdere un fratello?»
«Auror Black, la pregherei di scendere da ...»
«Non è una risposta. Devo ripetere? Perché ripetere non mi piace
La bionda deglutì, mentre attorno a loro si formava un cerchio: le persone si allontanavano, ma rimanevano a fissarli. Il via vai dell'ufficio Auror era notevolmente rallentato, mentre chiunque entrasse, in pochi secondi si accorgeva che Sirius Black passeggiava avanti e indietro sulla sua scrivania.
«Io ... io sono figlia unica, Auror Black.»
«Mh, dovevo immaginarlo. Hai la faccia da figlia unica viziata» distolse l'attenzione da lei e si perse a guardare la folla, cercando di ignorare che Martha fosse entrata e lo guardasse con gli occhi fuori dalle orbite.
«Winnincot!» urlò, indicando un suo coetaneo che stava cercando di uscire indisturbato. «Giocavo a Quidditch con tuo fratello. Ora, immagina: immagina che tu una sera sia a casa con tua moglie, e che lei abbia l'intuizione più terrificante di sempre. Tuo fratello è in grave pericolo. Ma tu non puoi raggiungerlo, devi prima raggiungere l'uomo che lo sta proteggendo. L'uomo che tu hai consigliato a tuo fratello per proteggere lui, sua moglie e il loro adorabile bambino.»
Martha allacciò le braccia sul petto e fece un paio di respiri profondi molto rumorosi.
«Quest'uomo, però, non c'è, nessuno sa dove sia, nemmeno la sua dannata madre. E questo può voler dire una sola cosa. Tuo fratello è in pericolo. Potrebbe morire da un momento all'altro. E tu, tu cosa fai?»
Winnincot, un uomo con gli occhiali grandi quando il suo intero viso, deglutì. «Andrei a cercare mio fratello»
«Ecco, esatto. Allora, appena tua moglie mette il culo sulla moto, vai veloce quanto non sei mai andato. Quando arrivi, però, tuo fratello è appena morto»
La voce gli si spezza un poco, mentre si rende conto che tutti, ora, non guardano che lui. Sua moglie scuoteva la testa, e lui rispose con un occhiolino.
Sarebbero sempre stati quei ragazzini che combinano guai in giro per il castello.
«Black, non credo che ...»
«Non credere, Winnincot» replicò Martha, per poi salire sulla scrivania con grazia. «Limitati a rispondere. Sono ben altre, le cose in cui credere.»
Sirius si perse a guardare la donna che amava solo per un secondo, con occhi colmi di pura ammirazione, per poi riprendere il suo discorso.
«Ecco, dicevo. Arrivi da tuo fratello e sia lui che sua moglie sono appena morti. Sai chi è stato, sai che avrebbe immensi modi per passarla liscia, uno sopra a tutti. Che cosa fai?»
Winnincot sospirò, rassegnato. «Andrei a cercare il bastardo» ammise, abbassando la testa.
Sirius allargò le braccia. «Esatto! Persino tu, al mio posto, avresti fatto ciò che ho fatto io. Vuoi che ti dica cosa è successo? L'ho trovato, e volevo parlargli, perché la donna qui accanto a me mi ha insegnato a dare fiducia. Mi dicevo che ci sarebbe stata sicuramente una spiegazione, e lo volevo aiutare. Capite, che cretino? Lo volevo aiutare! Lui ha lasciato che io finissi giusto un paio di frasi, poi ha ucciso chiunque potesse vederci o sentirci, si è tagliato un fottuto dito e se l'è svignata. Così, tutti credevano che fossi stato io, a uccidere sia lui che quegli innocenti. Io, che tutto quello che avevo fatto di magico fino a quel momento, quella sera, era stato Smaterializzarmi. In trenta secondi sono arrivati un paio di scagnozzi e in men che non si dica mi hanno spedito ad Azkaban. E per dieci anni, non ho visto la luce del sole, Winnincot, dieci anni senza nemmeno sapere se mio figlio stesse bene, se mia moglie fosse riuscita a restare in salute quel tanto che basta per dare alla luce il bambino che aspettava. Dieci anni senza sapere se lei fosse andata avanti o se mi pensasse ogni giorno, come io pensavo a lei e pensavo a loro.»
«Il punto è» continuò Martha «che è fin troppo facile giudicare, stando . È troppo facile puntare il dito e mettere in giro voci, fino a che non siete qui. Sfiderei la maggior parte di voi a passare un giorno facendo la vita che ho fatto in quei dieci anni, o che faccio negli ultimi mesi, qui dentro o là fuori, e scommetto che non arriverebbero interi al tramonto.»
«Scegliete da che parte stare. Ma sceglietelo bene, scegliete con coscienza, non con paura. E ricordatevi che niente è come sembra: Sirius Black non è un assassino, Harry Potter non è un criminale e Lord Voldemort, semplicemente, non è niente se non una bestia assetata di potere, e chiunque di voi abbia fatto il suo gioco, sappiate che di voi non gli importa niente, se non di capire come poter passeggiare sul vostro cadavere e trarne beneficio. Aprite gli occhi!»
Martha tese la mano verso suo marito e sorrise. «Hai finito?» Lui annuì, afferrando la sua mano. Fu lei a fargli l'occhiolino, e, semplicemente, in mezzo a un brusio generale, si Smaterializzarono, lasciando che di nuovo, non si parlasse che di loro. Questa volta, però, con un buon motivo.

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