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fa lo stesso

"Che cosa?" strillò Sirius.
"Harry" lo richiamò Remus. "Quest'uomo è il motivo per cui tutta la tua famiglia è morta."
"Non è vero, Remus" rispose il Grifondoro. "non del tutto."
Robert sorrise. "Harry, apprezzo molto ciò che stai dicendo, ma ..."
"Ho voi. Siete voi la mia famiglia, e ucciderlo non risolverà le cose."
Minus si avvicinò a Harry. "Ragazzo, g-grazie ... è p-più di ciò che merito, caro ragazzo ..."
"Non osare toccarlo." Ringhiò Robert, nello stesso istante in cui Harry fece un passo indietro.
"Stammi lontano: non lo faccio per te, lo faccio per loro." Spiegò. "Se ti ammazzassero, subirebbero un processo, forse non finirebbero ad Azkaban perché sono Auror professionisti sulle tue tracce da mesi, ma io rischierei di finire di nuovo dai miei zii, mentre loro – i miei fratelli – rischierebbero di finire chissà dove."
Una risata fredda e breve, più che riconoscibile, scoppiò accanto alla porta. "Visto che finirebbero con me" esclamò Rose, con il mantello scuro ancora addosso. "posso ammazzarlo io. Non ho figli che verrebbero affidati alla mia cara sorella." Remus sorrise, vedendola, mentre la primogenita Redfort si avvicinava a Peter. "Non posso dire che sia un piacere vederti, Wormtail. Ma sarà un grande piacere ucciderti."
"Harry ha detto di no." le comunicò Kayla. "Non lo ammazzerete, lo porterete dai Dissennatori."
Rose allargò il suo sorriso sadico. "Ah si?" domandò rivolgendosi al giovane Cercatore.
"Sì" rispose Harry. "ma non lo faccio per lui, lo faccio per loro ... e perché non credo che mio padre avrebbe voluto che loro rischiassero tanto, che diventassero degli assassini ... per lui."
Martha assunse un portamento fiero e Sirius si passò una mano nei capelli.
"Sei il solo che ha il diritto di decidere, Harry." Rispose Rose. "Ma pensa ... pensa a quello che ha fatto. C'è stata una sera in cui Silente ci disse che tra di noi c'era qualcuno che passava informazioni a Voldemort – oh, non puoi aver paura del nome del tuo padrone! – e James, tuo padre, prese la mano di tua madre e ci chiese di non dubitare di nessuno di noi nove, Harry. E Lily, che era al settimo mese di gravidanza, disse che nemmeno sotto tortura le avrebbero fatto pensare che uno di noi ci avrebbe traditi." Di fermò a guardare Peter per qualche secondo. "Ricordi meglio di me cosa disse, vero?"
Peter, dopo un attimo di esitazione, annuì.
"Dì a Harry cosa disse sua madre per difenderti inconsciamente, verme."
Remus provò a bloccarla. "Rose, non ..."
"DILLO!" urlò lei, piena di rabbia.
"Disse : come faccio a m-mettere al mondo un b-bambino se non posso più n-nemmeno fidarmi dei miei a-amici?"
"Sei un tale idiota, Peter." Lo schernì Martha. "Quello lo disse Alice. Hai fatto in modo che trovassero anche lei e Frank, vero?"
"Alice e Frank ... Paciock?" chiese Robert. "I genitori di Neville?"
Sirius annuì. "Ti dico io cosa disse Lily, Peter. Disse 'siamo soli come cani in questa guerra'."
Peter annuì. "Io n-non volevo!"
"Ma fammi il favore!" lo schernì Remus. "Hai fatto in modo che Martha dubitasse di Sirius, di Rose e di me, purché non dubitasse di te!"
"Harry" richiamò Rose "tesoro, sei davvero sicuro che ..."
"So ciò che ha fatto." Replicò Harry. "E per questo se ne andrà ad Azkaban."
Peter rabbrividì.
"Perfetto." Sentenziò Martha, avvicinandosi. "Allora ti lego, Peter, e giuro su Godric che se ti trasformi ti ammazzo alla babbana." Con la bacchetta, fece apparire delle corde che legarono le mani dell'uomo. Lo costrinse ad alzarsi, e quando fu in piedi davanti a lei, più terrorizzato che mai, la donna sorrise. "E ti posso assicurare che sarà anche peggio di una Cruciatus. E so cosa sto dicendo."
Robert rabbrividì. "Mamma, cos-" lei gli fece segno di lasciare stare. Diede un lieve calcio a Peter e lo costrinse a camminare.
Remus, intanto, insieme a Rose si avvicinò al letto su cui era steso Ron. La donna si avvicinò alla gamba rotta e scosse la testa. "Non posso aggiustartela io, Ron, mi dispiace, potresti fare la fine di Harry lo scorso anno." Riuscì a strappare un sorriso a tutti, alludendo all'audacia di Allock nel pronunciare incantesimi che a malapena conosceva.
"Intanto, posso fare questo." Alzando leggermente la bacchetta, delle bende avvolsero la gamba di Ron. "Va meglio?"
Il rosso annuì. "Moltissimo."
"Vai, Rose" le disse Remus. "Vai a litigare con Silente per assistere al Bacio dei Dissennatori."
Rose guardò Remus e sorrise. "Come sai che volevo chiedere di assistere?"
Remus, facendo segno a Ron di reggersi a lui per alzarsi, scosse la testa. "Forse ti sei dimenticata, Rosalie, che nessuno ti conosce meglio di me." Poi lasciò affondare i suoi occhi ambrati in quelli chiari della donna. "Vai." Lentamente, le posò un tenero bacio sulla fronte.
"Silente sa che siete qui." Gli disse.
"Lo immaginavo."
"Mi ha detto lui di raggiungervi."
"Immaginavo anche questo. Ora, ti prego, vai: non vorrei pentirmi di averti spinta a fare questa richiesta assurda."
Intanto, Martha, Peter e Sirius erano già quasi alla fine delle scale. Tornare nel tunnel, si accorsero, sarebbe stato più complicato del previsto. Martha e Sirius non accennavano a volersi allontanare troppo da Peter, ma Kayla era sicura che se suo padre non avesse allentato la presa sul braccio dell'uomo, gli si sarebbe fermato il sangue. Senza rendersene conto, si voltò a guardare la gamba di Ron, e vedendo le bende impregnate di sangue, si sentì svenire. L'ultima cosa che sentì, fu sua madre che urlava il suo nome.

"Mi fa male la testa." Sussurrò, ancora prima di aprire gli occhi. Poteva chiaramente sentire di essere stesa sul un letto e di avere la testa posata sul cuscino. Sentiva l'odore del disinfettante usato da Madama Chips, sentiva il profumo dello shampoo alla vaniglia di sua madre, e concentrandosi un poco, sentiva anche il profumo dei vestiti di Robert e Sirius.
"Sei sveglia, principessa?"
"No." rispose, mentre sentiva Robert accanto a lei sorridere.
"E non possiamo fare niente?!" quella, era, senz'altro, la voce di Martha. Però era come ovattata, e questo la spinse ad aprire gli occhi. Guardandosi attorno, non trovò né sua madre né suo padre, solo Robert, Harry e Hermione ai piedi del suo letto, e Ron, con la gamba ingessata, nel letto accanto al suo.
"Non mi prenda in giro, Silente!" sbottò di nuovo la voce di Martha. "Gli ho dato la caccia per dodici anni e l'ho trovato, dannazione lo avevo trovato, niente mi impedirà di passare a tappeto l'intero Regno Unito per trovarlo di nuovo!"
"Perché urla?" domandò Kayla, ruotando leggermente la testa.
Robert abbassò lo sguardo. "Minus è riuscito a scappare." ammise, con aria colpevole. "Quando sei svenuta, mamma ha allentato la presa e lui è riuscito a trasformarsi. Ovviamente anche papà si è trasformato e lo ha inseguito, ma eravamo ancora nel tunnel, e il topo era ... facilitato. Lo ha inseguito fino al confine della Foresta a nord, e poi ne ha perse le tracce."
La Serpeverde scosse la testa e sbuffò. "Sarà furioso."
"Oh, 'furioso' non rende l'idea." Rispose Harry.
"E la mamma?" domandò Kayla di nuovo.
"Anche lei lo è."
"Dille che la pelle invecchia più in fretta quando ci si arrabbia." Ironizzò Kayla.
Robert sorrise. "Ti dobbiamo dire un'altra cosa, però."
Hermione si sedette sul bordo del letto di Kayla. "Draco Malfoy è passato a chiedere come stessi."
"Due volte." Aggiunse Ron.
Hermione gli fece segno di stare zitto. "Loro hanno cercato di cacciarlo, ma io gli ho assicurato che stai bene, che ti saresti svegliata e che lo avresti personalmente cercato per tranquillizzarlo."
"Cosa che tu non farai." Sentenziò Robert.
"Perché non dovrebbe?" domandò Hermione.
"Perché lui è Draco Malfoy!"
"No, Robert, lui è un suo compagno di Casa che è preoccupato per lei!"
"Ma stiamo parlando della stessa persona che un anno fa ti ha dato della Sanguesporco, Hermione?"
La Grifondoro si irrigidì. "Quello era solo un ragazzino preoccupato per una sua amica, Robert."
"Sei amica di Draco Malfoy?" domandò Ron.
"Ron, stanne fuori!" strillò Hermione. "Non è questo il punto, Robert."
Robert alzò il sopracciglio. "Ah no? Era un ragazzino preoccupato per una sua compagna che ha ideali razzisti."
"Sai che è tuo cugino, in qualche modo, si?" si intromise Kayla.
"Anche il tuo, piccola, non dimenticarlo." Rispose il Grifondoro.
Kayla ridusse gli occhi a due fessure, ma non fece in tempo a rispondere, perché Albus Silente, in un abito azzurro e blu, fece il suo ingresso in Infermeria.
"Buonasera, ragazzi miei." Esordì.
"Preside, mi dispiace." Rispose Kayla. "È colpa mia se Peter è scappato, io sono ..."
"Perché sarebbe colpa tua?" domandò Robert. "Perché hai perso i sensi?"
Silente scosse la testa. "Mia cara, mi trovo d'accordo con tuo fratello. Una persona come Peter non ..."
"Lei lo sapeva, Preside?" lo interruppe Robert, come preso da un'illuminazione. "Lei sapeva che Minus avrebbe tradito i Potter?"
Silente si trovò spiazzato. "Robert, figliolo, il tuo desiderio di risposte mi commuove. Tuttavia, devo deluderti: non abbiamo tempo per questo, adesso." Robert alzò un sopracciglio. "Peter Minus è fuggito, è vero, ma c'è ancora una vita da salvare."
I cinque ragazzi si guardarono perplessi. Poi, improvvisamente, Robert, Ron e Hermione sembrarono essersi ricordati di una cosa: quello stesso pomeriggio, avevano assistito in segreto all'esecuzione di Fierobecco. Hermione aveva ancora i brividi per la freddezza con cui il boia aveva mozzato la testa a quel povero Ippogriffo.
Prima che Robert e Ron potessero rendersi conto di quello che Silente aveva in mente, Hermione aveva già capito. "Dobbiamo ..."
"Il signor Weasley non mi sembra esattamente in grado di seguirvi, così come la signorina Black, e sarebbe meglio che il signor Potter rimanesse con loro. Per questo, signorina Granger, chiederei a te e al signor Black di ricordare bene la regola: non dovete farvi vedere."
Robert stava per sgranare gli occhi, quando Hermione gli fece segno di non preoccuparsi.
"Bene!" continuò il Preside. "Signorina Granger, tre giri dovrebbero bastare." Poi si rivolse a Kayla, e fece del suo meglio per combattere i sensi di colpa della ragazzina, ma Robert non riuscì a sentire una sola parola di quanto il Preside stesse dicendo alla sua sorellina perché Hermione, con la delicatezza di un elefante, gli aveva afferrato il braccio e lo aveva portato fuori dall'infermeria.
"Hermione, che cosa ..."
"La Giratempo!" esclamò lei. "Silente ci ha detto di usare la Giratempo per salvare Fierobecco!"
Robert sgranò gli occhi. "Hermione, non possiamo modificare ..."
"Si, lo so cosa non possiamo fare." Tagliò corto lei. "Ci sono moltissime cose che non potremmo fare, Robert Sirius Black, eppure le facciamo ugualmente, no?" estrasse dal colletto della camicia una catenina d'oro molto lunga e sottile.
Ma, nella sua testa, risuonavano le parole di Tonks.

"Ammettilo."
"Che cosa?"
"Che sei cotto a puntino di Hermione Granger."
"Ma cosa ti fa dire una simile idiozia, Ninfadora?"
"Facciamo un patto, Robert: io dico che mi piace Remus, se tu dici che ti piace Hermione."


Alla fine di quella catenina, in tutto il suo splendore, una Giratempo scintillava. Hermione fece i suoi famosi tre giri, e Robert ebbe l'impressione di volare all'indietro sulla più potente delle scope da corsa. Le orecchie gli pulsavano e vedeva i colori sfrecciare accanto a lui, ed era più che sicuro che se avesse provato ad urlare, non ci sarebbe riuscito. Per fortuna, dopo pochi secondi il terreno si fece di nuovo stabile sotto i suoi piedi.
"Oh, mi sento così in colpa!" esclamò la ragazza, abituata al senso di nausea che per Robert, invece, era nuovo.
"Sentirsi in colpa?" domandò lui. "E perché mai?"
"Avevo giurato alla McGranitt che avrei usato la Giratempo solo per seguire le lezioni. E ora ..."
"Te lo ha chiesto Silente. Silente batte McGranitt."
"Si, ma una promessa è ..."
"Le promesse sono fatte per non essere mantenute, Hermione." Disse lui, iniziando a camminare tranquillamente all'ingresso.
"A cosa ti riferisci?"

"Io sono innamorato di Alex, Tonks: non può piacermi Hermione."
"Oh, Robert, dovresti smetterla di nasconderti dietro il ricordo di quella Corvonero e concederti di donarti di nuovo!"
"Io sono innamorato di Alex."
"Tu sei innamorato dell'idea ch hai di Alex. È diverso, per Tosca!"


Lui scosse la testa. "Niente."
"Pensavi ad Alex, vero?" domandò lei.
"Io ... come ..."
"Quando pensi a lei hai gli occhi pieni d'amore e lo sguardo pieno di nostalgia." Rispose lei, assumendo un tono triste.
"Nah" negò. "Non è vero."
"Si che è vero!"sorrise Hermione, controllando che nel corridoio non ci fosse nessuno.
"Oh, no. Non pensavo ad Alexandra, io pensavo ..." si bloccò.
Lei era bella, genuina. Lei era aria fresca e lui ne aveva un disperato bisogno.
Lentamente, si avvicinò a lei. Sentiva il suo respiro sul viso, mentre si stupiva di come lei non si tirasse indietro e non si irrigidisse. Anzi, Hermione chiuse gli occhi e socchiuse le labbra, come se aspettasse quel bacio da moltissimo tempo.
Così lui, dando peso a ogni secondo e a ogni gesto, le posò un leggero, puro e casto bacio sulle labbra.
"Io pensavo a te." Concluse, staccandosi leggermente dalle sue labbra.
"Non devi avere quello sguardo triste quando pensi a me." Rispose lei, posandogli una mano sul viso.
"Io non lo so cosa mi succede quando penso a te, Hermione."

"E tu di quale idea di Remus sei innamorata, sentiamo?"
"Non stiamo parlando di me e Remus, Robert!"
"Perché non lo ammetti?"


Lei si sporse leggermente più avanti per poter posare di nuovo le labbra di Robert sulle sue. Non fu semplice come il primo, quel bacio: Hermione schiuse le labbra quel tanto che bastava perché la lingua esperta di Robert iniziasse a giocare con la sua, giovane e ingenua. Gli passò una mano dietro al collo e lui le cinse i fianchi con il braccio, bleffandosi del momento assolutamente sbagliato.

"Perché farebbe troppo male, ammetterlo."

Durante quel bacio, pensò agli occhi di Tonks quando aveva detto quelle parole. Perché per la prima volta, Robert aveva visto gli occhi di sua cugina lucidi e pieni di lacrime.
Ma lui non era come lei: lui per il dolore aveva una strana passione, ecco perché si era innamorato di Alex ed ecco perché ora stringeva Hermione, perché le cose semplici, come le ragazze con cui usciva nei finesettimana, non gli davano emozioni. Perché le cose semplici non facevano per lui, e, per Morgana, ciò che c'era tra lui ed Hermione era la cosa più bella e più complicata che avesse mai sentito nel petto.
Di malavoglia, si staccò dalle labbra di lei quando sentì dei passi nel corridoio. Le afferrò la mano e corsero verso il giardino.
"Dobbiamo passare dalle serre" disse lui. "altrimenti ci vedremo, insomma, ci vedranno!"
Hermione annuì. "Dobbiamo fare in modo che il Ministro e il boia vedano Fierobecco, prima. Altrimenti penseranno che sia stato Hagrid a liberarlo!"
Così, dopo qualche minuto, si appostarono dietro le zucche di Hagrid e videro Robert, Harry e Ron correre dietro a Codaliscia, seguiti da due svogliate Hermione e Kayla. In meno di due secondi, Cornelius Caramell, con la sua solita bombetta verde, insieme ad un uomo incappucciato che impugnava una pesante ascia, insieme a Silente andarono a bussare alla capanna di Hagrid dopo aver guardato il povero Ippogriffo con compassione.
Robert fece per alzarsi ma Hermione con una mano lo fermò, indicando la donna dai capelli biondi che correva con aria furiosa. Lui sorrise e scosse la testa, e quando la sua voce, lontana, gridò il nome di Kayla, Martha sembrò correre ancora più forte, così come Remus, pochi metri dietro di lei.
"Tua mamma è una vera leonessa, Robert." Sorrise Hermione.
Lui, in tutta risposta, le baciò i capelli, annusandone il profumo. Quando Martha e Remus furono passati (Robert poteva sentire sé stesso litigare con sua madre per poter entrare nella Stramberga Strillante) i due Grifondoro si alzarono lentamente e iniziarono a cercare di attirare l'attenzione di Fierobecco.
Robert lentamente si inchinò, mentre Hermione recuperava il cibo. "Vieni, Becco, vieni con noi!" lo invitò lei.
Robert sorrise. "Becco?" domandò.
"Oh, fai di meglio, se ci riesci!"
Lui, sfruttando la sua affinità con l'Ippogriffo, gli chiese di poter salire sulla sua groppa. L'animale si chinò perché i due potessero montarlo. Robert, con la prudenza del caso, si sistemò prima dell'attaccatura delle ali, facendo segno a Hermione di seguirlo.
"Non avrai paura, vero, Granger?"
Lei sorrise e seguì il giovane Black, legandosi con le braccia al suo ventre e accarezzando i suoi muscoli. "Con te? No." gli rispose.
Il sorriso di Robert illuminò tutto quanto. Diede una pacca a Fierobecco e gli sussurrò: "Siamo pronti a volare, Becco."
Volarono sul castello, sul lago, su Hogsmeade. Hermione fu sicura che si avvicinarono troppo alle nuvole, ma Robert sembrava divertirsi talmente tanto che non ebbe cuore di porre fine al suo divertimento. E poi pareva che Fierobecco avesse capito a cosa era scampato. Sembrava felice, felice esattamente come loro. Dopo quasi un'ora, atterrarono sulla sponda del lago più lontana dal castello. Si sedettero a terra, così che Becco potesse bere un po' di acqua e loro potessero ammirare il tramonto su Hogwarts.
Hermione posò la testa sulla spalla di Robert, e lui le baciò la fronte. Lei alzò la testa per guardarlo di nuovo, e quando gli occhi grigi di lui si trovarono nuovamente in quelli ambrati di lei, la tentazione di baciarla di nuovo fu troppo forte. Così si baciarono ancora, ancora e ancora, fino a sentire mancare il fiato, aspettando che le mani smettessero di cercarsi.
Così, quando qualcuno si schiarì la voce davanti a loro, trasalirono. "Scusate, tesorini. Le tre ore sono passate, e sembra ... che voi abbiate fatto un ottimo lavoro."
"Papà?" domandò Robert.
Sirius si inchinò davanti all'Ippogriffo. "Oh, non ti preoccupare, pulce, non dirò nulla a Harry." Poi sorrise. "Però alla mamma devo dirlo."
Hermione arrossì. "Mi dispiace, Sirius, non ..."
"Oh no non dispiacerti, Hermione!" esclamò lui. "Hai fatto un'ottima scelta, se posso permettermi." Poi scosse la testa. "Forse sono di parte, è vero, ma Martha lo deve sapere, perché lei lo aveva previsto."
"Lei lo aveva che cosa?"
"Conosci tua madre, Robert." Rispose Sirius. "Per questo non ti stupirai se ti dico che Fierobecco sarà il nostro prossimo animale domestico!"
Hermione scoppiò a ridere, mentre Robert si passò una mano nei capelli. "Ma come facciamo? Non è normale, avere un Ippogriffo in giardino!"
"Robert, è una decisione presa da quella pazza di tua madre. Ma io la amo, l'ho sposata e la devo assecondare." Scrutò i ragazzi. "Voi non sposatevi, okay? Sennò quindici anni dopo vi troverete con un Ippogriffo in giardino!" detto questo, montò sulla groppa di Fierobecco e volarono via.
"EHI!" esclamò Robert. "NON PUOI LASCIARCI QUI!"
Sirius rise, con quella sua risata simile ad un latrato che ultimamente si sentiva di rado. "Se avete tanta forza nella lingua" rispose "ne avrete anche nelle gambe! Buona passeggiata!"
E allora, le tre risate riempirono il Lago Nero.

"Ce l'ho messa tutta, davvero." Martha, avvolta nel suo cappotto rosso ormai rovinato, fissava quella lapide. "Ma Wormtail è stato più viscido di quanto potessi immaginare. Mi dispiace. Mi dispiace di non avervi dato la giustizia che meritavate, mi dispiace di aver passato tutti questi mesi a tenere il muso al vostro bambino e mi dispiace che ..." ma non riuscì a finire la frase, perché iniziò a singhiozzare. Si maledisse, perché dopo dodici anni ancora piangeva come una bambina per loro.
Fece per mettersi una mano in tasca e recuperare un fazzoletto, quando una mano che conosceva fin troppo bene apparve davanti a lei con un fazzoletto di stoffa che sfoggiava lo stemma dei Black. Si appoggiò al petto di suo marito: non gli aveva detto che sarebbe stata al cimitero di Godric's Hollow, eppure lui l'aveva trovata lo stesso.
"Loro non sono lì, Martha." Le sussurrò. "Loro sono nei tuoi ricordi, nel tuo essere forte, nel tuo cuore. Loro sono in Harry, in Robert e in Kayla, sono accanto a noi sempre, e piangere su del marmo freddo non ti aiuterà."
Lei annuì. "V-vorrei che potessero sentirmi e perdonarmi, Sirius."
"Che hai da farti perdonare, bimba?"
"Ho lasciato scappare Peter." Rispose lei, stringendolo a sé."
"Hai dato una famiglia a Harry, gli hai dato l'opportunità di sentire l'amore di una madre e di avere dei fratelli, come Dorea fece con me. Non hai nulla di cui farti perdonare." Le accarezzò i capelli. "Un giorno troveremo Peter, lui finirà ad Azkaban e tu la smetterai di agitarti nel sonno."
"E poi?"
"Poi continueremo ad essere noi, ad amarci e a litigare."
Martha sorrise. "Ti amo."
"Oh, indovina? Anche io."
E James e Lily, ovunque fossero in quel momento, sorrisero anche loro. 

"Martha, ti prego."
"Ho detto di no."
"Ma dai! Farò il bravo!"
"No, Sirius."
Martha con un colpo di bacchetta chiuse la porta di casa dietro di sé, Appellò le chiavi dell'auto e, scendendo gli scalini voltò la testa nella direzione dell'angolo del giardino dedicato a Fierobecco. Viveva lì da meno di una settimana, eppure aveva già creato con Martha e Sirius un rapporto di vera amicizia. Aveva capito subito che Sirius aveva la capacità di trasformarsi in un animale, e così dopo meno di due ore, lui e il grosso cane nero giocavano a nascondino tra le zucche.
"Becco, stai bene?" disse, avvicinandosi.
"Becco, convinci la mamma ad andare al colloquio con la McGranitt!" implorò Sirius, avvicinandosi.
Martha fece il solito inchino. "Il punto non è che vuoi che io vada dalla McGranitt, Sirius" carezzò la testa all'Ippogriffo "il punto è che vuoi essere tu ad andare al colloquio con Piton!"
"Beh, due in un colpo solo, no? Tu vai dalla McGranitt, io vado da Piton!"
Martha scosse la testa. "Becco, tesoro mio, cosa mi tocca sentire?"
"Ti prometto che farò il bravo, Martha."
Martha scosse la testa, salutando Fierobecco. "No." ripeté.
"Piton nemmeno mi riconoscerà, da tanto sarò bravo."
"No."
"Non parlo. Non dico una parola, giuro, sto zitto."
"No." Martha aprì la portiera della macchina, alzando gli occhi al cielo. "Ti prego, Sirius, non fare il ragazzino."
"Oh, Martha!" piagnucolò lui. "Non voglio andare al colloquio con la McGranitt!"
"E perché no?"
"Perché mi sembra di stare in punizione!"
Martha mise in moto. "Mi correggo, Sirius: tu sei un ragazzino."
"Invece sono un gentiluomo."
"Perché?"
"Perché faccio cose da gentiluomo!"
Lei sorrise, scettica. "Ad esempio?"
Lui si guardò attorno. "Ad esempio ... ti sto lasciando guidare la macchina, ecco! Come un vero gentiluomo!"
"Sirius!" strillò lei. "Tu non sai guidare la macchina!!"

Martha si sedette con eleganza davanti alla scrivania di Severus Piton, Capocasa Serpeverde. Lo studio era il perfetto riflesso del professore di Pozioni. Cupo, freddo, scuro, privo di vita e pieno di rancore. "Buongiorno, Severus." Salutò, gentile.
"Ciao, Redfort." Rispose lui. "Di norma dovrei offrire del tè ai genitori, ma non ..."
"Non amo il tè." Rispose lei, senza abbassare lo sguardo. "E non è il primo colloquio di fine anno che affronti con me nel ruolo di genitore."
"Infatti, Redfort, passiamo al dunque." Guardò la porta con disinteresse. "Tuo marito non ci degna della sua presenza?"
"Tre figli, due Case, due colloqui."sintetizzò lei.
Piton annuì. "Allora, Kayla è intelligente, sveglia e matura. Non posso dire che ha un buon rapporto con i suoi compagni di Casa, perché passa la maggior parte del tempo nella Torre Grifondoro con i suoi fratelli ed i loro amici. Come lo scorso anno, ti pregherei di ricordare alla ragazzina che non potrebbe avere accesso alla Torre Grifondoro, ma ..."
"Sai quanto me che non mi ascolterebbe."
"Ecco, esatto." Si schiarì la voce. "Passando alle materie, invece: i colleghi sono contenti della sua intelligente e attitudine allo studio, per questo la media è ottima in quasi tutte le materie, tranne Erbologia e Storia della Magia, materie che la vedono ammessa al terzo anno con una A e una O."
Martha annuì. "Tutto qui?"
"Esatto. Posso dire che in Pozioni se la cava piuttosto bene, e ..."
"Si chiama patrimonio genetico." *
"Il patrimonio genetico non era pienamente a suo favore, comunque."
Martha annuì. "Okay, Severus, ti ringrazio. È tutto?"
"No." Allora lei gli fece segno con la mano di continuare. "Madama Chips ti aspetta in Infermeria."

"Oh, Black, che piacevole sorpresa!" esclamò la McGranitt. "Fa un po' strano vederti nei panni del genitore al colloquio di fine anno, sai?"
Sirius sorrise, chiudendo la porta dietro di sé. "Vale lo stesso per me, Minnie. A proposito, la trovo incantevole, quest'oggi."
"Oh, il lupo perde il pelo ma non il vizio, dico bene?"
"Fa battute sui lupi?" scherzò lui, sedendosi su una delle due sedie poste davanti alla scrivania.
"Beh, Sirius, è il meglio che possa fare per sdrammatizzare la situazione, non credi?"
Sirius afferrò uno dei biscotti da tè posti nella scatola sulla scrivania. "Quale situazione, Minnie?"
"Come, non lo sai? Remus ha dato le dimissioni."
" 'mus è 'tupido."
La McGranitt scosse la testa. "Non si parla con la bocca piena, Sirius, credevo che Martha ti avesse insegnato le buone maniere."
"Ho detto che Remus è stupido." Ripeté lui.
"Non ..."
"Oh, andiamo, perché lascia il posto? Perché si sente inadatto?"
"Perché Severus ha rivelato ai Serpeverde la vera natura del tuo ultimo amico, Sirius."
Sirius si ingozzò con il biscotto, iniziando a tossire.
"E per la cronaca, i biscotti erano per il tè."
"Come ha osato, quel vecchio unto bastardo?!"
"Modera i toni!" lo rimproverò lei.
"Kayla ci resterà malissimo! E poi, questo non fa altro che confermare la nostra vecchia teoria ..."
"Oh, ti prego, illuminami: le teorie di Black e Potter mi mancano tremendamente."
"Ne hai altri, di Black e Potter." Sorrise Sirius. "Comunque, io e James pensavamo che la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure fosse maledetta."
Minerva sorrise e scosse la testa. "A proposito di Black e Potter, signor Black."
"Orion non è qui." Replicò Sirius.
La McGranitt annuì. "Okay, allora Sirius. I due ragazzi sono brillanti, non c'è che dire, e credo tu lo sappia benissimo. Purtroppo hanno un pessimo comportamento, ma sono svegli e pronti a schierarsi dalla parte del più debole. Entrambi hanno ereditato la bravura dei padri in Trasfigurazione, l'incapacità di concepire pozioni degne di essere chiamate tali ed il totale disinteresse per la Storia della Magia. Harry segue anche Divinazione, ma non se la cava affatto bene. Posso anche dire che, a differenza di Robert che partecipa attivamente, Harry è spesso con la testa tra le nuvole, anche se Robert ieri si è addormentato sul banco."
"Immagino." Sorrise lui.
"Per di più, ho dovuto richiamarlo perché per due sere consecutive lui e la Granger scorrazzavano per il corridoio in piena notte."
"Oh, Minerva, chi siamo noi per ostacolare un giovane amore?"

Kayla fece irruzione nell'ufficio di Remus, accompagnata da Harry. "Come sarebbe a dire che te ne vai?"
Remus alzò gli occhi dalla Mappa del Malandrino, posata sulla scrivania. "Perché vostra madre è in Infermeria?" domandò. Attorno a lui, l'ufficio era nel caos totale:era evidente che stesse partendo, cercando di incastrare i suoi averi in meno valigie possibili. Lui era pallido e, a parer di Kayla, anche leggermente dimagrito.
La Serpeverde scosse la testa.
"Hagrid ha detto che te ne andrai!" esclamò Harry.
"Hagrid ha ragione, temo." Rispose Remus. "Stamattina Severus si è ... per caso lasciato sfuggire che sono un Lupo Mannaro."
"Non puoi andartene per questo!" si impuntò Kayla.
"Domattina arriveranno i gufi dei genitori, e ..."
"Sei il migliore insegnate che Hogwarts abbia mai avuto, Remus." Lo implorò Kayla. "Ti prego, resta."
"Per te resterei, principessa, perché so che i vostri genitori non avrebbero problemi se un Lupo Mannaro fosse il vostro insegnante, ma ..."
"Non c'entra!" strillò Kayla. "Rüf è un fantasma, perché lui può?"
Remus sorrise. "Tu sei troppo buona, Kayla." poi scosse la testa e prese guardare di nuovo la Mappa. "Ma il professor Rüf non farebbe del male ad una mosca, non è pericoloso e ..."
"Ah, e chi sarebbe pericoloso?" domandò Harry. "Tu?"
Ma Remus teneva gli occhi fissi sulla Mappa. "Merlino, vostro padre è ..."
"REMUS JOHN LUPIN!" La porta si spalancò e Sirius, furioso, fece irruzione. "Per quale dannatissimo motivo idiota l'hai data vinta a Piton?!" Poi sembrò accorgersi dei ragazzi. "Ah, ciao." Disse, poi indicò Harry. "Io e te dobbiamo parlare. Anzi, no, la ramanzina ve la fa Martha, io non sono capace. Dov'è Robert?"
"Con Hermione in biblioteca." Rispose Remus, osservando la Mappa.
"Robert è in biblioteca?" domandò Kayla.
"Oh, non importa!" sviò Sirius. "Ero qui per un altro motivo. Remus, non puoi dimetterti."
"L'ho già fatto, Sirius."
"Non m'importa, ritira le tue dimissioni, Silente sarà felice."
"Non fare il ragazzino, Padfoot."
"Perché oggi tutti mi dite di non fare il ragazzino?" sfuriò lui. "Sono un uomo adulto, per Morgana!"
"Ho i miei dubbi, amico mio." Poi guardò i ragazzi. "Ci vediamo a casa, d'accordo?"
Kayla scosse la testa. "Ritira le dimissioni."
"No."rispose lui. "Kayla io ti voglio bene, davvero, ma ..."
"Allora resta!"
"No Harry, ascoltami, sono fiero di voi, pieno d'orgoglio, ma non posso ..."
"Si che puoi!" rispose Sirius. "Puoi rimanere eccome, parlerò io con tutti i genitori che ..."
"No, Sirius, non ammetto che tu ..." poi si perse di nuovo a guardare la Mappa. "Oh, perfetto!"
Robert spalancò la porta. "Remus, dimmi che Ron mente."
"Oh, Ron non sa mentire!" rispose Harry.
"Allora hai davvero dato le dimissioni?" domandò, entrando nell'ufficio, salutando il padre con un cenno. Era luminoso, felice, pieno. I suoi grandi occhi grigi esprimevano la felicità più totale, ed era stranissimo, per uno che era appena uscito dalla biblioteca.
"Temo sia vero, pulce." Rispose Sirius. "Ma lo sto convincendo a ..."
"Non stai convincendo proprio nessuno, Padfoot." Rispose Remus, chiudendo il baule pieno di vestiti con un colpo di bacchetta.
"Voglio dire, Martha lo convincerà a ..."
"Martha non è qui." Replicò secco Remus. "E non mi convincerà."
"Moony, mia moglie ha delle capacità persuasive molto ..."
"Non le usa con me, amico. È tua moglie."
"Grandioso!" esclamò Robert. "Dirò a Tonks di convincerti a restare!"
Remus batté il pugno sul tavolo. "Tu non dirai niente a Tonks."
Robert imitò il suo gesto. "Lascia che questo lo decida io."
Sirius scosse la testa. "Vi prego, le tresche di Dora lasciamole fuori ..."
"Non c'è nessuna tresca, con Dora." Specificò Remus, per poi indicare un punto sulla Mappa. "Ora siamo al completo, insomma."
Come prevedibile, Martha fede irruzione nell'ufficio ormai strapieno. "REMUS JOHN LUPIN!" strillò.
Sirius sorrise, divertito. "Martha, ben arrivata."
"Si, mamma" sorrise Robert "papà stava giusto accennando alle tue capacità persuasive!"
"Fossi in te chiuderei la bocca, Robert Black." Lo richiamò all'ordine lei. "So bruttissime cose sul tuo conto."
Kayla sorrise. "Mamma, non ..."
"Zitta, signorina: io e te dobbiamo fare i conti, sai? Devi dirmele, certe cose." Kayla arrossì e distolse lo sguardo. "Ora tutti fuori, andate a limonare sul lago con chi vi pare, ma lasciate me e vostro padre da soli con quell'idiota di Moony."
Robert si passò una mano nei capelli e abbassò lo sguardo, mentre lui, Kayla e Harry uscivano dalla stanza.
"Allora, razza di idiota." Iniziò Martha.
"Ti voglio bene anche io, Martha." La riprese Remus.
"Io no, in questo momento ti ammazzerei con le mie stesse mani. Ma per tua fortuna non posso farlo, perché sei nostro amico, il padrino di mia figlia e i nostri ragazzi ti adorano."
"Bene, allora dovresti perlomeno rispettare la mia scelta."
"Oh, lo farei se avesse un senso logico, Remus." Martha batté il pugno sul tavolo, con gli occhi pieni di determinazione Grifondoro.
"So essere più testardo di te, Martha." Rispose Moony. "Devo ricordarti quanto ci abbiamo messo a chiarirci l'ultima volta che abbiamo avuto pareri contrastanti?"
Martha scosse la testa. "Oh, colpo basso ricordarmi quegli anni, Remus, davvero basso."
Remus ridusse gli occhi a due fessure. "Se non accetti la mia scelta, finirà esattamente come allora."
"Non puoi: vivi da me, i ragazzi hanno bisogno di te, e ..."
Remus la fermò. "Se ti dicessi che devo vedere Tonks alla Testa di Porco" le disse. "mi lasceresti andare senza Cruciarmi?"
Martha sorrise. "Sei diventato il re dei colpi bassi."

"Quindi si è addormentato sul banco?"
"Così pare." Sirius si levò la camicia con un gesto sensuale. "Fai la doccia con me?" la invitò.
Martha, con i capelli ancora spettinati, sorrise. "Ma non ti basta mai, eh?"
Lui si avvicinò e le baciò le labbra. "Mai." Le sussurrò.
"Mh" disse lei, staccandosi di malavoglia. "Però ti devo dire una cosa, prima."
"Guarda che se sei già incinta facciamo la doccia insieme ugualmente."
Lei allargò il suo sorriso. "Non sono incinta, Sirius." nonostante il sorriso, nei suoi occhi il marito vide un velo di tristezza. "E non riguarda noi, la cosa che ti devo dire."
Lui le prese il viso tra le mani e le baciò il naso. "Beh, allora può aspettare, no?"
Martha scosse la testa. "No, perché riguarda Kayla."
Sirius si irrigidì. "Piton ti ha detto qualcosa? Cosa non va? Ha combinato qualcosa, è nei guai?"
Lei si fermò: ci aveva pensato, ma era giusto che lui lo sapesse. Per Sirius, Kayla era ancora quella bambina che si era presentata a lui nell'infermeria di Hogwarts, tre anni prima. Adorava il modo che aveva di proteggerla sempre, in ogni caso, ma ciò che era successo non avrebbe cambiato le cose.
"No, va tutto bene." Lo rassicurò.
"Allora, cosa c'è?"
"Beh, Kayla è ... diventata grande." Lui la guardò senza capire. Martha si passò una mano nei capelli. "Lei non sarà sempre la nostra bambina, Sirius. Ora è ... una signorina, ecco, mia mamma avrebbe detto così."
"Così come?!"
"Che Kayla è diventata signorina!" sorrise e allargò le braccia, come per invitarlo ad abbracciare il concetto. Lui continuava a scrutarla senza capire. Okay, si disse Martha, forse il modo di dire babbano non era stata una grande mossa. "Merlino, come faccio a spiegartelo ... tu sei un uomo!"
"Oh, beh, grazie" ironizzò lui. "a questo non ero ancora arrivato."
Lei gli posò una mano sul petto. "Okay, sarò brutale, però ti prego, non prenderla male." Lui aggrottò ancora di più la fronte. "Kayla ha avuto il primo ciclo mestruale, è per quello che è svenuta. Me lo ha detto Madama Chips dopo il colloquio con Piton, ha detto che ..."
Sirius, contro ogni previsione era rimasto immobile, con la fronte aggrottata e lo sguardo confuso.
"Dai, amore, è una bella cosa! Sta crescendo, ma non sapeva come dircelo, così lo ha chiesto a Poppy! Certo, avrei preferito me ne parlasse di persona, ma ..." Sospirò: Sirius non accennava a muoversi. Era come se fosse stato pietrificato. Martha picchiettò con la mano sul suo petto. "Sirius? Oh, andiamo Padfoot, non prenderla male!"
Niente: lui non accennava a muovere un muscolo, se non a far ruotare gli occhi grigi dalla moglie al muro. "Potresti, per favore, darmi un segno di vita?"
Lui aprì leggermente la bocca. "La mia bambina." Sussurrò.
"Si, lo so, lo so amore mio, ma questo non vuol dire che ..."
"Oggi ha il ciclo, domani se ne va di casa e settimana prossima sarò nonno." Sussurrò, con gli occhi sbarrati.
"Merlino, Padfoot, non essere così esagerato!" esclamò Martha. "Insomma, ha dodici anni e ..."
"Appunto! È troppo piccola!" si riprese lui.
"No, affatto! Anche io l'ho avuto al secondo anno, e ..."
"Tuo padre che ha detto?"
"Io a mio padre non l'ho mai detto, insomma, non ..."
"Vedi? Tuo padre è morto credendoti piccola e pura, io non avrò questa fortuna."
Martha aggrottò le sopracciglia. "Mio padre è morto sapendomi incinta, non credo che mi credesse piccola e pura."
Lui ci rifletté su e poi fece segno con la mano che non importava. "Oh, fa lo stesso. Non gli hai detto che avevi avuto le prime mestruazioni."
"Parliamo di vent'anni fa!" esclamò lei. "Non fa lo stesso!"
"Si che fa lo stesso!"
"Oh, beh, allora quando si sposerà tu cosa farai, minaccerai di morte lo sposo?"
"No, Godric, lo minaccerò di morte molto prima del matrimonio. E di una morte lenta e dolorosa, se solo si azzarderà a toccarla."
Martha sorrise e scosse la testa, capendo di essere davanti a una battaglia persa. "Va bene, Sirius, va bene." Minimizzò. Si avvicinò a lui e gli baciò le labbra. "Ti aspetto in doccia, allora."

"Ti sei dimesso perché ..."
"Ti prego, Ninfadora, non rimproverarmi anche tu."
"Immagino che ci abbia già pensato Martha."
Remus annuì. Immersi nella notte in un parco babbano, con una birra in mano, Tonks era seduta a gambe incrociate sulla panchina, rivolta verso di lui, con dei lunghi capelli rosa. Nonostante tutto, quando lui le aveva scritto dicendo di avere bisogno di vederla, non aveva avuto rispetto per la sua 'dignità di donna' – così la chiamava Martha – e aveva messo la sua maglia preferita degli Stones, con una gonna nera a portafoglio, gli anfibi e la giacca di pelle che Robert le aveva regalato un paio di anni prima.
Non le importava della dignità, qualunque cosa fosse, non le importava di quel povero ragazzo che usciva con lei da mesi, non davvero. Non le importava di quello che diceva la gente, non le importava affatto.
Non le importava di nulla che non fosse lui.

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