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credevamo di avere vinto

"Dovete spiegarmi cosa ci fate qui."
"In realtà no" rispose Martha "non dobbiamo."
Kayla sbuffò, rabbiosa. "Allora dovete smetterla di trattarmi come una bambina."
"Kayla, non ..."
"Zitto, tu." Dissero insieme mamma e figlia.
"Fred Weasley, per amor del cielo, non hai diritto di parola dal momento che hai fatto a botte alla babbana." Lo richiamò Martha.
"L'ho fatto per difendere Kayla." rispose lui.
"Non dovevi." Disse la ragazza. "Però dovreste spiegarmi perché giravate per il castello."
"Ci sono anche Sirius e George, Arthur e Remus, Molly e Tonks."
"Lavorate in coppie sciogliendo le coppie di fatto?" domandò Kayla.
"Roba dell'Ordine." Si atteggiò Fred, mentre Kayla finiva di medicargli il naso.
"Dovrebbe bastare. Però dovresti smetterla di tirare pugni, di prenderne e di atteggiarti da grande uomo, e di tenere nascosta la metà interessante della tua vita alla tua ragazza, che, per la cronaca, sarei io."
Fred scosse la testa, poi baciò la tempia di Kayla, e si alzò da terra. Raggiunse Martha, che aveva continuato a fare avanti e indietro per il corridoio buio. Si fecero un cenno con il capo, e ripresero a camminare a passo spedito e silenzioso, con la bacchetta ben stretta in mano e un sguardo freddo e spaventosamente pronto ad ogni cosa.
Kayla rimase seduta a terra dove li aveva incrociati. "Grazie, Kayla." disse. "Ti faremo sapere cosa succede in questo castello appena ne sapremo di più. Ti vogliamo bene."
Sentì dei passi velocissimi avvicinarsi, dalla parte opposta rispetto a dove erano spariti sua madre ed il suo ragazzo. Dopo pochi secondi, vide apparire Robert e Hermione con espressione tesa e la Mappa sotto al naso.
"Non so se lo sai" le disse il fratello "ma il castello è pieno di Mangiamorte, si sta riempiendo di membri dell'Ordine – uh, ecco Malocchio – e c'è un gigantesco Marchio Nero in cielo."
Kayla rimase a bocca aperta.
"Hai intenzione di alzarti e darci una mano o no?" la incalzò lui di nuovo.
"Perché sono sempre l'ultima a sapere le cose?!"
Sirius scosse la testa. "Martha lo ammazzerà."
"Non sappiamo ancora nulla."
"Non sai cosa siano andati a cercare?"
La McGranitt esitò. "Non lo so, non me lo ha voluto dire. Nulla di buono. Credo qualche arma nuova."
"Martha ammazzerà pure Silente." Concluse lui.
"Harry ha promesso ... ha promesso di eseguire ogni ordine di Silente, qualunque esso fosse. Ho il sospetto che sia tremendamente coinvolto, Sirius. E non intendo solo emotivamente, credo che Albus voglia lasciargli dei compiti, delle cose da fare in caso lui stesso non potesse o non riuscisse. In più, ti confido che sono abbastanza arrabbiata perché mi hanno tagliata completamente fuori. È come un circolo privato."
Sirius accennò un sorriso e poi si guardò attorno. Era stato mille volte nell'ufficio della McGranitt, eppure, mai era stato così preoccupato. Fece un lungo sospiro. "Harry è molto leale. Credo sia una qualità ereditaria. Eseguirà gli ordini fino a quando gli sembrerà essere la cosa migliore per la sua vita e quella di Silente."
"Non sono preoccupata per Harry, difatti."

"Mi uccida!"
Martha si voltò di scatto, senza pensare minimamente ad Anacleto, il Mangiamorte che aveva dichiarato esplicitamente di volerla uccidere. Lanciò un fattura non verbale in modo che fosse fuorigioco per un po', e iniziò a correre. Era a pochi metri dall'uscita, lei e il Mangiamorte, indietreggiando nel duello, avevano lasciato il castello senza accorgersene. Ecco perché lo aveva sentito, e lo aveva sentito solo lei.
"Mi uccida come ha ucciso lui!"
Non aveva mai sentito Harry così rabbioso. Nemmeno quando avevano litigato tanto da non parlarsi più.
Non aveva mai sentito nemmeno Harry essere così incosciente.
"Vigliacco!"
Fottutamente incosciente.
"Non chiamarmi vigliacco!"
Non fece in tempo. Era troppo lontana. Con un colpo di bacchetta di Piton, Harry era a terra.
"Non osare!" urlò lei, tirando una fattura che fu subito bloccata. "Se osi torcere un solo capello ai miei figli o a mio marito, quanto è vero Merlino, ti faccio passare le pene dell'Inferno!"
Harry si alzò a fatica, cercando di recuperare la bacchetta.
"Non ti conviene." Rispose Piton. "Posso essere molto più cattivo di te."
Martha lo aveva raggiunto. "Oh, ma io non sono cattiva. Sono solo molto brava." Puntò la bacchetta contro di lui. "Molto brava a ricordare che sotto all'albero che sta dietro di te ti ho salvato la vita, molto brava a ricordare tutte le volte in cui ti ho difeso e ti ho coperto il culo, perché Lily mi ha sempre detto di fidarmi di te e dopo di lei me lo ha detto Silente."
"Usa i mie incantesimi contro di me, come suo padre!"
"No! Usa te contro di te per farti vedere quanto schifo fai, come sua madre!"
Fu Piton ad infuriarsi e a puntare la bacchetta contro Martha."Non osare-"
"Ha ucciso Silente." Disse Harry, dietro la spalle di Martha. "Qualsiasi cosa tu faccia, Piton ha appena ucciso Silente."
E, in quel preciso momento, scomparve in una nuvola nera.
Martha rimase immobile per qualche secondo. Non si girò nemmeno a guardare Harry. Sentì il gelo, sia dentro di lei che attorno a lei. Harry tremava, e lei non fece niente per aiutarlo. Non si sentiva in grado di farlo. Forse anche lei stava tremando, non lo sapeva.
Piton ha appena ucciso Silente.
Sirius, Robert e Kayla stavano combattendo nel castello. Harry era accanto a lei. Anastasia era dai Tonks, al sicuro.
Rose era morta.
Damian stava combattendo.
Gabriel era con Nicole e Anastasia.
Ninfadora e Remus stavano combattendo.
James e Lily erano morti.
Alice e Frank erano impazziti.
Ora, non sapeva come, si trovava davanti al corpo freddo ed immobile dell'uomo che le aveva fatto da guida, da mentore, da porto sicuro per tre quarti della sua vita.
Harry era chino accanto a lui, mentre Kayla gli teneva una mano sulla spalla, e Robert osservava immobile.
Lei gli osservava a distanza di un paio di metri.
Ebbe l'impressione di mettere la sua vita su una bilancia.
Guardò Robert. Pareva incredibile, ma meno di vent'anni prima era stato un puntino nella sua pancia, un calcolo del mese di gennaio, un test positivo. Due parole a Sirius che lo avevano spaventato. Era stato l'idea di responsabilità, una cartina tornasole che diceva a quei due ragazzi che stavano diventando grandi. Era stato una pancia che cresceva e delle nausee, era stato tante voci che la indicavano quando passava. Era stato qualcosa a cui si era letteralmente aggrappata quando aveva scoperto che suo padre era morto, e che aveva accarezzato mentre dava i M.A.G.O. e mentre sposava Sirius, convinta che la vita non va mai come te l'aspetti. Ecco, Robert era la prova che tutto può cambiare. Era stato il dolore fisico più strano e più potente che si potesse provare, poi era stato un piccolo essere umano da stringere piangendo. Era stato le notti in bianco, gli incantesimi per i pannolini, il fagotto che tutti volevano coccolare. Era stato tutte quelle frasi sulla somiglianza coi Black mentre ad un tavolo si cercava di capire come fermare Voldemort e tutti i Black al suo seguito. Era stato amato, amato tantissimo da tutti. Era il bambino che Martha teneva per mano al funerale di James e Lily e che aveva dormito con lei per i due anni seguenti. Era stato lo specchio di suo padre, anche se non lo ricordava. Era stato la forza di sua madre, anche se non lo sapeva. Era stato un ragazzino pieno di voglia di vivere che imparava a volare da solo su una vecchia Firebolt di Rose ma poi diceva a sua sorella di stare attenta a scendere le scale e a non tagliarsi con le forbici per le unghie. Era stato una testolina nera che, accanto a due rosse, andava a Hogwarts per la prima volta e dopo pochi mesi riabbracciava suo padre dopo anni. Ora era un uomo pieno di coraggio e ideali utopici, voglia di combattere e di battersi, noncurante della posta in gioco.
Accanto a lui c'era Kayla, che era stata una bella notizia, una pancia nascosta, un fagotto che era stato abbracciato da una madre piangente che le cantava la ninna nanna. Era stata l'orgoglio di sua zia e sua nonna, era sempre stata elegante, non aveva mai pianto, aveva sempre detto le cose così come le passavano per la testa e non si era mai permessa di staccare i piedi da terra. Non aveva mai imparato a farlo. Era stata un colpo di scena, una Casata inaspettata, due colori quasi dimenticati dai suoi genitori ma che lei portava con indifferenza. Era sempre stata elegante. Anche ora, addolorata e preoccupata, manteneva una postazione dritta e i capelli sempre in ordine nonostante i ricci. Era sulla sua strada per essere una grande donna, si disse Martha, una con le palle di dire no e andare avanti.
Kayla teneva una mano sulla spalla di Harry, così uguale ai suoi genitori naturali in certi momenti da fare quasi male. Harry era stato un sorriso sulla bocca di Lily, un abbraccio fraterno, un consiglio e qualche pianto. Poi era stato la più grande preoccupazione, la consapevolezza di essere in pericolo. E anche allora, ignaro di tutto, non si era mai mostrato debole. Harry non ricordava di quando Martha lo aveva portato via dalla stanza in cui sua madre si era sacrificata per lui e Severus Piton piangeva abbracciandola: lei non glielo aveva mai raccontato. Eppure era sicura che da qualche parte dentro di lui ci fosse qualcosa di quel momento. Nemmeno ora, in ginocchio, sconfitto, era debole. Non lo era mai stato. Non lo sarebbe stato mai. Perché non sarebbe stato mai solo, perché chi fa Potter di cognome non perde mai la voglia di vivere la vita al massimo e di garantire agli altri di poter fare lo stesso.
E poi, c'era Anastasia. Anastasia si meritava tutto, si meritava il meglio, si meritava una vita bellissima. Anastasia era nata allo scoccare del nuovo inizio della guerra, e aveva portato luce dove non era possibile.
Davanti a queste tre creature c'era un uomo che l'aveva capita tante volte senza dire niente, l'aveva aiutata senza farlo mai pesare, l'aveva fatta arrabbiare e fatta emozionare, l'aveva fatta sentire viva e forte tante volte quante l'aveva fatta sentire debole e impotente. Era arrivato a capirla senza che lei dovesse spiegarsi, ed ora era morto, dopo aver trascinato con sé in missione Harry. Era morto, per mano di una persona a cui aveva sempre dato fiducia e di cui aveva sempre detto di non dubitare. Aveva fallito, ma il suo viso pareva sereno. Nessuno si sarebbe mai arrabbiato con lui per aver fallito, e poi, quei tre strani ragazzi che lo circondavano non avrebbero mai smesso di difenderlo. Martha ne ebbe la certezza.
Sirius si parò dietro di lei e le prese la mano.
"Qualcosa di buono lo abbiamo fatto." Disse. "Quei tre non si arrenderanno tanto facilmente."
"Perché, tu vuoi arrenderti?" domandò lui, senza nascondere gli occhi lucidi.
"Non in questa vita."
Sirius non si sedeva a guardare l'alba sul Lago da moltissimo tempo.
Da una parte, dovette ammettere, non aveva più l'età per farlo. Dall'altra, si era scordato di quanto potesse essere bella.
Quanti colori ci sono in un'alba soltanto? Quanti dettagli, quante sfumature? I colori rimangono per pochissimi attimi, per poi sfumare in qualcosa di nuovo, non prevedibile, tenendo sempre conto del colore precedente. E prima che l'occhio umano si possa abituare a quella sfumatura, eccola che cambia di nuovo.
Rose avrebbe detto che in quei colori c'era Silente. A lui venne da pensare che in quei colori ci fosse anche Rose. Che ci fossero loro, James e Lily che si raccontano le ultime novità. E quei colori così tranquilli e belli erano un messaggio per lui. Non ti preoccupare per noi, dicevano.
Era paradossale preoccuparsi per chi non c'era più. Sarebbe stato più giusto preoccuparsi di chi rimaneva, sempre più ammaccato e sempre più debole. E invece a lui veniva da preoccuparsi per Silente, per Rose, per James e Lily, per Dorea e Charlus, per Robert e Marie. Voleva pensare a loro e non a sé stesso.
Voleva pensare a Silente che li raggiungeva, abbracciava Rose, e raccontava ai Redfort dei loro nipoti, a James, Lily e ai Potter di come Harry stesse bene, di come Martha e Sirius lo amassero alla pari dei loro figli naturali e di come lui considerasse i Black anche più che fratelli.
Non aveva voglia di pensare che forse non avrebbe visto Anastasia salire sull'Espresso per Hogwarts, che non avrebbe mai saputo che vita avrebbero avuto i suoi figli o non avrebbe mai potuto parlare a Nicole di sua madre. Non aveva voglia di pensare che, ancora una volta, il sogno condiviso con Martha di trovarsi vecchi a fumare in veranda, richiamando i mille nipoti perché non possono scuoiare le rane che trovano in giardino, era ancora più lontano.
Voleva pensare a Rose, a James, a Dorea, al loro affetto. Voleva pensare che Silente non avesse avuto paura neanche per un secondo.
Sentì dei passi dietro di lui, e riconobbe un più che familiare odore di vestiti vecchi, scarpe rotte e preoccupazioni. "No." disse Padfoot, d'istinto.
"Cosa?" domandò Remus, perplesso.
"No, non ti odierebbe."
"Che vai dicendo?"
"Anche lei si era rifatta una vita. Insomma, guarda Nicole, è un'opera d'arte, se Rose non avesse provato a rifarsi una vita, ora lei non esisterebbe. Ci pensi? Se lei non avesse voluto partire e andare avanti, ci sarebbe una persona in meno su questo mondo."
"Stai parlando di Ninfadora."
"No, naturalmente sto parlando del fatto che Anastasia ancora porti il pannolino – e che cazzo Remus, secondo te di cosa sto parlando?"
Remus si sedette accanto a lui. "Ha detto che non le importa."
"Certo che non le importa."
"Sono vecchio, malato, povero e pure un po' antipatico."
"E lei ha i capelli ogni giorno di un colore diverso, è scorbutica, schietta e ironica. Andreste alla grande."
"Si merita di meglio."
"Credi che la donna che ho sposato mi meritasse?"
"Tu e tua moglie vi appartenete. È diverso."
"Non hai risposto alla mia domanda."
Lui guardò l'amico e accennò un sorriso. "Stai diventando una Redfort."
"Tante volte credo che dovessi essere io a prendere il suo cognome e non viceversa." Si perse ancora qualche secondo a guardare l'alba. "Forse è vero che io e Martha ci apparteniamo. Ma se è così, è perché ci siamo scelti contro ogni aspettativa. Voglio dire, lei doveva sposare qualche Tassorosso destinato a lavorare alla Gringott e a tornare a casa sempre alla solita ora con i capelli ancora laccati, e io ... beh io non mi sarei dovuto sposare affatto, io avrei dovuto viaggiare il mondo in sella alla mia moto. Invece lei ha scelto me, e io ho scelto lei. E oggi lei è Martha Black."
Remus ci pensò un secondo. "Forse io appartenevo a Rose."
"Se io dovessi morir-"
"Non dirlo."
"Lasciami fare la Redfort della situazione, cazzo. Dicevo? Ah, se io dovessi morire, vorrei che Martha si trovasse qualcun altro. Non troverà mai uno più bello di me, però sai ... uno a posto, ecco." Lasciò di nuovo passare qualche secondo. "Ci sono stati dei momenti in cui ... ci ho pensato, sai. Che sarei morto. Ero solo, al buio, al freddo, non sapevo che giorno o che ora fosse. Sentivo solo le voci nella mia testa e mi nutrivo dei miei stessi ricordi. E ho pensato che, semplicemente, mi sarei addormentato. Sapevo che lei avrebbe amato i nostri figli per entrambi, sapevo che c'eravate tu e Rose, e anche Marie e i Weasley, ma chi avrebbe amato lei? Avrei voluto sapere che un giorno avrebbe trovato qualcuno che l'avrebbe amata. Sarei stato geloso come un dannato, sarei morto una seconda volta immaginando un altro uomo che sfiora la mia donna. Ma, sai, sarebbe stato giusto. Io non ci sarei stato più. E tutti meritiamo qualcuno che ci ama."
"Lei merita di più."
"Sciocchezze!"
"Non sono sciocchezze! Non ho nemmeno una casa o un lavoro, lei ha tutta la vita davanti!"
"Si da il caso che non le importi."
"Dormiresti con un uomo che una volta al mese si trasforma in una belva?"
"Ho dormito nella tua stessa stanza per sette anni. Forse qualche volte ho pure messo le tue camice per errore." Sirius tirò fuori un pacchetto di sigarette. "La verità, Moony" ricominciò. "non è che hai paura di ferire Rose, o perderla di nuovo o qualche altra stronzata. La verità è che sai che sarebbe d'accordo, sai che ti avrebbe già preso a calci fino a portarti da lei. Corri, Merlino, corri da lei. È vero, sei vecchio, povero, parecchio rompipalle, e allora? Credi che lei sia da meno? Ti darà vita, Remus, ti farà tornare a gioire."
"Come fai a gioire meno di tre ore dopo la morte di Albus Silente?"
"Come fai a non pensare che ti avrebbe detto le stesse cose che ti ho detto io, solo con qualche parolaccia in meno?"
Remus si guardò i piedi, poi fece cenno a Sirius di passargli la sigaretta.
"Non ti vedevo fumare dall'ultima partita persa da James." Disse Padfoot.
"Ho fumato spesso, da allora. Ogni volta in cui io e Rose ci siamo mandati a quel paese. Poi ci mettevamo da qualche parte a fumare senza parlare."
Lui ci pensò un po'. Poi, tirò fuori il pacchetto dalla tasca. "Tutte quelle che vuoi." Si alzò. "Ti lascio solo. O forse no, chi lo sa."
Sirius si sedette accanto a Martha. A pochi metri da loro, tutta la famiglia Weasley circondava il letto in cui dormiva Bill, con due grossi tagli sulla faccia.
Martha, seduta sola qualche letti più a destra, per lasciare alla famiglia tutto lo spazio necessario, sorseggiava un caffè. "Remus come sta?"
"Come uno che si sta per svegliare." Rispose, fiero.
"Ho parlato con Ninfadora. È ridicolo."
Sirius sorrise e le baciò i capelli. "Come sta?" domandò, indicando Bill con un cenno.
Martha sospirò. "Poppy dice che avrà alcune caratteristiche da lupo, probabilmente. E non parlo del super olfatto di Robert e Kayla, purtroppo. Ma non sappiamo ancora nulla, finché non si sveglierà." Sirius la guardò con un dubbio terribile negli occhi. "Sì, si sveglierà."
Prese la mano di Martha e la baciò.
"Mi spieghi tutto questo affetto?"
"Ho fatto un discorso troppo serio con Remus. Ora ho troppi pensieri."
"Che tipo di pensieri?"
"Perché non chiedi che tipo di discorso, invece?"
"Perché a occhio e croce avete parlato di quando in una coppia uno dei due muore e l'altro deve andare avanti."
Sirius accennò un sorriso. "Si da il caso che nessuno di noi due sia ancora morto."
"Oh, ti conviene. Sono venuta a prenderti nell'oltretomba, devi restare qui con me un altro paio di secoli prima di costringermi a rifarlo!"
"Beh" disse lui. "loro non erano più una coppia, comunque. Rose stava con Damian."
"Rose e Damian si volevano bene. È diverso."
"Hanno fatto una figlia! Si volevano più che bene!"
Martha aggrottò le sopracciglia. "Vieni da una famiglia di matrimoni combinati!"
Lui sorrise e annuì. Poi, sospirò. "Spero solo che abbia capito. E che stia bene."
"Se ha capito" rispose lei "starà bene."

Tonks portava dei meravigliosi capelli color mogano, fumava con aria nervosa e fissava l'infinito. Robert, accanto a lei, si passava nervoso una mano nei capelli. Davanti a loro, parecchi metri più in là, poco prima del Lago, si poteva vedere Remus Lupin seduto, e si poteva capire quanto la sua mente fosse tormentata.
"Gli ho detto che non mi importa." Esordì lei, dopo vari minuti di silenzio. "Gli ho detto che lo amo, cazzo, e che non mi importa se è vecchio, povero o dannato."
"Che lo ami?" si stupì il primogenito Black. "Merlino, Ninfadora, tu gli uomini gli spaventi!"
"E sai lui che mi ha detto?"
"No."
"Ha detto che merito di meglio. Ma, per le mutande di Tosca, lo decido io cosa merito!"
"Lo hai spaventato." Ribadì Robert.
"Non posso averlo spaventato! È stato per anni con tua zia Rose!"
Robert rise di gusto.
"Scusa, non ... non volevo."
"Non volevi dire la verità? Oh, ti prego, fallo più spesso!" rispose, continuando a ridere.
Tonks sorrise, scuotendo la testa. "Ha detto che mi merito qualcuno di giovane e sano."
"In Infermeria c'è la prova che quelli giovani e sani, spesso non lo restano per molto."
Tonks si irrigidì. "Credi che lo sposerà ugualmente?"
"Fleur è più simile a te di quanto pensi. Vi fate solo bloccare dal fatto che sia bionda. E smorfiosa."
"E francese."
"Anche Nicole, Damian e Gabriel sono francesi. E vi adorate."
"Con Damian non così tanto."
"Damian non è in grado di esprimere dei sentimenti a voce. Rosalie non poteva che sceglier un uomo del genere."
"Credi che cambierà idea?" domandò lei, facendo un cenno con la testa verso il puntino all'orizzonte che era Remus.
"Credo che abbia già cambiato idea, e che lo debba solo capire e accettare."
"E quanto ci metterà?"
"Se la persona che si sta avvicinando a lui è mia madre" rispose, scrutando l'orizzonte "cambierà idea anche prima di sera."
Sentirono la voce squillante di Martha chiamare Remus per nome e cognome. Lui scattò in piedi.
"Direi che è lei." Rispose Tonks, finendo la sigaretta.
Robert le batté una mano sulla spalla e le diede un leggero bacio sulla guancia in segno di saluto. "Vado a cercare Hermione, prima che mi dia per disperso. Tu tieniti pronta. Ti voglio bene!"
Lei si girò per guardarlo e sorrise. "E perché me lo dici?"
"Perché non dovresti mai dubitarne."
"Beh, in caso non lo sapessi, te ne voglio molto anche io."

Martha Redfort Black, seduta nel salotto del numero quattro di Privet Drive, era visibilmente fuori posto. Niente nella sua espressione lasciava pensare che si sentisse fuori luogo o a disagio, ma quell'ambiente le stava stretto, e litigare con Vernon e Petunia la irritava soltanto, nonostante stesse mantenendo la sua celebre calma e pacatezza.
"Vernon, te l'ho già spiegato. E se non vuoi credere a me, te lo hanno già spiegato anche altri maghi, non ..."
"Sono tutte fesserie! Tutte! Ci ho pensato tutta la notte. È un piano!" sbottò il vecchio tricheco.
"Un piano?" domandò Harry.
"Un piano perché tu possa prenderti la casa!"
"Quale casa?" chiese Kayla, in piedi accanto a Harry. "Ah, intende questa? Scusi, signor Dursley, ma non credo proprio che mio fratello voglia nemmeno una mattonella della vostra casa."
"Tuo che cosa?!" si stupì Dudley.
"Io e mio marito abbiamo legalmente adottato Harry parecchio tempo fa, Dudley. Kayla è la mia secondogenita, quindi Harry è suo fratello." Spiegò Martha.
"Ma allora ... perché ce lo mandate qui d'estate?"
Martha fece un respiro profondo. "Te l'ho già spiegato."
"La verità è che non lo volete." Si difese il ragazzo.
"La verità è che devi imparare a pensare prima di parlare." Ribatté Kayla, alzando gli occhi al cielo. "O devi imparare a pensare e basta, effettivamente."
Martha la richiamò con uno sguardo, mentre Harry accennò un sorriso.
"Ad ogni modo, Vernon sono sedici anni che cerchiamo di spiegarti perché Harry abbia vissuto con voi e perché questo fosse importante. Ha a che fare con Lily ed il legame di sangue con Petunia. Dobbiamo davvero ricominciare da capo il discorso?"
"No." Petunia stava seduta sulla poltrona, bianca in viso e con sguardo perso.
"Benissimo. Alla luce di questo, sapete che l'incantesimo di Lily si spezzerà quando Harry diventerà maggiorenne. Fino ad allora, di grazia, siete in pericolo quanto lui. Nessuno vuole privarvi della vostra casa, quello che cerchiamo di fare è di proteggervi."
"Da cosa?!" sbraitò Vernon. "Da Lord Coso?"
"Sì." Disse con convinzione Martha. "Non è una teoria, è un fatto. Te lo aveva spiegato anche Silente due anni fa e Kingsley lo scorso anno, per favore Vernon, è una cosa seria, molto più seria di quanto tu possa immaginare. È un pericolo per tutta l'Inghilterra."
"Perché?" domandò Petunia, con un filo di voce. "Perché dovreste volerci proteggere?"
Martha piegò gli angoli della bocca in un sorriso di compassione. "Perché sei la sorella della mia più cara amica e perché hai protetto Harry, dandogli un tetto quando io non potevo. Non ti basta?"
"Bene!" urlò di nuovo Vernon. "Allora voglio la miglior protezione che esista!"
Kayla scosse la testa. "Ma davvero?"
"Credevo esistesse un Ministero della Magia, o no? Voglio loro!"
Martha aggrottò le sopracciglia. "Suvvia Vernon, in una dittatura ti fidi di chi ha titoli di potere? Studia un minimo di storia della tua gente, per l'amor del cielo. Se vuoi andare in pasto ai draghi, allora vai al Ministero a dire di volere protezione. Prego, ti ci accompagno, se vuoi."
"In pasto ai draghi?" si stupì l'uomo. "Siete veramente ... degli animali ..."
"Questi animali ti stanno offrendo di salvarti la pelle." Gli disse Harry. "Non capisco perché tu abbia dei dubbi. Dovresti solamente ringraziare."
"E come faccio, con il lavoro? E la scuola di Dudley? Cosa penserà la gente?"
"Non vuoi proprio capire, eh?" si spazientì Harry. "Vi troveranno e vi tortureranno come hanno fatto con i miei genitori, con il padre di Martha, con Rose e ..."
"Rose?" Petunia sembrò mostrare delle emozioni. "Non ... non immaginavo, mi ... mi dispiace."
Martha rimase a fissarla per qualche secondo, cercando di decifrare le sue parole. "Ti ringrazio." Disse poi, con tono sincero e pacato.
"Papà?" Dudley sembrava davvero terrorizzato. "Papà, io vado con questi qua della Fenice."
Martha annuì soddisfatta, cercando lo sguardo complice di Harry e Kayla. Sapevano bene che né Petunia né Vernon avrebbero mai lasciato andare il loro orsacchiotto da solo, meno che meno in un posto sconosciuto accompagnato da maghi.
Il resto fu abbastanza veloce. I Dursley lasciarono la casa borbottando, mentre Petunia e Martha si salutarono con uno sguardo in cui Harry vide comunque una punta d'affetto dettata da un'infanzia passata insieme. Harry non saluto i suoi zii e suo cugino, e Martha non gli fece pesare la cosa, mentre Kayla cercava disperatamente di non pensare che Harry avesse dormito in quel sottoscala per dieci anni.

La cosa dei sette Potter ci sfuggirà di mano.
Kayla riusciva soltanto a pensare alle parole di Remus, quando vide la seconda Passaporta arrivare vuota.
La prima era atterrata qualche minuto prima, e doveva essere di Tonks e Ronald. La seconda, la vecchia scarpa che le era volata a dieci centimetri dal viso, doveva essere di Fred e Arthur.
Ci sfuggirà di mano.
Ginny stava facendo il giro della Tana nel verso opposto quando la sentì urlare il nome di Harry. Ma non riusciva a muoversi: Fred non era tornato. Non riusciva neanche ad urlarlo, per farlo sapere a Ginny e Molly. Fred e Arthur non erano tornati.
Quando atterrarono George e Remus, preceduti da una luce blu, fu subito chiaro che qualcosa era andato storto. Kayla vide Ginny, Harry e Molly correre verso di loro.
Ci mise qualche secondo per alzarsi e correre anche lei, ma quando notò che il viso di George era coperto di sangue, non riuscì a soffocare un urlo. Remus le fece segno di stare ferma mentre lui e Harry portavano il ragazzo dentro e lo stendevano sul divano.
"Ci hanno traditi! Qualcuno ci ha traditi!" urlò Remus con aria scoraggiata, dopo essersi accertato che Harry fosse effettivamente Harry. Kayla avrebbe voluto dirgli che suo fratello lo avrebbe riconosciuto anche tra sette mila sosia di Polisucco, ma non riusciva ancora a dire nulla.
"Nessuno dell'Ordine avrebbe mai tradito la missione. I Mangiamorte ci stavano aspettando, e Voldemort mi ha raggiunto solo verso la fine."
La mente di Kayla fu attraversata da un'immagine di Fred che si trova faccia a faccia con Voldemort, e di Voldemort che lo butta giù dalla scopa. Poi la stessa scena con Robert e Sirius, e uscì di casa di corsa per raggiungere sua madre che stava perlustrando il perimetro della Tana.
Uscendo, sentì Remus dire a Harry che fare in modo che l'Incantesimo di Disarmo fosse riconoscibile come la sua firma non era stata una mossa intelligente.
Beh, neanche la mossa dei sette sosia.
Trovò Martha dopo un paio di minuti di cammino, che stringeva un Sirius esausto e sporco, mentre Robert si teneva il braccio dentro in mano, come se fosse pesante. Iniziò a correre e si gettò tra i suoi genitori.
"Grazie, eh." Disse Robert. "Tornare da voi due è sempre bellissimo."
Martha gli fece un buffetto sul naso. "Il braccio te lo devo aggiustare?"
"Temo di sì, ma non ..."
"Tua zia ha lasciato una scorta di pozioni." Lo bloccò subito lei.
"Allora sì, mi servirebbero."
"Chi è già arrivato?" domandò Sirius, zoppicando.
"Harry e Hagrid, Remus e George, e tre secondi fa ho sentito Hermione e ..."
Robert iniziò a correre talmente veloce che parve non fosse mai stato lì.
"E Kingsley."
"Solo?!"
Martha annuì con aria preoccupata.
"Oh, dannato Merlino."
"Devi farmi vedere quella gamba."
"Conosco bene la Maledizione che l'ha colpita."
"Devi farmela vedere comunque."
Di nuovo, una luce azzurra e due tonfi. Quando Kayla vide che si trattava di Fred e Arthur, non poté fare a meno di correre verso di loro in lacrime. Prima di abbracciare Fred, si assicurò che fosse tutto intero. Lui rimase sbigottito.
"Stai bene!" esclamò la ragazza.
"Diciamo che sono stato meglio." Rispose il rosso. "Ti avevo detto di non preoccuparti."
"Oh, fanculo quel che mi avevi detto, siete gli unici ad essere tornati indenni."
I due la guardarono terrorizzati. "Che cosa ... cosa intendi dire?"
"Rob si è rotto un braccio, papà probabilmente la gamba, e George ... credo abbia perso un orecchio."
I due Weasley iniziarono a correre verso l'ingresso della Tana, ignorando Kingsley che cercava di fare loro domande per accertare la loro identità e Remus che cercò di fermarli per lo stesso motivo. Fred si accasciò accanto al fratello e Kayla non poté far altro che stare a guardare mentre Martha e Hermione cercavano di convincere Robert a prendere la pozione per le ossa e Sirius si era abilmente seduto per nascondere l'andamento claudicante.
Furono Robert e Remus a correre verso Tonks e Ron quando arrivarono, ed entrambi provarono un moto di rabbia quando la ragazza raccontò che era stata Bellatrix ad attaccarli e a trattenerli tanto a lungo, ma che alla fine erano riusciti a seminarla indenni.
Ciò che psicologicamente annientò tutti fu quando Bill e Fleur fecere la loro apparizione annunciando la fuga di Mundungus e la morte di Malocchio.
Kayla cadde nuovamente in un mutismo selettivo e Martha cacciò un urlo spaventoso. Avevano perso due grandi mentori, due guide, in meno di tre mesi.
Robert, davanti a quella consapevolezza, si sentì straordinariamente smarrito e impaurito, per la prima volta dopo la morte di sua zia.
"Siete in pericolo!"
"Tu sei in pericolo!"
"Siete in pericolo perché io sono in pericolo!"
"Non osare rigirare la cosa, cazzo!"
Kayla si sentì rabbrividire, mentre rincorreva Anastasia in giro per la Tana. Persino la bambina, sentendo sua madre così arrabbiata, perse per un attimo il sorriso.
"Martha, è mio dovere ..."
"Rispettare il duro lavoro che abbiamo fatto per portarti qui tutto intero!"
"Malocchio è morto!"
"Già! Ed è morto per proteggerti, Merlino santissimo, per portarti in salvo, andare a recuperarne il corpo renderà la sua morte totalmente inutile e non ti permetterò di renderla tale!"
"Ma devo farlo!"
"Ciò che devi fare è stare qui! Al sicuro, in salvo! Non mi pare un concetto così difficile!"
"A fare cosa? Ad aspettare? A preparare un matrimonio, come se tutto fosse normale? Scusami tanto se non riesco ad essere felice per Bill in questo momento, non ..."
"Non è questo il punto!"
Sirius raggiunse le sue figlie e prese in braccio la più piccola, facendo una smorfia per il cattivo odore che emanava. "Questa era una cosa che faceva sempre James."
"La cacca nel pannolino?"
"Sviare la discussione quando era in torto." Rispose, accennando un sorriso per la risposta di Kayla. Mise Anya in piedi sul tavolo, e con un colpo di bacchetta la rese più profumata di prima.
"Se Voldemort scopre dove mi trovo, siete tutti morti."
"Come se fosse la prima volta che ci troviamo davanti a quel bastardo!"
Sirius cercò di coprire le orecchie di Anastasia ma non fece in tempo.
"Siete in pericolo!"
"Lo siamo comunque!"
"Bene!"
"Bene!"
"Tanto sai che me ne andrò comunque!"
"Non prima del matrimonio, eravamo d'accordo!"
"Il prima possibile!"
"Non prima del matrimonio, Harry James Potter!"
Kayla fece qualche smorfia alla sorella per farla ridere, mentre Sirius diede un bacio ad entrambe per poi avventurarsi verso la cucina, dove anche Ron, Robert e Ginny stavano assistendo alla discussione.
"Credo che ora sia il momento di prendere un respiro profondo, Martha." Disse Sirius con tono pacato. "Harry, Ron e Hermione hanno detto che non se ne andranno prima del matrimonio e sono certo che rispetteranno la parola data. Io, Remus e Arthur andremo a recuperare il corpo di Malocchio – no, Robert." Disse svelto verso il primogenito. "Harry, se davvero vuoi fare qualcosa per Alastor, pensa a un modo per dargli una degna sepoltura."
Martha uscì dalla Tana e la videro sparire in giardino. Sirius si perse a guardarla andare via, per poi rivolgersi di nuovo a Harry.
"Tiene a te più di quanto tu creda. A voi, tiene a voi più di quanto possiate immaginare, e io con lei. È questo che ci rende deboli. Quando alla vostra età guardavamo i nostri genitori preoccuparsi, nemmeno noi li capivamo, però ..."
"Quando avremo dei figli capiremo, papà?" si irritò Robert. "Siamo arrivati a questo cliché?"
"No, Robert, io spero davvero che voi non dovrete mai temere che qualche Mangiamorte torturi e uccida i vostri figli. Credevamo di avere vinto, ad un prezzo carissimo, ma di avere vinto. Credevamo di poterci addormentare tranquilli, di non doverci mai più preoccupare di una guerra magica, degli stati di sangue, dei turni di guardia e di non dover più salutare le persone a cui temevamo ogni volta con la paura più che fondata che forse non li avremmo più visti. Credevamo di avere vinto, e invece siamo ancora tutti qui, punto e a capo. Quindi vi auguro davvero di farcela e di non dover mai temere le cose che temiamo noi. Perché ho passato metà della mia vita a combattere Lord Volemort e l'altra metà l'ho passata in carcere, per colpa sua. Ecco perché vi auguro di farcela, e forse sì, quando avrai un figlio capirai, ma non perché questo sia un cliché, perché non lo è. Non è un cliché, è una guerra."
Robert scosse la testa e salì le scale, con aria imbronciata, seguito da Ginny e Ronald. Non parlava mai degli anni in cui suo padre era stato in carcere, e,ultimamente, non parlava più nemmeno del futuro.
Quando avrai un figlio capirai.
Chi poteva permettersela, l'idea di un figlio?
Chi poteva permettersi l'idea di un futuro?
Harry rimase a fissare Sirius. "Anche io spero che questa storia finisca presto. E anche io tengo molto a voi."
Sirius accennò un sorriso e indicò il punto dove era sparita Martha. "Vallo a dire a quella testa calda di mia moglie, per favore: tende a dimenticarsene."
"Tu lo sai, vero?"
Sirius alzò gli occhi al cielo. "Anche se fosse?"
"Se dici così vuol dire che lo sai."
"Nicole e Anastasia dormono?"
"Ecco. Questo vuol dire che lo sai."
Sirius si buttò sul letto mentre Martha lo guardava con astio.
"Mi spieghi cosa ti cambia sapere se lo so o no?"
"Mi cambia eccome!"
"E perché, di grazia? Perché Harry si è confidato con me o perché non lo ha fatto con te?!"
"Perché voglio sapere quanto saranno in pericolo!"
"Molto. Come lo siamo noi ogni dannato giorno. Puoi spegnere la luce?"
"Allora lo sai?"
"So quanto si metteranno in pericolo. La luce, per favore."
Martha si sedette sul letto, mantenendo le braccia incrociate. "Quanto in pericolo?"
"Quanto tre diciassettenni in missione segreta per Albus Silente. Martha, tesoro, la luce."
"Solo tu sai dove andranno?"
Sirius recuperò la bacchetta dal comodino e spense l'abatjour da sé. "Grazie, amore." Disse, ironicamente.
"Io non ho sonno." Disse lei.
Lui riaccese la luce e la guardò malizioso.
"Potrei anche averne voglia, Sirius, ma non prima che tu mi abbia detto dove andrà Harry."
Sirius spense di nuovo la luce e si rigirò nel letto, dandole le spalle.
"O almeno un piccolo indizio."
"Per tua informazione, ti stai praticamente prostituendo per avere informazioni da tuo marito."
Martha lo picchiò con il cuscino. "Ripetilo, bastardo!" strillò, ridendo.
"Sveglierai tutti." la richiamò lui, restando immobile.
Lei si rimise seduta, abbracciando il cuscino. "Non è giusto."
"Tu hai lanciato il sasso e nascosto la mano, lasciandomi l'amaro in bocca e facendomi passare il sonno."
"Tu hai giurato davanti a ..."
"Non tirare fuori i voti del matrimonio!"
"Con mia sorella come testimone!"
"Ah, grazie. Ora che ho pensato a Rosalie che mi minaccia di morire se non avessi recitato bene i voti, mi è passato ogni desiderio."
"Peggio per te."
"No, bimba, peggio per te!"

Robert rimase a guardare suo padre, Remus, Arthur e i gemelli che alzavano il gazebo per il matrimonio con due colpi di bacchetta. Rimase seduto a fissare il loro modo di comportarsi come se niente fosse, come se fosse tutto normale, come se quello non fosse un matrimonio deciso e celebrato alla velocità della luce per la semplice e massacrante paura di morire da un giorno all'altro.
Kayla era seduta accanto a lui. Da quando George aveva perso l'orecchio, non si allontanava mai da Fred. L'idea di tornare a Hogwarts senza di lui, di nuovo, la terrorizzava più dell'idea di morire, così Ginny le aveva promesso che avrebbe trovato un modo per farla andare da lui spesso.
Normalmente, non sarebbe stato difficile: Fred entrava nei confini della scuola spessissimo, così come ci entrava Felpato, e così come a suo tempo ci era entrata Rosalie, moltissime volte.
Ma tutti sapevano che con Voldemort a piede libero e senza Silente a protegger Hogwarts, sarebbe stata più dura che mai. Tutti sapevano che quello sarebbe stato un anno scolastico tremendo, e che arrivare intatti alle vacanze natalizie sarebbe stato già di per sé un miracolo. Ecco cosa avrebbero celebrato i ragazzi questo Natale: di essere usciti interi da quel castello.
Kayla incrociò le gambe come quando era bambina e Harry uscì dalla Tana per sedersi accanto ai suoi fratelli con un sospiro malinconico.
"Tutto pronto?" domandò Kayla, senza guardarlo.
"Partiremo domani all'alba." Le rispose Harry, con tono pacato.
"Hermione ha preparato tutto." Aggiunse Robert, sospirando.
Harry annuì.
"Avremo modo di avere tue notizie?"
Questa volta, Kayla si girò per guardarlo.
Harry scosse la testa. "Non sarebbe sicuro. Né per noi, né per voi."
Kayla ricacciò giù le lacrime. "E come facciamo a sapere se ti succede qualcosa?"
Harry le sorrise. "Ti fidi di me?"
Kayla non ci pensò nemmeno per un secondo, e annuì con convinzione.
"Ecco." le disse Harry. "Basta questo." Le accarezzò il viso con dolcezza e lei posò la testa sulla sua spalla, smettendo di trattenere le lacrime. Robert strizzò l'occhio al fratello, e poi tutti e tre si persero a guardare Martha che correva dietro ad Anastasia, che a sua volta correva verso Sirius e Remus, ridendo di gusto per l'aria nei capelli.

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