Capitolo 75
Mark
Le ricerche continuano, sono persino uscito dal paese, ma di lei nessuna traccia. Non posso permettere che le venga fatto del male, mi sento morire e il peggio è che non riesco a trovare quello psicopatico, sono andato persino a casa sua, stavo per sfondare la porta e i vicini hanno minacciato di chiamare la polizia, se non fossi andato subito via. Ormai giro da ore, senza sosta, sto per perdere il controllo di me stesso e la testa sta per scoppiarmi, ma non posso permettermelo. Quel cretino di Sam mi ha telefonato più di dieci volte, capisco che sia preoccupato, ma non ho avuto modo per rispondergli e mandarlo a fanculo. Ho telefonato Emy tantissime volte, inutile dire che non ha risposto a nessuna telefonata. Volevo inviarle dei messaggi, ma mi è sembrato inutile. Il mio sguardo viene attirato da una persona che cammina a passo veloce dall'altro lato del marciapiede; è John, l'ex ragazzo di Chloe. Forse lui sa qualcosa. Ormai non mi resta che provare il tutto e per tutto. Accosto e scendo dalla macchina, il più velocemente possibile, rischiando anche di cadere, fino a raggiungerlo e afferrarlo per le spalle.
«Mark, sei Mark, vero? Finalmente ti ho trovato!» dice preoccupato.
«Che cazzo significa?» lo strattono.
«Non posso più nascondere la verità, mi sento morire.»
«Parla, coglione! Sai qualcosa di Emy?» gli stringo le mani al collo. Annuisce e mi fissa con aria colpevole. Mollo la presa e gli tiro un pugno dritto alla mandibola, facendolo finire sull'asfalto. «Dove cazzo è?» urlo e gli metto un piede sul petto.
«C-calmati... ho intenzione di dirti tutto, ma dobbiamo fare in fretta.» Lo tiro su di scatto e lo tengo fermo, mentre lo minaccio con lo sguardo. «Lei adesso è da sola e non mi fido di quel tipo...»
«Ma cosa dici?» lo strattono ancora.
«Le avevo detto di scappare, ma con quel tizio sarà difficile...»
«Parla!» mimo un altro pugno, pronto a sferrarlo contro il suo viso ma mi blocca.
«Ti porterò da lei, andiamo.»
«Tu sai dov'è?» riesco a colpirlo di nuovo, facendolo cadere ancora. Porta una mano sullo zigomo dolorante e mi guarda con paura. Lo costringo ad alzarsi e lo sbatto contro il muro di una casa. «Figlio di puttana, cosa le avete fatto?»
«N-nulla, te lo giuro... ma dobbiamo sbrigarci, Adam non ha buone intenzioni.»
Bingo!
«Muoviti, figlio di puttana!» lo trascino fino alla mia macchina, entriamo al suo interno e parto.
Emily
Volta lo sguardo su di me e si morde le labbra, dopodiché comincia a camminare su e giù per la stanza. Il suo comportamento mi mette agitazione, conosco quello sguardo e non prevedo nulla di buono per me. Dove diavolo è John, come farò senza il suo aiuto? Le rivelazioni di Chloe mi hanno lasciata di stucco, soprattutto quella foto, e non capisco come un corpo così piccolo, possa contenere tanta cattiveria. Ero la sua migliore amica, almeno così mi ha fatto credere per anni. Non riesco più a pensarci, so solo piangere, come una povera scema. Resto in silenzio, a fissare Adam, ha un'aria strana e un sorrisetto beffardo sul viso. Forse è il momento giusto per agire, è talmente preso nel camminare che potrei provarci, ed è molto lontano da me. Senza staccare gli occhi da lui, infilo la mano in tasca e tiro fuori la chiave. Molto lentamente, mi metto seduta e mi chino verso la mia caviglia destra, mentre tengo con i piedi l'estintore. Stacco lo sguardo da lui per qualche secondo, il tempo di infilare la chiave nella serratura, dopodiché ritorno a fissarlo. Sobbalzo, quando mi rendo conto che si sta avvicinando. Cacchio, mi ha vista.
«Dove cazzo hai preso quella chiave?» urla, mentre si avvicina a passo svelto. Faccio girare la serratura, riuscendo a liberarmi e molto velocemente mi tiro su, afferrando l'estintore e impugnandolo come un'arma e facendolo bloccare all'istante. «Sei piena di sorprese, dolcezza.» ridacchia.
«Stammi lontano.» lo avverto.
«Okay, ragioniamo.»
«Non ho nulla di cui ragionare con te!» sbraito.
«È chiaro che tra di noi ci sia una talpa.» fa un passo verso di me e lo minaccio con l'estintore. «Calmati e parliamone.»
«Zitto!»
Mi avvicino lentamente alla porta, facendo attenzione ad ogni minimo movimento, non posso permettermi di sbagliare, non adesso. Afferro la maniglia e mi rendo conto che non c'è bisogno dell'altra chiave, è già aperta. Sto per girarla, quando me lo ritrovo addosso. Finiamo al suolo ma non riesce a liberarmi dall'estintore e così lo colpisco dritto al viso, e del sangue gli cola dal sopracciglio sinistro, provocandomi una smorfia di disgusto.
«Brutta puttana.» sbraita, mentre si pulisce col fazzoletto e si sposta da me.
Mi tiro su, ritornando alla porta e pronta ad aprirla, ma mentre sto per farlo, mi afferra in vita, facendomi inciampare e mettendosi a cavalcioni su di me. Afferra l'estintore, tirandolo lontano.
«Lasciami!» urlo disperata e con le lacrime agli occhi.
«Adesso mi hai davvero rotto le palle!» mi tira un pugno in pieno viso, facendomi perdere i seni per qualche secondo e poi mi tiene ferma per i polsi. Sbatto forte le palpebre e comincio a piangere, ormai non c'è più nulla da fare, sono finita. Con una mano mi tiene salda e con l'altra sta sbottonando i miei jeans. Mi lascio andare al mio destino e resto immobile, non ho più le forze per combattere, le speranze sono svanite nel nero dello sconforto, non c'è via d'uscita. Chiudo gli occhi e avverto le sue mani lungo tutto il mio corpo, mentre la sua lingua cerca di insinuarsi nella mia bocca. Ma cosa diavolo stai facendo, reagisci! Non ce la faccio, è più forte di me, mi riprenderà. E ti arrendi senza nemmeno lottare? Una lacrima abbandona i miei occhi, dopodiché li apro di scatto e incontro quelli famelici di Adam. Con fare veloce, gli do una ginocchiata alle parti basse, provocandogli un gemito di dolore. Ne approfitto per togliermelo di dosso e corro immediatamente verso la porta. Del sangue comincia a scorrere dal mio ginocchio ferito, fino ad arrivare alla caviglia, ma non ci faccio caso, apro la porta ed esco, correndo il più velocemente possibile. «Dove credi di scappare?» sento urlare dietro di me, si è rialzato.
Riesce a prendermi, mentre mi dimeno fra le sue braccia, piangendo tantissimo.
«Ma cosa sta succedendo?» chiede Chloe, avvicinatasi a noi.
«Questa fottuta troia, mi ha ferito e poi ha cercato di scappare.»
«Riportala dentro!» gli ordina.
«No, lasciami!» volto lo sguardo verso Chloe. «Smettila, stronza!» sbotto.
Geme compiaciuta e poi mi ride in faccia. Continuo a fissarla, mentre Adam cerca di riportarmi nel magazzino, ma gli mordo il braccio e mi lascia cadere sull'erba umida.
«Fottuta puttana!» sbraita, mentre mi tira un calcio allo stomaco, provocandomi un gemito di dolore.
Cerco di strisciare verso Chloe, ma mi blocca con un piede sulla schiena, mentre lei resta a bocca aperta, cercando di raggiungerci, ma non lo fa, dato che degli strani rumori hanno attirato il suo sguardo. Bofonchia qualcosa e comincia a correre verso la parte opposta del magazzino. Mi volto nella direzione in cui guardava e i miei occhi si illuminano; Mark e John che corrono nella nostra direzione. Non riesco a capire se questo è un sogno o lui è davvero a pochi metri da me. Mark ci raggiunge velocemente e scaraventa Adam a terra, mettendosi a cavalcioni su di lui e colpendolo più volte. In lontananza avverto il suono delle sirene della polizia e quasi mi manca il respiro. Mi alzo con difficoltà e cerco di prendere coscienza di quello che sta accadendo; John cerca di fermare Mark, che sta massacrando Adam, Chloe è scappata. Non può passarla liscia. Volto lo sguardo nella direzione in cui è andata e zoppico fin lì, però di lei nessuna traccia. Improvvisamente, sento gridare aiuto ed è proprio la sua voce. Proviene dall'estremità della montagna e una brutta sensazione sta per assalirmi. Raggiungo la parte ripida e mi chino leggermente per guardare il fondo; è appesa lì.
Mi sdraio immediatamente e allungo una mano verso di lei.
«Afferra la mia mano.» le dico. Ha le lacrime agli occhi, cerca di afferrarla, ma non ci riesce. Allora mi sporgo di più. «Chloe, afferrala!» ripeto, con le lacrime in gola.
Scuote la testa in senso negativo.
«Addio.» sorride triste.
«No...» Si lascia cadere. «No!» urlo. Qualcuno mi tira su e mi stringe fra le sue braccia e mi rendo immediatamente conto di chi si tratta. Ricambio il suo abbraccio e continuo a piangere come non ho mai fatto. Mi stringo a lui e cerco di restare in piedi ma con scarsi risultati. Mi posa un bacio sulla testa e comincia a piangere anche lui. Chissà perché, intorno a noi vedo scorrere tutto in maniera lenta, la testa mi fa malissimo e non posso ancora credere a quello che è appena accaduto. Chloe si è buttata giù dalla montagna e non l'ho vista riemergere... Mark sussurra qualcosa, ma non riesco a sentirlo, sono troppo scossa. Mi solleva da terra e comincia a camminare verso l'altra parte del magazzino. Riesco a vedere la polizia che ammanetta Adam e John, fino a portarli via. «Non... non è giusto.» sussurro.
«Cosa non è giusto?»
Chiudo gli occhi e sento che le forze mi abbandonano pian piano. Non voglio vedere più nulla, voglio solo lasciarmi andare, sapendo di essere salva.
***
Apro gli occhi e mi ritrovo in una stanza di ospedale, mentre mi guardo intorno, vedo Mark che dorme con la testa poggiata al lato del mio letto. Sorrido debolmente e allungo una mano verso la sua fronte, ma prima che possa sfiorarlo, apre gli occhi e si tira immediatamente su, afferrando la mia mano e baciandola con insistenza.
«Ho temuto davvero di perderti.» scoppia a piangere, mentre mi abbraccia.
«Oh, Mark...» sussurro, mentre piango e lo stringo a me.
«Ti amo così tanto.» singhiozza.
Le nostre labbra si incontrano e i miei pensieri tormentati dagli ultimi avvenimenti, svaniscono lentamente. Si allontana da me e senza dire una parola si precipita fuori dalla stanza. Pochi secondi dopo entrano Bryan e Cindy, quest'ultima mi abbraccia forte e piange a dirotto.
«Come ho potuto non rendermi conto di nulla, come ho fatto ad essere così stupida?» si rimprovera.
«Mamma... non hai colpe.» cerco di tranquillizzarla.
Bryan mi abbraccia a sua volta e mi posa un bacio sulla fronte. Sono tutti preoccupati per me, tutti in lacrime e d'un tratto vengo assalita dai ricordi, soprattutto da quello che è successo a Chloe. Non posso credere che non ci sia più, non posso credere a tutto ciò che è accaduto, John è finito in prigione ingiustamente, non sarebbe dovuta andare così, non sarebbero dovute accadere tante cose. Il medico richiama l'attenzione dei miei genitori, che si dirigono fuori dalla stanza, lasciando me e Mark finalmente soli. Si avvicina nuovamente e mi posa un piccolo bacio sulla fronte, dopodiché si siede sulla sedia di fronte al letto, senza lasciare la mia mano nemmeno per un secondo.
«Non permetterò a nessuno di farti del male, a costo di finire nei guai.» dice serio. Gli sorrido e una piccola lacrima mi riga il viso. «È stata tutta colpa mia... avrei dovuto starti vicino, invece ho lasciato che accadesse tutto questo.»
«Mark...»
«Non posso crederci, sono stato davvero un coglione, non smetterò mai di tormentarmi.»
«Mark... ascolta.» afferro il suo viso tra le mani. «La colpa non è di nessuno se è successo quel che è successo.»
«Ma io... avrei dovuto partire con te.»
«Va tutto bene» lo interrompo. «è finita.»
Ci abbracciamo nuovamente. Non deve sentirsi in colpa per quello che è successo, non avrebbe potuto prevedere una cosa del genere, nessuno si sarebbe mai aspettato che Chloe fosse una ragazza tanto pericolosa. La cosa peggiore di tutta questa storia è che si è conclusa in maniera davvero orrenda, ma non devo lasciare che i pensieri negativi influiscano sulla mia vita, ora sono qui, al sicuro, tra le sue braccia, niente e nessuno potrà dividerci, non più. Dobbiamo cercare di superare questi brutti momenti e andare avanti.
«Ti seguirò ovunque andrai.» sussurra.
«Ovunque andremo, saremo insieme.» dico felice.
«Sempre?»
«Sempre.»
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