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Capitolo 74

Emily
Proprio adesso che tu sei lontano, non so più che fare, mi sento malissimo e non vorrei più risvegliarmi. Apro gli occhi e mi ritrovo in un altro luogo; una spiaggia piena di sporcizia. Sono a piedi nudi e la cosa mi fa ribrezzo. Forse, se chiudo di nuovo gli occhi, tutto questo svanirà e lui apparirà davanti a me, stringendo la mia mano. Adesso non voglio più aspettare, ho bisogno di te. Chiudo gli occhi per un po', ma quando li riapro, la delusione è troppo grande; davanti a me c'è Adam, come un lupo affamato pronto ad addentare la sua preda. Mi guarda con quel solito sorrisetto beffardo e mi sfiora con le sue luride manacce. Cerco di scappare, ma qualcosa mi blocca. Porca miseria, la catena, avevo dimenticato che sono legata e non posso muovermi. Mi guardo intorno, alla ricerca di qualcosa affilato. Mi chino e comincio a cercare, spostando la sabbia, mentre il mostro ride a crepapelle. Chiudo gli occhi per impedire alle lacrime di scendere, ma ottengo il risultato opposto, ho già il viso intriso. Non sopravvivrò, è tutto così sbagliato.

Apro gli occhi di scatto e lo vedo.

«Mark!» esclamo il suo nome, felice. Un'onda del mare lo ricopre, fino a farlo scomparire del tutto. «No, Mark...»

Spalanco gli occhi e mi rendo conto di essere ancora in questo lurido posto e sono in un bagno di sudore, mentre la testa mi fa malissimo.

«Emy, va tutto bene?» chiede John, seduto sulla sedia di fronte al materassino.

Lo guardo male e non gli rispondo. Devo mettere in atto il mio piano, prima che sia troppo tardi. Cerco le pillole nella mia tasca, facendo attenzione che non mi stia guardando.

«Ho sete.» dico con voce atona.

«Vado a prenderti subito dell'acqua.» dice, mentre esce dal magazzino. Poggio le pillole nel palmo della mi mano e con le dita le frantumo, creando una polverina, dopodiché stringo la mano. Subito dopo, John ritorna da me, con un bel bicchiere d'acqua fresca. Me lo porge e nel momento in cui si volta per tornare a sedersi, verso la polvere al suo interno e mescolo con un dito. «Non bevi?» chiede confuso.

«Bevi prima tu.»

«Non ti fidi per niente, a quanto pare.»

«Non sono in una bella situazione, ti pare?»

«Hai ragione e per far sì che ciò cambi, ti darò una cosa.»

«Cosa stai dicendo?» chiedo accigliata.

Mi raggiunge e si siede sul materassino accanto a me. Non riesco a non guardarlo disgustata e vorrei fargli bere quest'acqua con la forza, ma resto in attesa. Infila la mano in tasca, tirando fuori qualcosa.

«Apri la mano.» chiede. Un po' esitante lo faccio e posiziona qualcosa il freddo e metallico al suo interno. Osservo cos'ha appena fatto, stupita; sono due chiavi, deduco una del lucchetto e l'altra della porta. «Usale stanotte, distrarrò quei due e ti aiuterò a scappare.» sussurra, mentre io annuisco lentamente. «Puoi evitare di avvelenarmi.» ridacchia.

«Tu... sapevi...» dico a disagio.

«Posso sembrarti sprovveduto, ma non lo sono, Emy. Voglio solo che tu possa fidarti di me e andare il più lontano possibile.»

«Perché mi aiuti?»

«Perché non è giusto quello che ho fatto.» dice triste.

«Chi c'è dietro?»

«Soltanto io.»

«Stai mentendo.»

«Prendi il resto degli antidolorifici, così sarai in forze e va via.» consiglia, poi sparisce dalla stanza.

Se lui è riuscito a capire le mie intenzioni, figuriamoci Adam. Non posso credere che mi abbia consegnato le chiavi. Spero solo di riuscire a scappare, nonostante il ginocchio che pulsa dal dolore.

***

Ormai è buio e non aspetto altro che John distragga i miei aguzzini, ho già preso gli antidolorifici e sembra che stiano facendo effetto. D'un tratto, la porta del magazzino si apre e Adam fa il suo ingresso.

«Che faccia, non sono così brutto, tranquillizzati.» mi dice sarcastico.

«Sei un mostro!» lo insulto, ma lui non ribatte, si siede sulla sedia e abbassa lo sguardo sul giornale che ha tra le mani.

Il tempo passa e lui è sempre nella stessa posizione, come se non aspettasse altro che un mio gesto e di tanto in tanto mi lancia delle occhiate. Se resta qui non potrò scappare e ho paura che possa attaccare da un momento all'altro. Volto lo sguardo verso la catena che mi blocca, dopodiché ritorno a guardarlo. Forse potrei provare a liberarmi quando non guarda, la luce è abbastanza soffusa e non dovrebbe rendersi conto dei miei movimenti. Sei sicura di quello che dici? Questa parte della stanza non è illuminata, quindi sono più che sicura. Non preferisci aspettare che vada via? Non accadrà mai e poi John farà qualcosa per attirare la sua attenzione, me l'ha promesso. Non mi fiderei, se fossi in te. Perché mi avrebbe consegnato le chiavi? Smetto di pensarci e osservo la stanza, scorgendo l'estintore che ho lanciato qualche giorno fa contro il vetro, è esattamente vicino ai miei piedi. Valuto per un po' la situazione, quando la porta del magazzino si spalanca e la persona col passamontagna varca la soglia, venendo a passo deciso verso di me. Ha qualcosa tra le mani, ma non riesco a capire cosa. Si china verso di me e mi mostra la sua mano. Indossa il mio anello, quello che mi ha regalato Mark, prima della mia partenza. Lo guardo con gli occhi quasi fuori dalle orbite e solo adesso mi rendo conto di non averlo al dito.

«E così ti ha regalato un anello, davvero patetico!» esclama, con la solita vocetta camuffata.

«Cosa c'entra Mark?» chiedo con le lacrime in gola.

«Ancora non hai capito?», «È proprio Mark il motivo per cui sei qui.»

Ho il battito accelerato e non voglio credere a ciò che mi sta passando per la testa.

«C-Chloe...» balbetto il suo nome, convinta.

Comincia a ridere in modo isterico e poi si libera del passamontagna, confermando i miei sospetti.

«Brava, la mia piccola Emy, mi hai riconosciuta subito.» ride e mi scompiglia i capelli.

«Perché?» chiedo con le lacrime in gola.

«Te l'ho appena detto.»

«Solo per Mark?»

«E per molte altre cose.» Le lacrime mi rigano il viso. «Dai, piccolina, non piangere.» dice, imitando la voce di quando eravamo piccole. Quelle parole le diceva quando scoppiavo in lacrime all'orfanotrofio.

«Come... perché... e come conosci Adam?» chiedo ancora più confusa.

«Vuoi davvero che ti racconti ogni cosa?»

Voglio saperlo? Senza pensarci su, annuisco e attendo le sue parole.

«Uhm... vediamo, per fartela breve, dovevo essere adottata io dai Johnson, ma lo psicologo dell'orfanotrofio lo impedì e sei finita tu sotto i loro occhi. Ti rendi conto che mi hai rovinato la vita?» mi tira un po' i capelli, mentre le lacrime continuano a scendere.

«Non è stata colpa mia...»

«Sì, invece!» sbotta e tira un po' più forte, provocandomi un gemito. «E dopo la tua adozione, sono caduta nello sconforto più totale e mi sono ripromessa che sarei venuta a cercarti, appena maggiorenne. Ed è quello che ho fatto, le ricerche mi portarono a New York, ma poi conobbi Mark all'aeroporto e capii di chi fosse figlio, così decisi di lasciarti perdere. È stato mio per un po', fino a che non sei ritornata.» mi strattona ancor di più i capelli e Adam sghignazza. «Lo trovi divertente?» gli chiede e lui annuisce. «Vattene!»

Lui scuote la testa e poi abbandona la stanza, lasciandoci sole.

«Mi fai male...» mi lamento.

«È quello che voglio!» mi guarda cattiva. «Tu mi hai fatto male per anni.»

«Ti ripeto che non è colpa mia...» piagnucolo come una stupida.

«Per quanto riguarda Adam, invece, è stata davvero una casualità, pensa che io e Mark eravamo al nostro primo appuntamento e lo abbiamo incontrato. Adam era furioso e lo prese a pugni, però non capivo il motivo per cui ce l'avesse così tanto con lui, poi l'ho scoperto...»

«Io.» concludo la frase per lei.

«Esatto, piccola Emy, sei molto più intelligente di come ricordassi.» ride maligna. «Dopo quell'incidente, portai Mark a casa mia e durante la notte lo sentii parlare e indovina un po'? Fece il tuo nome e capii che prima o poi l'avrei perso.»

«E cosa c'entra questo rapimento?»

«Doveva capire che tu non lo amavi più, ma mi serviva un aiuto e così mi misi alla ricerca di Adam, fino a trovarlo. Ci siamo tenuti in contatto per tutta la settimana, fino ad ideare un piano super ingegnoso. Per mia fortuna, conoscevo ogni tuo spostamento, tua madre si fidava ciecamente di me e me ne parlava spesso. Ed ora eccoci qua.» Il respiro mi si blocca in gola e vorrei tanto prenderla a pugni. «A proposito, guarda cos'ho qui.» infila la mano in tasca e mi porge una fotografia; ritrae lei e Mark che si baciano, a casa nostra. Il respiro mi si blocca in gola e una lacrima mi riga il viso. Cosa vuol dire? Non riesco più a sopportare questa situazione orribile. «Mi raccomando, non dirlo in giro.» ride malvagia e poi esce dal magazzino, lasciandomi in lacrime. «Tienila d'occhio.» la sento pronunciare e subito dopo, Adam ritorna.

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