Capitolo 73
Mark
Sono finalmente riuscito a prenotare un volo per New York, partirò domani sera alle nove. Non ce la faccio più ad aspettare, ho mandato a puttane anche la band e il peggio è che quella carogna di Chloe non c'era, Gerald ha detto che si è licenziata. Ha voluto evitare di incontrarmi, dopo quello che mi ha combinato, sapeva che se l'avessi vista non avrei risposto delle mie azioni, so che è solo una femmina, ma quelle come lei vanno trattate come meritano. Non riesco proprio a stare tranquillo, ho bisogno di sentire la sua voce, il suo dolce sussurrare ti amo, ma continua a rifiutare le mie telefonate, fino a spengere il cellulare. Vorrei tanto sapere se mia madre l'ha sentita e capire cosa sta succedendo, non riesco a trovare delle risposte. Quando mi sento così depresso e arrabbiato, l'unico modo per farmela passare è berci su, per questo ho lasciato la band e sono scappato dritto al bar vicino. I ragazzi non riuscivano a comprendere il motivo del mio gesto, ma non c'è nulla da capire, non posso continuare a suonare, sapendo che lei è con un altro. Devo vederlo con i miei occhi e non so che reazione potrei avere, ma non prevedo nulla di buono. Qualche ora fa mi ha telefonato quel coglione di Sam e non ho potuto rispondergli, ero troppo impegnato a cercare un volo, poi sono scappato al Rock Studio e non ho avuto più tempo. Forse dovrei telefonargli per chiedergli una spiegazione, magari lui potrà dirmi che cazzo si è messa in testa Emy e spiegarmi di quella fottuta lettera. Sorseggio la mia birra, mentre rifletto sul da farsi. Fanculo, ho bisogno di sapere! Compongo il suo numero e porto il cellulare all'orecchio.
«Mark, grazie per avermi richiamato.» risponde agitato.
«Che cazzo vuoi, dov'è Emy?» sbotto, attirando l'attenzione del barista.
«Ma cosa stai dicendo, non siete insieme?»
Mi acciglio e scendo dallo sgabello, lasciando la birra sul bancone.
«Mi stai prendendo per il culo?»
«Prima ti ho telefonato e quando ho visto che nemmeno tu hai risposto, ho pensato che foste scappati insieme.»
«Ma che cazzo ti stai inventando?»
«Mark, dov'è Emy?» chiede irritato.
«Tu chiedi a me dov'è Emy? Se è uno scherzo, faresti meglio a smetterla!» mi irrito più di lui.
«Non è con te?»
«No, coglione, è partita nove giorni fa per New York.»
«Non è mai arrivata qui, mi ha telefonato per avvertire che sarebbe rimasta a casa.»
Il mio cuore batte fortissimo e spero con tutto me stesso che mi stia prendendo in giro.
«Dimmi che è uno scherzo.»
«No, te lo giuro.»
«Porca puttana!» sbraito e mi passo una mano tra i capelli, mentre mi mordo il labbro, molto agitato.
«Se non è a casa e nemmeno a New York, dov'è?»
Questo bastardo non sa nulla, però sostiene di aver ricevuto una telefonata da parte di Emy, in cui diceva che non avrebbe raggiunto New York.
«Cosa ti ha detto in quella telefonata? Voglio che tu mi dica parola per parola.»
«Mi ha detto che non sarebbe venuta a New York, perché vostra madre aveva bisogno di lei.»
«Mia madre non ha mai avuto bisogno di un cazzo!» sbotto e mi dirigo fuori dal locale, guardando nel vuoto.
«Chiamo la polizia.» dice, ma non gli presto attenzione.
È successo qualcosa, le hanno fatto del male, me lo sento... L'unica persona che può aver fatto una cosa del genere è... Porca puttana!
«Adam...» sussurro.
«Adam?» ripete.
«Devo riattaccare.»
«Spiegami cosa cazzo succede, Mark!»
«Devo andare a cercarla, ho un brutto presentimento, ti spiegherò presto.» riattacco e corro verso la mia macchina, con il cuore in gola e una paura folle.
Sapevo che prima o poi sarebbe successo, Adam non ha mai accettato che prevalessi su di lui e credo che non abbia agito da solo. Se le è accaduto qualcosa, non potrei mai perdonarmelo, ho lasciato che partisse da sola, sono un coglione! Entro nella mia macchina e i sensi di colpa mi assalgono; come ho potuto dubitare di lei? Aveva bisogno di aiuto e l'ho accusata di avermi tradito. Sono il solito stronzo insensibile che pensa solo a sé stesso. Brutto figlio di puttana, giuro che se lo trovo, lo ammazzo con le mie mani e non mi importa di finire in galera. Devo calmare i nervi o finirò col provocare un incidente.
Dopo aver girato per ore, senza ottenere risultati, ritorno a casa, esausto. Ho gli occhi lucidi e non riesco più a bloccare le lacrime. Stringo forte lo sterzo e le nocche mi diventano bianche. Do un pugno sul sedile e resto immobile a disperarmi. Sono preoccupatissimo e non riesco più a ragionare. Sono stato nei posti più assurdi, persino in quella dannata casa in cui portò Jake, non è da nessuna parte, sembra svanita nel nulla. La colpa è solo mia! Oramai sono le quattro del mattino, inutile continuare a cercare, devo solo chiamare la polizia. Aspetta, meglio non affrettare le cose, potrebbe essere in pericolo... ma cosa posso fare, come faccio a sapere dove si trova?
Emily
Ormai sono senza forze, il mio ginocchio continua a perdere sangue, rendendomi sempre più debole e la nausea si fa strada in me. Non so più cosa fare, mi sono rifiutata di prendere quegli antidolorifici, conservando tutte le pillole, con l'intento di sgretolarle e somministrarle a John, dopodiché gli ruberò le chiavi di questo catenaccio che ho alla gamba, sperando di non fare un altro buco nell'acqua. Non so per quanto ancora potrò resistere, credo di non aver mai provato così tanto dolore, in tutta la mia vita, ma non ho intenzione di stare ferma ad aspettare che Adam mi violenti... se ieri non fosse intervenuta quella strana persona, mi avrebbe messo le mani addosso. La situazione sta diventando più pericolosa del solito. Come farai ad andare via da qui? Non c'è via d'uscita, lo sai. Non ne ho la minima idea, ma devo almeno provarci, non posso restarmene con le mani in mano. Ho tanta paura e non riesco a non pensare che abbiano qualcosa di molto spiacevole in serbo per me.
Qualcuno apre la porta del magazzino, facendomi svegliare di scatto. Non ricordavo di essermi addormentata, stavo riflettendo su come andare via e sono caduta in un sonno profondo. Adam varca la soglia e il mio cuore comincia a battere nuovamente in modo irregolare. Con lui sarà molto più difficile mettere in atto il mio piano, se dovesse scoprire che sto cercando di fregarlo, sarebbe la mia fine.
«Ciao, dolcezza, dormito bene?» chiede, con un sorriso sghembo. Non gli rispondo, mi limito solo a guardarlo male. «A quanto pare, no.» si avvicina a me.
«Fermo, non ti avvicinare!» sbraito, con quel poco di voce che mi è rimasta in gola.
Sghignazza in maniera troppo forte e fa un altro passo avanti. Mi sposto dal lettino, fino a toccare il suolo. Gli occhi mi diventano lucidi, mentre lui mi raggiunge e si siede, accarezzandomi il viso. Chiudo gli occhi e soffoco un gemito di disgusto. Una lacrima mi cade sul viso e lui l'asciuga con un bacio.
«Non voglio farti del male, dolcezza.» mi posa un bacio sulla guancia. «Voglio solo divertirmi un po' con te, me lo devi.» apro gli occhi di scatto e noto che mi sta fissando in modo malizioso. «Sta tranquilla, sarà piacevole.» si tira su e comincia a sbottonare i suoi jeans, mentre lo guardo con gli occhi pieni di lacrime e un disgusto esorbitante. È arrivata la mia fine, sta per farlo... Improvvisamente, la persona di ieri varca la soglia e Adam sbuffa in modo nervoso. «Che cosa vuoi ancora?» chiede lui.
«Puoi andare, resterà John con lei.»
Torno di nuovo a respirare.
«No, voglio restare io.»
«Fa come ti dico!» insiste, con la solita vocetta camuffata.
Si volta nuovamente verso di me, mi fa un occhiolino e mi accarezza di nuovo la guancia.
«Riprenderemo stasera, dolcezza!» promette malizioso.
Entrambi escono damagazzino, chiudendo l'enorme porta alle loro spalle. Mi lascio cadere di schiena sul lettino e chiudo gli occhi, esausta. Non voglio pensare più a nulla e abbandonarmi al mio destino.
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