Capitolo 71
Emily
Apro gli occhi in due fessure e non riesco a vedere nulla, ho la vista annebbiata, come se fossi stata drogata. Mi rendo conto di non essere più su quella sedia, ma sono sdraiata su una specie di materassino gonfiabile. Qualcuno deve avermi portata via da quel brutto posto. Richiudo gli occhi e sento come dei mormorii provenire da lontano, riesco a sentire qualcosina, ma non ho idea di cosa stiano parlando o di chi si tratti. Mi sento indolenzita e avverto un dolore al ginocchio sinistro, poi mi ricordo quello che è accaduto; ero finalmente riuscita a scappare, quando ho incontrato Adam, ho cercato di raggirarlo, ma ho urtato la testa contro un albero, fino a cadere a terra, senza sensi. Apro gli occhi di scatto e il cuore mi sale dritto in gola. Oh, no, sono ancora qui... ho i polsi liberi, questo vuol dire che posso andare via. Cerco di tirarmi su, ma qualcosa mi blocca, allora abbasso lo sguardo sulla mia caviglia ed è bloccata da una catena molto spessa. Cerco di tirare, ma invano e le guance mi diventano bollenti, mentre gli occhi bruciano. Non riuscirò mai ad andare via da questo inferno, rimarrò in questo film dell'orrore per sempre e la cosa peggiore è che nessuno sospetta niente, visto le telefonate che Adam mi ha costretto a fare. Qualcuno apre la porta e la luce del sole mi abbaglia. Il mio cuore batte in modo violento, adesso verrò punita per la mia fuga. Asciugo il mio viso e resto a guardare davanti a me; si tratta di John e un sospiro di sollievo abbandona le mie labbra. Si avvicina e mi porge una bottiglia d'acqua, insieme ad una strana pillola. Lo guardo diffidente, non prenderò mai quella droga.
«È solo un antidolorifico, per il ginocchio...» precisa e sembra avere l'aria affranta, come se avesse pianto. «Ti aiuterò, Emy.»
Aggrotto le sopracciglia e continuo a fissarlo, non riuscendo a capire cosa intende. Perché mi rapisce e poi vuole aiutarmi? Qualcuno da fuori urla il suo nome, si tira su e mentre esce dal magazzino, mi rivolge un sorriso triste. Sono piena di dubbi e paure, non credo proprio di voler prendere questa roba. Cosa avrà voluto dire, che mi aiuterà a far passare il dolore, oppure ad andare via da questo posto maledetto? Perché dovrei fidarmi della persona che mi ha portato qui? Devo pensare ad un altro modo per scappare. Guardo la pillola nella mia mano e decido di metterla in tasca.
Mark
Sto cercando un volo per New York, ma è tutto esaurito, in tutte le classi. Possibile che debbano partire tutti domani? Batto il pugno sulla scrivania, facendo cadere il mio ipod.
«Cazzo!» impreco e lo raccolgo.
Dovrò aspettare dopodomani per partire, quest'agonia mi perseguiterà ancora per due giorni. Qualcuno bussa alla porta della mia camera e senza che dia il permesso, quest'ultima si apre. Mi volto e non posso credere ai miei occhi. Cosa diavolo è venuta a fare a casa mia? Mi alzo di scatto dalla sedia e chiudo il mio portatile nuovo.
«Stai navigando su internet?» chiede con un mezzo sorriso.
«Cosa ci fai qui?»
Entra in camera, chiudendo la porta alle sue spalle e sedendosi sul mio letto, come se nulla fosse. Ho sempre odiato i suoi modi di fare, ficca il naso dappertutto, senza che qualcuno le dia il permesso. Non so come ho fatto a sopportarla in questi mesi in cui Emy non c'era. Si guarda intorno con aria sognante, come se i ricordi le stessero tornando in mente, il problema è che non abbiamo condiviso nulla in questa stanza, a parte qualche abbraccio e mi vengono i brividi al solo pensiero.
«Come va?» chiede.
«Hai ancora le chiavi di casa mia?» vado subito al dunque.
«Sì...» risponde un po' a disagio.
«Gradirei che le posassi sulla mia scrivania, dopodiché, vattene!»
«Ma perché mi tratti così, cosa ti ho fatto?» chiede, mentre si alza e si posiziona davanti a me.
«Devo ricordarti che mi hai preso in giro? Per di più, hai cercato di rovinare il mio rapporto con Emy.»
«Non ti ho mai preso in giro, sono sempre stata sincera con te.»
«Ah, non mi hai mai preso in giro?» ripeto sarcastico.
«Mai.»
«Sei una pessima bugiarda!»
«Ti riferisci a John? Non è come pensi.»
«Non mi importa niente di quel tipo, gradirei solo che tu andassi via da casa mia.»
«E per quanto riguarda Emy, l'ho fatto solo perché ti amo... cioè, ti amavo...»
«Questo non è un buon motivo, sei stata falsa.»
Mi guarda stranita, come se non capisse il motivo delle mie parole. Ha davvero pensato che fossi geloso di lei e John? Avevo già pensato di andare via da casa sua, di certo non perché quel tipo fosse con lei, ebbi una reazione esagerata perché non volevo che sapesse di me ed Emy, ma ne era già al corrente e ignoravo il perché.
«Non capisco a cosa ti riferisci...»
«Sapevi fin dall'inizio chi fosse Emy, eppure non mi hai mai detto che eravate amiche.» sgancio la bomba.
«Ah.», «Quindi è per questo.» abbassa lo sguardo verso la moquette e si rattrista. Non mi fanno effetto le sue lacrime, è una ragazza stupida e l'ho capito immediatamente che conosceva Emy, l'ho notato dal modo in cui ha sempre guardato la foto appesa in corridoio e poi ricordo di aver sentito pronunciare il suo nome, da Emy stessa. Ne ho avuto la conferma quando è venuta a casa mia e si sono incontrate, poi mia madre che ne parlava... Fa un passo verso di me e poi ritorna a guardarmi, con gli occhi lucidi. «Mi dispiace, non ho mai trovato il coraggio per confessare, ma ti giuro che volevo farlo, volevo dirti tutto, Mark.»
«Ora che l'hai fatto, vattene.»
«Per favore, non cacciarmi, ho bisogno di te...»
«Ho cose più importanti a cui pensare, non posso perdere tempo con te.»
«Ti prego!» si fionda fra le mie braccia e mi stringe.
Resto spiazzato e poi cerco di allontanarla da me, ma non accenna a muoversi, sembra si sia inchiodata con i piedi per terra. D'un tratto, qualcuno apre la porta della mia camera e ci scatta una fotografia.
«Ma che cazzo?» sbotto. Cosa diavolo è appena successo, perché questa ragazza ci ha fotografati, soprattutto, chi è? Chloe si alza sulle punte e mi bacia sulle labbra, cogliendomi del tutto alla sprovvista, mentre la ragazza sulla soglia scatta altre fotografie. Le do una spinta e la guardo in cagnesco. «Cosa cazzo significa?»
«Sta tranquillo, è solo una mia amica che ha la mania delle fotografie. È venuta con me, ma non avevo idea che avesse portato la sua macchina fotografica.» ridacchia. «Ci vediamo stasera.» mi fa un occhiolino.
«Ferma dove sei!» la afferro per un polso. «L'ho capito il tuo gioco.»
«A cosa ti riferisci?» chiede da finta ingenua.
«Hai organizzato tutto, sei davvero una gran...»
Mi poggia una mano sulla bocca, impedendomi di continuare.
«Non parlerei così, se fossi in te, non vorrai mica che la tua Emy scopra che te la fai con le altre in sua assenza, vero?» Afferro i suoi polsi e li stringo, fino a farle male, mi ha teso una trappola. «Cosa vuoi fare, picchiarmi?» chiede con sarcasmo.
«Lo vorrei tanto.»
Mi da una spinta ed esce dalla mia stanza. Se Emy dovesse vedere quelle fotografie, mi lascerebbe per sempre, non ha ancora accettato che tra me e quella serpe c'è stato qualcosa e questo rovinerebbe il nostro rapporto.
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