Capitolo 68
Chloe
Un'altra splendida serata di lavoro è cominciata, esattamente come ieri e ora attendo che Mark arrivi, per ammirare tutta la sua bellezza. D'un tratto, qualcuno mi picchietta sulla spalla, interrompendo i miei pensieri, mi volto e vedo John, con sguardo duro. Ieri l'ho praticamente ignorato; appena tornata a casa, ho fatto di tutto per evitarlo, mi sono chiusa in camera e ho atteso che andasse via, voleva a tutti i costi fare sesso, ma non me la sono sentita.
«Ciao.» lo saluto con un sorriso falso.
«Ciao? Ti sto telefonando da ore!» sbotta.
«E allora?»
«E allora?» ripete sbigottito.
«Smettila di fare l'eco.», «Non puoi presentarti dove lavoro, ogni sera, lo capisci?»
«Perché no?»
«Perché no!»
«È per lui, vero?» indica Mark che è appena entrato nel locale.
Porca miseria! Afferro la sua mano e lo trascino tra la folla, in questo modo non ci vedrà.
«Hai centrato, non voglio che mi veda con te, va bene?» ammetto.
«Ma perché?»
«Non sono affari tuoi!»
«Certo che sono affari miei, mi hai coinvolto e adesso mi spieghi!»
Non so più in che modo togliermelo di torno.
«Ti spiegherò tutto più tardi, va bene?» mento.
«Certo, poi scappi come ieri.»
«Ti prometto che non scapperò. Adesso lasciami in pace.»
Annuisce e a passo svelto raggiunge l'uscita del locale, andando a scontrarsi con Mark e dandogli una spallata. Ma quanto può essere idiota? Mark si volta e lo guarda in cagnesco, sta per seguirlo fuori, ma corro nella sua direzione per impedirglielo. Un litigio tra di loro è l'ultima cosa che voglio, Gerald potrebbe mandarlo via. Gli poggio le mani sul petto e gli sorrido.
«E tu che vuoi?» chiede irritato.
«Niente... solo augurarti in bocca al lupo per il concerto di stasera.»
«Grazie.» dice freddo, poi si libera dalle mie braccia e mi sorpassa.
Uffa, non mi guarda neppure in faccia, cosa potrei fare, affinché cambi idea su di me? Prima che arrivasse Emy era tutto più semplice, pendeva dalle mie labbra e mi amava, mi ha cambiato completamente la vita. Perché non si rende conto che sono pazza di lui? Darei qualunque cosa per ritornare a quei bellissimi momenti. Mark sale sul palco e fa qualche prova con la chitarra, la folla è già in delirio e non ha ancora dato inizio al concerto. Pochi minuti dopo, lo raggiungono gli altri ragazzi della band e lo salutano felici. Persino i suoi compagni lo amano, come si fa a non amarlo, è perfetto in tutto.
Il concerto si è concluso e dire che è stato un successo, sarebbe un eufemismo e nonostante abbia sgobbato più del solito, mi sono goduta ogni attimo. Ora sono nel suo camerino e lo aspetto con impazienza, lo coglierò sicuramente di sorpresa. Ho bisogno di vederlo, anche se non vorrà parlarmi, desidero solo vederlo, nient'altro. Improvvisamente, la porta del camerino si spalanca e Mark resta fermo sulla soglia appena mi vede. Mi guarda a bocca aperta, come se non sapesse cosa fare, scappare via o entrare.
«Ciao...» lo saluto con un mezzo sorriso.
«Cosa ci fai nel mio camerino?»
«Io...»
«Tu?» mi sprona.
Per mia grande sorpresa, entra nella stanza e chiude la porta. Non posso fare a meno di sorridere, forse non mi odia così tanto come pensavo. Va verso il divanetto e si siede, non distogliendo nemmeno per un secondo lo sguardo da me. Faccio un passo verso di lui, quando la porta si apre nuovamente, bloccandomi. L'intera band fa il suo ingresso e appena si rendono conto della mia presenza, mi guardano in modo strano. Abbasso la testa ed esco dal camerino, imbarazzata al massimo. Certo che avrebbe potuto dire qualcosa, se n'è rimasto in silenzio, rendendomi ridicola. Esco dal locale per prendere una boccata d'aria, ne ho davvero bisogno. Proprio in quel preciso istante, qualcuno mi afferra per un braccio e mi trascina nei parcheggi.
«John, porca miseria, lasciami!» urlo, dimenandomi.
«Non prima di aver parlato.» sbotta irritato.
«Ma cosa vuoi da me?»
Ignora la mia domanda e mi accompagna ad una macchina che avrà affittato.
«Sali!» ordina.
«Non posso abbandonare il lavoro.»
«Sali, Chloe!» urla esasperato.
«Se perderò il lavoro per colpa tua, te la farò pagare!» lo minaccio e poi salgo in macchina. Mi ha stancato con questi suoi dubbi e incertezze, sembra una ragazzina in balia degli ormoni. Mi raggiunge subito dopo e mette in moto la macchina. «Cosa cazzo fai?» cerco di uscire, ma attiva il blocco delle porte, impedendomelo. Guida, abbandonando i parcheggi, mentre io lo guardo malissimo. «Riportami immediatamente indietro!» ordino stizzita.
«Voglio solo parlare, okay?»
«Potevi farlo anche lì!»
«Non credo proprio. Ora andiamo a casa tua e ci mettiamo comodi.»
Gli tiro un pugno sulla spalla e lo guardo in cagnesco, sono furiosa! Questo è il lato che non sopporto di lui, ha sempre voluto decidere per me, non lo posso tollerare, vorrei solo prenderlo a schiaffi, fino a farlo sanguinare, è un maleducato, un'idiota che non capisce nulla. Improvvisamente, la macchina si ferma, ero così immersa nei pensieri che non mi sono resa conto che siamo arrivati a casa. Perfetto, adesso mi salterà addosso, ma prima mi assalirà con le sue stupide domande. Scendiamo dalla macchina e insieme ci dirigiamo alla porta d'ingresso e proprio mentre sto per aprirla, mi posa un bacio sulla guancia, spiazzandomi. Scuoto la testa e varchiamo la soglia di casa. Si fionda come un razzo sul divano e mi fa cenno di sedermi accanto a lui. Lo raggiungo e lo fisso, in attesa delle sue parole, ma non accenna a parlare, si limita a sorridermi. Non riesco a restare tranquilla, mi sento a disagio, da quando abbiamo fatto sesso sono cambiate tante cose. In questi giorni ho cercato di sfuggirgli, ma ora che siamo faccia a faccia, mi sento strana. Allunga una mano verso di me e mi sposta una ciocca di capelli dal viso.
«Allora, ti decidi a parlare?» dico spazientita.
«Perché, invece, non ce ne andiamo di sopra?» mi guarda in modo malizioso.
«Stai scherzando?»
«Perché dovrei, voglio stare un po' con te.»
«Rischio di perdere il lavoro per colpa tua! Mi hai trascinata a casa per fare sesso?»
Non ci posso credere, pensavo volesse parlare di ciò che è successo e magari anche di qualcos'altro, ma ha in testa soltanto una cosa. Perché i ragazzi sono così stronzi?
«Tu lo chiami sesso, per me è amore.» Mi alzo di scatto dal divano, ma mi afferra per un polso e mi tira vero di sé, fino a farmi sedere sulle sue gambe. Cerco di tirarmi nuovamente su, ma non me lo permette. È praticamente fuori di testa, non accetta un no come risposta. Lo guardo male e attendo una sua reazione. Lo so, è stupido da parte mia, ma voglio capire cos'ha in mente. «Vorrei tanto che tu cominciassi ad amarmi, invece di andare dietro a quel deficiente.» sbotta.
«Il deficiente sei tu! Non posso lasciarmi scappare uno come Mark.»
«Ma perché, cos'ha lui che io non ho?»
«Prima di tutto, i soldi e poi è dolce, carino e gentile, il contrario di te.»
«Ah, allora è per una questione di soldi.»
«Non solo per quello, te l'ho detto. Adesso lasciami.»
«Perché, è così bello averti addosso.»
«Non per me!»
Mi sposta sul divano e mi avvolge un braccio intorno alle spalle. Osso duro, non si arrende mai.
Mark
È tutta la notte che penso a lei, ho il cuore a pezzi e non pensavo che sarebbe capitato di nuovo. Mi ha distrutto, rivelandosi davvero falsa. Avrei dovuto immaginare che quel coglione di Sam non fosse realmente gay, la sua era tutta una finta per portarsi a letto la mia ragazza. Che cazzo dico, lei non è mai stata mia, si è soltanto divertita, per poi lanciarsi tra le braccia di un altro. Sono talmente nervoso e confuso che potrei spaccare ogni cosa mi capiti a tiro, ma poi mi redo conto che è meglio restare calmo. Lei era la persona più importante della mia vita, persino più della musica e mi ha ferito in questo modo. A quest'ora saranno le sette del mattino a New York, si starà preparando per andare al college con quel coglione. Afferro il cellulare dal comodino e comincio a scrivere un messaggio: Non pensavo che saresti stata così falsa... mi hai preso in giro, quando ti ho aperto il mio cuore. Sono un coglione per averlo fatto. Guardo lo schermo, indeciso se inviarlo o no, ma poi lo elimino e ne scrivo un altro: Buongiorno... Premo invio e attendo una sua risposta. Ma quanto posso essere idiota? Nonostante quello che ha combinato, le ho inviato un messaggio, so bene che non risponderà mai. L'amore che provo per lei mi ha rimbambito del tutto, mandando la mia dignità a puttane.
***
Apro gli occhi e una luce accecante mi offusca la vista. Maledetto sole, non lo sopporto. Questa notte, mentre attendevo una risposta, ma mi sono addormentato. Cazzo, giusto, la risposta! Afferro il cellulare e noto subito di avere un messaggio, che apro immediatamente.
Messaggio da Emy: Dimenticati di me, non ti ho mai amato.
Resto a fissare lo schermo per molto tempo, prima di rendermi conto di che cazzo ho appena letto. No, non può essere, perché non me l'ha detto subito? Perché ha atteso che le inviassi un messaggio? Perché ho creduto alle sue fottute parole? Lancio il cellulare contro il muro, lacerando lo schermo, dopodiché mi alzo come una furia dal letto e scaravento il laptop sulla moquette, spaccandolo a metà. Stringo i pugni e cammino su e giù per la stanza, poi afferro l'impianto hi-fi e lo lancio, provocando un tonfo tremendo. Mi avvicino alla tv e tiro un pugno dritto allo schermo, distruggendolo. Sono furioso e non posso credere a quello che è appena successo. Non sono ancora soddisfatto, la mia ira non si è placata, allora do un pugno contro la porta bianca, lacerandone il legno e la mia nocca. Il sangue comincia a sgorgare, mentre ho le guance in fiamme e gli occhi che bruciano. Subito dopo, la porta si apre e mio padre entra in camera, tenendomi fermo, manco fossi un pazzo da manicomio. Effettivamente lo sono, ma non me ne frega un cazzo.
«Che cazzo stai combinando, sei diventato matto?» mi urla in faccia, mentre mi dimeno con scarsi risultati. «Mark, che diavolo è successo?» urla ancora e i miei occhi lasciano cadere delle lacrime sul mio viso, dando sfogo ad un pianto isterico.
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