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Capitolo 60

Emily
Ormai quasi a casa e nessuno dei due si è degnato di dire una sola parola, la tensione non sembra essere sparita affatto e l'atmosfera mi mette molto a disagio. Quanto odio questa distanza che si è creata tra di noi, fino a poco fa stavamo così bene e ora nemmeno ci guardiamo. Magari è solo un momento e passerà in fretta, vero? Dovrei dire qualcosa per rompere il ghiaccio, ma le parole sono sparite tutte dalla mia testa, mi sento così impacciata e stupida.

«E così, è giunto il momento...» dice, interrompendo lui stesso il silenzio. Immaginavo che il problema fosse la mia partenza, ma cosa posso farci, devo partire per forza. Annuisco in modo lento e aspetto che dica altro, ma ferma la macchina, annunciando il nostro arrivo a casa. Si volta nella mia direzione e mi guarda con tristezza, non posso sopportare questa situazione, non mi piace vederlo così, è sempre stato un ragazzo forte. «La tua assenza mi farà malissimo.» dice con voce tremante.

«Oh, Mark...»

«Aspetta, fammi finire.» poggia l'indice sulle mie labbra. «Emy, tu sei tutto, non potrei immaginare la mia vita senza di te, lo sai, vero?» Annuisco, con il cuore in gola e gli occhi che bruciano. «Ti prego, torna presto.» mi attira a sé, stingendomi tra le sue braccia e una lacrima mi riga il viso. La sensazione che provo in questo momento è indescrivibile, mi fa sentire bene e protetta, soprattutto in pace con me stessa. Le sue parole sono state così belle che non ho saputo trattenermi e ora non riesco a fermare queste stupide lacrime. Lo sento tirare su col naso e mi meraviglia il fatto che stia piangendo anche lui. Mi sposto di qualche centimetro per guardare il suo viso, ma non me lo permette, voltandosi verso il vetro. «Ora vai» Sta cercando di nascondere le sue lacrime. «meglio se nostra madre non ci veda rientrare insieme.»

«Mark... va tutto bene?»

Si strofina gli occhi e poi torna a guardarmi.

«Va tutto benissimo.» mi fa un sorriso falso e con un fazzoletto asciuga le lacrime cadute sul mio viso. «Sbrigati, altrimenti perderai il taxi.»

Una brutta sensazione mi sta attanagliando e la voglia di restare qui diventa ancora più intensa, ma infine faccio esattamente quello che mi ha detto. Lo rivedrò presto, non parto per la guerra, forza e coraggio! Raggiungo la porta d'ingresso, inserisco le chiavi nella toppa ma, prima che possa farlo io, si apre da sola, rivelando una Cindy stranita.

«Tesoro, pensavo fossi con la tua amica.»

Tiffany aveva detto che sarebbe venuta a salutarmi, quindi mi ero inventata una balla perfetta, ma non è ancora arrivata.

«Ehm... infatti, solo che...»

«Non importa, va a preparare tutto il necessario, ti accompagniamo all'aeroporto.» mi interrompe prontamente.

«Non preoccupatevi, ho telefonato un taxi e poi c'è il provino di Mark, non dovete perderlo.»

«Io e tuo padre avevamo pensato di accompagnarti e poi raggiungerlo.» comincia a fissarmi in modo strano, come se avessi detto chissà cosa. «Come fai a sapere del provino, non ne avevamo ancora parlato.» Cacchio! Perché sono così sprovveduta? Non avrei dovuto sapere nulla, io e Mark non andiamo d'accordo, quindi non avrebbe potuto parlarmene e nemmeno loro ne hanno avuto modo, erano troppo presi dal lavoro e la mia partenza. E adesso come farò a tirarmi fuori da questa situazione? Continua a fissarmi in maniera confusa, mentre io non so proprio cosa dirle e vorrei tanto che accadesse qualcosa, qualunque cosa che possa salvarmi da questa situazione incasinata. «Tesoro, da dove vieni?» la voce di Cindy si insinua nei miei pensieri, allora volto lo sguardo alla mia destra e vedo Mark.

Tiro un sospiro di sollievo e approfitto del momento di distrazione di Cindy per sgattaiolare in casa, poi dritto in camera mia. L'ho scampata bella, ma so che tornerà sull'argomento. Devo darmi una mossa, tra circa mezz'ora arriverà il mio taxi. Afferro la valigia e la posiziono sul letto, dopodiché controllo che ci sia tutto, leggendo la mia lista sul cellulare. D'un tratto, la porta della mia camera si apre, facendomi voltare di scatto. Per mia fortuna è solo Mark, ho pensato che fosse Cindy, venuta a porre altre domande. Si avvicina a passo svelto, afferra il mio viso tra le mani e mi bacia, facendomi cadere un indumento dalle mani. Ogni volta la stessa storia, resto spiazzata e i brividi mi sovrastano. Si stacca da quel bacio bellissimo e poggia la fronte contro la mia, guardandomi dritto negli occhi.

«Non so se ce la faccio» sussurra. «a lasciarti andare.» aggiunge.

«Ehi, ce la fai!» dico, afferrando il suo viso tra le mani, dopodiché gli poso un bacio sul naso.

«Tornerai appena avrai risolto la faccenda del college?»

«Sì.» rispondo convinta.

«Una settimana?»

«Massimo dieci giorni.» Comincia a grattarsi la nuca e poi alza gli occhi al cielo. Comprendo benissimo il suo stato d'animo, anche perché mi sento esattamente come lui, con una piccola differenza; ho una paura folle! Chloe è ancora in città e potrebbe approfittare della mia assenza per riconquistarlo. Ti fidi così poco di lui? Non lo so, mi sento così confusa e l'ansia di perderlo non aiuta affatto. Si siede sul letto e stringe i pugni, sta chiaramente soffrendo e non riesco a sopportare la situazione, mi fa malissimo. Sto quasi rivalutando l'idea di partire oggi. Chiudo la valigia e la poggio sulla moquette, dopodiché mi siedo accanto a lui, afferrando la sua mano e stringendola nella mia. Lo guardo in modo rassicurante, cercando di trasmettergli un po' di positività, anche se non ne ho molta, però deve capire che questo non è un addio. «Dieci giorni passeranno in un baleno.» dico flebilmente.

«Lo so.» sussurra e poi mi guarda. «Scusami, sono ridicolo.»

«Non sei ridicolo.»

Sto per posargli un bacio sulle labbra, quando bussano alla porta della mia camera. Ci guardiamo con gli occhi sgranati, se Cindy lo vedesse in camera mia, comincerà a sospettare qualcosa, crederà che andiamo d'accordo, farà mille domande e non ci permetterà di vederci. Si alza di scatto dal letto e va verso il mio armadio, fino ad entrare al suo interno. Non so se ridere o piangere, la scena è tragicomica. Vado ad aprire la porta e mi ritrovo tra le braccia della mia migliore amica.

«Emy, ciao.» mi saluta felice.

«Tiff.» ricambio il suo abbraccio. «Pensavo non venissi.»

«Non potevo perdermi la tua partenza.»

Mi faccio da parte per lasciarla entrare in camera e poi le guardo la pancia, cresce a vista d'occhio ed è bellissima. Chiudo la porta e volto il mio sguardo verso l'armadio, chiedendomi perché non si decida ad uscire, vuole origliare?

«Mark, puoi uscire.» dico con ironia.

Tiffany mi guarda stranita, dopodiché segue il mio sguardo e quando l'armadio si apre, resta sbigottita.

«Cosa ci faceva nel tuo armadio?» chiede ironica e fatica a trattenere le risate.

«Pensavamo fosse nostra madre.» risponde Mark, chiaramente a disagio. «Ciao.» saluta, uscendo dalla stanza e chiudendo la porta alle sue spalle.

Non lo avevo mai visto così imbarazzato. Tiffany torna a guardarmi, ma stavolta in modo malizioso.

«Non è successo nulla.» dico, prima che possa parlare e insinuare cose inesistenti.

«A quanto pare, la cosa è ufficiale.» sorride sarcastica.

«Quale cosa?» faccio finta di niente.

Ogni volta che si parla di me e Mark, mi imbarazzo tantissimo e non riesco ad ammettere che stiamo bene insieme.

«State insieme?»

«Sì!» rispondo prontamente, ma poi ci ripenso. «Cioè, no.» Mi guarda confusa e non posso di certo biasimarla. «Non lo so, mi fa ancora strano dirlo.»

«Dai, ammettilo.» ridacchia e mi abbraccia, mentre il mio viso va in fiamme. «Comunque, non sono venuta qui solo per salutarti, ma anche per chiederti una cosa.» Quando fa così mi mette ansia. «Vedi... mi chiedevo se... ti andasse di fare da madrina a mio figlio.» Resto senza parole e non posso credere alle mie orecchie. «Se non vuoi, lo capisco, tranquilla.»

«Certo che lo voglio!» rispondo senza pensarci due volte.

«Lo vuoi davvero?» chiede sorpresa.

«Sono molto contenta che tu lo abbia chiesto a me.» la abbraccio.

«Non avrei potuto chiedere a qualcun altro, sei la mia migliore amica.» mi stringe tra le sue braccia. «Ovviamente non ti chiederò di essere sempre presente, lo so che hai il college e la tua relazione con Mark.» mi fa un occhiolino.

«Oh... no, io... ho deciso di lasciare il college.»

Sgrana gli occhi e resta spiazzata, ed è più che comprensibile, mi sono rivelata una delusione.

«Stai scherzando?» la stessa domanda che mi porse Mark.

«No.»

«Ma cosa dici, hai sempre voluto diventare...»

«Psicoterapeuta, lo so!» la anticipo. «Ma mi sono resa conto di sbagliarmi.»

«Hai riflettuto bene?»

«Sì.»

«Be', se credi che sia la cosa giusta...»

«Lo è.»

«L'hai già detto ai tuoi?» Scuoto la testa in senso negativo e volto lo sguardo verso il comodino. «Sarà dura.» sottolinea l'evidenza e mi poggia una mano sulla spalla, compatendomi.

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