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Capitolo 57

Emily
Dopo essermi guardata per l'ultima volta allo specchio e assicurata che sia tutto a posto, sgattaiolo fuori dalla stanza, pronta a raggiungere la macchina di Mark e facendo attenzione a Cindy. Spero solo che non sia nei paraggi, altrimenti sarà molto difficile scappare, si insospettirebbe. Ancora non riesco a capire come ha fatto a non accorgersi che tra me e suo figlio ci sia qualcosa, pensa che i nostri litigi siano causati dalla gelosia verso lei e Bryan. A volte penso che sia meglio se restano all'oscuro di tutto, non sono pronta ad affrontare la cosa. Scendo le scale, fino a raggiungere la porta d'ingresso e felice di non aver incontrato nessuno, poggio la mano sulla maniglia e la faccio girare.

«Tesoro, dove vai a quest'ora del mattino?» chiede Bryan alle mie spalle.

Cazzarola! Mi volto e sfoggio uno dei miei sorrisi falsi. Ma perché è così difficile non essere notati in questa casa? Sembra proprio che lui e Cindy controllino ogni mio movimento.

«Ehm... la mia amica... mi ha telefonato, vuole che vada a casa sua.» dico poco convinta e cercando di evitare il suo sguardo.

«Come mai uscivi in maniera così furtiva?»

Non avrebbe dovuto fare il medico, se la cava benissimo come poliziotto ficcanaso.

«Pensavo di avervi avvisati.» mento.

«Tranquilla, stavo solo scherzando.» sorride. «Mi raccomando, torna per il pranzo.» mi fa un occhiolino e ritorna in cucina.

Tiro un lungo respiro ed esco di casa, raggiungendo il garage e entrando nella macchina di Mark. Mi accovaccio sul sedile, non voglio che qualcuno mi veda, non saprei proprio che scusa inventare, in questo caso. Chissà cos'ha in mente, spero solo che non mi faccia perdere l'aereo di proposito, ormai mi aspetto qualunque cosa da lui. Non voglio pensare a quando sarò a New York, dovrò fare i conti con un nuovo Sam e la cosa mi rende molto nervosa e preoccupata, come ha fatto ad innamorarsi di me? Ha sempre sostenuto di essere gay e ora ha cambiato idea, non riuscirò mai a capire i ragazzi, ci vorrebbe un manuale d'istruzioni. Chissà cosa starà facendo Mark, tarda ad arrivare, sono qui da ben dieci minuti. Mi guardo intorno e i miei occhi si posano sul cruscotto; potrei dare un'occhiata, per ammazzare il tempo. Per ficcanasare, vorrai dire. Sì! Cioè, no. Sparisci! Lo apro e vedo un pacchetto rettangolare, restando spiazzata. Mark odia fare regali alle persone, è uno scherzo?

«Cosa stai facendo?» la sua voce mi fa sussultare e chiudo immediatamente il cruscotto, sperando che non mi abbia visto.

Apre la portiera ed entra in macchina.

«Come mai ci hai messo tutto questo tempo?» cerco di cambiare discorso.

Non risponde, mette in moto e parte. Odio quando fa così, potrebbe almeno degnarmi di una risposta. Me ne resto in silenzio e volto lo sguardo alla mia destra, ripensando a quel pacchetto e chiedendomi cosa fosse.

Pochi minuti dopo, la macchina si ferma e allora mi volto per guardarlo stranita.

«Finalmente siamo lontani da quella casa.» dice sorridente, dopodiché si avvicina e mi bacia con dolcezza.

Ogni volta che le nostre labbra si toccano, avverto il cuore battere fortissimo, come una bomba atomica, è straordinario quello che provo per lui. Si stacca da me e rimette in moto.

«Ti sei fermato per baciarmi?» chiedo sorpresa.

«Certo, perché, sennò?» Pensavo che volesse consegnarmi quel pacchetto, ma mi sbagliavo, probabilmente non sarà per me, oppure non si tratta affatto di un regalo. Forse è di Chloe? No, non è possibile, non voglio crederci, lui sta con me, non ha nulla a che vedere con quella. Devo smetterla di pensarli insieme, lei non conta nulla per lui, è innamorato di me, vero? La verità è che ho ancora paura che mi stia prendendo in giro, ho il terrore che possa trattarmi come un tempo. «Va tutto bene?» interrompe i miei folli pensieri.

Annuisco e gli sorrido. Devo tranquillizzarmi, mi aspetta mezza giornata insieme al ragazzo che amo e non devo lasciare che i pensieri negativi mi rovinino il momento.

«Me lo dici dove stiamo andando?» chiedo impaziente.

«Ancora un po' e saremmo arrivati.»

Mi sento in ansia, non sono abituata a tutte queste attenzioni da parte sua, ho quasi paura. Il tragitto sembra molto lungo, siamo in macchina da circa mezz'ora e non arriviamo mai. Quei dannati pensieri ritornano a farmi visita, come se la mia testa si stesse divertendo a tormentarmi. Perché Chloe è così diversa? Anni fa era come un libro aperto, sapevamo di poter contare l'una sull'altra, adesso le cose sono cambiate e ciò mi rende molto triste e preoccupata. Mark mi ha detto di essere uscito con lei perché mi somiglia molto, ma forse non gli ho mai creduto, probabilmente provava un certo interesse nei suoi confronti. Mamma mia, ma come ti diverti a tormentarti l'anima. La colpa è tua se sono così disturbata. La macchina si ferma, riportandomi alla realtà.

Mi guardo intorno e resto stupita. «Quello è un castello sulla spiaggia?» indico col dito.

«Hotel ristorante.» mi corregge. Sono felice che mi abbia portato in un posto così bello, ma non riesco a non pensare a come faccia a conoscerlo, ci è stato con Chloe? «Andiamo?» chiede.

«Sì.»

«Sbaglio o sei un po' strana?» si acciglia.

«In che senso?»

«Non lo so, di solito sei petulante.» sghignazza.

«Idiota.» gli tiro uno schiaffo sul braccio.

«Dai, andiamo, piccola.» Quando mi chiama in quel modo, il cuore mi si scioglie, sa sempre come sorprendermi, lo amo davvero tantissimo. Scendiamo dalla macchina e afferra la mia mano, dopodiché ci dirigiamo all'entrata del ristorante. Appena varchiamo la soglia, resto senza parole, lo stile è uguale all'hotel in cui siamo stati alle Maldive, il battito cardiaco mi aumenta e i ricordi mi sovrastano. Deglutisco e resto in silenzio, osservando quel luogo magico. «Ti piace?» chiede curioso.

«Se mi piace? È stupendo.» rispondo entusiasta.

«Tu sei stupenda.»

Arrossisco e abbasso lo sguardo verso il pavimento. Quando le cose vanno così bene, ho sempre il terrore che possa accadere qualcosa di brutto per rovinarle, ma ora non devo pensarci, sono qui con lui e devo godermi queste poche ore che mi restano, prima di ritornare alla realtà.

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