Capitolo 56
Sam
Emy tornerà domani e sono già molto agitato, non mi ha parlato affatto della lettera e ancora adesso mi chiedo se l'abbia letta. Ho paura che il nostro rapporto possa cambiare in peggio e non posso permettermi di perdere la sua amicizia, tengo troppo a lei. Ora sono ad una stupida festa e mi sento fuori posto, per di più ho perso i ragazzi, sono riuscito a trovare solo Katy ed è rimasta a farmi compagnia, mentre sorseggia il terzo drink. Ormai è fuori di testa e credo che mi darò al bere, come lei, ho bisogno di alleggerire i pensieri e godermi la festa.
«Non muoverti, vado a prendere da bere.» dico a Katy.
«Portami una birra.» mi fa un occhiolino.
«Va bene.»
Mi allontano da lei e raggiungo il banco degli alcolici. Fortuna che a queste feste l'alcol non manca mai, sono sempre pronti a rifornire i tavoli e nessuno si preoccupa di chiedere documenti. Dopo aver preso una bottiglia intera di vodka alla ciliegia e la birra per Katy, la raggiugo e gliela porgo, mentre io bevo un sorso del liquido rosso. Mi scende in gola, fino a bruciare. Qualche istante dopo, un ragazzo biondo si avvicina a lei e dal sorriso che sfoggia sembrano molto intimi.
Katy lo saluta felice e poi torna a guardare me. «Sam, lui è Mirko, il mio ex ragazzo.»
Mi limito a guardarlo con astio e poi gli afferro la mano, stringendola un po' troppo forte.
«Piacere.» borbotto. Cosa ci avrà trovato in questo tizio, sembra il fidanzato di Barbie. Afferro Katy per un braccio e la costringo a seguirmi, stufo del baccano che c'è intorno a noi. Raggiungiamo il giardino e mi siedo sotto al gazebo, guadagnandomi le sue occhiate stranita e poi incrocia le braccia al petto. «Cosa aspetti a sederti?» le dico.
«Stavo parlando con Mirko, perché mi hai trascinata via in quel modo?»
«Ricominciare con il proprio ex è come auto-lesionarsi, inutile e doloroso.»
«Stavamo solo parlando.»
La guardo ironico e le faccio cenno di sedersi accanto a me, mentre bevo un altro lungo sorso di vodka. Finalmente mi da ascolto e sorseggia la sua birra, assaporandola intensamente. Ha bevuto talmente tanto che ho temuto davvero che ritornasse con il suo ex e questo non deve accadere, è l'unica persona che mi ascolta e se dovesse mettersi con qualcuno, non avrà più tempo per me, non potrei vivere senza i suoi preziosi consigli.
Ormai abbiamo scolato l'intera bottiglia di vodka e ora ho la testa così leggera, l'unico problema è che non riuscirò a mettermi alla guida. Mi sento invincibile e un'idea sta balenando nella mia testa già da un po', ho paura che se non lo farò adesso, non avrò più il coraggio. Infilo la mano in tasca e afferro il cellulare.
«Che ore sono?» chiede Katy con voce roca.
«Le tre del mattino.»
Scoppia in una fragorosa risata e poggia la testa sulla mia spalla, sfinita. Ritorno ad occuparmi del mio telefono e apro la sezione rubrica, fino a cercare il suo numero, ma resto a fissarlo incerto e non so se sto facendo la cosa giusta.
«Be', vuoi chiamarla o no?» dice Katy, sbirciando sullo schermo.
«Dici che devo?»
«Certo!»
«A quest'ora?» sghignazzo.
«Lì non sono le tre del mattino, genio.»
«Ah, giusto...»
L'alcol mi ha completamente fuso il cervello, a Seattle è mezzanotte. Be', potrebbe dormire comunque. D'un tratto, Katy allunga la mano sullo schermo e fa scorrere l'indice sulla chiamata, ha sempre avuto coraggio, quello che io non ho. Chissà se risponderà, chissà se le farà piacere sentirmi. Dopo un paio di secondi, sto per riattaccare, ma la chiamata viene accettata, cogliendomi alla sprovvista.
«Pronto.» risponde con voce impastata dal sonno.
Immaginavo che stesse dormendo, non è abituata ad andare a letto tardi.
«Emy, ciao.» ridacchio.
«Sam, come mai telefoni a quest'ora, è successo qualcosa?»
«No, tranquilla.» rido ancora.
«Sei ubriaco?»
«Un po'.»
«Va tutto bene?»
«Certo, a te?»
«Bene.»
«Hai più scartato il mio regalo?» vado subito al dunque. Un silenzio tombale incombe tra di noi, guardo lo schermo del cellulare per accertarmi che sia ancora in linea. «Sei ancora lì?»
«Sì... scusami.»
«Allora, l'hai apprezzato?»
«Sì... grazie mille.»
«E... hai letto la lettera?» chiedo un po' a disagio.
Katy mi guarda stranita, non le avevo raccontato nulla al riguardo.
«Sì...»
«Mi dispiace non avertelo detto subito, ora mi rendo conto che è troppo tardi.» Resta ancora una volta in silenzio e credo che si senta sotto pressione. Come mi è saltato in testa di chiamarla? «Scusami, non volevo metterti in imbarazzo. Domani a che ora parti?» cambio discorso.
«Ho il volo alle quattro del pomeriggio.»
«Aspetterò il tuo ritorno.»
«Grazie.»
Sembra così distaccata. È arrivato il momento di porle la domanda da un milione di dollari...
«Come va con Mark?»
«Vuoi davvero saperlo?»
«Certo, sei o no la mia migliore amica?»
«Sì.» risponde un po' titubante. «Va tutto bene, tra di noi.»
«Già... lo immaginavo. Cioè, volevo dire che mi fa piacere.»
Devo stare attento a quello che dico, potrebbe arrabbiarsi e non è il caso. Credo proprio di aver bevuto per darmi la forza per chiederle della lettera, ora potrò mettermi l'anima in pace, spero solo di ricordare questa conversazione, domani. Katy continua a fissarmi in modo strano e credo che dovrò darle delle spiegazioni.
«Sam, ci sentiamo più tardi, va bene?» taglia corto.
«Va bene. Mi ha fatto piacere risentirti.»
«Anche a me. Buonanotte.»
«Buonanotte, Emy.» Riattacca e avverto un vuoto dentro. Perché la vita è stata così crudele con me? Mi sono innamorato di una ragazza che appartiene già ad un altro, quanto posso essere coglione? Volto lo sguardo verso Katy, ha le braccia incrociate al petto e uno sguardo che non mi piace, sembra quasi offesa. «Che c'è?» faccio finta di nulla.
«Cos'è questa storia della lettera?»
«Ehm... niente.» sorrido a disagio.
«Le hai scritto una lettera dove le dicevi quello che provi?» Annuisco, senza dire una parola. «Ti avevo sottovalutato, Watson.» mi guarda compiaciuta.
Non trova ridicolo il fatto che le abbia scritto una lettera e non si è arrabbiata? Credo che sia troppo ubriaca, ecco perché... meglio così, domani nessuno dei due ricorderà questa conversazione.
Emily
Apro gli occhi in due fessure e mi rendo conto che è già mattino. Dopo la strana telefonata di Sam sono crollata, ero talmente stanca che non ho neppure avuto la forza per pensarci. Le cose sono cambiate, da quando ho letto la sua lettera e ho il terrore che la nostra amicizia stia per finire, anche se lui sostiene che sarà tutto come prima, ma ne dubito. Il peggio è che non ho avuto il coraggio di raccontarlo a Mark, so già che la prenderebbe molto male e non voglio rischiare di perderlo, ci sono troppo dentro. Oggi non è una buona giornata, dovrò tornare a New York e lasciarlo... l'unica cosa che mi rasserena un po' è che sarà qui ad aspettarmi, però poi ritornano i dubbi; Chloe farà qualcosa per riprenderselo? Non abbiamo chiarito le nostre divergenze e ho paura che possano accadere cose spiacevoli. Quanti pensieri tormentati, quante paure aleggiano nella mia testa, devo trovare il modo per non pensarci, magari tenermi impegnata con qualcosa. La porta della mia camera si apre improvvisamente, rivelando un Mark con indosso solo dei boxer neri. Se i suoi genitori dovessero vederlo sarebbe una vera tragedia. Varca la soglia e chiude la porta alle sue spalle, mentre io resto a guardarlo stranita per tutto il tempo e con il viso in fiamme, e non perché mi stia vedendo in pigiama, ma perché è mezzo nudo e mi fa sempre un certo effetto.
«Buongiorno, piccola.» mi saluta ed io arrossisco di nuovo. Si avvicina al mio letto e si siede, posando una mano sulla mia coscia. «Preparati, andiamo in un posto.»
«In un posto?» ripeto.
Mi fa un occhiolino e mi posa un bacio sulle labbra.
«Tra un'ora fatti trovare nella mia macchina, attenta a non farti beccare da nostra madre.»
«Non capisco, dove andiamo?»
Si alza e va verso la porta, ignorando completamente la mia domanda.
«A dopo.» dice sorridente, mentre esce dalla stanza.
È davvero strano e trova gusto nel tenermi sulle spine, chissà cosa ha in mente, a volte mi spaventa. M ialzo dal letto e vado dritta al bagno, pronta a fare una doccia e con i pensieri in subbuglio.
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